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08/07/2010 10:51 CEST - Analisi

Nadal, più forte di tutto e di tutti

La repentina risalita al vertice del ritrovato leader. Un fuoriclasse recuperato nel fisico e nella testa, tornato più forte di prima. Luca Labadini

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Chissà se Milan Sterba ha visto la finale di Wimbledon. Chissà se l’ha vista insieme a Sean Corvin. Giudice di sedia internazionale il primo, presunto guru di biomeccanica e riabilitazione il secondo, accomunati dalla formulazione di una serie di implacabili  sentenze : “La carriera di Nadal è destinata a finire presto, il capolinea è vicino”. “Non tornerà più quello di prima”. “Le ginocchia di Nadal sono paragonabili a quelle di uno di 33 anni”. Quello che sappiamo con certezza è che la finale dello scorso anno Nadal la guardò dal divano della sua casa a Manacor,  mentre la finale di quest’anno l’ha giocata e vinta sul campo centrale,poche settimane dopo aver trionfato anche in quella del Roland Garros. Di Sterba e Corvin , al momento, non si hanno notizie. Se la rapidità con cui lo spagnolo è tornato a dettare legge sul circuito ha sorpreso persino i suoi tifosi, essa ha letteralmente spiazzato i suoi detrattori. Solamente otto mesi fa, al termine del girone delle Atp World Tour Finals di Londra, in cui il maiorchino non raccolse un solo set in tre incontri, soltanto ipotizzare che dopo il torneo di Wimbledon avrebbe potuto essere quasi certo della permanenza al primo posto della classifica mondiale per tutto il 2010 era del tutto impensabile. Dopo che il mondo del tennis si è chiesto a lungo se avremmo mai rivisto Nadal mordere un altro trofeo, lo stesso ambiente oggi si chiede quanto durerà la sua nuova egemonia. Curiosa la voracità con cui si stravolgono giudizi formulati con  apparente fermezza e consapevolezza , sorprendente la facilità con cui si riaprono porte considerate chiuse a chiave per sempre. Il Nadal del 2010 è un giocatore diverso da quello che si era prepotentemente affacciato alla ribalta del tennis qualche anno fa. Il suo fisico si è asciugato, i suoi muscoli si sono ridimensionati, il suo tennis ha perso potenza. Rafa tira meno forte di prima, eppure vince come e più di prima. Paradossalmente, aver preso coscienza della sua diminuita esplosività muscolare lo ha reso ancora più forte mentalmente di quanto non fosse precedentemente. Sa di avere meno armi a disposizione, sa di non potersi permettere distrazioni, sa di dover centellinare gli sforzi durante la stagione e durante il match, sa, soprattutto, che la sua forza di volontà non è mai venuta meno e che la sua grinta è quella di sempre. La perdita di peso dello spagnolo è stata ritenuta condizione indispensabile dal suo staff medico per ridurre il carico della sua imponente muscolatura sulle proprie ginocchia, nell’ottica di minimizzare i rischi di infortuni gravi. Questa la motivazione ufficiale di un dimagrimento che non ha convinto chi ha spesso insinuato suoi ricorsi al doping. Voci con cui Nadal ha dovuto convivere dall’inizio della sua carriera, rinvigorite dalla parziale mancanza di risultati dello spagnolo lo scorso anno, irrimediabilmente ridimensionate dagli strabilianti successi di quest’anno. Voci che spesso hanno rappresentato un avversario in più da sconfiggere, ma che non hanno scalfito, se mai rafforzato, l’animo del giocatore. Spesso distratti a misurare con sospetto il volume del bicipite di Nadal, più di qualcuno ha sottovalutato che le armi migliori dello spagnolo sono le uniche che non si possono sviluppare in nessuna palestra: la testa e il cuore. Il Nadal versione 2009 aveva perso sicurezza,profondità dei colpi e cattiveria. L’improvvisa e inaspettata sconfitta contro Soderling a Parigi aveva di colpo minato ogni sua certezza. La strepitosa stagione di Federer , messo in dubbio le sue ambizioni di numero uno. Il divorzio dei genitori, turbato la sua serenità interiore. L’impossibilità di difendere il suo titolo a Wimbledon, causato un profondo scoramento. La tendinite alle ginocchia, instillato un dubbio nelle sue capacità fisiche. Il Nadal del 2010 sembra avere magicamente ritrovato tutto ciò che aveva lasciato per strada lo scorso anno. Fondamentale, in questo tragitto, l’incrollabile apporto di zio Tony, artefice di un rapporto spesso messo in discussione dai media ma mai da Rafa. Da quando è iniziata la stagione sul rosso, avversari dalle più svariate caratteristiche hanno provato a sbarrare la strada allo spagnolo. Le doti podistiche di Ferrer, il velenoso dritto mancino di Verdasco, il tennis regale di Federer,  la potenza di Soderling, l’eleganza di Berdych, il ritmo di Murray,l’estro geniale di Gulbis, che a Roma fu capace di metterlo in grosse difficoltà. Nadal, con la sua consueta tenacia ma che sembrava smarrita sino a poco fa, li ha respinti tutti . Nel corso degli ultimi tre mesi , l’unico in grado di batterlo è stato l’amico e connazionale Feliciano Lopez sul’erba del Queen’s. Una sconfitta inattesa ma indolore, che non ha in alcun modo inficiato il cammino e la fiducia dello spagnolo verso un nuovo successo a Church Road. E così, nonostante siano già stati formulati dei goffi tentativi di mettere in dubbio l’effettivo prestigio del successo di Wimbledon, reo di aver allestito dei campi in erba eccessivamenti lenti( ma gli stessi , identici terreni soltanto dodici mesi fa produssero un’apprezzatissima finale Federer-Roddick…), malgrado qualcuno provi a instillare qualche dubbio sulla valore di un verdetto del campo apparso inequivocabile, la stragrande maggioranza del mondo tennistico applaude e celebra l’ottavo torneo dello Slam del maiorchino, ottenuto alla giovanissima età di 24 anni, mettendo a segno due volte in soli tre anni il prestigioso double Roland Garros-Wimbledon. Nonostante l’entourage di Nadal sostenga che il tennista possa spingersi a giocare sino ai trent’anni , è verosimile pensare che, a causa del grande fabbisogno di energie fisiche e mentali che il suo tennis richiede, la sua carriera non duri così a lungo da poter impensierire il record di numero di Slam raggiunti da Roger Federer. Soltanto lui e il tempo ci diranno quanti anni resterà ancora a combattere nel circuito. In fondo, è secondario. Anche dovesse ritirarsi domani mattina, non ci sarebbe un solo suo tifoso più che orgoglioso per ciò che è riuscito a raggiungere, e per come lo ha fatto. Rafael Nadal è stato, è, e sarà per sempre nella storia di questo sport. I suoi gesti non potranno mai appagare totalmente gli esteti, ma molti aspetti del suo essere campione saranno sempre un esempio da imitare: il rifiuto della sconfitta, la supremazia dell’aspetto mentale su quello tecnico, la capacità di rispettare qualunque avversario ma di non temerne alcuno, l’umiltà di dimenticare ogni successo e di dedicarsi alla ricerca del prossimo, la consapevolezza di doversi migliorare sempre. Quanto a coloro che si ostinano a considerare le sue vittorie come un male per questo sport, la fondata speranza è che si dedichino al più presto a tutt’altro. Tarderà a nascere, se mai nascerà, un altro agonista come lui.

Luca Labadini

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker