Lorenzo Sonego racconta le origini del suo singolo, "Un solo secondo"

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Lorenzo Sonego racconta le origini del suo singolo, “Un solo secondo”

Il torinese ha registrato un pezzo estivo con AlterEdo, un amico d’infanzia. Non è l’unico tennista ad essersi recentemente dato alla musica sulle orme di Noah e McEnroe: da Shapovalov alla boy band di Federer, Dimitrov e Haas

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Lorenzo Sonego - ATP Roma 2021 (via Twitter, @InteBNLdItalia)
 

Dopo aver infiammato il Foro Italico con la sua corsa alla semifinali (dove ha fatto soffrire Djokovic dopo aver battuto Monfils, Thiem e Rublev), Lorenzo Sonego ha deciso di dedicare qualche giorno agli amici di una vita con i quali condivide da sempre la stessa passione, vale a dire la musica. Il risultato è stato “Un solo secondo“, pezzo estivo realizzato in collaborazione con AlterEdo (nome d’arte di Edoardo Pepe), classe 1996, palermitano di nascita ma residente a Torino dall’età di due anni.

Intervistato da Ubitennis, Sonego ha detto: “L’abbiamo registrata per gioco perché da piccoli scrivevamo canzoni insieme per divertimento. Poi un amico si è laureato, e gli abbiamo regalato la possibilità di registrare una canzone con una casa discografica. Dopo che ne ha incise un po’ abbiamo deciso di farne una insieme; abbiamo deciso di registrare un pezzo estivo, e questo è il risultato“. Si tratta infatti del terzo singolo di AlterEdo dopo “Bugia” e “Forse non lo sai”, pubblicati nel 2020. Questa è la canzone:

Qui invece una foto dallo studio della scorsa settimana:

 

NOAH, JOHNNY MAC E I LORO NIPOTI

I tennisti che nei decenni si sono dati alla seconda arte sono diversi, da Yannick Noah, che ha raggiunto sei volte la vetta delle classifiche degli album più venduti in Francia (l’ultima nel 2012), a John McEnroe, che nel 1991 ha pubblicato una cover di Rock and Roll dei Led Zeppelin assieme a Pat Cash e con, fra gli altri, Roger Daltrey alla voce. Genius è peraltro sposato con Patty Smith, uno dei tanti intrecci sentimentali fra il gioco e la musica.

Negli ultimi anni, però, il fenomeno sembra essere aumentato, e se da un lato abbiamo Félix Auger-Aliassime e Ugo Humbert, che oltre ad aver raggiunto i quarti ad Halle sono anche dei pianisti di tutto rispetto, dall’altro troviamo produzioni più contemporanee, alcune meno riuscite di altre.

Noti hyphenated fra tennis e rap sono per esempio Denis Shapovalov e Corentin Moutet (scapigliato vero), che lo scorso settembre hanno addirittura collaborato:

Poco prima era uscito il pezzo di Dayana Yastremska, attualmente sospesa per doping:

BLOOPERS

Ora, il parere sui pezzi dei vari Sonego, Shapo e Yastremska è ovviamente soggettivo e legato a preferenze di genere, ma è meno opinabile che si tratti di produzioni di livello professionale. Altre volte, invece, il prodotto può risultare, come dire, meno rifinito; ne è un esempio perfetto questo singolo di Caroline Wozniacki (omettiamo il breve duetto con Radwanska per rispetto di entrambe):

Spostandosi verso la Next Gen, un Rublev adolescente non può non ricordarci schiere di nostri coetanei o compagni di quartiere con un sogno e francamente poco altro:

Altri, infine, hanno quantomeno dell’auto-ironia, per esempio gli “One-Handed Backhand Boys“, trio composto da Roger Federer, Tommy Haas e Grigor Dimitrov e durato lo spazio di una versione accorciata di “Hard to say I’m sorry” con un featuring speciale (bimane):

Questa non è neanche così male, dite? Think again:

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Roland Garros, Sabalenka: “Grandi progressi sulla terra battuta. Entusiasta di tornare a Wimbledon”

Dopo la sconfitta con match point contro Muchova, Aryna Sabalenka è esausta: “Certo, dopo aver perso un match così…”

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Aryna Sabalenka - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Aryna Sabalenka è arrivata a un punto dalla vittoria, ma in finale c’è andata Karolina Muchova che, sotto nel terzo 2-5 e match point, ha tirato fuori quello che le era rimasto (non tanto dal punto di fisico, ma parecchio tennis) ed è volata a prendersi la sua prima finale Slam – con grossa complicità dell’avversaria. Una sconfitta che, unita al sofferto successo di Iga Swiatek su Haddad Maia, non le permette di spodestare la polacca dal trono del ranking. L’analisi del match da parte di Aryna parte da due concetti semplici ma che ben ne fotografano l’andamento: “Lei ha giocato un tennis incredibile. Io ho comunque avuto tante occasioni e non le ho colte”. Via alle domande.

D. Hai avuto il match point sul 5-2. Quando hai sentito che il tuo gioco cominciava a lasciarti? In quel momento o dopo?

“Penso dopo che ho perso la battuta servendo per il match. Dopo quel gioco, lei è rientrata e a cominciato a giocare un po’ più aggressiva e io ho perso il ritmo, non c’ero.”

 

D. Lei è stata un po’ fuori dai radar, tanti infortuni. Com’è giocare contro di lei rispetto a com’è contro Iga ed Elena?

“Fuori dai radar ma gioca sempre un gran tennis, viene a rete, è aggressiva. Appena vede una palla più corta, prende la rete, quindi è un po’ complicato costruire il punto contro di lei.”

D. Quest’anno hai parlato spesso delle tue emozioni in campo. Come ti sei sentita oggi? C’era ulteriore pressione?

“Non tantissima di più, mi sentivo bene, ho lottato per ogni opportunità. Mi sentivo bene dal punto di vista emotivo, ma è difficile dire qualcosa su questo incontro” (sorride).

D. Hai fatto un lavoro incredibile nel superare le avversità in questa stagione. Quella scorsa è stata dura. Quest’anno hai vinto l’Australian Open, hai messo a segno una striscia di 12 vittorie Slam. Oggi è stata dura, ma la vedi come un’altra sfida che supererai?

“Hai sempre sfide da affrontare e certo devo imparare qualcosa da questo match e tornare più forte. Ma penso che quello che stavo facendo quest’anno e spero continuerò a fare sia incredibile, a un livello superiore. Non vedo questo torneo come negativo, ho fatto grandi progressi sulla terra battuta ed è il mio miglior risultato qui.”

D. Ci hai detto che sono state due settimane difficili dal punto di vista emotivo e che volevi prenderti cura di te stessa e della tua salute mentale. C’è stato un momento in cui sentivi di non voler giocare a tennis?c’è stato un periodo in cui hai pensato che le emozioni non ti avrebbero permesso di giocare al meglio?

“No, niente del genere. Mi sono sentita male emotivamente dopo una conferenza stampa, non sono riuscita a dormire. Ma l’unica cosa che so fare bne in questa vita è giocare a tennis, così cerco di concentrarmi sulle cose che posso controllare.”

D. Qualche settimana fa avevi detto di non avere ancora il visto per il Regno Unito. E adesso?

“Sì, ora ce l’ho. Yopi, posso festeggiare (sorride). Vado a Wimbledon, ottima notizia.”

D. Quanto non vedi l’ora di tornare a Wimbledon?

“Sono entusiasta, mi piace davvero giocare là, l’atmosfera. Mi è mancato l’anno scorso, non sto nella pelle.”

D. Gli Slam sono piuttosto estenuanti nel migliore dei casi. Hai detto che a volte fatichi a dormire e oggi è stato un match molto fisico. Quanto esausta ti senti?

“Adesso sono davvero esausta (sorride), ma credo solo perché ho perso un match che è stato duro perdere. Ma è normale essere spossati dopo due settimane non stop sulla terra battuta. Quindi penso che per i prossimi due giorni saranno feste selvagge. Scherzo” (risata).

D. Se ho ben capito, l’altro giorno hai detto che ora non sostieni il presidente del tuo Paese. Ti senti al sicuro dopo questa affermazione?

“Non voglio parlare di politica oggi. Ho fatto le mie dichiarazioni, parliamo solo di tennis. Datemi tregua, per favore.”

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Roland Garros, Muchova dopo la vittoria su Sabalenka: “Nel terzo set ho cercato solamente di tenerla lì e metterle pressione”

“All’inizio del terzo set ero molto stanca, ma anche grazie al pubblico sono riuscita a reagire”. Queste le parole della ceca, che sabato giocherà la sua prima finale in uno Slam

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Karolina Muchova - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

Tutti erano in attesa della finale tra Swiatek e Sabalenka, rispettivamente numero 1 e 2 della classifica WTA, che si sarebbero contese non solo il titolo del Roland Garros, ma anche il primato del ranking. Questo, però, non è successo. A dire di no è stata Karolina Muchova, numero 43 del mondo, che da lunedì otterrà il suo best ranking di numero 16 (se dovesse vincere il torneo salirebbe al decimo posto). Trovatasi sotto 2-5 nel terzo parziale, la ceca ha dovuto fronteggiare un match point a favore di Sabalenka. Dopo averlo annullato, non ha più perso un game e si è garantita un posto per la sua prima finale Slam in carriera, dove se la dovrà vedere, tanto per cambiare, con Iga Swiatek.

Qui sotto le sue dichiarazioni in conferenza stampa:

D: Hai avuto molti infortuni durante gli anni. Questo risultato, secondo te, è arrivato in ritardo? Senti che questi sono risultati che avresti dovuto raggiungere in passato, se solo avessi potuto mantenere un buono stato di forma come quello che hai adesso?

 

Muchova: “Io non la penso così; chi lo sa che cosa sarebbe potuto succedere. Penso che ogni cosa necessiti del proprio tempo. Sicuramente in passato non è stato facile, ma è proprio questo che mi fa apprezzare questo risultato ancora di più. Essere in finale in uno Slam è un sogno”.

D: Sei stata in difficoltà fisicamente durante il match? Come ti sei sentita oggi? E infine, pensi che le prossime 24-48 ore siano abbastanza per recuperare?

Muchova: “E’ stato un match lungo e intenso, quindi dopo due ore di gioco il mio corpo ha iniziato a sentire la stanchezza. Correvo a destra e a sinistra cercando di giocare ogni colpo con potenza, quindi serviva molta energia. Ho avuto un piccolo calo nel terzo set, e l’ho percepito perché mi sentivo più lenta. Ma dopo la situazione si è capovolta grazie all’energia del pubblico. Adesso mi sento parecchio stanca, ma domani avrò un giorno libero, quindi cercherò di recuperare e spero di sentirmi bene per sabato”.

D: Quando devi fronteggiare un match point, come ti comporti?

Muchova: “In questo caso ero al servizio, quindi ho semplicemente cercato di mettere a segno un buon servizio, e ha funzionato. Dunque, non ho pensato al match point come un momento in cui avrei dovuto mettermi pressione, ma come un punto qualsiasi in cui però dovevo rimanere concentrata. Poi nell’arco della partita ho potuto fare affidamento sul mio servizio, e questo mi ha aiutato a uscire da momenti difficili”.

D: Nel terzo set, quando hai iniziato a recuperare, hai più avuto l’impressione che il tuo gioco stesse aumentando di livello o che lei stesse calando?

Muchova: “All’inizio del terzo set c’è stato un mio calo, ma poi è arrivato il suo. Ho avuto quindi la chance e l’ho colta. Da lì ho iniziato ad andare forte, e nel mentre vedevo che lei faceva fatica e commetteva molti errori; quindi ho solo cercato di tenerla lì”.

D: Questo è sicuramente il picco della tua carriera. Pensando ai momenti difficili come ad esempio gli infortuni, quale credi sia stato il momento più basso che hai vissuto? Hai mai pensato magari che il tuo corpo non fosse in grado di farti allenare duramente e quindi non valesse la pena sforzarsi per giocare a tennis?

Muchova: “Ci sono stati molti cali, da un infortunio all’altro. Sicuramente quando ho saltato l’Australian Open l’anno scorso ero in un cattivo stato di salute, e stavo comunque lavorando molto per cercare di tornare a giocare. Alcuni dottori mi avevano detto che forse era meglio che non praticassi più sport, ma ho cercato comunque di rimanere positiva nella mia testa, cercando di lavorare svolgendo tutti gli esercizi necessari per tornare a competere. Ovviamente l’anno scorso, quando ho visto che la mia classifica era calata, stavo pensando di giocare dei piccoli tornei, e l’ho fatto; ci ho provato, ma lì non mi sono sentita bene. Volevo sentirmi motivata a giocare per tornare a livelli alti, ma non ci riuscivo per qualche ragione. Sapevo, inoltre, che quest’anno avrei avuto ancora qualche occasione per entrare nei tabelloni principali grazie alla classifica protetta. Mi dicevo che mi sarei chiesta come proseguire dopo Indian Wells, perché lì era l’ultimo torneo che potevo giocare con la classifica protetta. Alla fine ho constatato che avevo giocato bene a Dubai e a Indian Wells, e che la mia condizione fisica era buona”.

D: L’anno scorso qua hai battuto Sakkari e ti sei infortunata. Mi ricordo una foto di te molto arrabbiata. Quest’anno hai battuto Sakkari e poi sei arrivata in finale. Quanto è soddisfacente essere riuscita a compiere questa cavalcata dopo quello che era successo l’anno scorso? Sai, inoltre, che non hai mai perso contro una giocatrice tra le prime 3 al mondo? Che cosa ti rende, quindi, una giocatrice che performa bene in questi match impegnativi?

Muchova: “Non sapevo di questo (sorride, ndr). Penso possa essere il mio gioco e il mio spirito combattivo a mettere in difficoltà le giocatrici. Oggi è stata una battaglia molto impegnativa, e là fuori ho sicuramente dato tutto”.

D: (Microfono spento)

Muchova: “Quest’anno ho fasciato meglio le mie caviglie già dal primo turno. Dell’anno scorso, invece, non voglio parlare, perché ho passato momenti molto tristi. Ma alla fine le difficoltà ti rendono più forte, quindi il fatto di aver passato momenti difficili l’anno scorso mi fa apprezzare di più quello che sto vivendo adesso”.

D: Nel terzo set quali emozioni hai provato? Eri tesa oppure ti sentivi come se il match ti fosse scivolato dalle mani e quindi eri piuttosto “calma”? Dov’erano la tua testa e il tuo cuore quando stavi mettendo in atto quella rimonta?

Muchova: “Non saprei. Ero consapevole che si trattava della semifinale di uno Slam e mi stavo giocando l’accesso alla finale, quindi volevo dare tutta me stessa. Sotto 2-5 non sapevo se ce l’avrei fatta a rimontare. Ho pensato solo che dovevo provarci mettendole pressione, giocando punto per punto e magari inserendo qualche slice o palla complicata, perché al servizio comunque lei stava andando forte. Ogni tanto ho dovuto lasciarmi andare e tirare qualche urlo, ma in generale ho cercato di rimanere calma per tutta la durata della partita.

D: Si è sempre parlato bene del tuo modo di giocare e della varietà dei tuoi colpi. Durante gli allenamenti sei sempre stata sicura che avresti mantenuto questo stile di gioco? C’è mai stato un momento in cui magari ti sei detta che dovevi giocare come tutte le altre?

Muchova: “No, non c’è mai stato un momento del genere perché non ho mai voluto imitare qualcun altro. Questo è il modo di giocare che mi diverte, e ci credo in questo. Con il team stiamo cercando di migliorare, ma vediamo ogni giorno che il mio gioco funziona, quindi lo terrò così”.

D: Ho sentito che in passato hai cantato la canzone “If God Was One of Us”. C’è stato un momento nella partita in cui stavi pregando per te stessa o magari cercavi aiuto da un potere superiore, così che potessi imbastire una rimonta come poi hai effettivamente fatto?

Muchova: “Non prego durante le partite. Ero solamente concentrata nel gioco, e mi ripetevo che avrei dovuto giocare nel miglior modo possibile”.

D: Ti chiedo se puoi parlare di una delle tradizioni più incredibili di questo sport: il successo delle tenniste ceche. Perché, secondo te, è una bella tradizione? Questo ti ha aiutata?

Muchova: “Mi fanno questa domanda ogni volta che faccio una conferenza stampa, quindi cercherò di trovare una risposta diversa anche questa volta; lo faccio sempre (ride, ndr). Penso che ci siano molte giocatrici ceche che hanno un buon livello, e quelle più giovani cercano di imparare qualcosa di buono da noi, soprattutto quando ci alleniamo insieme. Penso, quindi, che così possano vedere che è possibile diventare una tennista professionista. Abbiamo anche buoni coach comunque. In Repubblica Ceca, in genere, mamma e papà si prendono molta cura dei loro figli, quindi anche questo penso possa essere un punto chiave”.

D: Hai ammirato una giocatrice ceca quanto eri piccola?

Muchova: “Non così tanto. Ho potuto constatare, giocando partite fuori competizione contro Kvitova e Pliskova, che avrei comunque potuto competere con loro. Al tempo non avevo classifica, ma non mi sentivo come se mi potessero battere 6-0 6-0, ma anzi, riuscivo a vedere una chance. Sentivo che potevo giocare a quel livello, e questo sicuramente mi ha dato fiducia, che poi ho portato nel tour professionistico”.

D: Siccome hai giocato 5 volte contro giocatrici tra le prime 3 posizioni del ranking e hai sempre vinto, volevo chiederti: come fai? Se giocherai in finale contro Swiatek, sarai la favorita?

Muchova: “Non penso che sarò la favorita, e non sapevo di questa statistica. Ciò comunque mi fa vedere che posso giocarmela anche con le migliori, quindi questo mi dà molta fiducia”.

Traduzione di Andrea Binotto

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Scanagatta: “La sorprendente finale femminile è Swiatek-Muchova, in attesa di Alcaraz-Djokovic”

Il direttore commenta le semifinali femminili con un occhio a quelle maschili di venerdì: “Impresa della ceca contro Sabalenka ma Iga non sembra voler mollare il suo titolo”

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