Seppur un ottavo di finale, il match tra Nick Kyrgios e Daniil Medvedev verrà ricordato come uno dei più memorabili di questa edizione degli US Open e non solo. L’australiano l’ha spuntata 7-6(10) 3-6 6-3 6-2 mostrando un tennis sfavillante che ha fatto impazzire il pubblico di New York, realizzando dunque uno dei suoi obiettivi (“Volevo entrare in quel campo e mostrare loro che sono in grado di abbassare la testa, giocare e vincere queste grandi partite”). Le parole di Nick in conferenza stampa sono forse ancora più sorprendenti del gioco da lui mostrato in campo, perché ci offrono uno sguardo su una persona in pieno processo di maturazione, la cui consapevolezza (sia dei propri mezzi ma anche dei propri difetti) sta venendo a galla apportando benefici per tutti.
Quando Kyrgios dice di sentirsi un tennista migliore rispetto ai primi successi giovanili è tutt’altro che spocchia. “Sinceramente non sapevo come affrontare nulla di tutto ciò. Era difficile. Sono stato troppo duro con me. Era malsano“, mentre ora anche grazie all’indispensabile supporto del suo team, gestisce gli sfoghi di rabbia come delle scariche per lasciarsi andare un momento e tornare focalizzato sull’obiettivo.
IL MODERATORE: Quattro set, meno di tre ore. Come valuti le tue prestazioni?
NICK KYRGIOS: Sì, il primo set credo sia stata la cosa più importante. Creso che se avesse ottenuto lui quel primo set, sarebbe stato praticamente un compito impossibile per me risalire per vincere. Penso semplicemente di aver giocato nel modo giusto. Ho risposto in maniera incredibile oggi. Il terzo e il quarto set sono stati così liberatori. Mi stavo solo divertendo molto, godendomi ogni momento sull’Arthur Ashe. Davvero orgoglioso di questo. Ovviamente mi sentivo come se avessi spezzato un po’ il suo ritmo, non gli avessi permesso di mettersi comodo dietro la linea di fondo, di giocare il suo stile di tennis. Penso che sia quello che bisogna fare. Ma nel complesso sono rimasto abbastanza soddisfatto della mia prestazione.
D. Man mano che la partita andava avanti, com’era quella sensazione?
NICK KYRGIOS: Mi è sempre stato insegnato a rimanere nel momento. Ma è davvero difficile, a dire il vero. Un po’ ho iniziato a realizzare quando l’ho brekkato nel quarto, poi il doppio break, e ovviamente inizi a pensare al traguardo. Io ho solo cercato di rimanere fisso sul da farsi per cercare di togliermi dalla testa la linea del traguardo, seguire la mia routine sul servizio, cercare di colpire buoni punti, cercare di continuare a giocare nel modo giusto. Poi quando sono salito 40-15 in quel game, il pubblico sapeva che stava per finire, ho solo guardato il mio box, e loro mi hanno calmato. Stavo solo respirando. Sapevo di aver servito molte volte esterno e im son detto che se avessi colpito la T, probabilmente la pallina non sarebbe tornata. Questo è tutto. Non ho esagerato nell’esultanza. È solo il quarto round. Ho i quarti di finale. Ovviamente è stata un’esperienza straordinaria sconfiggere il giocatore numero 1 al mondo sull’Arthur Ashe Stadium. Ma non mi piace davvero festeggiare troppo, perché so che se lo affrontassi altre nove volte, probabilmente mi batterebbe la maggior parte delle volte.
D. A Wimbledon hai reso a Djokovic la partita davvero difficile. In seguito hai detto che se avessi vinto, avresti potuto non avere la motivazione per inseguire altri major. Come descriveresti la tua motivazione in questo momento e il livello in cui senti di essere?
NICK KYRGIOS: Mi sento come se stessi giocando per molto più di me stesso. Ho un sacco di persone, un sacco di supporto, e dall’altro lato ho un sacco di persone che dubitano di me e cercano anche di buttarmi giù tutto il tempo. Ho un sacco di motivazione in profondità nella mia mente. Sono stato lontano da casa per quattro mesi. Tutta la mia squadra lo è. Non possiamo vedere la nostra famiglia come fanno gli altri tennisti la maggior parte del tempo. Sto cercando di renderlo utile, cercando di renderlo un viaggio memorabile per tutti noi. Speriamo di poterlo fare, tornare a casa e festeggiare davvero. Sto solo cercando di non deludere le persone. L’ho detto in passato, ero in questa sala conferenza tempo fa e avevo perso al terzo round; è stata la sensazione peggiore perché avevo così tante aspettative. Sono finalmente in grado di mostrarlo ora. Mi sembra di aver lavorato molto duramente. Ho solo un sacco di motivazione in questo momento. Come ho detto, se vinco uno Slam, non so quanta motivazione avrei dopo perché è estremamente difficile da fare.
Q. Hai detto là fuori che stavi sperando di mostrare il tuo talento al pubblico di New York, “finalmente” era la tua parola. Perché era importante farlo qui?
NICK KYRGIOS: Sento che ogni volta che ho giocato qui, ho giocato davvero nella media. Ho la sensazione di non esser mai stato a mio agio a New York. Mi sento come se mi distraessi molto facilmente. Credo non aver mostrato a Flushing Meadows di cosa sono davvero capace. Non avevo vinto un match sull’Ashe prima di questa settimana, ora ne ho vinti due contro due avversari di qualità [Kokkinakis e Medvedev]. Mi sento come se fossi stato in grado di dimostrare qualcosa. Ci sono molte celebrità qui, molte persone importanti qui a guardare. Volevo entrare in quel campo e mostrare loro che sono in grado di abbassare la testa, giocare e vincere queste grandi partite. Anche per il mondo del tennis penso che sia importante. La gente stava davvero iniziando a dubitare della mia capacità di tirare fuori partite come questa nei major. Sono davvero orgoglioso di me stesso perché non è stato facile affrontare tutte le critiche. […] Ero davvero stufo di deludere le persone. Mi sento come se stessi rendendo le persone orgogliose ora. Sento che non si dicono tante cose negative su di me. Volevo solo ribaltare la narrazione.
D. Considerato tutto, cinque set, campione in carica, numero 1 del mondo, è questa la prestazione della tua carriera?
NICK KYRGIOS: Mi sento come se fossi più semplicemente orgoglioso del modo in cui mi sono ripreso dopo tutto, onestamente. Ad esempio, sono stato in alcune situazioni davvero difficili mentalmente e in alcuni posti davvero spaventosi. Ovviamente se lo guardi sulla carta, probabilmente non mi aspettavo di vincere; forse strappargli uno o due set se ero fortunato. Dare spettacolo alla gente. Non lo so, è una grande vittoria. Ma uscendo dal campo sono quasi sollevato che sia finita perché c’è così tanta pressione ogni volta che esco in campo, così tante aspettative, così tanta imprevedibilità di quello che posso fare. Dopo mi siedo nello spogliatoio e sono super orgoglioso della performance perché c’è stato davvero un momento in cui non pensavo di essere più in grado di riuscire e fare questo. Sono solo più sollevato. Sono super orgoglioso.
D. Diresti con quello che hai fatto a Wimbledon e ora qui a New York, ti consideri un tennista migliore? Da dove pensi che sia arrivato questo salto?
NICK KYRGIOS: Penso decisamente di aver migliorato alcuni dei miei punti deboli. Ho davvero analizzato cosa dovevo migliorare all’inizio dell’anno e ci ho lavorato molto duramente. Quindi, sì, non sono quel giocatore che una volta era 13 del mondo. Penso di essere meglio di così. Non so da dove provenga onestamente. Davvero non lo so. Mi sento come se avessi lottato mentalmente così duramente per i primi sei, sette anni della mia carriera. Ho ottenuto ottimi risultati, risultati scioccanti, ci ho provato davvero duramente, poi mi sono lasciato andare. Semplicemente non sapevo come affrontare la cosa. Sinceramente non sapevo come affrontare nulla di tutto ciò. Era difficile. Sono stato troppo duro con me. Era malsano. Mi guardo indietro, è stato tutto un processo di apprendimento fino ad ora perché sono maturato così tanto. Mi sembra di affrontare tutto di petto. Quando sto giocando male vado in contro alla cosa; quando gioco bene uguale. Ma rimango lo stesso, mentre prima avevo troppo alti e bassi ed ero esausto. Non sapevo come affrontare anche tutto il resto. Ora mi sento come se conoscessi il processo di ciò che serve per arrivare alla finale di un Grande Slam. Non per vincerla ancora, ma per arrivare in finale. Conosco il processo. Non puoi evitarlo.
D. Parli di sentirti migliore del numero 13 al mondo. Hai un record di vittorie sulla maggior parte dei giocatori tra i primi 10.
NICK KYRGIOS: Penso che il sistema di classifica non premi l’abilità e la forma, a dire il vero, per un certo periodo di tempo. Sicuramente premia di più la consistenza. Ho giocato 12 eventi. Alcune delle persone davanti a me ne hanno giocati 32. Ovviamente è quasi impossibile per me essere più in alto a meno che non vada avanti nei tornei. La classifica per me non ha molta importanza. Sento che stasera è stato un altro messaggio che le classifiche non contino. Vedo il n. 1 accanto al suo nome e vedo il 23 accanto al mio. Questo non cambia nulla per me. Non mi interessa se sono testa di serie o meno. È bello perché altrimenti potrei pescarlo al primo turno. Le classifiche non credo significhino nulla.