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23/10/2010 14:19 CEST - Tennis Italiano

Quinzi: la grande speranza

TENNIS - Il noto giornalista Charles Bricker visita l'accademia di Bradenton per osservare il piccolo fenomeno italiano in striscia positiva da 37 incontri consecutivi. Per Bollettieri: "quel ragazzo ha soltanto 14 anni ma non c'è nulla che lo spaventi”. Traduzione a cura di Tino Cianciotti

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Mi trovo all'ingresso del campo in terra battuta della IMG Academy di Bollettieri in Bradenton, Florida, e sto guardando un ragazzino 14enne, alto 183 centimetri, che vanta una striscia di 37 vittorie consecutive. Sta allenando il suo rovescio incrociato con uno sparring partner e sembra impegnato a tenere a bada l'eccitazione.

In passato ho visto troppi tennisti 14enni -ed anche 15enni- il cui gioco lasciava prevedere che avrebbero dominato il circuito dei professionisti entro cinque o sei anni. E ho anche assistito a ciò che improvvisamente è accaduto alle loro promettenti carriere: un' improvvisa perdita di interesse, la passione per le ragazze, i video games e l'influenza asfissiante dei loro genitori.

Ma sono anche consapevole che questo ragazzino chiacchierone originario di Porto San Giorgio, una piccola cittadina costiera italiana, potrebbe essere diverso. Ne scopriremo di più nel giro di un paio di settimane quando Gianluigi, alla sua tenera età, sarà impegnato nel primo torneo professionistico, l'ITF Futures di Guadalajara, Messico (15,000$).
Nervoso? Gianluigi Quinzi ostenta una sicurezza tutta italiana: “No”, dice accompagnando la risposta con un movimento del capo, “I miei avversari avranno intorno ai 21 anni e la pressione sarà tutta per loro. Io ne ho solo 14: se perdo poco importa.”

Gianluigi dovrà superare le qualificazioni per accedere al tabellone principale ma le sue parole non tradiscono alcun timore: “Voglio incassare il primo punto ATP!” esclama con l'aria di chi voglia mettere sotto vetro il primo dollaro guadagnato. “Se gioco bene come ho fatto finora posso vincere dei match”.

Il suo gioco è così promettente da aver attirato l'attenzione di Eduardo Infantino, ex allenatore di tante star. All'Academy di Bollettieri è invece seguito dall'ex tennista Eduardo Medica, il quale sta allenando Gianluigi in vista del suo primo torneo professionistico. Ciò significa che è giunto il momento di cambiare passo: “Il tennis dei junior è più leggero, i professionisti devono essere più aggressivi” dice un Quinzi ormai consapevole di cosa significhi passare al livello successivo. Non vede l'ora di andare in Messico benchè questa trasferta non significhi che al primo debba seguire una serie ininterrotta di tornei professionistici.

Il team di Gianluigi non sta forzando la mano: questo torneo ITF servirà solo a testare il suo gioco alle prese con avversari più duri del solito. Poi si procederà passo dopo passo.
Il circuito ITF sarà una prova ben diversa dalla serie di Grade 5 in cui Quinzi ha spadroneggiato finora. I Grade 5 hanno un valore piuttosto basso nell'ordine gerarchico del circuito Junior, ma 37 vittorie consecutive sono pur sempre 37 vittorie consecutive. E molte di esse sono state ottenute con punteggi perentori: 6-0, 6-1; 6-0, 6-2.

Gianluigi Quinzi occupa la posizione n.344 del ranking ITF Junior, 11esimo tra gli italiani. I tennisti che lo precedono, però, sono tutti molto più grandi di lui.

Gli ho chiesto se ricorda quale sia stata la sua ultima sconfitta. Mi risponde giocherellando con la croce di legno che porta al collo, un regalo di suo padre. La stessa croce cui dà un bacio dopo ogni punto conquistato: “Mmm....è stato quest'anno. Si lo ricordo: è stato in Spagna sulla terra rossa”.

Il ragazzino colpì la sua prima palla all'età di due anni incoraggiato da suo padre Luca, il quale si trova adesso accanto a me a bordo campo e assiste pensieroso all'allenamento su terra rossa di suo figlio. “Ha soltanto 14 anni ed è già alto 183 centimetri: dove crede potrà arrivare?” gli chiedo. “Spero non cresca troppo” mi risponde Luca Quinzi, appena più alto di suo figlio. “Non voglio diventi un Karlovic o un Isner” conclude scherzando.
La personalità del ragazzino? “E' mezzo italiano e mezzo americano. Ama lo sport e la musica. E adora parlare, parlare parlare” mi risponde Luca.

La qualità del tennis di Gianluigi è cresciuta rapidamente e all'età di otto anni ottenne una borsa di studio per l'Accademia di Bollettieri. La sua personalità ha subìto, quindi, una sorta di adeguamento culturale. Luca sorride: “A noi italiani piace dormire, gli americani preferiscono fare le cose di fretta. Troveremo una mediazione.”

“Quanto potrà migliorare il suo tennis?” Chiedo a suo padre, pur essendo consapevole di quanto poco imparziale possa essere l'opinione di un genitore. “Non so”, risponde Luca tradendo, però, grandi aspettative. Ed è ciò che lo stesso Gianluigi desidera, benchè non sia ancora una questione di vita o di morte.

“Ho la forza di carattere di mio padre” dice il ragazzino “ma mentalmente sono più simile a mia madre: lei era una campionessa di sci e mi dice di mettere in conto le sconfitte. Mio padre, invece, sostiene che bisogna vincere, vincere, vincere.”

Per quanto coinvolto nella carriera di suo figlio, Luca preferisce non allenarlo: “Abbiamo un team” dice “quando mio figlio andrà in Messico io tornerò in Italia.”
Dopo un paio di tornei pro in terra messicana Gianluigi farà ritorno all'Academy per giocare l'annuale Eddie Herr Junior Tournament under 16 per poi partecipare all'Orange Bowl 16s a Key Biscane.

Prima di andar via incontro Nick Bollettieri e gli parlo del motivo per cui sono lì: dare un'occhiata a Gianluca Quinzi. Il volto di Nick si illumina: “Lascia che ti dica una cosa”, mi dice col tono di chi sta per dichiarare qualcosa di importante, “quel ragazzo ha soltanto 14 anni ma non c'è nulla che lo spaventi”.
 

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