ATP Parigi-Bercy, Alcaraz smorza i toni della corsa al n.1: “Sarà solo un finale di stagione come un altro”. E a La Stampa: "La pressione è un problema"

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ATP Parigi-Bercy, Alcaraz smorza i toni della corsa al n.1: “Sarà solo un finale di stagione come un altro”. E a La Stampa: “La pressione è un problema”

Carlos in conferenza stampa dopo la vittoria su Dimitrov: “Non è che essere numero uno renda impossibile perdere. Anzi…”

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Carlos Alcaraz - US Open 2022 (foto Twitter @rolandgarros)
 

Il numero uno del mondo più giovane di sempre, Carlos Alcaraz, arriva ai suoi ultimi quarti di finale del 2022 dopo aver battuto Grigor Dimitrov in due set 6-1 6-3. Ma essere il numero uno del mondo per lui continua a rimanere solo un numero al quale cerca di non pensare troppo, almeno secondo quanto esterna in conferenza stampa, nel momento in cui deve ancora aggiudicarsi il traguardo di diventare numero uno del mondo a fine anno (lo insidiano Nadal e Tsitsipas). Queste le sue parole in conferenza stampa dopo la vittoria contro il bulgaro, mentre quest’oggi Alcaraz sarà in campo contro Holger Rune per i quarti di finale.

D: “Bravissimo anche oggi Carlos. Sei più contento di questo risultato rispetto alla tua prima partita?”

Alcaraz: “Si direi che ho giocato meglio. Ho preso più confidenza con questo campo e con le condizioni generali. Sono molto felice sia della partita che ho giocato e ovviamente di poter giocare i miei primi quarti di finale qui a Bercy”.

D: “Sei ancora così giovane e sei il numero uno del mondo più giovane di sempre. Riesci a spiegare cosa vuol dire giocare sapendo di essere il numero uno al mondo?”

Alcaraz: “Ovviamente è una sensazione bellissima. Sai, poter dire in piccola parte di essere il numero uno non è male (sorride). Però in fondo è solo un numero e continuo a ricordarmi che questo non vuol dire niente e qualsiasi giocatore può battermi. Non è perché sei il numero uno che vincerai tutte le partite e tutti i tornei. Sento che potrei perdere ogni partita e questo è molto importante perché mi spinge a tirare fuori il meglio sempre”.

D: “Congratulazioni per la tua straordinaria stagione. Qualsiasi giocatore vorrebbe che non finisse mai eppure sta per finire. C’è qualcosa a cui stai pensando in prospettiva della prossima stagione in arrivo?”

Alcaraz: “Quest’anno è stato davvero incredibile per me e so di essere molto fortunato nel poter dire che sono il numero uno. Questo è tutto quello che posso dire. Ma quest’anno per me finirà esattamente come tutti gli altri. Farò un po’ di vacanza per riprendere bene le energie e poi mi concentrerò sulla stagione nuova che inizierà in Australia. Sarà solo un finale di stagione come un altro”.

D: “Mentre crescevi cos’hai dovuto sacrificare per diventare il numero 1? C’è qualcosa che rimpiangi di aver sacrificato?”

Alcaraz: “Sicuramente quello a cui ho dovuto rinunciare di più erano le uscite fino a tardi con i miei amici. Quando mi chiedevano di uscire spesso non potevo e quando invece potevo dovevo sempre cercare di non fare troppo tardi. Quindi rientravo prima di loro la maggior parte delle volte. Ma a parte questo ho avuto la fortuna di non dover sacrificare nient’altro. Dovevo solo mettere sempre gli allenamenti al primo posto e continuare a lavorare duramente”.

Il segreto è fare sempre le cose con passione. Un insegnamento, questo, che certamente Carlos Alcaraz ha già capito in pieno, avendo sempre il sorriso in volto, che trasmette l’amore che prova nel giocare a tennis, come ha anche confermato in un’intervista rilasciata a “La Stampa” in quel di Parigi. “Per me la cosa più importante è divertirmi in campo”, spiega Alcaraz, “godermi il tennis. Dicono che sorrido sempre, ma non è qualcosa di forzato, mi viene naturale. Se non hai passione per quello che fai, a certi livelli non ci arrivi”. Parole di impatto per un ragazzo di soli 19 anni, che già ha dovuto misurarsi con le enormi pressioni che le aspettative possono produrre in questo sport, come dopo la sconfitta al Roland Garros con Zverev: “Mi ero accorto che non sorridevo più. Facevo fatica a reggere la pressione che tutti nutrivano nei miei confronti. Ne ho parlato con il mio allenatore, e abbiamo concluso che quando non mi diverto, le cose per me non girano bene. Ho dovuto ripartire da lì”. La consacrazione definitiva, anche dal punto di vista del ranking, è però arrivata con il successo allo US Open, la cui vera partita chiave è stata senza dubbio l’epico quarto di finale con match point annullato contro Jannik Sinner: “Al momento del match point pensavo a come dovevo giocarmi il punto. Se lo vincevo, okay. Altrimenti sarei andato a rete a stringere la mano a Jannik. É stata una delle migliori partite della mia carriera, un match equilibratissimo. Potevamo vincerlo entrambi”. “Musetti ha il fisico e la qualità per fare il salto”, prosegue il 19enne di Murcia, ancora riferendosi a giovani giocatori italiani, “e i risultati lo dimostrano. Con lui e gli altri italiani vado d’accordo, con Jannik siamo amici. Italiani e spagnoli si assomigliano molto”. Non si poteva prescindere, prima di chiudere, con un paio di domande sul futuro a colui che è il volto del domani, sia in merito al suo personalmente, che a quello del tennis: “Negli ultimi anni il tennis è diventato molto più veloce, i giocatori dal punto di vista atletico sono migliorati enormemente. Sarà un tennis molto fisico, ma credo che prima o poi bisognerà rendere più lente le superfici”. “Nel 2014 ho avuto l’occasione di vedere delle partite dal vivo a Londra”, rivela lo spagnolo guardando alle imminenti Finals di Torino, “l’atmosfera era pazzesca, l’ambiente incredibile. È da allora che desidero provare emozioni come quelle da protagonista”. E la crudele scelta se preferisse vincere Coppa Davis (a Malaga a fine novembre Alcaraz sarà in campo) o le Finals? “L’obiettivo principale, a questo punto della mia carriera, sono le Finals di Torino. Perché ci saranno in campo gli otto migliori del mondo ed è un torneo molto difficile da vincere”.

QUI IL TABELLONE DEL MASTERS 1000 DI PARIGI-BERCY

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