La lista di Coric, manca solo uno (Semeraro). Nobiltà decaduta, sorride Murray (Crivelli). Wimbledon solo per vip (Mancuso)

Rassegna stampa

La lista di Coric, manca solo uno (Semeraro). Nobiltà decaduta, sorride Murray (Crivelli). Wimbledon solo per vip (Mancuso)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

 

La lista di Coric manca solo uno

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 26.06.2018

 

Trovare un motto per il tennista che ad Halle ha rovinato Roger Federer non è difficile. Del resto il ragazzo di Zagabria ha solo 21 anni, ma prima di compierne 19 si era già tolto la soddisfazione di mandare a casa scontenti Rafa Nadal (nel 2014 a Basilea, quando di anni ne aveva appena 17) e Andy Murray (a Dubai nel 2015). II tatuaggio che porta sul braccio – “Non c’è nulla di peggio che essere ordinari” – insomma, ha un suo perché. Ma nella sua storia non c’è nulla di scontato. Quando nel 2014 entrò appena l8enne fra i primi 100 del mondo John McEnroe in persona si sbilanciò pronosticandogli un futuro datop 10 nel giro di tre anni, e il suo connazionale Marin Olio mise il dito su una delle qualità più evidenti: «Borna non ha paura di andare oltre i propri limiti». Come un pugile, di cui ha anche il fisico compatto:1,85 per 80 chili. Del resto l’idolo sportivo di Borna è MikeTyson, che ha anche incontrato nel 2016 a Indian Wells. Le cose non sono però andate così lisce e per arrivare a ridosso dei primi 20 – è numero 21 da ieri -, anche per colpa di un intervento al ginocchio due anni fa, Coric ci ha messo più del previsto…. Dopo essersi trasferito ragazzino in Inghilterra, Coric ha avuto a fianco Miles Mallagan, Pljko Krajan, Thomas Johansson, Ivim Ancic, ma la squadra giusta l’ha raggiunta solo al Riccardo Piatti Tennis Centre di Bordighera, dove si allena da quest’inverno. «Dategli due anni di tempo, e diventerà davvero pericoloso», dice oggi Piatti, il coach italiano più famoso nel mondo, che dopo la vittoria di domenica scuoteva ironico la testa davanti a chi gli chiedeva se Borna, timbrato anche il cartellino Federer (dei Fab Four ora gli manca solo Djokovic), fosse pronto per grandi cose a Wimbledon. «Speriamo di no! Vogalo dire: spero che faccia bene, ma non è ancora pronto per vince-. re. Sarebbe un casino…». Il corso di perfezionamento, pare di capire, non è ancora completo. Il manager di Coric è Ivan Ljubicic, che fra l’altro nel suo molo di coach di Federer ad Halle ha vissuto un discreto conflitto di interesse, il suo preparatore Delibor Simla, mentre come vice-Piatti nei tornei gira con lui Kristin Schneider: la solidità di un team esperto è uno dei segreti del boom di quest’anno. «Riccardo mi ripete: non puoi avere tanti alti e bassi. Ho capito che devo stare calmo, e pensare di poter vincere anche quando le cose vanno male». In molti vedono in lui un baby-Djokovic, il suo coach preferisce paragonarlo a Murray, altro campione universale, «ma come Andy anche Borna arriverà al massimo quando riuscirà a trovare un’ identità chiara, anche sulla terra. Che possa farcela l’ho capito a Parigi, quando ha perso in tre set da Schwartzman: giocando alla vecchia maniera avrebbe vinto qualche game in più, invece mi ha dimostrato anche nella sconfitta che non si accontenta. E’ un guerriero, con grande personalità, e capisce al volo ciò che gli dici». La similitudine con Murray regge se parliamo di solidità dal fondo, di capacità di trovare gli angoli giusti con il rovescio, per ora meno sulla varietà di soluzioni, mentre con il servizio si vedono miglioramenti. Se poi dovesse vincere Wimbledon, be’, pazienza.

 

Nobiltà decaduta, sorride Murray

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 26.06.2018

 

Nell’atmosfera da Vecchia Inghilterra, con le case in stile vittoriano e i prati verdi e curatissimi, offre il palcoscenico ideale per il duello tra nobili decaduti di antico blasone ritrovatisi all’inferno causa salute malferma. Le cinque sfide più recenti tra Murray e Wawrinka si erano giocate o negli Slam o alle Atp Finals, l’ultima a Parigi un anno fa in semifinale con Andy numero uno del mondo e Stan numero tre e vincitore in 4 ore e 34 minuti prima di essere triturato in finale dal solito, feroce Nadal. Oggi sono il 156° del mondo (lo scozzese) e addirittura il 225°(lo svizzero) e ciononostante la placida Eastbourne, malgrado il fascino demodé, può apparire una location fin troppo declinante per il 19° confronto diretto tra chi è riuscito a spartirsi sei Major (tre per ciascuno) nell’epoca dei Federer, dei Rafa, dei Djokovic, e per di più al primo turno. Effettivamente, le cronache dicono che non si affrontavano in un torneo 250, la categoria meno prestigiosa, addirittura dal 2008 (Marsiglia); eppure per entrambi la wild card ottenuta dagli organizzatori ha significato un altro minuscolo passo verso la ricerca delle sensazioni perdute. Murray è rientrato la settimana scorsa al Queen’s dopo 11 mesi di stop per i problemi all’anca destra e la susseguente operazione di gennaio, con appena 90 minuti di allenamento nelle gambe. Wawrinka, invece, ha sulle spalle 14 partite in stagione, ma dopo l’intervento chirurgico al ginocchio destro dell’estate scorsa ha sostanzialmente accumulato nove mesi complessivi di assenza dal circuito. IN RIPRESA Insomma, una disfida carica di ombre che per un pomeriggio illumina il sorriso di Muzza, molto più solido al servizio e più aggressivo da fondo quando le circostanze, cioè le quattro palle break nell’ottavo game del secondo set che potrebbero rimettere in corsa l’avversario, lo richiedono. Tra l’altro, anche negli spostamenti laterali e in generale nei movimenti sul campo l’idolo di casa è sembrato molto più in palla rispetto alla partita contro Kyrgios di qualche giorno fa: «Sono contento della vittoria, credo di aver giocato molto bene nel primo set mentre nel secondo sono stato irregolare e un po’ troppo nervoso, ma è logico che quando sei stato tanto tempo lontano dal campo ogni partita diventa molto dura, soprattutto quando ti trovi di fronte un avversario forte come Stan». DUBBI Il destino adesso si divertirà a regalargli un altro test molto significativo, anche per le implicazioni mentali: un secondo turno contro Kyle Edmund, il talento emergente che dopo 12 anni gli ha sottratto il ruolo di primo tennista del Regno. Una giostra di emozioni con indubbia vista su Wimbledon, il torneo che per due volte ha consacrato Murray (2013 e 2016), gratificandolo dell’amore eterno dei sudditi della Regina, epperò stavolta ancora a rischio: «Deciderò se giocarlo quando sarò vicino all’appuntamento, devo capire come si sentirà il mio corpo dopo questi impegni ravvicinati». Ai Championships lui e Stan sono iscritti con la classifica del 21 maggio (rispettivamente 45 e 25)…

 

Wimbledon solo per vip

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 26.06.2018

 

A furia di tirarla la corda si spezza. E’ successo ad Halle dove Federer ha mancato l’appuntamento con la “decima” in uno dei suoi giardini preferiti. laddove gli hanno dedicato una strada. Aveva cancellato due match point a Paire e sofferto con Ebden e Kudla. La striscia positiva sui prati si è fermata a quota 20 in finale contro Coric (7-6 3-6 6-2 per il giovane croato). Il 22enne di Zagabria si era smarrito sotto il peso delle aspettative che lo avevano accompagnato fin dai suoi esordi nel circuito: ha scelto di affidarsi a Riccardo Piatti e ha svoltato sino a negare a King Roger il 99esimo titolo in carriera obbligandolo a cedere di nuovo al rivale Nadal la vetta del ranking. Il tutto alla vigilia di Wimbledon, appuntamento clou della breve ma intensa stagione sull’erba. Ieri sono cominciate a Londra le qualificazioni sui campi di Roehampton, lunedì prossimo il via al terzo Slam della stagione con un montepremi record di 34 milioni di sterline (negli ultimi 10 anni è triplicato). Il passo falso ha infastidito lo svizzero, ma non deve preoccupare. Dopo aver vinto a Stoccarda, ad Halle è arrivato in fondo grazie al tabellone e al cognome. La stanchezza accumulata dopo quasi tre mesi di stop si è fatta sentire, ma i giorni che lo separano da Wimbledon dovrebbero essere sufficienti per presentarsi al top con l’obiettivo del nono squillo. TALISMANO SULL’ERBA Dopo le fatiche parigine Nadal ha deciso di non giocare la scorsa settimana al Queen’s: le ginocchia scricchiolano e hanno bisogno di riposo. Sarà la quarta volta che lo spagnolo si presenterà all’All England Club senza aver giocato alcun torneo di preparazione: è già successo nel 2003, nel 2013 e lo scorso anno. I risultati dicono che non è l’ideale: Rafa arriva almeno ai quarti solo se prima gioca il Queen’s. Dove invece si è rivisto Djokovic: per uno come lui accontentarsi deve essere difficile, a maggior ragione se in finale Cilic ti beffa (5-7 7-6 6-3) dopo che hai DELUSIONE Roger Federer in ginocchio sull’erba di Halle ii,( Ai’ avuto un match point nel secondo set e nel tie break sei stato avanti 4-1. Il serbo può tuttavia guardare ai Championships con fiducia e non sarebbe una sorpresa rivederlo competitivo. Grandi ambizioni le avrà proprio Cilic: il gigante croato sarà il favorito n.2 e rivale più pericoloso di Federer, in virtù della finale del 2017 e dell’ottimo tennis espresso al Queen’s. Quando il suo diritto funziona, batterlo diventa complicato pure per quei pochi che lo precedono in classifica. In attesa dei verdetti delle qualificazioni (13 gli azzurri in gara tra uomini e donne) sono 6 i nostri rappresentanti già ammessi ai tabelloni principali di Wimbledon: Fognini, Seppi, Cecchinato, Lorenzi e Berrettini nel maschile, la Giorgi nel femminile. Cecchinato rientra a Eastbourne dopo la straordinaria semifinale al Roland Garros: il siciliano fa il suo esordio sui prati domani affrontando l’uzbeko Istom in. Fognini da oggi è invece tra i protagonisti di “The Boodles”…

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