Rassegna Stampa del 15 Novembre 2009

Tennis: il giovane Scotti a casa Nadal. «Vederlo allenarsi è uno spettacolo (Eco di Bergamo), semplicemente Vinci....(Tricarico)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi


Tennis: il giovane Scotti a casa Nadal. «Vederlo allenarsi è uno spettacolo

Eco di Bergamo
 

Qualche foto col campione, gli autografi di rito e due giornate da ricordare. Mattia Scotti, under 14 del Tc Treviglio, ha vissuto l’esperienza che tutti i giovani aspiranti professionisti vorrebbero provare: stare a stretto contatto con un numero 1 della racchetta.
Mattia, sorteggiato tra i 673 protagonisti del Master finale del Trofeo Topolino a Torino, ha raggiunto la Spagna e in particolare Manacor per assistere, insieme ad altri tre under e alla ex «pro» napoletana Rita Grande, agli allenamenti di Rafael Nadal. Non solo. Scotti ha infatti potuto anche provare i campi dove lavora abitualmente lo spagnolo quando non è impegnato nel Tour.
«Vederlo lavorare è uno spettacolo - racconta Mattia - perché dà l’anima in ogni scambio. Sono stati due giorni importanti, che porterò con me per sempre, passati insieme a uno dei miei idoli praticamente in casa sua. E in campo mi sento già un po’ migliorato. Dove voglio arrivare? L’obiettivo è fare il professionista, stando tra i primi 300 al mondo».
Umile, il tennista trevigliese, come il campione di Manacor. «È tornato entusiasta - spiega il suo allenatore Giovanni Valchera - e molto colpito dal comportamento di Nadal. Mi ha detto di essere rimasto sorpreso nel vedere come Rafa riesca a divertirsi durante le sue giornate, tenendo ritmi di allenamento altissimo».
Una costante ricerca della perfezione che è la ricetta base per costruire i campioni. Ma, a proposito, la costruzione del giocatore Scotti a che punto è? «C’è molto da lavorare - spiega Valchera - ma sono soddisfatto del suo rendimento nel 2009. Sa fare un po’ tutto, ma deve imparare a raccogliere a rete le occasioni che si crea da fondo, anche perché è dotato di una buona mano. Il colpo migliore è il diritto, mentre è da migliorare l’atteggiamento».
Intanto però la stagione che si avvia al termine lo ha visto spesso protagonista in ambito regionale e nazionale, con un solo rammarico. «Nel torneo a squadre che assegnava gli scudetti - conclude il coach - potevamo ambire a qualcosa di meglio del quarto posto. Il risultato resta buono, ma forse abbiamo sottovalutato i nostri avversari. Chissà che, vedendo uno come Nadal che resta così umile malgrado il livello raggiunto, Mattia non abbia imparato anche questa lezione».
 

Semplicemente Vinci…

Tiziana Tricarico, federtennis.it del 14.11.09

Un cognome che suona come il più azzeccato degli imperativi categorici. Ed una vivacità tutta mediterranea che traspare dallo sguardo sincero di chi sa bene quello che vuole. Roberta Vinci, 26enne tarantina dal tennis spumeggiante, si è lasciata alle spalle un 2008 segnato dall’infortunio alla spalla, e punta decisa ad avvicinare - e, perché no, magari anche a superare - quel best ranking, numero 37, datato 6 marzo 2006. Rovescio ad una mano e gran senso della rete, a dispetto di un fisico minuto, sono le caratteristiche di un tipo di gioco che si vede sempre meno, e grazie al quale l’azzurra ha sconfitto tenniste del calibro di Vera Zvonareva, Anastasia Myskina, Patty Schnyder, Daniela Hantuchova e Flavia Pennetta. Professionista dal 1999, la pugliese è anche un’ottima doppista (tre i titoli nel palmares: Canberra 2006, Portoroz 2005 e Doha 2001).

Quando e come è nata la passione per il tennis?
“Mio padre Angelo ha sempre amato questo sport e mi ha trasmesso questa passione fin da piccola. Non avevo neanche sei anni quando ho preso in mano una racchetta per la prima volta”.
Si può dire che questo sport ce l’hai nel dna
“Papà gioca, mio fratello Francesco gioca, mia madre Luisa…guarda soltanto. Naturalmente per colpa mia sempre di più!”
Chi è stato il tuo primo maestro?
“Davide Di Roma”.

Ed il tuo attuale coach?
“Francesco Cinà, con il quale mi alleno da due anni e mezzo. Dallo scorso agosto mi segue anche un preparatore atletico, Piero Intile, il cui aiuto è stato fondamentale”.

Qualche tua collega ha deciso di andare ad allenarsi in Spagna: tu invece hai preferito restare, come mai?
“Adoro l’Italia, non potrei mai andarmene. E poi a Palermo, la città dove vivo e mi alleno, sto benissimo”.

Qual’era un tuo mito tennistico dell’infanzia?
“Sicuramente Stefan Edberg. Tra le donne mi piacevano molto Martina Navratilova, Stefi Graf e Gabriela Sabatini”.

E da adulta?
“Roger Federer: è sempre un piacere vederlo giocare”.

Se non fossi diventata una tennista che cosa ti sarebbe piaciuto fare?
“Ho sempre voluto essere una professionista: non mi è mai passato per la testa di fare altro”.

Il tuo torneo preferito?
“Che domande, Barcellona naturalmente! Scherzi a parte, sarebbe un sogno riuscire un giorno a vincere Wimbledon. E perché no, magari anche gli Internazionali d’Italia…”.

Com’è la vita nel circuito femminile?
“Stressante per tutte. Si viaggia tanto e si pensa solo a fare valigie, prenotare alberghi, trovare campi. Sono gli inconvenienti del mestiere e credo che gli stessi problemi li abbiano anche i giocatori”.

Qual’è l’ultimo libro che hai letto?
“Il giorno in più” di Fabio Volo, davvero bello”.
E l’ultimo film che hai visto?
“”Sette Anime”, ma non mi è piaciuto molto. L’ho trovato angosciante”.

Il viaggio che vorresti fare?
“Una bella spiaggia bianca, il mare azzurro, le palme: insomma andare in vacanza su di un’isola tropicale. Magari con un bel ragazzo…”.

A proposito, come si conciliano tennis e vita privata?
“Si possono conciliare ma non è semplice. Dopo una storia durata cinque anni (con Francesco Palpacelli, ndr) al momento sono single”.

E tennis ed amicizia?
“L’amicizia vera nel circuito non esiste: c’é troppa rivalità e competizione. Se ho un problema non posso andare certo a raccontarlo ad una che magari il giorno dopo mi ritrovo dall’altra parte della rete. Per quanto riguarda le amicizie dell’infanzia e dell’adolescenza c’è Facebook che permette di mantenere i contatti”.

Il luogo più bello dove sei stata a giocare...
“Sicuramente Acapulco, in Messico. Ma anche Marbella non mi dispiace”.

Cosa ti piacerebbe fare una volta appesa la racchetta al fatidico chiodo?
“Vorrei restare nell’ambiente. Avere un circolo tutto mio ed insegnare ai bambini”.

Oltre al tennis ti piacciono altri sport?
“Seguo il calcio, ma non ho una squadra del cuore. Piuttosto sono una grande fan di Maldini”.

Che musica ascolti?
“Soprattutto italiana, come i Negramaro. Ma mi piacciono molto anche i Coldplay”.

Sono pochissime le tenniste in grado di giocare a rete come te: questo ti rende orgogliosa?
“Beh, quando non mi prendono a pallate sono fiera del mio modo di giocare perché riesco a competere. E a far diventare matte le mie avversarie. Ma per fare questo devo essere sempre al 100%, soprattutto di testa”.
Il colpo che ruberesti ad una tua collega...
“Nessuno in particolare. Piuttosto ruberei almeno una decina di centimetri ad una russa: magari alla Sharapova. Per servire meglio mi farebbero molto comodo!”.
La giocatrice più simpatica del circuito?
“Che domande, Roberta Vinci naturalmente”.
E la più antipatica...
“Maria Shrapova. Lei è sicuramente quella meno facile da affrontare. Due anni fa agli Us Open mi ha fatto fare solo un game”.

Un aggettivo per definire ciascuna delle tue compagne in maglia azzurra...
“Francesca è un personaggio, Flavia una “mezza” sorella e Sara è la mascotte”.
Chi è Roberta Vinci?
“Semplicemente una ragazza normale innamorata del tennis”.

Ce l’hai un gesto scaramantico o un portafortuna?
“Niente del genere. Però ho una piccola coccinella tatuata sul polso sinistro”.

Qual è la tua giornata tipo?
“Sveglia alle 8.30, colazione, allenamento, pranzo, allenamento, cena. Fine. E poi c’è la dieta…che non è che mi piaccia molto, come a tutti del resto”.

E quella ideale?
“Nessuna sveglia, caffè e una bella prima colazione, passeggiata tranquilla possibilmente al sole, pranzo, “pennica” pomeridiana che ci sta sempre bene, cinema e pizza. Magari in compagnia di un bel ragazzo: hai presente quello dell’isola tropicale?”.
 

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