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Morita, donna senza... diritti

Sapevate che la giovane nipponica, bimane da ambo i lati, è in realtà priva di un vero diritto? La russa Kulikovskaya ha invece eliminato il rovescio, grazie ad un veloce passaggio di mano. Ma le radici di questi strani fenomeni sono in Italia... Samuele Delpozzi

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In principio fu Monica Seles, capostipite di tutte le “quadrumani”. Con i suoi colpi anticipatissimi sconvolse gli stilemi del tennis classico, ancora aggrappato ai gesti bianchi di Graf e Navratilova, portando il gioco ad una nuova dimensione, l'aggressione a tutto campo.
A quasi vent'anni di distanza, quella che all'epoca era (illustre) anomalia, oggigiorno è realtà consolidata: non solo il rovescio monomane è virtualmente in via d'estinzione – sorta di gloriosa reliquia esposta in una teca museale, guardata dai moderni appassionati con misto d'ammirazione e sospetto – ma sull'esempio della fuoriclasse di Novi Sad il circuito femminile si è popolato d'una moltitudine di atlete bimani anche sul lato del diritto.
Giocatrici prevalentemente orientali, tradizionalmente a corto di centimetri e chili, costrette ad incrementare la spinta dei loro colpi piattissimi con l'ausilio di entrambe le mani. Tra le tante possiamo ricordare la giapponese Nakamura, le cinesi Peng, Yan e Tian Tian Sun, la taiwanese Hsieh o l'impronunciabile thailandese Noppawan Lertcheewakarn (lo ammetto, per scriverlo ho usato il copia-incolla).
Minori in numero, non mancano tuttavia alcuni valorosi modelli europei: su tutte l'ex top-10 e finalista di Wimbledon Marion Bartoli, – attuale capofila del tennis quadrumane – ma anche le iberiche Parra Santonja e Sanchez Lorenzo, l'”affettatrice” rumena Niculescu e la minore delle sorelle Kucova, Kristina. In casa Italia non possiamo certo dimenticare Francesca Lubiani e la “Seles di Modena”, Adriana Serra Zanetti.
E chissà quante altre, mai arrivate a favore di telecamera.

Un caso a parte è invece Ayumi Morita da Ota City – cittadina (si fa per dire...) di 200 mila anime nella prefettura di Gunma, poco distante dall'area metropolitana della Greater Tokyo.
La nipponica, 20 anni tra 10 giorni esatti, vanta già una certa esperienza nel circuito (professionista dal 2005) ed un best ranking di tutto rispetto, numero 64. Pochi giorni fa ha raggiunto a sorpresa le semifinali a Kuala Lumpur, sconfitta dalla giunonica “A-lindsay” Kleybanova, troppo potente per un peso piuma come lei. Ma tralasciando la giovane età, cosa la rende particolare, differente dalla torma di tenniste bonsai del Sol Levante?
Non certo il fisico, 164 centimetri per 54 chilogrammi appena.
Il gioco? Neppure: colpetti secchi ed anticipati, rigorosamente bimani, con razzi e controrazzi ai piedi.
E allora? La tecnica. Sì, perché dietro la facciata di quadrumanis vulgaris si nasconde una tennista originalissima, che di fatto gioca due rovesci... e nessun diritto! Ora vediamo come ciò sia possibile.
Partendo dall'assioma che Ayumi impugna con la destra – almeno al servizio, unico colpo eseguito (per ora?) ad una mano sola – il rovescio, giocato dall'angolo sinistro del campo, è assolutamente canonico. Dall'altro lato invece, quello che a prima vista può sembrare un altrettanto comune diritto destrorso, è al contrario un secondo rovescio, però mancino: questo filmato mostra chiaramente come la mano sinistra, grazie ad un abile gioco di prestigio, scivoli in fondo al manico diventando l'arto dominante. Dopo l'impatto la presa mancina viene abbandonata, lasciando la sola destra a stringere la racchetta a metà dell'impugnatura, pronta a riposizionarsi in base al colpo successivo.
Fantastico, no? E a dirla tutta, la Morita non è nemmeno la capostipite di questa singolare tecnica, già utilizzata dalla connazionale Akiko Morigami, ritiratasi al termine della stagione scorsa. Qui un contributo video anche su di lei.

Se in Giappone hanno dunque brevettato la tennista senza diritto, la fredda Russia ha invece dato i natali ad un esemplare di segno opposto, al secolo Evgenia Kulikovskaya (o Koulikovskaya).
Nata a Mosca il 21 dicembre 1978, agonisticamente pensionata dal 2004, vanta una discreta carriera da doppista (4 titoli WTA e best ranking 46) ed una più opaca in singolare (zeru tituli, al massimo 91°). Qualche appassionato – incluso chi scrive – la ricorderà forse per un match giocato sul centrale di Flushing Meadows contro la Seles, nel lontano 2001. Perse 6-1 6-4, neanche troppo male in fondo, mandando agli annali una strabiliante statistica: zero errori gratuiti di rovescio. Colpo infallibile? Quasi. Per l'esattezza... inesistente. La russa, ambidestra dalla nascita, aveva imparato a giocare passandosi la racchetta da una mano all'altra per colpire sempre di diritto, ora destrorso, ora mancino... e così ha continuato anche tra le professioniste, mai sfiorata dall'idea d'introdurre il rovescio nel suo arsenale.
Non è stata campionessa – dati gli ovvi limiti di praticabilità di una simile tecnica, in presenza di alte velocità e tempi ridotti – ma qualche soddisfazione pure se l'è tolta, magari a spese di qualche spiritosa che la salutava ridacchiando: “Come va il rovescio oggi? Ho saputo che non lo sbagli mai!”.
E se per noi italiani è meglio non ironizzare troppo, possiamo sempre consolarci con una sorta di primato storico anche nelle sopracitate tecniche, grazie ai fratelli Merlo. Il celebre Beppe infatti – protagonista dell'epopea azzurra all'epoca di Pietrangeli, Gardini e Sirola – fu uno dei primi atleti in assoluto ad adottare la presa bimane sul rovescio che, specularmente alla Morita, altro non era che un diritto mancino, ottenuto facendo scivolare la mano sinistra sotto alla destra. Il fratello Vittorio fu invece precursore della Kulikovskaya, un ambidestro munito di due diritti per ciascun lato di gioco.
E poi c'è chi dice che il nostro tennis non ha tradizione!

Samuele Delpozzi

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