Nel romanzo di una grande carriera le partite memorabili sono quelle pagine che anche a distanza di anni si sfoglia con interesse, nel tentativo di ricongiungersi a ciò che è stato, di riportare in auge ricordi perduti. La storia tennistica di Nicola Pietrangeli, il più grande italiano di sempre fino all’avvento di Jannik Sinner, non fa eccezione. Ha giocato in un’epoca in cui la televisione era ancora un lusso, le tracce video non sono così tante e molto di ciò che sappiamo lo dobbiamo ai giornali e alle cronache del periodo. Il periodo dei grandi australiani, di Laver e Hoad, di Rosewall, del professionismo di Jack Kramer. Degli europei, prima da solo, poi con Manolo Santana, Pietrangeli fu l’unico ad ergersi a “paladino del Vecchio Continente” contro i maestri d’oltreoceano. Abbiamo raccolto, in suo onore, le partite più belle. Non necessariamente vittorie, e non per forza nei tornei principali. Ma quegli incontri che hanno alimentato una leggenda viva ancora oggi, più di mezzo secolo (in alcuni casi quasi 70 anni) dopo.
9. F Assoluti Italiani 1971 – Panatta b. Pietrangeli 6-4 2-6 6-1 7-9 6-4
Il 3 ottobre 1971, a Le Cascine di Firenze, va in scena la finale dei Campionati italiani assoluti. Da una parte un 38enne Pietrangeli, alle battute finali di una grande carriera, dall’altra un 21enne Adriano Panatta, che aveva già fatto intravedere le stimmate del campione. Una partita dura, replica della finale dell’anno precedente, con lo stesso esito. Non con lo stesso impatto, il giovanotto non era più uno fra tanti, aveva vinto a Senigallia il primo titolo italiano dell’Era Open. Ma, per un’ultima volta ancora, Pietrangeli dimostrò con i fatti cosa volesse dire essere un campione, lottando per cinque set al nuovo che avanzava. Come ha detto, al momento di ricordarlo, proprio Panatta: “C’erano 17 anni di differenza, io sapevo che la sua stagione doveva chiudersi, e lui sapeva che le cose sarebbero andate in quel modo, anche se l’istinto del campione lo portava a ribellarsi”.
8. SF Internazionali d’Italia 1966 – Pietrangeli b. Emerson 3-6 6-1 3-6 12-10 6-3
Roy Emerson è stato per più di 30 anni il giocatore con più Slam vinti nella storia: 12, un record abbattuto da Pete Sampras nel 2000. “Emmo” era uno dei grandi australiani, due volte campione al Roland Garros come Pietrangeli. A differenza sua era baciato da un minor talento naturale, ma da un maggior ordine. Che stava venendo fuori, quel 9 maggio 1966, con Emerson avanti 2-1. Nicola, già 33enne, impose però il suo ritmo vincendo un infinito quarto set e trionfando al quinto. Avrebbe perso nettamente la finale contro Tony Roche, altro aussie, regalando però una giornata di giubilo al pubblico italiano. E a sé stesso, visto che avrebbe concluso con un più che nobile storico positivo contro Emerson (8-2 sul rosso).
7. F Roland Garros 1961 – Santana b. Pietrangeli 4-6 6-1 3-6 6-0 6-2
Terza finale a Parigi per Pietrangeli, quella del 1961. Anni in cui l’apice del tennis europeo portava il suo nome, poco prima che il più grande spagnolo di sempre (fino all’avvento di Nadal) lo insidiasse. L’italiano era n.1 del tabellone, bicampione in carica, e aveva vinto in scioltezza la semifinale in tre set. Santana era n.6, alla prima finale Slam (ne avrebbe vinte 4 su 4 disputate), e veniva da 5 set duri contro Laver. Eppure il suo gioco, fatto di palle corte e pallonetti, di poco ritmo, finì per sfiancare l’azzurro, che pur avanti 2 set a 1 racimolò due game nel quarto e quinto parziale. Lo spagnolo avrebbe vinto anche Wimbledon (terraiolo…dicevano) e sarebbe diventato il giocatore più affrontato da Nicola, almeno nell’epoca di raccolta dei dati. Risultati? 16 vittorie su 20 per Santana, di cinque anni più giovane.
6. Finale Interzona Davis 1960 – Pietrangeli b. Buccholz 6-1 6-2 6-8 3-6 6-4
Pietrangeli, in Italia e non solo, vuol dire Coppa Davis: il record assoluto di partite, 164, condite da 120 vittorie. E fu lui il faro della prima Nazionale capace di raggiungere la finale, nel 1960 contro i fortissimi australiani. Sull’erba di Perth guidò, prima in doppio, poi contro Buccholz (a cui oggi è intitolato uno dei campi del Masters 1000 di Miami, non bello quanto il Pietrangeli di Roma) l’Italia a una rimonta da 0-2 contro gli USA, firmando il 2-2 che diede la chance all’amico Sirola di ottenere il punto della vittoria contro MacKay. Sono innumerevoli i bei trionfi con la maglia azzurra di Nicola, tra cui anche quello nella finale, pur a punteggio acquisito, contro Fraser. Ma la vittoria contro l’americano, anche sciupando due set di vantaggio, su una superficie non esattamente congeniale, rimane un esempio calzante, difficile da riprodurre, del suo spirito nell’affrontare la competizione.
5. F Roland Garros 1960 – Pietrangeli b. Ayala 3-6 6-3 6-4 4-6 6-3
Vincere è difficile, ripetersi lo è spesso ancora di più. Pietrangeli, abituato a dribblare difficoltà e problemi a modo suo, non si accontentò di una vittoria parigina, volle il bis. Nel 1960 era il giocatore più forte sulla terra rossa, quell’anno raggiunse il best ranking, secondo le classifiche degli esperti dell’epoca, al n.3 del mondo. In un’edizione storica, con lui e Sirola in semifinale (unica coppia italiana fino al 2025), batté avversari importanti come Mulligan e Gimeno, prima del confronto con il cileno Ayala. Luis lo aveva battuto in semifinale a Roma l’anno precedente, terraiolo puro, ma non seppe contenere il talento e la voglia di Nicola quel 29 maggio 1960. Si sarebbero ritrovati, in un gioco di destini, da capitani di Italia e Cile nella storica finale di Davis 1976.
4. F Assoluti Italiani 1970 – Panatta b. Pietrangeli 6-1 3-6 3-6 10-8 6-4
Amici, nemici, rivali, fratelli. Nicola e Adriano sono stati tutto e niente, dall’inizio alla fine. Se il match del ’71 fu quello della conferma, l’odore di passaggio di consegne si ebbe già alla Virtus Tennis di Bologna il 27 settembre 1970. Un giovane (“Ascanietto”, giocando con il nome del padre, lo chiamavano a Roma) contro un mito, il tennis che verrà contro il tennis che è stato. Cinque set, ricchi di epica, come i migliori romanzi: Nicola avanti di un set, poi serve per il match, poi si trova 4-1 nel quinto. E forte di 11 vittorie di fila nella manifestazione. Alla fine l’intraprendenza, la leggerezza che avrebbero contraddistinto tante partite di Adriano, finirono per avere la meglio. Il primo passo del tennis azzurro nell’Era Open.
3. SF Wimbledon 1960 – Laver b. Pietrangeli 4-6 6-3 8-10 6-2 6-4
Ci sono sconfitte che valgono come vittorie. Lasciano amarezza e rimpianti, ma a mente fredda rimangono scolpite come imprese sfiorate, non fallite. 51 anni prima di Matteo Berrrettini, un italiano andò davvero vicino alla finale di Wimbledon. Pietrangeli, dando il suo meglio a rete e cercando di non dare traiettorie al mancino Laver, si trovò avanti 2 set a 1, lottando aspramente fino alla fine nel quinto set. Contro l’unico uomo capace di completare due volte il Grande Slam. Rod avrebbe vinto Wimbledon per quattro volte, giocando solo in sette casi (sempre vincendo) il quinto set. Ma, dopo il 29 giugno 1960, mai in una semifinale. Anche se, come scriveva Gianni Clerici, scevro di patriottismo, un minimo rimpianto c’era: “Pietrangeli ha perso contro Laver l’occasione di vincere Wimbledon: l’ha persa per averne avuto coscienza, mentre l’australiano si affannava a difendersi senza aver tempo di pensare”.
2. F Roland Garros 1959 – Pietrangeli b. Vermaak 3-6 6-3 6-4 6-1
La prima gioia, il primo Slam italiano. Atteso e sognato, sfiorato e agognato, diventa realtà sulla dura terra rossa di Parigi il 30 maggio 1959. Pietrangeli arriva in finale con un solo set perso, non è il grande favorito della vigilia. Ma dopo aver lasciato le briciole a Neale Fraser in semifinale, il sudafricano Ian Vermaak appare un avversario decisamente alla portata. Nicola era consapevole di avere un appuntamento con il destino, quel giorno a Parigi. Ed è stato uno che nella vita, dal campo ai saloni, non ha mai saltato gli appuntamenti. Perso il primo set, l’azzurro prende in mano l’incontro, sciorinando un tennis di istinto e spettacolo…come spettacolare era stato (nei racconti) il suo arrivo, su una Buick decappottabile bianca. Sotto il sole del Roland Garros il tennis in Italia si sveste delle sole giacche dell’élite, e inizia a sdoganarsi anche in ceti sociali meno abbienti. Grazie a Nic, che vincerà anche in doppio con Sirola contro i n.1 Emerson e Fraser. E, in uno speciale a sua firma su “Il Tennis Italiano”, Pietrangeli rese ancor più unico quel trionfo: “I festeggiamenti per il mio titolo mi costarono tutti i premi. Prima dei Campionati avevo promesso ad alcuni amici che se avessi vinto sarebbero stati miei ospiti per una cenetta a base di caviale e champagne. Ebbene, se ne ricordarono tutti, quei bei tipi”.
1. F Internazionali d’Italia 1961 – Pietrangeli b. Laver 6-8 6-1 6-1 6-2
L’edizione 1961 degli Internazionali sarebbe in ogni caso passata alla storia, essendosi disputata a Torino per celebrare il Centenario dell’Unità. Nicola Pietrangeli da Tunisi, detto “Er Francia”, diede il suo massimo per renderla indimenticabile anche dal punto di vista squisitamente tennistico. Ottenne, in una finale a senso unico dopo il primo set perso, l’unica vittoria della sua carriera contro Rod Laver. E che vittoria! Quattro game persi negli ultimi tre set, quasi una lezione di tennis su terra, dopo aver colto anche lo scalpo dell’altro grande australiano Emerson in semifinale. Il 15 maggio 1961 al Circolo della Stampa della vecchia capitale Nicola dimostrò, una volta ancora, le estreme qualità di un giocatore che stava sempre più aprendo le porte del tennis alla gente. Al tempo era il migliore incontro possibile e, come scrisse Giorgio Bollani su La Stampa: “Sulla terra rossa Nicola non è secondo a nessuno. A Torino poi si è presentato in forma quasi perfetta; logico che anche gli australiani non abbiano saputo resistere al suo ritmo”. D’altronde, per sua stessa ammissione: “Mi fossi allenato, avrei vinto di più. Ma mi sarei divertito molto meno”. E invece, così, ci siamo divertiti tutti. Anche se oggi, quando piove, ormai non si rimanda più.
