ATP Zagabria

Cercando un altro Bolelli

Il ventiquattrenne di Budrio è stato battuto da Marchenko a Zagabria: per lui è l'undicesima sconfitta di fila. Viaggio al centro della crisi dell'atteso campione del tennis azzurro. Mastroluca

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Undici. Tante sono le sconfitte consecutive di Bolelli, undici eliminazioni al primo turno per il tennista di Budrio, ormai fuori dalla top-100, che non vince una partita dallo scorso agosto. Prima di questa serie non gli era mai capitato di perdere più di cinque volte di fila: come mi ricorda il nostro prezioso Christian Turba, era successo nel 2006, contro Reister al Challenger di Szczecin, da Sluiter al Challenger di Mons, a Vienna da Hrbaty, da Gonzalez a Basilea e da Carlsen ad Aachen, dove si era ritirato sul 46 34.

E i numeri della batosta subita con Ilya Marchenko a Zagabria non sono per nulla incoraggianti: solo sei game raccolti, in un 62 64 durato un'ora e ventuno. Ottantuno minuti che gli sono bastati per concedere sette palle break, praticamente una ogni undici minuti circa, e perdere quattro volte il servizio in nove turni di battuta. Desolanti le percentuali di punti alla risposta: 8 punti, il 24%, sulla prima del russo, ancora meno in valore assoluto, 6 su 17 (pari al 35%) sulla seconda.

E la scarsa efficacia alla risposta è il primo dei punti interrogativi nel gioco di Simone che Riccardo Piatti ha accettato di cancellare, prendendo in eredità da Claudio Pistolesi la gestione tecnica del venticinquattrenne di Budrio. Un rebus di difficile soluzione. Un rebus complicato nell'ultimo anno e mezzo da un paio di variabili intervenienti: lo strappo in Davis con successivo perdono e il matrimonio con Ximena. Riti di passaggio che hanno trasformato il ragazzo in uomo, ma che hanno forse ritardato il passaggio del giocatore-crisalide in una farfalla-campione. E sulle effettive possibilità di compimento di questa evoluzione rimane un significativo punto interrogativo.

Un punto interrogativo acuito dai limiti fisici del bolognese, che ha una struttura fisica pesante che gli impedisce una sufficiente reattività di piedi. Un limite che si bilancia con una sostanziale tenuta del servizio, con una seconda non così innocua, che troppo poco spesso Bole segue a rete. Allora perché, verrebbe da chiedersi, con un servizio solido concede così tanti break? La risposta sta tutta nella scarsa fiducia di Simone, che non vince tre partite di fila dal torneo di Monaco di Baviera del 2008 (quando ha raggiunto la finale, perdendo da Fernando Gonzalez). Un'autentica discesa agli inferi, che ha toccato il suo punto più basso l'autunno scorso, a Bercy, con la sconfitta nelle qualificazioni del Masters 1000 transalpino per mano di Vincent Millot, francese habitué del circuito Challenger, battuto in finale a Milano da Alessio Di Mauro l'anno scorso. E nei periodi di scarsa convinzione, di morale a terra, il servizio è il primo colpo a risentire delle difficoltà.

Sarà anche per questo che il Guardian, nel presentare il possibile cammino di Murray prima dell'inizio degli Australian Open (lo davano vincente contro Federer in finale), indicava già Gicquel come avversario dello scozzese al secondo turno: segno che nemmeno loro credevano molto che Simone potesse battere il francese. Purtroppo in questo avevano ragione.

Bolelli appare sempre più come un puzzle in cui i pezzi non combaciano. Ha un buon servizio, un dritto che vale quello dei migliori, tanto che la Garbin a Melbourne ha detto di avergli visto giocare colpi addirittura migliori di quelli di Federer. Ma è troppo asimmetrico, alla profondità e potenza che genera dal lato destro, unisce l'evidente debolezza dal lato sinistro, con rovesci a una mano troppo spesso prevedibili, coperti, e lungo la diagonale. Il lungolinea, che pure ha tentato, anche per costrizione trovandosi davanti a un avversario mancino, contro Nadal a Dubai, potrebbe essere una risorsa. Ma appare di difficile realizzazione proprio per l'atavica difficoltà di spostamento laterale che lo porta con più difficoltà a trovare gli appoggi giusti per accelerare di rovescio in lungolinea.

Questa pesantezza lo frena, anche, nel tentativo di aggirare il rovescio e provare il “dritto anomalo”, lungolinea o in cross, per timore di lasciare troppo campo. E risulta un auto-condizionamento limitante anche nella propensione alla verticalizzazione, alla chiusura del punto, entrando dentro il campo alla ricerca o dell'accelerazione da fondo colpendo d'anticipo o della soluzione di volo.

Probabilmente non gli è giovata più di tanto l'insistenza dei suoi coach e degli addetti ai lavori, sulle sue potenzialità, sulla prospettiva che un tempo appariva concreta di entrare nei primi venti se non di più. Sottolineature che hanno aggiunto ulteriori pressioni sulle spalle del bolognese, che non ha retto a dovere. Dopo il 2007, i primi risultati iniziavano ad arrivare. Ma per tutto il 2008 Simone ha moltiplicato singole prestazioni di rilievo, exploit isolati cui non riusciva ad abbinare la necessaria continuità di rendimento. In sostanza trasferiva sull'asse diacronico dello sviluppo della stagione quell'asimmetria che lo frenava nell'aspetto sincronico della diversa efficacia tra dritto e rovescio.

Nel 2008 ha battuto Baghdatis e Del Potro al Roland Garros, Gonzalez a Wimbledon (dove poi perse da Hewitt, valido sì ma lontano parente dell'ex numero uno del mondo), Simon a Roma, Cilic a Zagabria, Karlovic in Davis. Nel 2009, nonostante le difficoltà, ha lottato alla pari perdendo 76 al terzo da Gasquet a Dubai, e ha mostrato di potersela giocare con Nadal a Rotterdam e con Murray a Madrid.

Ma è sempre mancato qualcosa. Le vittorie, come quella con Del Potro a Parigi, hanno spesso preceduto fallite prove del nove: vedi la resa, tre set a zero, benché combattuti, contro Llodra sulla terra di Parigi.

La stessa dove, dodici mesi dopo, rimonta due set di svantaggio contro Jeremy Chardy ma cade sul suo ultimo metro, cedendo 6-1 al quinto. Getta la spugna con gran dignità, dopo aver battuto Tomas Berdych, il giocatore cui sembra più affine tra quelli che hanno raggiunto in maniera più o meno stabile la top-20 (in quella che resterà la sua unica vittoria contro un top-20 nel 2009 in dieci tentativi).

Come il ceco ha una certa idiosincrasia per la lotta, la battaglia, come il ceco in teoria si potrebbe trovare meglio sul cemento ma gioca bene su tutte le superfici, come il ceco imposta una distanza focale corta in troppe partite: sviluppa una successione di colpi, non gioca un match.

"Mi manca la fiducia per giocare i punti importanti" ha detto Bolelli. E i dati lo confermano. L'anno scorso, ad esempio, ha chiuso con 11 tiebreak vinti e dieci persi. Ma nei primi mesi dell'anno il record era di 5-0: con Starace a Sydney, due con Vliegen agli Australian Open e altrettanti con Bloomfield a Marsiglia. Da agosto ne ha persi due con Simon a Lione, uno da Korolev a Basilea, altri due con Gicquel in Australia, a fronte di uno solo vinto, contro Millot a Bercy. Nel 2008 il record era di 23-17, con tiebreak vinti anche in momenti e partite chiave, come i due con Mathieu (che d'accordo, non sarà esattamente un cuor di leone) in semifinale a Monaco di Baviera, i due su Bogdanovic e addirittura i tre su Gonzalez. Qualcosa, dunque, è cambiato. E non esattamente per il meglio.

Piatti sa di non avere una strada semplice, e sa anche che non si può salire su un treno in corsa e pensare di farlo deviare dalla rotta prestabilita prima della prossima stazione. “Entro un anno vedremo i risultati” ha detto. Speriamo solo non sia solo un vano esercizio dell'ottimismo della volontà.

Le 11 sconfitte consecutive:

Zagreb
R32 Illya Marchenko (UKR) L 2-6 4-6

Australian Open
R128 Marc Gicquel (FRA) 57 L 6-7(2), 6-7(3), 3-6

Doha
R32 Rafael Nadal (ESP) 2 L 3-6, 3-6

Masters 1000 Paris
Q1 Vincent Millot (FRA) 247 L 7-6(5), 4-6, 3-6

Basel
R32 Evgeny Korolev (KAZ) 58 L 6-3, 6-7(4), 2-6

Lyon
R32 Gilles Simon (FRA) 12 L 6-7(5), 6-7(5)

Mons
R32 Karol Beck (SVK) 81 L 7-5, 1-6, 4-6

Bucharest
R32 Nicolas Almagro (ESP) 30 L 4-6, 3-6

ITA vs. SUI
RR Roger Federer (SUI) 1 L 3-6, 4-6, 1-6

US Open
R128 Radek Stepanek (CZE) 16 L 4-6, 4-6, 4-6

New Haven
R16 Leonardo Mayer (ARG) 65 L 2-6, 4-6

Alessandro Mastroluca

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