Garbiñe Muguruza e le prime WTA Finals messicane - Pagina 2 di 3

Al femminile

Garbiñe Muguruza e le prime WTA Finals messicane

La giocatrice più titolata fra le otto partecipanti ha vinto la prima edizione delle Finals disputata in America latina. A conti fatti, che torneo è stato?

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Garbiñe Muguruza, WTA Finals 2021 (via Twitter @WTA Insider)
 

Anett Kontaveit
Dei freschi progressi di Kontaveit ho già scritto in un articolo di un paio di settimane fa. A 25 anni compiuti, non pensavo che Anett sarebbe stata capace di crescere così tanto. Mi pareva che rispetto alle sue ultime stagioni, da Top 15- 20, non avesse la possibilità di migliorarsi granché sul piano atletico. Invece è stato proprio il perfezionamento nella mobilità che le ha permesso di diventare più efficace nei colpi in corsa e in quelli eseguiti dopo spostamenti laterali importanti. A mio avviso quel tipo di esecuzioni erano il suo punto debole: sul piano tecnico la principale differenza con le giocatrici di primissima fascia. Invece oggi ha dimostrato che sono diventate parte del suo repertorio.

Alle Finals, sorteggiata nel girone insieme a Muguruza e alle ceche Pliskova e Krejcikova, Kontaveit ha subito messo al sicuro la qualificazione, vincendo nettamente i primi due match. Sconfitta da Garbiñe nel terzo incontro del girone (per Anett comunque non fondamentale), ha trovato in semifinale Maria Sakkari. Una avversaria che offriva situazioni tecnico-tattiche piuttosto differenti rispetto a quelle affrontate nel round robin.

Le ceche infatti servivano e rispondevano attraverso colpi rapidi e tesi, e sviluppavano lo scambio con parabole piuttosto piatte. Sakkari invece ha spesso fatto leva su parabole alte e cariche di spin. E lo ha fatto attraverso colpi e modi diversi.

Innanzitutto quando era alla battuta: se non le entravano le botte potenti, quasi sempre ricorreva al kick. Mentre quando era in risposta, Maria si piazzava un paio di metri più indietro rispetto alle altre giocatrici presenti a Guadalajara. E da quella posizione distante, quasi sempre optava per iniziare lo scambio con traiettorie alte, a volte molto alte, che rimbalzavano sopra la spalla.

In questo modo Sakkari lasciava più tempo alle avversarie per preparare il colpo, ma le poneva anche di fronte a tre opzioni differenti nella gestione della parabola. La prima: lasciare ricadere la palla dopo il rimbalzo, in modo da poterla colpire in una posizione più bassa e naturale; a prezzo però di perdere campo e di aggressività nella impostazione del punto. Con conseguente contrattacco di Sakkari.

Seconda opzione: colpire nel punto più alto della traiettoria, con impatto sopra la spalla, cercando di “schiacciare” la palla per non perdere di incisività. Un tipo di esecuzione non molto frequente nel tennis femminile che richiede forza e un grande controllo dello swing, perché il rischio è sparare le palline ovunque tranne che in campo. Infine la terza opzione: anticipare di controbalzo, intercettando la palla ancora in salita. Una esecuzione tanto efficace quanto difficile, perché richiede un timing perfetto, altrimenti l’errore è inevitabile.

Ebbene, Kontaveit ha quasi sempre scartato la prima opzione, quella più difensiva e conservativa (utilizzata invece con una certa frequenza da Badosa nel match vinto nel girone) e ha fatto ricorso alle due opzioni più offensive. Le ha mixate con notevole intelligenza e perizia esecutiva. Risultato: Anett ha finito per vincere la semifinale per 6-1, 3-6, 6-3.

Nel primo set in particolare, Kontaveit ha sfoderato un livello di tennis eccezionale, con esecuzioni impeccabili che hanno frustrato tutti i tentativi di Sakkari di impostare la partita attraverso scambi in cui il maggiore topspin poteva fare la differenza. E va sottolineato che l’altura rendeva potenzialmente ancora più efficace la tattica di Maria (vedi QUI).

Quanto però fosse ostico il tennis di Sakkari, soprattutto nelle condizioni di Guadalajara, lo abbiamo verificato nel finale di secondo set: a Kontaveit è bastato un piccolo calo di rendimento, forse causato dall’affiorare della prima fatica, o forse determinato da un minimo di “braccino”, per perdere tre game decisivi. Poi però Anett è stata brava a ritrovarsi nel terzo set (da 2-3 sotto) infilando una serie di quattro game che hanno chiuso il match.

In sostanza a Kontaveit è riuscito quello che invece era mancato a Sabalenka nella partita decisiva del girone (persa da Aryna per 7-6, 6-7, 6-3). Sabalenka nei game cruciali del terzo set contro Sakkari, aveva cominciato a patire la tensione, perdendo di fluidità e finendo per non trovare più il campo con i propri colpi. E se è vero che Aryna è già stata protagonista di momenti di blackout autodistruttivi, è anche vero che il tipo di tennis di Sakkari era forse quello tecnicamente più insidioso da affrontare in situazioni di poca serenità agonistica.

La partita vinta da Kontaveit in semifinale contro Sakkari, non è stata solo un prova di tennis di alta qualità, ma ha anche rappresentato l’ultimo successo della sua stagione, con un finale di anno (da agosto in poi) caratterizzato da 29 vittorie su 33 partite disputate, cinque finali raggiunte, e quattro titoli conquistati. Numeri eccezionali che parlano da soli.

a pagina 3: Bilancio delle Finals 2021

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