Dall'equilibrio escono Djokovic e Cilic. Il Queen's sarà cosa loro

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Dall’equilibrio escono Djokovic e Cilic. Il Queen’s sarà cosa loro

L’ex numero uno regola un ottimo Chardy grazie a un break nel finale. Servono due tie-break al croato per battere Nick Kyrgios, impreciso nei momenti cruciali

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da Londra

Sarà Marin Cilic contro Novak Djokovic, il resto delle sorprese della prima edizione del Queen’s marcata Fever-Tree si è dovuto arrendere. Quella che metterà la testa di serie numero uno contro la testa di serie “nascosta”, una wild card da 12 Slam e più di quattro anni alla prima posizione mondiale, è la finale che aveva più senso immaginare fin dall’inizio: che Lopez difendesse il titolo più importante della carriera, Murray fosse da subito in grado di tornare a vincere dopo undici mesi di stop o anche soltanto che Dimitrov riuscisse il miracolo contro un avversario come il serbo, uno dei suoi peggiori incubi, era certo possibile ma non molto probabile. Infatti non è successo.

Ciononostante, sotto un cielo londinese che dopo sei giorni di gare ha fatto scendere più gocce di sudore che di pioggia – un miracolo che dura ormai da due anni – tre dei quattro set delle semifinali sono finiti al tie-break, segno di un torneo erbivoro doc nel quale bisogna prestare davvero attenzione a ogni punto. Cilic ha superato Nick Kyrgios per 7-6 7-6, accettando i regali dell’australiano nel gioco decisivo di due set giocati da entrambi con estrema attenzione. Nessun break nell’aria, il solito servizio a comandare le operazioni, per sbloccare la situazione c’è stato bisogno di arrivare proprio in fondo. Dove l’ha spuntata il croato, interprete di una situazione che, nel pareggio tecnico, si è spostata sul piano mentale: “Sapevo che una decisione sbagliata poteva fare una differenza enorme. Ho cercato di rimanere molto concentrato, composto, paziente” ha detto nella conferenza stampa post partita.

Quest’anno il Queen’s sarà faccenda balcanica, ma dal 1997 al 2007 fu campo di battaglia di statunitensi e australiani, che si spartirono i titoli per tutto il decennio. Quattro di essi se li prese Lleyton Hewitt, che oggi sedeva nel box di Nick Kyrgios e al momento sembra essere una delle pochissime voci extra-familiari che il ventitreenne di Canberra ascolta. Nick si è impegnato per succedergli nell’albo d’oro, ma Cilic ha usato il campo meglio di lui, mostrando un tempismo sulla palla più regolare che “inventato”, e in buona sostanza ha meritato la permanenza al club di West Kensington. “Le occasioni in cui ha servito meno bene sono state solo nel primo game” ha detto Kyrgios, che quando la monetina gli ha concesso di scegliere come iniziare l’incontro ha preferito rispondere per primo. L’idea presa da “Winning Ugly” di Brad Gilbert ha funzionato a metà, perché a palla break sul servizio croato non ci si è andati mai.

Marin Cilic e Nick Kyrgios – Queen’s 2018 (© Alberto Pezzali per Ubitennis)

Confermandosi come minimo la terza forza del circuito su erba, Cilic torna quindi in finale al Queen’s Club. Aver difeso i punti dello scorso anno però non può bastargli: manca un solo match a quella coppa enorme, che nel 2012 gli venne regalata dal calcione di Nalbandian a un giudice di linea e che per altre due volte gli è sfuggita per un soffio (nel 2013 e nell’edizione passata, in cui Feliciano Lopez gli annullò un championship point). Dall’altra parte troverà Novak Djokovic, un avversario che lo ha battuto quattordici volte di fila. Ma non l’ultima, quella di Bercy 2016, quando il calo del serbo era già iniziato e mancavano pochi giorni al suo addio alla prima posizione del ranking. È proprio quella la partita che Djokovic ha voluto ricordare ai giornalisti, per respingere l’idea che un passato glorioso equivalga a un presente facile.

In effetti anche contro Jeremy Chardy c’è stato da sudare, nonostante il 10-0 senza set persi negli scontri diretti. Il francese, neo-residente a Londra, finora ha fatto faville su erba e persino stavolta, nel match più duro, ha dato il meglio. Se nel secondo set il livello di gioco si è impennato è stato anche grazie a lui, che ha spinto Djokovic agli allunghi “gommosi” che sono il suo marchio di fabbrica e in cambio si è preso una bella fetta di highlights sotto rete. Poi in fondo al pomeriggio è arrivato l’unico break della giornata, il primo del torneo di sul servizio di Chardy: sobbolliva da un po’, Nole ha buttato la pasta. Quando stava per scadere un anno intero senza finali – l’ultima a Eastbourne, che si rigiocherà da questo lunedì con un crudele Murray-Wawrinka al primo turnol’ex padrone del mondo è tornato. Per vincere? Vediamo. Intanto, per provarci.

Risultati:

[1] M. Cilic b. N. Kyrgios 7-6(3) 7-6(4)
[WC] N. Djokovic b. [SE] J. Chardy 7-6(5) 6-4

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