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Rezaï contro Rezaï

I rapporti conflittuali tra genitori e giovani campioni sono spesso stati alla base delle dinamiche che hanno portato tennisti a trionfi e cadute, spesso rovinose. Aravane Rezaï non fa eccezione. Ecco la storia della franco-iraniana che ha vinto a Bali. Claudio Gilardelli

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Pierce, Dokic, Wickmayer e Bartoli, per fare alcuni nomi. O anche Andrè Agassi, per restare sulla cronaca recente. Sono tanti i tennisti che sono cresciuti all’ombra di una figura paterna ingombrante e che, nonostante rapporti conflittuali, sono giunti al successo anche grazie alla determinazione di veri e propri padri-padroni. E Aravane Rezai, la vincitrice del Master di Bali, non si sottrae a questa regola.
Arsalan Rezaï è infatti un genitore problematico, di quelli scomodi. Con un carattere irritabile, che lo rende spesso protagonista di scontri furiosi con chiunque sia percepito come un ostacolo ai suoi progetti, Arsalan non ha avuto sicuramente una vita facile. Come il padre di Agassi, fugge dall’Iran di Khomeini e arriva in Francia, a St. Etinenne. Ed è in questo borgo della Loira che il 14 marzo 1987 nasce Aravane. La piccola si avvicina al tennis abbastanza tardi, a otto anni, ma mostra una certa predisposizione per questo sport e papà Rezaï se ne accorge subito. Arsalan, però, non vuole affidare la figlia a tecnici sconosciuti. Inoltre, da fervente musulmano qual è, non vuole che Aravane abbia contatti di qualsiasi tipo con l’altro sesso. È allora che Arsalan, di professione meccanico, decide di improvvisarsi allenatore e si concentra sulla figlia, istaurando con lei un rapporto quasi simbiotico.
I primi tempi sono davvero difficili. I Rezaï girano di torneo in torneo con un vecchio pulmino, spesso usato anche come ricovero per la notte. Possono contare solo sulle loro forze e sull’incrollabile fiducia nelle qualità di Aravane, unica speranza di riscatto. E lei non li delude.
Nel 2004 comincia a farsi notare, proprio in Italia, vincendo i tornei del circuito ITF di Castel Gandolfo e di Settimo San Pietro. L’Italia le porta bene, e l’anno successivo si ripete al torneo di Roma Borghesiana. Ma è al Roland Garros che si toglie la soddisfazione più grande: entra nel tabellone principale come WC e vince il primo incontro per poi arrendersi al secondo turno a Sharapova.
Il 2006 è però l’anno della svolta. Aravane vince altri due tornei ITF, a Gran Canaria e a Poitiers, e arriva per la prima volta nei quarti ai tornei WTA di Palermo, Hasselt e Kolkata. Raggiunge, inoltre, il terzo turno a Parigi e gli ottavi agli US Open, partendo dalle qualificazioni e, a fine stagione, conclude addirittura al n°49 del ranking mondiale. Grazie a questi risultati, la Federazione francese si accorge di lei e decide di supportarla. Per i Rezaï è la fine di un periodo di sacrifici e possono finalmente cominciare a muoversi in aereo e a pernottare in hotel.
I successivi sono anni di luci ed ombre. A inizio 2007 Aravane riesce ad agguantare il suo best ranking, salendo fino al n°40. Vince, nello stesso anno, un altro torneo ITF, a Deauville, ma non riesce ancora a trionfare in un torneo WTA. Ci va vicino a Istanbul, ma la fortuna non è dalla sua parte: dopo aver sconfitto Venus Williams e Sharapova si infortuna in finale e deve arrendersi così a Dementieva. Nel 2008, perde ancora in finale, questa volta a Auckland e per mano di Davenport. In questi anni, per la prima volta, partecipa a tutti e quattro i tornei dello Slam e raggiunge il terzo turno a Wimbledon e agli Australian Open. Ma nonostante i buoni risultati, Rezaï incappa anche in numerosissime sconfitte: nell’arco di due anni, perde al primo turno in ben 27 tornei, uscendo definitivamente fuori dalle top50.
Aravane però non si perde d’animo. Col supporto del padre, davvero onnipresente, e della madre, fisioterapista, inizia il 2009 facendo ancora bene a Auckland, dove giunge in semifinale, arriva fino agli ottavi al Roland Garros ma soprattutto riesce a trionfare nel suo primo torneo WTA, dopo due finali e sette ITF in bacheca: a Strasburgo si aggiudica il titolo e si assicura la possibilità di partecipare al “Commonwealth Bank Tour Of Champions” di Bali.
La vittoria inaspettata in questo torneo è storia recente e ci ha mostrato una giocatrice molto determinata e tenace.
“Volevo vincere ed ero davvero molto motivata, È una sensazione fantastica essere qui in finale” ha dichiarato Aravane a fine match, anche se “avrei preferito però farlo in un altro modo, ma questo è il tennis”. E davvero la franco-iraniana non ha mai mollato, durante tutto il torneo e soprattutto in finale, contro Marion Bartoli, che l’aveva sempre sconfitta e che conduceva 5/4 e set point, prima di cedere alla voglia di vincere dell’avversaria e a uno stiramento del quadricipite femorale sinistro.
Ora Aravane è numero 26° del mondo e ha superato il milione di euro in premi vinti. Ma lei non si accontenta. Il suo obiettivo è il primo posto del ranking e diventare astrofisica quando avrà appeso la racchetta al chiodo. Ma la questione più importante non è come e quando riuscirà a raggiungere questi traguardi ma se, come è già successo a altre sue colleghe anche più illustri, ce la farà a non restare soffocata dall’affetto di una figura paterna a volte davvero ingombrante.
 

Claudio Gilardelli

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