Fognini e fulmini a Roma: battuto Thiem, ora grande occasione

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Fognini e fulmini a Roma: battuto Thiem, ora grande occasione

ROMA – Tre set per battere il finalista di Madrid: “Ho vinto contro un top 3 sul rosso”. Ora Gojowczyk per un posto nei quarti: troverà Nadal? Berrettini lotta ma non basta, avanti Zverev

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da Roma, i nostri inviati Carlo Carnevale e Francesca Marino

F. Fognini b. [6] D. Thiem 6-4 1-6 6-3

Un anno dopo Fognini graffia di nuovo un top 10. Nel 2017 era toccato all’allora numero uno Andy Murray cadere sotto una pioggia di vincenti e accelerazioni; stavolta la vittima è Dominic Thiem, numero 8 ATP (ex numero 4) e recente finalista a Madrid, dove aveva battuto l’intoccabile Nadal: “Ho battuto un top 3 sul rosso, e ho meritato. Sono contento”. Nessuna pioggia oggi, sebbene il cielo romano sia rigonfio di nuvole nere e qualche fulmine, come quelli rossi disegnati sulla T-shirt di Fabio. Un incontro di livello a tratti eccelso, per due set legato all’umore di Fognini e al dritto di Thiem: è l’undicesimo successo contro un top 10, utile a porre fine a una striscia negativa di sei incontri. L’ultimo, appunto, era arrivato dodici mesi fa.

FULMINI A CIELO NON SERENO – Quando Fognini è centrato pressa, costringendo l’avversario ad accorciare e soffrire sopratutto con il dritto, che non punge perché spesso colpito con il peso del corpo all’indietro. Quando invece si impigrisce e si distrae, Thiem ne approfitta per galvanizzarsi anche dal lato destro, tornando a martellare come fatto a Madrid contro Nadal, battuto dopo una mostruosa serie di 50 set vinti consecutivamente su terra. Il risultato è un match divertente, rapido, che coinvolge il Centrale comunque non esaurito: “Quando uscii tra i fischi qualche anno fa fu il mio momento peggiore qui. Sono contento adesso che ci sia un feeling con il pubblico”. I primi due set rispecchiano fedelmente le dinamiche in campo, a Fognini il primo con gran merito soprattutto in attacco, a Thiem il secondo approfittando di un pericoloso momento di pausa dell’italiano, mentre il cielo va annerendosi creando una cappa di un caldo soffocante. I ritmi sono comunque godibili, discese a rete e tweener fanno la gioia degli spettatori: “Abbiamo giocato bene entrambi” dirà Thiem dopo l’incontro, “ho avuto chance anche io. Sono deluso, ma consapevole. Vado verso Parigi con ottime sensazioni, la sconfitta di oggi mi motiva. Gioco Lione per capire cosa migliorare, ma sono pronto”.

LA CARICA DELLE 301 – Quella con Monfils all’esordio è stata la vittoria numero 300 in carriera, e Fognini ricorre a importanti gocce del suo sterminato talento per aggiungere una tacca in più. L’intero match è vetrina di gran tennis e mentalità vincente, supportato dagli incitamenti di Davin e Pennetta: Fabio ha male al piede (“Ma non mi fermo, ora voglio lottare”) e ieri aveva terminato il suo match di doppio ben dopo le 20 di sera: “L’organizzazione mi ha fatto riposare parecchio…”. Il terzo set è una prova di enorme maturità e voglia, ingredienti fondamentali per superare uno scoglio psicologico di rara durezza. Sei palle break sprecate (cinque nel solo sesto gioco) avrebbero potuto portare Fabio con i piedi sul baratro, sempre più vicino dopo un warning per una palla sparata verso i viali del Foro. La reazione arriva invece veemente: due chance annullate nel game successivo, con piglio deciso e soluzioni pregevoli con il dritto, per prepararsi la strada all’allungo decisivo fino al 6-3 conclusivo, poco dopo la soglia delle due ore. Al prossimo turno Fognini è atteso dal tedesco Peter Gojowczyk, 53 ATP che al secondo turno ha battuto Lorenzo Sonego. Un’occasione importante per Fabio, per piazzare il suo miglior risultato in carriera a Roma: nel 2015 e 2017 si è fermato al terzo turno. Quest’anno la strada è quasi spianata, fulmini permettendo.

100 SONO TROPPE – Fra tweener e palle corte comincia la lotta del gladiatore Matteo contro il vichingo Alexander. Presentazione sontuosa per la promessa azzurra, non da meno per il campione in carica degli Internazionali. Si prevedeva una battaglia di bordate al servizio-dritto, invece i due NextGen (non più tanto Next) hanno fornito uno spettacolo godibilissimo, sciorinando tutto il repertorio: discese a rete, smorzate, lob a fil di rete e pregevoli volèe. Berrettini non disdegna il serve and volley, mentre il numero tre del mondo inanella una sfilza di battute fulminanti (media sui 200 km/h). Entrambi nati ad aprile con solo un anno di differenza, praticamente stessa altezza (193 cm contro 198 cm di Zverev), a dividerli nettamente è solo il numero 100, ovvero le posizioni del ranking. Eppure il centrale del Foro Italico annulla questo divario: Matteo cade a terra (letteralmente), ma si rialza (cercando di colpire la pallina con il piede, sotto le risate del pubblico) ed infiamma lo stadio.

Zverev è incredulo di fronte alla genuina sfrontatezza dell’azzurro, che con mano fatata accarezza la palla, costringendo il tedesco agli straordinari. Il romano annichilisce con spostamenti laterali e in avanzamento, un servizio esplosivo e palle corte pungenti. Il fresco vincitore di Madrid fa affidamento alla sua arma prediletta, il servizio, che non perde da ben 43 game (in tutto il torneo spagnolo ha concesso un solo break, a Berrettini 4). Berrettini dà spettacolo, ma Zverev concretizza: Matteo abbassa la guardia, il tedeschino alza l’asticella e il break del primo set è servito. Le temperature si abbassano, anche l’atmosfera si raffredda, il calore del pubblico si fa sentire molto meno. Matteo paga lo scotto dei 100 punti di differenza, peccando di tracotanza: palle comode buttate in corridoio alla ricerca di colpi troppo difficili. Berrettini scivola ancora e questa volta resta a terra (non solo letteralmente: “La caviglia è gonfia, ma sentivo di poter giocare”) Zverev si avvicina per aiutarlo a rialzarsi, ma al turno successivo senza pietà stende il beniamino di casa. Agli ottavi incontrerà Edmund.

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