Rassegna Stampa del 16 Settembre 2009

II dritto bomba del gigante stende Federer (Martucci), La "torre" dà scacco al re (Zanni), Del Potro dà una lezione a Federer (Lombardo), Davis, Federer a Genova (Repubblica.it)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

II dritto bomba del gigante stende Federer

Vincenzo Martucci, la Gazzetta dello Sport del 16.09.09

«Lunedì speciale, storico, agli Us Open. Alle 4 del pomeriggio di un giorno lavorativo, il gigantesco stadio Arthur Ashe brulica di 22 mila appassionati, mentre luci ed ombre impazzano, riflettendo in campo anche le lampade artificiali, col surplus di un venticello traditore. Così è pure la finale, strana: la sesta consecutiva del numero 1 del mondo, Roger Federer (la quarta dell'anno, la ventunesima Slam, con il primato assoluto di 15 urrah), la prima in assoluto di Jüan Martin Del Potrò, candidato a vittima sacrificale, dopo 6 k.o. su 6 col maestro svizzero, sotto gli occhi di Guillermo Vilas, l'unico argentino a vincere gli Us Open 32 anni fa. Dati cancellati dal sorprendente 3-6 7-6 4-6 7-6 6-2 in 4 ore 6 minuti. Con una parola: giovinezza. E cioè: freschezza, potenza, fame. Applausi da Roger, tradito dal servizio: «Non posso lamentarmi: non posso avere tutti gli Slam io, ho avuto una estate appassionante e non sono tanto deluso perché credo di aver giocato un altro meraviglioso torneo. Ho avuto chance, soprattutto nel secondo set, ma non sono riuscito a prenderle e poi lui è stato il migliore». Ma perché si è messo a fare a pallate, aspettando l'errore avversario? Ci chiediamo con la voce tecnica di Sky, Paolo Bertolucci. Illusione Fino al 6-3 e due palle-break del 4-1 (una buttata via di dritto), è solo Federer, per l'incontenibile felicità dei genitori e di mezza Hollywood in tribuna. Anzi, sono 50 minuti di frizzi e lazzi, dal 2-0, con due incredibili passanti (il secondo vincente di dritto). Poi, però, d'incanto, Delpo, l'orso Grizzly con vocino e occhi sempre bassi, s'arrabbia, scarica la potenza dei suoi obici, mette fuori-palla il ballerino di Svizzera, vede le prime due palle-break, costringe Roger il Magnifico a un sesto, insolito doppio fallo, e lo riaggancia sul 5-5, con due dritti miracolosi e terrificanti. Quindi - sorpresa delle sorprese - al tie-break, approfitta dell'uni- O ha detto UN SOGNO La prima finale, nello Slam che preferisco, il più grande giocatore di funi i tempi... Grazie a chi ha creduto in me. Da Roger devo imparare tanto ca stecca del re per strappargli il set: 3-6 7-6. Nervi Federer salva il 2-1, recupera il 4-4 e, sul 5-4, al cambio campo, protesta vivacemente col giudice di sedia, Jack Garner, perché Delpo, pur tìmidamente, chiama con ritardo il replay del Falco elettronico, e lo vince spesso. «Basta, dopo 10 secondi, è finita. Ci sarà una regola, no?», sbotta il leone. E, al «be quiet» (stai calmo) del giudice, spara: «Non dirmi di star zitto, quando voglio parlare, io parlo». Teme l'omone di Tandil: alto, potente come un fabbro con servizio e dritto, e vitale come nessuno dei grandi rivali, Nadal (ferito), Murray (flebile), Djokovic (deluso), Roddick (estenuato) e Cilic (acerbo). A gennaio l'ha dominato, ma a giugno, nelle semifinali del Roland Garros, l'ha dovuto rimontare (3-6 7-6 2-6 6-1 6-4): «E' migliorato di mese in mese. Sa cosa deve fare sul campo». Reazione Delpo butta via il terzo set con due doppi falli consecutivi su 4-5: «La prima finale, nello Slam che preferisco, il più grande giocatore di tutti i tempi...». Delpo tiene sempre sul chi vive il re e lo spazza via con dritti terrificanti che trascinano in scia 22mila «Oòhh» di meraviglia e smantellano le sicurezze del favorito. Delpo sciupa sul 5-5, ma approfitta di un doppio fallo per prendersi anche il secondo tie-break. E, al quinto set, si mangia Federer replicando Nadal, a gennaio, a Melbourne. Quel Nadal che ha preso a pallate, qui a New York. Delpo, l'orso che piange in mondovisione quando saluta nella sua lingua «chi ha sempre creduto in me» e che omaggia Roger: «Devo tanto imparare da lui». E' nata una stella. Volée Alto come, e con comprensibili problemi di spostamento, non e e non sarà mai la sua arma. 10 Testa Contro mister classe, il ragazzo di 20 anni, alla prima finale Slam, ha dimostrato di essere fortissimo 8.3 Media-voto della pagella di Del Potrò Servizio Prima potentissima, soprattutto al centro. Sa variare, con un taglio slice esterno per guadagnare campo Orino II colpo più forte, piatto, quando arriva bene tira delle botte Benissimo sia classico, in diagonale, che anomalo 7M Rovescio Colpo molto solido, lo sbaglia poco. Federer ha sviato sul dritto perche da sinistra la palla tornava sempre PRIMO SET Federer 63 Avvio fulminante di Federer: break del 2-0,4-1, palla-break del 5-1 cancellata da Del Potrò con un ace, 3 set point annullati sul 5-2, poi 6-3 Federer in 40 minuti. Il numero 1 non concede palle break, ha solo il 41% di prime (fa punto al 91%), grande varietà di palleggio e 11 discese a rete con 10 punti (91%). SECONDO SET Del Potrò 76 Break d'acchito per Federer. Che evita il 2-2 (col dritto), manca il 4-1 (servizio/dritto argentino e dritto sbagliato suo), ha la palla del 5-2 (ace Del Potrò) e, sul 5-4 30-0, rimette in gioco Delpo. Che spara due dritti sulla riga e, al tie-break, sfrutta la stecca di dritto di Roger sul 4-3 per l'insperato 7-5 in 69 minuti. TERZO SET Federer 64 Federer rischia il 2-1 (errori Delpo), cede il 3-4 (gran dritto argentino), pareggia subito (con due vincenti e una ritrovata vitalità), salva col servizio il 5-4 e poi, sul 30-30, approfitta di 2 doppi falli consecutivi del ventenne avversario Dopo 2 ore e mezza e avanti due set a uno E sembra tornato padrone della situazione QUARTO SET Del Potrò 76 Delpo evita 0-2 e 1-3. Ma e padrone, nel bene e nel male lanciato da un dritto dei suoi, strappa il 3-2, lo butta via facendosi riprendere sul 4-4 e mancando rovescio e poi dritto del 6-5. Ma, quando Federer apre il tie-break con un doppio fallo, il ragazzone tiene di testa e incassa il 7-4 dopo 3 ore e mezza, e 2 set pari. QUINTO SET Del Potrò 62 Roger e negativo, spento cede il 2-0 e si rintana a fondo, aspettando qualche tremolio avversario. Salva a malapena 2 match point. Poi, il doppio fallo numero 11, éclatante come il 50% con la 1a di servizio, i 62 errori gratuiti e il 5/22 sulle palle break lo condannano con un passante di rovescio sbilenco. Dopo 4 ore e 6'.

La "torre" dà scacco al re

Robertp Zanni, il Corriere dello Sport del 16.09.09

Il lungo argentino, alto 1.98, batte a sorpresa Federer (era 0-6 nei precedenti!) egli nega il sesto trionfo di fila a New York 11 significato del numero 6 è ambivalente. E' l'equilibrio e l'ordine perfetto, ma può anche generare confusione e illusione. Soprattutto illusione per Roger Federer: a Wimbledon nel 2008 fu Nadal a rubargli la gioia del sesto titolo consecutivo, a New York, lo stesso traguardo, gli è stato negato da Jüan Martin Del Potrò: 3-6 7-6(5) 4-6 7-6(4) 6-2 in 4h06'. L'argentino, probabilmente non è un caso, quando è sceso in campo a Flushing Meadows, lunedì pomeriggio, era ancora il n. 6 al mondo (come 6 erano le sconfìtte subite fin qui contro lo svizzero) prima di porre fine al dominio incontrastato del n. 1, durato 2.200 giorni: l'ultima sconfitta agli US Open Federer l'aveva infatti subita nel lontano 2003, da un altro argentino, David Nalbandian, nei sedicesimi di finale, anche quella volta un 6 di mezzo c'era. «Trionfare qui era uno dei miei sogni. E altro è diventare grande come Roger, ma dovrò ancora lavorare duramente» sfato splendido, quattro anche. Sei avrebbe potuto essere un sogno, ma non posso avere tutto». Sono state le prime parole dette da Roger Federer, cioè da chi il tutto, o quasi tutto, da anni è abituato a prenderselo. Questa volta lo Slam di New York l'ha lasciato a chi, al contrario, era al debutto in una finale così grande. Jüan Martin Del Potrò però ha fatto meglio anche di Federer: quando Roger raggiunse la prima finale di uno Slam, Wimbledon 2003, e la vinse, stava per compiere 22 anni, l'argentino invece i 21 li festeggerà solo mercoledì 23. Un predestinato Alla fine del 2005 Del Potrò era il numero 157 al mondo, il più giovane trai primi 200 del ranking di Tutta la nazione….Sarà nominato quindi ha "ambasciatore sportivo" mantenuto il primato di "baby" del tennis anche nel 2007 e nel 2008, tra i Top 50 (con il numero 44) e i Top 10 (al nono posto). Da ieri è di nuovo al quinto posto e ovviamente davanti hanno tutti almeno un anno di più. IL SOGNO - Tandil, la sua città natale, dove è atteso per oggi, lo aspettano con una parata e con il titolo di "Embajador Deportivo", lunedì era deserta: tutti davanti alla tivù, come se fosse la finale di un Mondiale di Roberto Zanni di calcio, ma in campo non c'erano gli undici dell'albiceleste, ma quel ragazzo alto quasi due metri (è 1,98) che ha fatto fermare per quattro ore tutta l'Argentina, l'unico ad essere riuscito a battere, uno dietro l'altro, 2-3-1….A vederlo dal vivo, dalle tribune dell'Arthur Ashe Stadium, anche Guillermo Vilas, il solo argentino, tra gli uomini, che in passato era riuscito nella stessa impresa, nel 1977, superando l'idolo di casa Jimmy Connors. Dopo 32 anni (ma c'era stato, in campo femminile, anche il successo di Gabriela Sabatini nel 1990), il successo di un altro sudamericano, in una finale conclusa al quinto set (a Flushing Meadows non succedeva dal 1999, quando Agassi battè Martin nel derby americano). Una vittoria da 1,85 milioni di dollari, grazie al bonus dell'Open Series, più una Lexus decapottabile. «Vincere qui era uno dei miei sogni - ha detto "Delpo", detto anche la "Torre di Tandil" Per l'altro, di diventare grande come Federer, dovrò lavorare ancora duramente». Le lacrime lo hanno accompagnato negli istanti successivi alla straordinaria vittoria, arrivata da un match che a metà del secondo set sembrava tranquillamente, si può dire come al solito, nelle mani di Federer, poi dopo essere stato sotto 3-5, Del Potrò è riuscito a vincere la seconda frazione al tie-break, e da quel momento la partita è cambiata. «Won avevo dormito la notte - ha aggiunto il ventenne di Tandil - non ero riuscito a fare colazione, ero nervoso». ANNO MERAVIGLIOSO - Una striscia vincente-record di 40 incontri agli US Open, 15 Slam alle spalle, 4 finali (due vinte) quest'anno negli Slam, Federer il cannibale (che nel suo box, a seguirlo, aveva grandi nomi dello spettacolo, come le star della musica Gwen Stefani e Gavin Rossdale, ma anche l'amica Anna Wintour, editor di "Vogue") si è preso con il sorriso il piatto d'argento per il secondo classificato. Durante la partita aveva avuto però un battibecco con il giudice di sedia Jake Garner, raccolto dai microfoni, non una... "serenata", ma anche per lo svizzero una parola non nel suo stile («Mer.»). «Jüan è sfato il migliore, lo merita - ha detto poi cavallarescamente del suo avversario Federer, già ripartito con destinazione Italia per la Coppa Davis - Io non sono deluso, perché ho giocato un altro splendido torneo e ho avuto la possibilità di vincerlo, non ci sono riuscito, certo mi sarebbe piaciuto, credo di essere stato a due punti dal match, qualche volta va così. Ma sono arrivato in finale in tutti gli Slam, ne ho vinti due e persi gli altri al quinto. Quest'anno, e non è ancora finito, è stato meraviglioso per me: mi sono sposato, sono diventato padre, non so cosa posso volere di più».

Del Potro dà una lezione a Federer

Marco Lombardo, il giornale del 16.09.09

Il gigante buono esiste solo nelle favole e se n’è accorto pure il re, del tennis in questo caso, che si è ritrovato alla fine senza lo scettro. Juan Martin Del Potro si porta in giro 198 centimetri che scarica tutti nella racchetta e con questa potenza, con il suo dritto devastante, ha recuperato una finale che Re Federer a un certo punto ha giocato un po’ da snob, avanti un set e un break e con il sesto successo consecutivo troppo nel mirino. Così alla fine del quinto set, dopo più di quattro ore, la vera lezione è che non si può essere mai sicuri di nulla nella vita, neppure - come dicono di solito i nostri giocatori cercando esempi, o meglio alibi - che pure gli argentini sono forti solo sulla terra battuta. Perché se uno a 20 anni viene da Tandil e conquista il cemento di New York vuol che nella vita basta faticare un po’ di più per ottenere quello che si vuole.
Juan Martin insomma è una sorpresa solo per chi non l’ha visto prima di ieri: aveva già fatto tremare Federer in semifinale al Roland Garros e stavolta il quinto set è stato tutto suo, con Roger sfinito e un po’ spento, anche perché a questo livello 8 anni di differenza cominciano a farsi sentire. Il tabellone insomma segnava questo: 3-6, 7-6, 4-6, 7-6, 6-2. E gli occhi del gigante poco buono erano già pieni di lacrime nel - come da copione del dopopartita - «giorno più bello della mia vita», mentre il solito solerte dirigente americano rimbalzava la sua richiesta di poter ringraziare anche in spagnolo («fai in fretta che non abbiamo tempo») perché premevano gli sponsor.
Ma la vera lezione del secondo tangheiro di sempre nell’albo d’oro del torneo (il primo però, cioè il mitico Guillermo Vilas, vinceva sulla terra verde di Forrest Hill) è tutta nostra, visto il modo in cui i nostri migliori giocatori hanno salutato la compagnia al primo turno, forse senza neppure vergognarsi un po’. Juan Martin potrebbe spiegare qualcosa all’amico Bolelli (anche se Simone in verità è il meno terraiolo di tutti) e soci, ovvero che la differenza tra un argentino e un italiano non è una barzelletta e che non bastano infortuni e sfortuna a spiegare il fatto che lui arriva a vincere gli UsOpen e a salire al numero 5 nel mondo, mentre noi - dicono i rumors - cominciamo già ad agitarsi in vista del weekend. Quando a Genova contro la Svizzera ci si gioca il ritorno tra i grandi della Coppa Davis sperando che Federer, già in arrivo con volo privato, decida che è troppo stanco per giocare anche i singolari.
Già, c’è differenza se uno è costretto a cercarsi il tennis per vivere standosene in Europa sei mesi l’anno e potendo contare solo sulle sue vittorie per guadagnarsi la pagnotta rispetto a chi vive di tennis preferendo spesso ingaggi e lucrosi inviti in tornei minori vicino a casa, visto che siamo il Paese con più challenger e futures e al 90 per cento sull’amata terra. O magari in serie A, come capita ai nostri giocatori, nel campionato che dovrebbe promuovere i circoli e il loro vivaio e che invece finisce per essere il materasso dove infilare altro bottino invece di andare a sfidare i migliori nei tornei che contano. Proprio la serie A, tra l’altro, dietro le cui quinte si nasconde - appunto secondo quei rumors, e chi li riporta e degno di grande fiducia - l’ennesimo fronte tra giocatori e federazione alla vigilia della Davis. E vi risparmiamo i particolari per imbarazzo.
Insomma, Juan Martin Del Potro ha vinto uno Slam a 20 anni e minaccia di non fermarsi qui, se pure Federer non sembra poi così scosso: «Inutile cercare scuse, ha meritato lui». E a noi resta il solito finale, ovvero che nel nostro tennis il gigante buono ancora non esiste. Neppure nelle favole.

Davis, Federer a Genova

La repubblica.it del 16.09.09

E' arrivato a Genova questa mattina all'alba Roger Federer, n.1 del tennis mondiale e uomo di punta della Svizzera nella sfida di coppa Davis contro l'Italia, valida per i playoff del World Group 2010 in programma da venerdì a domenica allo stadio Beppe Croce di Valletta Cambiaso. Il campione di Basilea, che lunedì è stato sconfitto dall'argentino Juan Martin Del Potro nella finale dell'Us Open, si è unito al gruppo elvetico formato da Stephane Bohli, Marco Chiudinelli, Stanislas Wawrinka e dal capitano Ivo Werner. Resta ancora da chiarire in quali condizioni sia il fuoriclasse elvetico, e quindi se e quando giocherà. L'ipotesi al momento più accreditata è che possa saltare il match di venerdì.
Terza giornata di allenamenti sia per gli elvetici che per gli azzurri (con Barazzutti ci sono il rientrante Simone Bolelli, Andreas Seppi, Fabio Fognini e Potito Starace). Federer a parte, le due squadre sono in città da domenica scorsa: nei primi due giorni di allenamento il maltempo ha disturbato i giocatori, costretti a testare la terra rossa ligure tra uno scroscio di pioggia e l'altro. Il sorteggio è in programma domani alle ore 12 presso l'Autorità Portuale di Genova - Palazzo San Giorgio.
La squadra azzurra è formata da Andreas Seppi, Simone Bolelli, Fabio Fognini, Potito Starace e dal capitano Corrado Brazzutti.
 

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