Zverev: "Djokovic viene sempre dipinto come il cattivo"

Flash

Zverev: “Djokovic viene sempre dipinto come il cattivo”

Poi parla della rottura con Ferrer: “Voleva stare vicino alla famiglia, troppe settimane di quarantena ogni volta”

Pubblicato

il

 

Torna a far parlare di sé Alexander Zverev, che in una lunga intervista per Eurosport Germany affronta alcuni dei temi più caldi del momento. Si inizia subito con una difesa a Novak Djokovic, attaccato dalla stampa australiana e da alcuni colleghi come Nick Kyrgios per le sue richieste a Tiley. Il numero 1 del mondo aveva chiesto condizioni migliori per i giocatori in quarantena dura a causa dei positivi in aereo, e si è dovuto spiegare sui social dopo aver subito l’ondata di commenti negativi.

Eravamo tutti in una chat di gruppo“, dice Zverev, “Novak era lì come un leader e come il numero uno del mondo e ha mandato lui la lettera. Non era di sua mano, erano delle richieste fatte da altri giocatori.“. Non è d’accordo il finalista degli US Open con il ritratto negativo che spesso subiscono le azioni di Djokovic. Forse anche una reminiscenza del suo difficile rapporto con la stampa per la questione Sharypova, liquidata in quest’intervista con un secco notizie infondate e false. “(Novak, ndr) E’ stato dipinto ancora una volta come il cattivo della situazione, che non è vero perché si stava solo battendo per gli altri.“.

Spazio anche per il rapporto appena terminato con David Ferrer, una decisione che ancora non va giù al tennista tedesco. “Non volevo se ne andasse. Gli dissi che avremmo dovuto parlare dopo Londra e vedere la situazione mondiale. Mi ha chiamato e mi ha detto che voleva stare con sua moglie e suo figlio. Quando viene con me ai tornei è costretto a fare due settimane di quarantena ogni volta che torna e non può stare con la sua famiglia.“.

Nessun attrito tra i due, ma una comprensibile volontà di Ferru di stare più vicino alla sua famiglia in un momento così complicato. Una perdita pesante per Zverev, che reputava Ferrer “un allenatore magnifico e soprattutto eravamo d’accordo su come vedere il tennis e il coaching. Il lavoro di un allenatore non è solo quello che fai sul campo. Le personalità del giocatore e dell’allenatore devono trovarsi bene insieme.“. Una separazione che si spera non avrà conseguenze sulla stagione del numero 7 del mondo, atteso alla conferma di quanto buono fatto vedere nel 2020.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement