La terza vita di Kim, un'altra mamma sfiderà le teenager (Clerici). Copertura del Foro. Tra Binaghi e Malagò scambio di accuse (Canfora). Billie Jean King: "Pensa alla tua battaglia, dando tutto" (Piccardi)

Rassegna stampa

La terza vita di Kim, un’altra mamma sfiderà le teenager (Clerici). Copertura del Foro. Tra Binaghi e Malagò scambio di accuse (Canfora). Billie Jean King: “Pensa alla tua battaglia, dando tutto” (Piccardi)

La rassegna stampa di venerdì 13 settembre 2019

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La terza vita di Kim, un’altra mamma sfiderà le teenager (Gianni Clerici, Repubblica)

Chissà se quella che — con le intenzioni più gentili — avevo ribattezzato “la pastorotta”, per il suo aspetto tanto diverso da una normale tennista soprattutto per la sua muscolatura, che la faceva somigliare a una donna dei campi, è ritornata dopo aver preso visione del triumvirato Federer, Nadal e Djokovic, o dopo essersi ispirata alla finale maschile dello Us Open, e a Rafa Nadal che, di muscoli, non ne ha certo meno di lei. Kim Clijsters potrebbe anche essere l’iniziatrice, figlia di un famoso calciatore e di una ginnasta, di una prassi divenuta abituale poi nell’Est, di tenniste predestinate, nate per diventare campionesse. Le notizie che vengono dal suo Paese, il Belgio, ci dicono che la fiducia in sé stessa tennista le è ritornata ma non ne approfondiscono le cause umane o sentimentali. Kim era stata la terza donna a vincere uno Slam da mamma, dopo simili avventure di Goolagong e di Court Smith, quest’ultima ricordata in questi ultimi giorni per la possibilità — poi svanita — di essere raggiunta da Serena al suo ventiquattresimo Slam. La pastora ritornò anche numero uno il 14 febbraio del 2011, dopo che aveva lasciato nel 2007 per poi ripresentarsi nel 2009. Il presidente e ceo della Women’s Tennis Association, Steve Simon, ha già fatto sapere che «spinta dal suo amore per il tennis, questa amabile campionessa continuerà a ispirare donne e uomini in ogni strada — avrei detto campo — del mondo. Auguro a Kim i migliori successi nel nuovo capitolo della sua carriera di giocatrice». Terminate simili informazioni diplomatiche veniamo informati che la Clijsters lavorerà nuovamente con il suo ex coach Carl Maes, e la sua osteopata […]

Copertura del Foro. Tra Binaghi e Malagò scambio di accuse (Mario Canfora, Gazzetta dello Sport)

Binaghi-Malagò: ormai è rissa verbale, con spettatore coinvolto il presidente e a.d. di Sport e Salute Rocco Sabelli […] Binaghi il primo attacco al presidente del Coni lo porta sui contributi: «Sabelli ci ha ribadito che ci sarà oggettività, è finita la bancarella e verranno premiati i migliori. Si passa dal medioevo al futuro». Poi tocca il tema della copertura del Foro Italico: «Abbiamo scoperto che il Coni si è opposto, non vuole portare avanti la procedura finché non viene firmato il contratto di servizio con Sport e Salute». Durissima la replica di Malagò: «Binaghi delirante, non si permetta più di mistificare la realtà dei fatti. Non so cosa voglia dal Coni e cosa il Coni debba fare con questo progetto. C’è la Sport e Salute, facessero quello che lui dice che questi fenomeni che sono arrivati sono in grado di fare». Controreplica di Binaghi: «Non sono io a delirare, chiedete a chi ha partecipato alla riunione che cosa ha detto il segretario del Coni, Mornati, sulla copertura del centrale» […]

Billie Jean King: “Pensa alla tua battaglia, dando tutto” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera 7)

Le dimensioni non contano. Sennò non si spiegherebbe come questo donnino di 164 centimetri, piedi da geisha e mani da bimba, la montatura rossa degli occhiali balsamo dell’austero marchio di fabbrica di un’infanzia da figlia primogenita di una famiglia conservatrice metodista di Long Beach (California), papà pompiere e mamma casalinga, abbia avuto la forza di prendersi sulle spalle il tennis femminile quando le ragazze con la racchetta non se le filava nessuno, altro che Serena Williams sulla cover di Vogue. È a Billie Jean King, 75 anni (quasi 76) portati in giro per il mondo con l’energia di un’adolescente, che Serena deve dire grazie se oggi, giocando a tennis come una donna, guadagna come un uomo. È sempre a lei che dobbiamo le prime undici sportive milionarie nella classifica 2019 dei guadagni di Forbes: tutte e undici tenniste […] Più che per i tornei che ha vinto (12 titoli Slam su ogni superficie, oltre a tutto il resto), Billie Jean è ricordata per un unico indimenticabile match, giocato in un’era geologica precedente ma tuttora attualissimo. Era il 20 settembre 1973 e davanti ai 30 mila spettatori (90 milioni come audience globale) dell’Astrodome di Houston Billie Jean rifilava 6-4, 6-3, 6-3 a quel “porco sciovinista” (cit.) di Bobby Riggs: più che una partita di tennis, un autodafé che 46 anni dopo continua a indicare un clamoroso momento di rottura. Da lì in poi, le ragazze dello sport avrebbero cominciato ad alzare la voce per chiedere — e ottenere — parità di diritti […] La lotta delle donne per la parità dei diritti beneficia ancora oggi della sua vittoria sul collega Bobby Riggs, Billie Jean. Aveva avuto la percezione, all’epoca, della portata di ciò che stava facendo? «Sapevo che il match aveva molto più a che fare con i cambiamenti della società che con il tennis. C’erano troppe cose in palio: il futuro della legge federale sui diritti civili, approvata dal congresso degli Stati Uniti nel 1972, che ci tutela dalla discriminazione sessuale, e le sue implicazioni. Il movimento femminista in quegli anni era all’apice della sua forza: temevo che, se non avessi vinto, la mia sconfitta sarebbe stata interpretata come un passo indietro rispetto ai progressi che avevamo fatto». Su quel match pesarono anche sospetti di combine. Come è possibile che un uomo (sia pur 55enne) perda da una donna, in effetti? «Bobby era stato campione di Wimbledon e dell’Us Open, e numero uno del mondo. Tutto, tranne che un tennista scarso. Però, come dice lei, aveva 55 anni e io, con le motivazioni che avevo in corpo, 29. Uno dei grandi insegnamenti di mio padre Bill è stato: mai sottovalutare l’avversario. Presi quel consiglio alla lettera e scesi in campo contro Bobby, che aveva battuto facilmente Margaret Court pochi mesi prima in una battaglia dei sessi in forma embrionale, armata di un rispetto totale per il suo tennis e il suo talento. Ecco perché, alla fine, vinsi io» […] Oggi una battaglia dei sessi, ad esempio Serena Williams contro Nick Kyrgios, avrebbe senso secondo lei? «Se sei la prima nella storia a fare qualcosa, quel momento sopravviverà negli anni. Quindi no, donna contro uomo nel 2019 non avrebbe senso. E men che meno l’appeal che ebbe nel ’73» […] Ai tempi della battaglia per l’eguaglianza delle donne, chi fu la sua principale fonte d’ispirazione? Insomma, come ci si inventa pasionaria? «Tutto cominciò con un’intuizione. Avevo 13 anni ed ero al Los Angeles Tennis Club. Guardandomi intorno, notai che chiunque giocasse a tennis era bianco. Chiesi a me stessa: dove sono tutti gli altri? In quel momento decisi di convogliare tutte le mie forze nella lotta per l’eguaglianza dei diritti». Quale era la sua paura più grande? Fallire, rendersi ridicola? «Sapevo di dover attirare l’attenzione per farmi sentire. Pensai che un buon modo sarebbe stato diventare numero uno del mondo: il tennis fu la piattaforma globale da cui parlare per lanciare i miei messaggi». Come si sente, Billie Jean, quando la parità di montepremi tra maschi e femmine viene tutt’oggi contestata (spesso dagli uomini)? «Le discussioni su questo argomento non si spegneranno mai, nemmeno quando avremo raggiunto la parità anche negli altri sport. Ma l’evoluzione non può che passare da qui: pari guadagni per pari lavoro. Le future generazioni di leader non potranno prescindere da questo punto». Considera Megan Rapinoe la sua erede? Si rivede in lei? «Collaboro con le calciatrici dal Mondiale ’99, vinto dagli Stati Uniti, e con la Federcalcio mondiale. Per la popolarità del loro sport, le calciatrici sono le portavoce di questa generazione di donne. Megan si batte per ciò in cui mi battevo io, pari trattamento con gli uomini sotto ogni punto di vista: premi, visibilità, allenamento, trasferte. Se le giocatrici americane ci riusciranno, saranno d’ispirazione per tutte le altre calciatrici del pianeta. Il ruolo di Rapinoe è fondamentale». Ci crede Billie Jean che le calciatrici italiane che sono arrivate nei quarti del Mondiale per la legge italiana sono dilettanti? «Non è normale, non può esserlo nel 2019! Loro fanno al meglio il loro lavoro, ma a trarne vantaggio sono altri… Serve il professionismo con le sue tutele anche in Italia, subito!». Le è piaciuta Emma Stone nei suoi panni nel film «La battaglia dei sessi»? «Il film ha colto l’essenza della storia e Emma è stata assolutamente fantastica. Mi ha studiata bene: camminava persino come me! Sono onorata di essere stata interpretata da un’attrice così talentuosa». A quasi 38 anni Serena Williams sembra distratta da troppi ruoli: mamma, attivista, celebrity, socialite… Continuerà a vincere titoli Slam secondo lei? «Dipende dalle sue priorità. Vincerà ancora molto solo se metterà da parte tutto il resto e si dedicherà anima e corpo al tennis. Lo sport professionistico richiede dedizione totale. Il tennis con Serena è migliore: è una campionessa strepitosa e un’attivista preziosa. Della sua forza trainante non possiamo fare a meno» […] La prossima battaglia, Billie Jean? «La parità dei diritti mi starà a cuore finché avrò respiro. Per le donne, la comunità Lgtb, gli afroamericani, le minoranze. E non mi darò pace finché non l’avrò raggiunta».

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