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IL RITORNO DELLA NAVRATILOVA

Eastbourne 2002: Martina di nuovo in campo!

La Navratilova torna a giocare in singolare a 45 anni ed 8 mesi: sull'erba di Eastbourne batte la Panova e strappa un set alla Hantuchova! Ubaldo Scanagatta

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Dopo svariati trascorsi eterosessuali, Virginia Wade, l’ultima tennista britannica ad aver trionfato a Wimbledon (1977, l’anno del centenario dei Championships e proprio per quella ricorrenza sotto gli occhi della Regina Elisabetta), optò per il partito dei gay. Lo fece con grande discrezione, da inglese un po’ timida ed introversa, certo senza il cotè glamour di Martina Navratilova, peraltro più giovane ed esposta all’influenza del grande leader del Women’s Lob, l’americana Billie Jean King.

Quando però Rex Bellamy, grande inviato storico del Times, pose alla Wade la stessa domanda che è stata fatta in questi giorni a Martina Navratilova, e cioè se avrebbe amato avere dei figli, la bella “Ginny” dagli occhi verdi uscì allo scoperto con disinvoltura non inferiore al suo humour tipicamente British: “Certo che adorerei aver dei bambini, e che magari mi assomigliassero pure, ma al contempo ritengo che sarebbe molto meglio per loro…avere dei genitori di sesso diverso”.

Questione chiusa, archiviata. Dopo di che, però Ginny Wade, è rimasta sempre quella che era, simpatica ma al tempo stesso schiva. Mai le è venuto in mente di mettere in piazza i suoi amori saffici, mai si è fatta fotografare con questa e quella amante, biondone texane piuttosto che cestiste californiane, sciatrici del Colorado, piuttosto che scrittrici od attrici americane come ha fatto invece Martina Navratilova per amori quasi sempre conclusi in aule di tribunali, quasi sempre con l’ex cecoslovacca ingenuamente costretta a pagare gli alimenti a questa o quella ex amante…disinteressata.

Adesso Martina, forse la più grande tennista di tutti i tempi, 167 tornei vinti in singolare, 166 in doppio, sa che a 45 anni e 8 mesi “è difficile fare dei bambini, ma non è poi così difficile averne…adottandoli intendo. Tanti non hanno famiglia, tanti orfani soffrono in mille Paesi diversi, io ho cuore, ho soldi e sono pure simpatica! Perché non potrei aiutarne qualcuno? Sono convinta che sarei un’ottima madre!”.

Guai a mettere in dubbio le convinzioni di Martina. Si era ritirata dal tennis nel ’94, l’anno in cui con la Martinez in finale a Wimbledon si vide sfuggire il decimo storico titolo. Ma un paio d’anni fa ha ripreso a giocare, in doppio. E a Eastbourne eccola in gara anche in singolare, eccola battere prima la russa Panova, n.21 del mondo, e ieri strappare il primo set alla slovacca Hantuchova, n.11 del mondo: 2-6,6-2,6-2. E tutte le ragazze a guardarla, ad ammirarla. “L’ho fatto per scommessa. A Roma giocai bene nei quarti, e il mio preparatore atletico mi disse: ‘Tu e Natalia Zvereva vincerete presto un torneo di doppio…’. E io che non amo le scommesse come un’idiota riposi: ‘Se succede domanderò una wild-card anche per un torneo di singolare’. Vincemmo Madrid, chiesi la wild-card a Eastbourne sperando mi dicessero di no, e no sarebbe stato se Jennifer Capriati avesse accettato la wild-card, ed eccomi qua. Le ragazze, ieri la Panova oggi la Hantuchova non sono abituate a vedere qualcuna che fa serve-and-volley, che le attacca slice…mi diverte un sacco constatare che sono ancora competitiva a 45 anni e oltre, ma voi adesso non approfittatene per dire che il tennis femminile è scarso. Sono stata la miglior giocatrice sull’erba di tutti i tempi, che qualcosa mi sia rimasto è normale sommato sono stato, ma le migliori ragazze oggi sono molto più forti di una volta”. Comunque sia queste sono furibonde. Il ritorno di Martina le sta mettendo tutte alla berlina, top-ten escluse.

Ubaldo Scanagatta