Shanghai

Shanghai, come da pronostico

La vittoria di Davydenko non è così sorprendente, il risultato finale forse sta stretto al russo. Nadal è in crisi o è ancora troppo presto per dirlo? Il ritorno al suo miglior rendimento si annuncia più complicato del previsto Rino Tommasi

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Commentando ieri l’esito delle due semifinali del torneo di Shanghai avevo scritto che non sarei stato sorpreso se in finale il numero 8 della classifica mondiale, il russo Nikolay Davydenko, avesse battuto il numero due, lo spagnolo Rafael Nadal.Pronostico non troppo difficile ricordando sia i risultati più recenti ma anche quelli che si riferivano al Nadal dei tempi migliori.

Il pubblico del Foro Italico ricorda ancora la semifinale del 2007 nella quale Nadal aveva sconfitto Davydenko in tre set nella miglior partita di quel torneo. Personalmente ricordavo anche di avere commentato in TV l’anno scorso la finale del torneo di Miami nella quale Davydenko aveva facilmente battuto Nadal in due rapidi set. Insomma se il miglior Nadal aveva ceduto un set a Davydenko sulla terra battuta romana ed era stato dominato sul cemento della Florida non era difficile pensare che in una diversa condizione di forma il russo avrebbe avuto buone possibilità.

Infatti Davydenko ha vinto in due set, forse ancora più nettamente di quanto non faccia pensare il risultato di 7-6, 6-3 in una partita di due ore e 2 minuti. Anche se Nadal ha sciupato un set point sul 5 a 4 del primo set, tutte le altre indicazioni statistiche sono favorevoli a Davydenko che ha commesso tre errori di più (38 contro 35 di Nadal) ma ha messo a segno ben 14 colpi vincenti di più (23 contro 9). E’ stato Davydenko, come dicono i numeri, a fare la partita, a tenere l’iniziativa ed a meritare il successo.E’ prematuro parlare di crisi di Nadal che da quando è rientrato all’attività (10 agosto a Montreal) ha perso due volte in semifinale e due volte nei quarti nei 4 tornei disputati ma è evidente che il ritorno al suo miglior rendimento si annuncia più complicato e più lungo del previsto.

A mio parere Nadal ha perso qualche chilo (incoraggiando malignità alle quali non mi voglio aggiungere) ma soprattutto ha perduto, almeno in parte, quell’aggressività e quella sicurezza che gli avevano permesso di vincere sei prove del Grande Slam, due addirittura sulle superfici (l’erba di Wimbledon ed il cemento australiano) che sicuramente non erano per lui le più favorevoli.Queste considerazioni non tolgono nulla al valore dalla prestazione di Davydenko che dopo un periodo di riposo è tornato ad essere il miglior esponente del tennis operaio, definizione che rende onore alla sua tenacia ad alle sua regolarità ma trascura la qualità del suo tennis geometrico ma molto efficace. Alcuni attacchi in controtempo ed alcune accelerazioni di rovescio cono state le cose migliori della finale di ieri.Ora il grande tennis, conclusa la parentesi asiatica, torna in Europa per gli appuntamenti di Basilea (dove dovrebbe rientrare Federer), di Valencia, di Parigi Bercy ed infine del Masters di Londra. Senza contare le due finali di Coppa Davis (Barcellona 3-6 dicembre) e di Fed Cup (Reggio Calabria, 7-8 novembre).

Rino Tommasi

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