US Open Argentino

Grande Del Potro Federer regala

La maledizione del sesto titolo consecutivo. Sorprendente prova di maturità dell'argentino. Più personalità di Murray e Djokovic? Scanagatta

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Juan Martin Del Potro scherza negli spogliatoi con il suo agente Ugo Colombini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NEW YORK _ Juan Martin del Potro è il quarto tennista argentino a trionfare in uno Slam. Prima di lui Guillermo Vilas, Gabriela Sabatini, Gaston Gaudio. Il lungo tennista di Tandil ha dimostrato tenuta mentale e fisica, grazie ai suoi 20 anni, otto meno del grande Roger Federer che non aveva mai battuto in sei precedenti duelli.
Senza nulla togliere ai grandi meriti dell’argentino, che ha dimostrato di avere un dritto non inferiore a quelli strombazzatissimi di Gonzalez, Roddick, Blake e soci, ma soprattutto una personalità che _ tanto per fare un esempio _ i vari presunti delfini del binomio principe Federer-Nadal…e cioè Djokovic e Murray, non hanno ancora saputo palesare appieno (e semmai solo a sprazzi), va detto che Roger Federer ha cominciato filando come un Eurostar e ha chiuso da…accelerato regionale. Tradito anche dal servizio: 50 per cento di prime, solo 13 aces in 5 set, troppe seconde…offerte su un piatto d’argento alla risposta di Del Potro.
Mi ha ricordato un po’ il match perso da Roger a Melbourne con Nadal, quando nel quinto set dopo un break iniziale non aveva mai più dato l’impressione di poter recuperare. Qui uguale.
Eppure i primi tre games di Federer avevano fatto paura, formidabili! Avrebbero travolto chiunque. Jose Luis Clerc, l’ex n.4 del mondo che vinse il suo primo torneo a Firenze quando ero io direttore del torneo (e fu il primo a vincere un torneo Atp da “qualificato”) e accanto al quale ho seguito la prima parte della partita, prima di spostarmi nella prima fila a bordo campo proprio dietro all’arbitro e a dove si sedeva Federer, nel commentare un punto fenomenale concluso dallo svizzero nel secondo game sulla quinta palla break con un dritto passante incrociato in corsa dopo un rovescio miracoloso e con un angolo impossibile mentre era girato con le spalle alla rete…mi ha detto: “L’unico che poteva fare un colpo del genere era Ilie Nastase…”.
E quando poco dopo chiedevo allo stesso Josè Luis se a parer suo Del Potro fosse migliore o peggiore di Nalbandian lui mi rispondeva: “Il “Gordo” (il grasso…) se è…il miglior Nalbandian è migliore di “Delpo”. Ha una mano che non tiene nessuno…ma Juan Martin lavora tanto, è più serio, ha una potenza incredibile. Per ora sta soffrendo ancora molto gli slice con il side-spin esterno di rovescio di Roger, ma se riesce a trovare la distanza e a prendere l’iniziativa ha colpi che può fare male, molto male. Anche a un grande campione come Federer”.
Ho ripensato a quelle parole più tardi.
Per un set, il primo, ha menato le danze Roger, effettivamente, sulla scia di quell’unico break che avrebbero potuti essere di più: Roger, un po’ gigione a tratti, quasi fosse troppo sicuro di sé, ha trasformato una sola palla break su 9 senza concederne una. I suoi cambi di ritmo, quegli slice corti e bassi sul rovescio di Del Potro lo costringevano a giocare più piano, talvolta addirittura ad abbandonare la presa bimane. E sul dritto, con la palla che strisciava via sul cemento, “Delpo” steccava spesso, per via della presa troppo aperta. Quando nel secondo set “Delpo” ha esordito con due doppi falli e un altro break le sue sorti parevano compromesse, e quando dopo aver mancato 3 palle per il contro break e il 2 pari, “Delpo” si è trovato ad affrontare due palle break per il 4-1 e il doppio break…mi sono parsi quasi due minimatchpoint, nonostante il match, 3 set su cinque, potesse apparire ancora giovane. Con un Federer mai costretto al quinto set nelle finali USOpen, come avrebbe potuto raddrizzare due set di handicap?
Invece lì Federer ha gigioneggiato ancora, dapprima infastidito per aver dovuto rigiocare nel game precedente un punto che “Delpo” aveva avuto sacrosanta ragione di poter rifare: era caduto un bicchiere dagli spalti alle spalle di Roger, un giudice di linea si era mosso a raccattarlo, “delpo” si era fermato, Roger aveva battuto contro un avversario che non era pronto.. Dalla mia postazione avevo visto tutto benissimo. Incluso il giudice di linea alle spalle di “Delpo” che è andato a testimoniare l’accaduto obbligando l’arbitro a far ripetere il punto. Ma, tornando alle due palle del 4-1, in particolare un dritto sventagliato di Federer a campo aperto è stato un vero regalo all’argentino. Indegno di lui.
Mentre la telecamera dentro lo stadio si sbizzarriva a pescare personaggi del cinema e della musica, Gwen Stefani e il marito Kevin Rossdale ex Bushsinger (disciolti) nel box di Federer come la famosissima giornalista di moda Anne Wintour resa famosa anche dal “Diavolo veste Prada” (nel box di …Mirka, sempre provincialmente molto sensibile al fascino delle star), Gene Wilder, Jack Nicholson, Paul Simon e compagnia cantante, Federer “Babbo Natale” rischiava sul 4-3 di perdere il servizio e il break conquistato nel primo game, ma lo perdeva davvero sul 5-4 30-0, con il contributo dell’Occhio di Falco che attestava buono un passante di dritto di “Delpo” che Federer si affannava a dichiarare fuori, facendo perfino un cerchietto al presunto segno. Invano. Roger era imbestialito, l’Occhio di Falco non l’ha mai potuto soffrire e secondo lui non è attendibile. Quattro punti di fila per l’argentino e tutto da rifare, fino al tiebreak. Lì, sull’1 pari, “Delpo” guarda Franco Davin _ unico di tre “delpotriani” nel box di Juan Martin (un altro è il suo agente, l’italiano ed ex giocatore serve&volley Ugo Colombini, fratello di quello che invece lavora per la Nike…) _ e il suo coach gli suggerisce di chiedere l’intervento dell’Occhio di Falco. Che ovviamente gli dà ragione mentre Federer schiuma di rabbia. Tutto con i servizi fino al 3 pari (dopo un bellissimo slice di Federer che more solito mette in difficoltà Delpo), quando Roger stecca malamente un rovescio: minibreak. Dritto vincente di Juan Martin, 5-3, seguito da rovescio vincente dopo un gran servizio, poi 6-4: Federer salva il primo setpoint con uno smash ma non il secondo. Un dritto di Delpo e siamo al terzo set. Tutto regolare fino al 3 pari, ma Delpo sale e Federer scende. Altra stecca di Roger e break per Delpo. Inutile perché c’è il contro break, ma Federer non è più lo stesso e Delpo ora crede in sé: tira bombarde di dritto terrificanti e spazza le righe con una continuità impressionante. Da un po’ Roger si difende più di quanto attacchi. Sono sicuro che in tv non ci si può rendere conto. Ma da bordo campo vedo giocare alcuni scambi a velocità e profondità pazzesche. Roger salva un breakpoint sul 4 pari con un gran servizio. Invece Delpo sbaglia una facile volée in rete sul 5-4, si disunisce e commette due doppi falli a fila cedendo game e set. Sembra finita. Anche se Delpo stava giocando meglio. Un ragazzo di 20 anni che perde un set che poteva far suo, avanti 4-3 e servizio, e che è sotto due set a uno contro chi ha vinto gli ultimi cinque US Open, non ci ripenserà? Quando nel secondo game del quarto Federer conquista la palla break del possibile 3-1 sembra un altro minimatchpoint: macchè Delpo lascia partire un dritto cross vincente sul quale lo svizzero nulla può.
E, quasi scioccato, è Federer a cedere la battuta nel game successivo: a zero! 4-2 Delpo ma poi 4 pari, righe di qua e righe di là, Delpo che comanda…anche perché le percentuali di servizio di Federer sono modeste, 50 per cento di prime quando va bene. Sul 5-4 per Roger e servizio Delpo 15-30 e poi 30 pari: per due volte Federer è stato dunque a due punti dal match (“Ma sul servizio suo…” sottolineerà poi Roger, come dire che era a due punti dal 16mo Slam ma senza avere avuto vere opportunità in quel frangente. Semmai prima.
Il tiebreak comincia con Federer che fa un doppio fallo. Non è da lui.
3-0 Del Potro dopo una bomba terrificante di dritto. Avrà bucato il cemento? Si ripete un punto per un challenge tardivo chiesto da Federer…sono due palle perché è passato talmente tanto tempo che Delpo ha ragione e lo stesso Federer, che prima avevo sentito pesantemente imprecare (gli è scappato anche uno shit e qualcosa altro…un arbitro più severo non l’avrebbe tollerato, ma Roger si è sempre comportato così bene che il suo curriculum lo salva…), concorda. Delpo vince anche questo tiebreak, 7-4, alla faccia dell’inesperienza, della prima finale di Slam, dei suoi 20 anni. Giocando colpi coraggiosi, quasi incredibili. Sugli spalti la folla, con molti sudamericani, si infiamma.
Il quinto set di Federer ricorda quello di Melbourne con Nadal (l’unico che finora l’aveva battuto nelle finali di Slam, 3 a Parigi, 1 a Wimbledon, una in Australia appunto): lo svizzero subisce soltanto, Del Potro tira randellate di dritto come di rovescio (colpo che controlla di più, ma che affonda di meno) e proprio un dritto spaventoso lo porta sul 2-0. Roger non recupererà più, Del Potro mostrerà una tranquillità e una maturità nel gestire il break di vantaggio da…consumato campione. Passano le quattro ore, Federer subisce e stecca sempre di più, Delpo bombarda, dopo 4 ore e 5 e un altro doppio fallo di Federer arriva l’ultimo errore dello svizzero e Delpo finisce lungo disteso, sdraiato sul cemento ad assaporare la gioia immensa per il primo Slam della vita “e proprio nel torneo che amo di più, che sognavo di vincere, che aveva vinto solo Vilas fra gli uomini e la Sabatini fra le donne”.
Un successo meritato dall’argentino e un po’ scialacquato dallo svizzero, forse per eccesso di presunzione. E nel finale per minor freschezza. Una storia che un tantino si ripete.
Nella finale del 2008 a Wimbledon perse 9-7 al quinto da Nadal avendo una sola palla break (9 aces e 1 doppio fallo). Nel 2009 in Australia 6-2 ancora da Nadal e neppure una palla break. Nessun ace, 2 doppi falli, 6 vincenti, 14 errori. Nel quinto set con Del Potro neanche un ace, tre doppi falli, 4 vincenti, 15 errori.
Non sono numeri da giocatore stanco? Un anno fa affrontò un Murray stanchissimo per aver battuto Nadal, e ne approfittò. Quest’anno i 20 anni di Del potro sono stati forse decisivi. Si dirà che a Wimbledon Roger aveva battuto 16-14 al quinto Roddick, ma a patte il fatto che Roddick ti fa correre molto meno, perché scambia meno e fa i punti nei colpi d’inizio gioco, il tennis sull’erba non taglia le gambe come quello sul cemento.
“Quando ho vinto il secondo set ho capito che avrei potuto anche farcela…Nel primo mi aveva dominato…ma io ero così nervoso, non avevo chiuso occhio per tutta la notte! Ma dopo aver perso il terzo ho ricominciato a pensare che invece no, non ce l’avrei fatta. E’ stato difficile continuare a lottare”.
Io a questo punto, 3 del mattino, quasi 9 per voi, me ne vado a letto che stasera torno in Italia (Federer non mi ha dato un passaggio sul suo aereo privato: ancora non è sicuro al 100 per cento che venga a Genova…io penso che non abbia alcun interesse a venire, ha tutto da perdere e certo qui sembrava stanchissimo…per la gioia di Barazzutti e soci; Mi ha detto: “Non lo so…, decido domani”. Potrebbe venire e giocare da sabato in poi…chissà?). Ma ho registrato, con l’aiuto del bravissimo Nizzero che le ha poi riversate, le interviste di Federer (in inglese e francese) e quelle di Del Potro. Credo che dall’Italia qualcuno si darà da fare per tradurle.Ve ne consiglio l’ascolto. Bastano un paio di clic. Quanto al video fatto con Martucci, Semeraro e Rossi (inviati di Gazzetta, Stampa e Repubblica) anche lì basta un clic. Arrivederci dall’US open, grazie di averci seguito. Io da giovedì mattina sono a Genova e speriamo di tornare in serie A.
 

Ubaldo Scanagatta

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