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14/10/2010 12:17 CEST - PIATTI-BOLELLI

Pistolesi: "Chi risarcisce Bolelli?"

TENNIS - Il sodalizio Piatti-Bolelli, nato con Simone n.59,  muore con il bolognese a n.112. "Piatti non mi può seguire full time". Claudio Pistolesi, che lo aveva portato al n. 36 ATP, ironizza: “Chi risarcirà Simone per aver perso un anno e mezzo? Adesso, come minimo, la FIT lo porterà tra i primi 10…” Botta e risposta con Ubaldo nei commenti. Riccardo Bisti

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Il 21 Maggio 2009, quando è finito il sodalizio con coach Claudio Pistolesi, Simone Bolelli era numero 59 ATP. Sotto la guida del coach romano aveva scalato oltre 200 posizioni, arrivando al numero 36 e allo status di numero 1 d’Italia. All’epoca il bolognese aveva 23 anni e in molti pensavano che fosse pronto ad esplodere, ad attaccare i top 20 o magari qualcosa di più. Lui stesso, giustamente, non ha mai nascosto le sue ambizioni. Da un giorno all’altro si trovò su piazza, tanto che alcuni coach lo contattarono. Seguito temporaneamente da Massimo Sartori per Parigi e Wimbledon, Bolelli si prese un po’ di tempo (aveva pensato a Eduardo Infantino e Josè Perlas), poi optò per Riccardo Piatti. Il coach comasco ha fatto grandissime cose con Ivan Ljubicic (preso cucciolo, portato al numero 3) e in precedenza con Renzo Furlan, Cristiano Caratti e (sia pure in misura minore) con Christian Brandi e Federico Mordegan. Si pensava che l’esperienza e le capacità di Piatti potessero dare una svolta alla carriera del “Bole”. Lui stesso, alla sua prima apparizione con Piatti al seguito (Umago 2009), mi disse (e il virgolettato risale ad allora) : “Riccardo era l’opzione numero uno. Per adesso siamo in prova fino allo Us Open, poi vedremo. Lavoriamo insieme da poco, 2-3 settimane, dobbiamo ancora vedere come ci troviamo. Ma i presupposti sono ottimi, lui è un grande coach. Mi fa molto piacere, è una grande occasione. Era una decisione importante: ho quasi 24 anni e il coach che prendo adesso sarà quello che mi dovrà portare a compiere l’ultimo, definitivo salto di qualità”.

Voglia di un coach a tempo pieno
A distanza di 15 mesi, il rapporto si è sciolto. E c’è un dato che fa male a Simone e a tutti gli appassionati: il 13 Ottobre 2010, è numero 112 ATP dopo essere precipitato al 143 lo scorso 19 Aprile. Al di là delle parole di circostanza (l’apprezzamento mostrato da Bolelli sul piano umano), non si può dire che la partnership sia stata fortunata. Con Piatti al suo fianco, Bolelli ha giocato 82 partite nel circuito, con un bilancio di 46 vittorie e 36 sconfitte. Non sarebbe male, non fosse che buona parte dei successi arrivano dai tornei challenger o dalle qualificazioni. Solo nove sono arrivate nei tabelloni principali dei tornei ATP, più due in Coppa Davis (contro Ignatik e De Bakker). Nel mezzo c’è stata una lunga striscia di sconfitte (da settembre 2009 a marzo 2010). In primavera c’è stata una ripresa, con alcuni tornei giocati bene (Barcellona, Roma, la qualificazione a Parigi e la vittoria al challenger di Torino), ma è stata più lenta del previsto, tanto che la classifica di Bolelli è ancora a 3 cifre. Le voci di una possibile separazione con Piatti risalgono a circa un mese fa, durante lo Us Open. Nella sua rubrica sulla rivista “Il Tennis Italiano”, lo stesso Piatti le ha poi smentite dicendo che non era andato a New York per ragioni personali. Fino a oggi, quando è arrivato l’annuncio della separazione e della nuova collocazione (temporanea? Definitiva?) presso il Centro FIT di Tirrenia. Nelle sue dichiarazioni, Bolelli dice di aver bisogno di un coach che lo segua a tempo pieno e che Riccardo Piatti non era in grado, a causa del suo impegno con Ljubicic, di seguirlo come avrebbe voluto. “Quest’anno sono andato in giro quasi sempre da solo”. All’inizio della collaborazione con Piatti, chiedemmo a Simone proprio della possibile incompatibilità tra la programmazione dei due. Rispose così: “Per quanto riguarda Ljubicic, devo dire che abbiamo preferenze simili, dunque spesso giocheremo gli stessi tornei. Questo permetterà a Riccardo di seguirci entrambi. Poi potrà capitare che ci siano 4-5 tornei l’anno in cui potrei andare solo con il preparatore atletico, ma l’intenzione è quella di collaborare a stretto contatto. Riccardo mi sembra coinvolto, entusiasta quanto me di questo progetto”.

“La FIT lo porterà tra i primi 10?”
“Forse è stato troppo bravo Ljubo” attacca Claudio Pistolesi, ex coach di Bolelli che oggi segue Michael Berrer e porta avanti un interessante progetto con la federazione tedesca “Quando hanno iniziato a lavorare insieme, Bolelli e Ljubicic erano quasi alla pari (il 24 Luglio 2009 il croato era 50 ATP, l’azzurro 67, ndr). Ma Ivan è talmente un grande campione che è salito di nuovo tra i primi 20 e lo ha costretto a dargli la priorità a suon di risultati”. Pistolesi è la persona giusta a cui chiedere un commento: pochi conoscono meglio di lui il Bolelli tennista. “Simone va a Tirrenia? Beh, credo che i campi da tennis abbiano le stesse dimensioni in ogni parte del mondo. Non importa se Tirrenia o da qualsiasi altra parte. Ciò che conta sono le persone. Simone deve avere una guida, vedremo chi sarà. Furlan può essere l’uomo giusto, ha grandi qualità e la giusta esperienza, bisogna vedere se avrà voglia di viaggiare. Con la Schiavone ha fatto grandi cose, durante il Roland Garros mi sembrava di vedere un Furlan in gonnella”. Il coach romano non si tira indietro quando gli si ricorda come siano cambiati i tempi da quando Bolelli restituiva la tessera FIT per seguire un progetto individuale. “In realtà Simone “lavora” per la FIT già da parecchio: gioca con il logo di SuperTennis sulla manica e ha accettato la wild card al Foro Italico, mentre a suo tempo disse che avrebbe giocato tranquillamente le qualificazioni. In fondo la FIT ha sempre detto che è tornato all’ovile. Adesso, sotto la guida della FIT potrà certamente raggiungere i primi 10, forse anche meglio, lo stesso che dicevano quando lo allenavo io. Con me è salito a numero 36 ATP e qualcuno lo considerava un risultato scarso, adesso è 112”. Pistolesi non dimentica Piatti “Sia chiaro che i cattivi risultati degli ultimi mesi non sono colpa di Riccardo, che è un grande coach e mi fa piacere che Simone lo abbia pubblicamente ringraziato. La verità è che Simone ha perso un anno e mezzo, e mi domando chi possa risarcire lui e tutti gli appassionati. Può ancora ottenere i grandissimi risultati di cui tanti parlavano, qualcuno diceva che dopo Federer e Nadal c’era lui, ma oggi è fuori dai primi 100. Secondo me, per quello che abbiamo fatto insieme, si poteva ambire ad entrare tra i primi 20. A fine 2009 penso che ce l’avrebbe fatta, era un processo naturale. Adesso starà alla FIT portarlo ai massimi livelli”.

L’utilità di Tirrenia
Pistolesi dice la sua anche sul Centro Tecnico di Tirrenia, inaugurato nel 2004 e da cui non sono ancora usciti giocatori di caratura internazionale, eccezion fatta per Matteo Trevisan “Che però ha cominciato a crescere quando è passato sotto la guida di Fanucci. Ho come l’impressione che la FIT abbia l’ansia di dimostrare che Tirrenia serva a qualcosa, mentre fino ad oggi non è stato così. Ritengo Furlan un ottimo allenatore, credo che potrebbe fare il coach privato. Il fatto è che dopo 6 anni non si può continuare a pianificare: il presente è il futuro di ieri, non c’è più credibilità. Adesso già si parla di Gianluigi Quinzi, a cui auguriamo tutti un gran bene: ma a parte che eccessive pressioni possono danneggiare il ragazzo, che facciamo con tutte le annate prima di lui? Le buttiamo via?” Ultimamente si sono diffuse alcune voci secondo cui potrebbe esserci un riavvicinamento tra la Federazione e i coach privati, tanto che a Tirrenia potrebbero esserci novità a breve “Me lo auguro, vorrebbe dire che Binaghi ha fatto marcia indietro: metterebbe in mano la struttura a chi aveva definito “gestori delle disgrazie del tennis italiano al maschile”. Personalmente, e ormai sono passati 5 anni, avevo proposto che alcune accademie private sparse sul territorio fossero investite della carica di Centri Tecnici. All’epoca non mi diedero ascolto”. Al contrario di quello che ha fatto la federazione tedesca, tanto da nominarlo docente degli allievi maestri (con tanto di targa, consegnatagli proprio nei giorni scorsi). Insomma, una scuola di coach di alto livello, proprio quella che (per ora) manca in Italia. Ma questa è un’altra storia.

Riccardo Bisti

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17 Ottobre 2004

 Il qualificato num. 185 del mondo Jerome Haehnel è l'inatteso vincitore del suo primo titolo Atp a Metz, in Francia. Batte in finale il connazionale Richard Gasquet col punteggio di 7-6, 6-4. Era la prima finale per entrambi i tennisti.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker