Australian Open 2010

Do svidania Sharapova

Primo match, prima sorpresa. La siberiana spreca e va ko al primo round (per la prima volta dal 2003) con la sua amica ed ex compagna di doppio Maria Kirilenko. 76(4) 36 64 il punteggio. Remo Borgatti

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Il cielo sopra Melbourne fa le bizze ma il tetto steso sulla Rod Laver Arena permette ugualmente la messa in onda del derby delle “due marie” con cui si inaugura l’edizione numero 98 degli Australian Open. Un tempo compagne in doppio (vinsero insieme il titolo sull’erba di Birmingham), Sharapova e Kirilenko si erano affrontate tre volte in carriera ma non succedeva più dal 2006.
La siberiana, accreditata della 14esima testa di serie e collocata nell’inferno del tabellone (la parte bassa, con le belghe, la Dementieva, etc…), sfoggia un abitino verde con tanto di finto negligè stretto in vita da un paio di nastri gialli che richiamano gli inserti delle scarpe; l’avversaria, di qualche mese più anziana, è invece giallo-nera.
Si parte con tre break consecutivi, tanto che la prima vera palla-break diventa quella che manderebbe la Sharapova avanti 3-1 tenendo finalmente il servizio; missione fallita ma qualche colpo più tardi Masha (la chiameremo così anche per comodità) ci riesce e il match sembra prendere subito la piega giusta al suo abito. Nel settimo gioco la Sharapova fallisce qualche occasione per il doppio-break e regola non scritta vuole che poi a regalare troppo si finisce per dover chiedere la carità. Infatti, un doppio fallo regala alla Kirilenko il pareggio e Masha deve ricorrere al servizio per trascinare l’ex-amica al tie-break.
Nel gioco decisivo del set d’apertura la Sharapova spolvera la riga con una formidabile risposta di dritto e coglie il primo mini-vantaggio sul 3-1 ma una sciagurata demi-volee in rete riequilibra la situazione (4-3) e da quel momento la siberiana non farà più un punto. Un dritto fuori misura e due rovesci in rete, il primo dopo aver tenuto saldamente in mano le briglie dello scambio, consegnano alla Kirilenko il primo set.
Il pubblico è diviso tra le due contendenti; c’è rispetto per il blasone della campionessa 2008 ma anche simpatia per l’abnegazione della Kirilenko, che a tratti si difende come faceva ai suoi tempi Arantxa Sanchez. Così anche il secondo set, partito sotto una buona stella per Masha (2-0), rischia di complicarsi con l’immediato contro-break operato da Maria (1-2).
Sharapova, che fatica a ritrovare l’assetto dopo il servizio e sbaglia qualche dritto alto di troppo, cambia marcia nella fase centrale del parziale, aiutata dal doppio fallo della rivale che la manda avanti 3-1. Masha serve per il set nel nono game, illude Maria sul 30-40 per poi demolirla moralmente con l’ace sulla palla-break: inutile, la classe è un vizio che non si perde proprio mai. Scampato il pericolo, Sharapova chiude 6-3 e stavolta la piega sembra quella giusta.
Nel terzo e decisivo set, Masha ha subito una palla per strappare la battuta alla Kirilenko ma per ufficializzarla deve ricorrere al falco, che le dà ragione: lunghissima occhiataccia alla giudice di linea, che era a due metri e non l’aveva chiamata, ma occasione che svanisce e con lei anche il primo gioco. L’ennesimo doppio fallo (alla fine saranno undici con nove aces) consegna alla Kirilenko il 2-0 e una risposta larga di Masha vale il 3-0. Daniele, al mio fianco e in partenza per il campo 3 su cui sta giocando la Pennetta, mormora un “si mette male” ed è buon profeta.
Nonostante il freddo della Rod Laver Arena, Maria è calda più che mai e non molla un punto che è uno; agevole il 4-1, determinante il 5-2, nel quale riesce a rimettere in campo due risposte al fulmicotone della Sharapova che meritavano miglior sorte. Al cambio di campo Masha mangia qualcosa e d’incanto ritrova l’energia: due ace e un gran dritto le garantiscono il 3-5 mentre la risposta aggressiva le permette di prendere a schiaffi (uno di dritto e l’altro di rovescio) le palline di Maria: 5-4 e per Kirilenko tutto da rifare.
Masha, che forse ha perso una parte del suo istinto killer, rientra in campo troppo molle e si fa prendere il tempo: 15-40 e due palle che valgono la prima grossa sorpresa degli Open. Salvato il primo, nel secondo Masha spedisce largo un dritto senza pretese e un caloroso applauso accoglie la vittoria di Maria. Tre ore e ventidue minuti di partita e 7-6/3-6/6-4 Kirilenko. Volevate le sorprese? Eccole: pioggia per tutti e tempesta per Masha, che non perdeva al primo turno di uno slam dal Roland Garros 2003, quando era ancora una bambina…

Remo Borgatti

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