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30/10/2010 04:13 CEST - US Davis cup

Courier nuovo coach Usa di Davis

TENNIS - Sarà Jim Courier, ex numero uno del mondo e vincitore di 4 Slam, a capitanare la Davis americana dopo Patrick McEnroe. Riuscirà Red Jim a mettere da parte il suo ego preponderante e lasciare il dovuto spazio ai giovani, come a suo tempo fece Patrick? Il profilo di un giocatore spesso snobbato da molti, ma che in realtà, ha dimostrato di essere un grande campione. “Sarà un esperienza affascinante”. Le due vittorie a Roma (1992 e 1993) raccontate da Ubaldo. Danilo Princiotto

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Jim Courier
Jim Courier

Gran lavoratore, grande campione
"Meno male che doveva essere un numero uno del mondo di transizione. Lo hanno detto, e scritto in tanti, fin da quando Jim Courier spodestò Stefan Edberg dal trono del tennis, ma lui, questo ragazzone dai capelli rossi e dalla carnagione lattiginosa coperta di efelidi, è un tipo troppo solido, come il suo tennis del resto, per lasciarsi impressionare. E così continua a vincere torneo dopo torneo e ad aumentare il suo distacco nei confronti di chi, si chiami Edberg, Becker, Sampras o Stich, sembra avere tanta più classe di lui e invece ha forse soltanto più stile”. Esordiva così il nostro Ubaldo il 18 Maggio del 1992 dopo la finale degli Internazionali d’Italia vinti da Red Jim su Carlos Costa in tre set (per la cronaca 7-6 6-0 6-4). Proprio un gran lavoratore l’americano, che nel contropiede aveva la sua arma migliore e nel corso della sua carriera ha vinto 2 Roland Garros e 2 Australian Open, rimanendo in vetta alle classifiche mondiali per 58 settimane. Dopo essere entrato nel Black Rock tour, lo statunitense ha raggiunto un altro grande obiettivo della sua carriera: diventare capitano di Coppa Davis.

Il nuovo incarico
L’U.S. Tennis Association ha deciso di puntare sulla grinta e sulla capacità di Courier di essere sempre un passo avanti dal punto di vista del lavoro e della dedizione. “Essere capitano di Davis è sempre stato un mio obiettivo. Ho sempre detto che se mi avessero dato una chance io non avrei mai rifiutato” ha detto Courier. “In sostanza ho due obiettivi principali: aiutare i nostri giocatori a esprimersi al meglio delle loro possibilità e vincere quanto più possibile”. Molto semplice a dirsi ma naturalmente più complicato a farsi. Sorprende, o forse no, la convinzione di Jim in un compito che si dimostrerà molto difficile. Roddick è in fase calante, Blake sulla via del ritiro, Fish non garantisce il massimo della sicurezza. Gli unici su cui Courier dovrebbe contare sono i gemelli Bryan, che comunque dovrebbero avere qualche anno ancora ad alto livello. Il futuro prossimo è rappresentato da Isner e Querrey che pur essendo stabilmente nei primi trenta al mondo, difficilmente faranno mai parte dell’elite del tennis mondiale. E’ proprio qui che entra in gioco Red Jim, vincitore della coppa Davis nel 1992 e nel 1995; il nuovo capitano dovrà emulare da questo punto di vista, ciò che ha fatto il suo predecessore. Quando McEnroe è diventato capitano del team Usa, Blake aveva 20 anni ed era solo No. 214, Roddick ne aveva 18 ed era No. 325; i gemelli Bryan erano No.22. Dopo il ritiro di Courier e Sampras e Agassi in fase calante, non era facile mettere in piedi un nuovo team, ma Patrick ce l’ha fatta e nei suoi dieci anni è riuscito a conquistare un insalatiera contro la Russia nel 2007, con la squadra sopra citata. La realtà è semplice: in questo momento gli Usa non sono all’altezza delle grandi squadre come la Spagna, la Serbia o la Francia, e magari anche l’Argentina; l’unica speranza è rappresentata da un reale investimento sui giovani talenti. Lo stesso McEnroe prima di lasciare la squadra si è rivolto al nuovo capitano, suggerendogli qualche giovane promessa; e Jim non si è fatto pregare, assicurando che aiuterà i giocatori su cui il più piccolo dei Mac avrebbe puntato, come Donald Young e Harrison (”E’ un’ottima opportunità per integrare la volontà dei giovani con l’esperienza dei veterani”). La volontà non manca, l’ottimismo neanche; che Courier sia davvero la persona giusta per la rinascita del tennis Usa? Solo il tempo ci darà una risposta ma nel frattempo, molti addetti ai lavori credono in Red Jim e lo considerano l’uomo migliore tra i vari candidati (Washington, Gilbert, Martin).

Dicono di lui
Molti hanno dunque espresso un parere positivo sull’ex numero uno del mondo a partire dal kid del Nebraska, Andy Roddick che ha espresso un giudizio su Twitter ”Jim Courier nuovo capitano di coppa Davis….ottima scelta”. Andre Agassi ha invece definito questa “Una scelta ispiratrice. Jim ha l’intensità e la concentrazione necessaria. Conosco le sue potenzialità da grande lottatore e lavoratore e sono certo che sarà un bene per il nostro tennis e per i fans. Sono fiducioso”. Patrick McEnroe è invece convinto che “Questo sia un momento di transizione e Jim rappresenta l’alternativa fondamentale in questo momento. Adesso è pronto per i grandi scenari e sono eccitato all’idea di poterlo aiutare”.

La sua personalità
L’unica perplessità che da più parti è stata mossa al quarantenne Courier, parte dal suo ego e dalla pazienza che alla lunga potrebbe abbandonare lo statunitense; un uomo dalla personalità forse un po’ troppo morbida per il ruolo che copre, e per certi versi pericolosa al fine della riuscita del suo progetto. Questo Courier lo sa, e non si nasconde, prendendosi le sue responsabilità: “Sono consapevole di questo ma la coppa Davis per me è tutto. E questo ruolo mi spingerà a migliorare, se devo farlo, sono pronto e convinto di riuscirci”. Un misto tra coraggio ed incoscienza: questo era Jim Courier e questo sarà nella sua nuova avventura, nonostante le difficoltà che incontrerà e le critiche a cui sarà inevitabilmente sottoposto, lui è sempre convinto di farcela, di andare al di là delle sue possibilità, ogni volta di più.
“Ecco, in Courier c’è quel mix di presunzione ed umiltà che l’hanno aiutato a trasformarsi da ottimo giocatore in campione. E’ convinto di poter battere tutti, su ogni superficie, ma non sottovaluta mai nessuno. Gli altri parlano come lui ma non ne sono altrettanto convinti. E lavorano di meno. Per questo Jim Courier è il n.1 del mondo, con buona pace degli esteti che simpatizzano per tennisti dai tocchi magari più raffinati dimenticando che oggi per primeggiare bisogna avere anche grande continuità di risultati. Come Courier, appunto.” ( cit. Ubaldo Scanagatta).

ECCO I PEZZI SCRITTI DA UBALDO DOPO LE DUE VITTORIE DI COURIER AL FORO ITALICO

ROMA 1992

Meno male che do­veva essere un numero uno del mondo di transizione. Lo hanno detto, e scritto, in tan­ti, fin da quando Red Jim Courier spodestò Stefan Edberg dal trono del tennis, ma lui, questo ragazzone dai ca­pelli rossicci e dalla carna­gione lattiginosa coperta di efelidi, è un tipo troppo soli­do, come il suo tennis del re­sto, per lasciarsi impressio­nare. E così continua a vin­cere torneo dopo torneo, ad aumentare invece il suo di­stacco nei confronti di chi, si chiami Edberg, . Becker, Sampras o Stich, sembra avere tanta più classe di lui e invece ha forse soltanto più stile.

Quello che ha vinto ieri qui al Foro Italico (32 gradi, caldo quasi insostenibile, ma tribune piene coem uova) a spese del ca­talano Carlos Costa che non aveva perso un set in tutta la setti­mana e si è trovato suo mal­grado a cederne tre di fila, è il terzo torneo consecutivo che Jim conclude da trionfa­tore, dopo Tokyo e Hong Kong, e il quarto dell'anno cominciato alla grande con il successo nell'Open d'Au­stralia a Melbourne e il coraggioso tuffo (per scom­messa) nel fiume Yarra infestato dai topi.

Ieri Red Jim _ primo n.1 Atp a vincere a Roma dal 1988 (Lendl) _ non si è buttato nel Teve­re, dopo aver sofferto un po' nel primo set e dominato gli altri due, forse perché ormai que­sto ragazzone tutto muscoli e yogurt di Dade City si sta abituando a provare le forti emozioni dei grandi che vin­cono sempre, anche se dice: «Vincere non stanca mai, non ci si annoia mai. Non c'è niente di più bello che chiu­dere un torneo imbattuti... non so che cosa abbia fatto Mansell oggi nel gran pre­mio di Formula Uno, ma sono sicuro che se ha vinto sarà felice come se non avesse già vinto quattro volte».

Fino allo scorso anno — fino al Roland Garros in cui sor­prese tutti, a cominciare da Edberg, Stich e Agassi battu­ti in successione dai quarti in poi — Courier non aveva mai vinto un torneo sulla terra battuta. Ora che ha vinto i due appuntamenti più impor­tanti, come si fa a non rite­nerlo il più forte in assoluto anche su questa superficie, il favorito numero uno per il prossimo Roland Garros che comincia lunedì 25 maggio? Nel corso di tutto il torneo romano Red Jim ha ceduto soltanto due set — uno all'argentino Miniussi nei quarti, l'altro al tedesco Steeb in semifinale — ma ha sempre chiuso da dominatore nel set decisivo. Quel che fa impressione, in lui, è la forza fisica, la capa­cità di sparare dritti e rovesci senza soluzione di continui­tà, senza concedersi e con­cedere respiro. Niente pare arrestarlo, neppure un erro­re arbitrale o, come è suc­cesso ieri nel primo set, un paio di punti fortunosi fatti dall'avversario con l'aiuto del net.

E se appena appena Courier si trova un tantino in difficol­tà sul proprio servizio eccolo tirar fuori in quei momenti le battute più ficcanti. A riprova di ciò basti dire che ieri fino al 2 a 1 del terzo set — dopo aver vinto primo e secondo set per 7-6, 6-0, Courier aveva concesso ben nove palle break a Costa ed era sempre riuscito ad annullar­gliele. Quasi tutte diretta­mente cól servizio. Alla fine lui avrebbe messo a segno 8 aces e 0 doppi falli, pur aven­do servito il 64 per cento del­le prime palle, mentre Costa, che pure è senz'altro il tenni­sta che serve me­glio fra i vari spagnoli, si sarebbe dovu­to accontentare di 4 aces e lamentare di 3 doppi falli.

Insomma la partita si è prati­camente chiusa col primo set, perché dopo Costa è crollato di schianto —come ha detto lui stesso alla fine e come ha dimostrato il fisiote­rapista chiamato all'inizio del terzo set — risentendo probabilmente dello stress psicologico di chi si ritrova a disputare la prima finale importante d’un grande torneo con la nuova responsabilità di essere di­ventato uno dei primi dieci tennisti del mondo.

In quel primo set, molto bello e durato un'ora e 10 (2h e 32m il tempo totale), le mi­gliori occasioni le aveva avute proprio Costa, capace di improvvise accelerazioni e variazioni di schemi che frastornavano un po' Cou­rier, più affezionato a ritmi senza sobbalzi e in difficoltà nel leggere le trame del ca­talano.

Costa si era conquistato tre palle break sul 2 pari, altre tre sul 4 pari, offrendone una sola all'americano che ha poi vinto il tiebreak sfruttan­do al meglio il solito gioco di pressione. Ed è stato lì che Red Jim si è messo in tasca una cambiale di 179mila dol­lari per poi passare, due set più tardi, regolarmente al­l'incasso.

“Vincere un torneo come Roma mi dà fiducia per i prossimi tornei, per il Roland Garros in particolare, ma non mi sento uno specialista della terra rossa. Piuttosto credo di ugualmente su tutte le superfici (tranne l’erba forse…), senza essere imbattibile da nessuna parte”.

Ecco, in Courier c’è quel mix di presunzione ed umiltà che l’hanno aiutato a trasformarsi da ottimo giocatore in campione. E’ convinto di poter battere tutti, su ogni superficie, ma non sottovaluta mai nessuno. Gli altri parlano come lui ma non ne sono altrettanto convinti. E lavorano di meno. Per questo Jim Courier è il n.1 del mondo, con buona pace degli esteti che simpatizzano per tennisti dai tocchi magari più raffinati dimenticando che oggi per primeggiare bisogna avere anche grande continuità di risultati. Come Courier, appunto.

ROMA 1993

Il colpo migliore di Courier? Il contropiede. E' in contropiede,infatti, che Red Jim ha preso tutti noi addetti ai lavori ma per primo unirriconoscibile Ivanisevic. Tutti, Goran incluso, si attendevano una grande finale, magari anche la migliore nella storia del cinquantenario, e comunque un match equilibrato. Tutte attese che sono andate deluse. Ivanisevic, lungo ed esile come un giunco, è stato letteralmente spazzato via dal campo centrale del Foro Italico, come se fosse stato preso in pieno dall'uragano Andrew, quello che
lo scorso ottobre in Florida per poco non scoperchiò anche la casa di Red Jim a Dade City. L'uragano della Florida questa volta si chiamava Jim, e soffiava talmente forte da spingere Ivanisevic qualche metro dietro la riga di fondocampo: <Sembravo Gabriela Sabatini, anche se questo non è un torneo femminile _ diceva con la sua voce da orco un Ivanisevic a fine gara più infuriato che mai _ davvero non so chi c'era in campo, davvero non io>.E' finita 6-1,6-2,6-2, una delle quattro finali più a senso unico che si siano mai giocate agli Internazionali d'Italia, anche se proprio nella prima edizione del 1930 il grande Big Bill Tilden lasciò solo quattro giochi al nostro De Morpurgo, anche se nel '73 Nastase ridicolizzò Orantes 6-1,6-1,6-1, anche se due anni fa la finale non fu neppure portata a termine perchè Mancini, strappato, si ritirò sul 6-3,6-1,3-0 per Emilio Sanchez. Che non fosse una giornata di vena per Ivanisevic lo si è capito fin dal primo game in cui ha servito. E' stato subito break a zero per il suo avversario con un doppio fallo sullo 0-40, ed ecco così il 2 a 0 di vantaggio per un Courier che di vantaggi davvero non aveva bisogno. Temendo che il croato potesse da un momento all'altro ritrovarsi, e soprattutto ritrovare il suo terrificante servizio, Courier stava ben attento a non distrarsi, a non regalare un punto, e anzi, nel desiderio di tenere sempre e comunque l'iniziativa, finiva per affacciarsi a rete molto più spesso del solito.Con ottimi risultati. A dispetto del punteggio, che sembra più severo nel primo set che non negli altri due, proprio il primo set è stato quello nel quale Courier ha corso almeno qualche rischio sul proprio servizio. E lì il risultato era ancora tutto fuorchè scontato. Sul 2 a 0 si è trovato infatti sotto per 15-40, sul 3 a 1 per 30-40. Ma non avrebbe concesso, quel diavolo con i capelli più rossi di Budge e Laver, nessun altra pallabreak fino a tre punti dalla fine. C'è quasi da credere che Ivanisevic se lo sentisse. Infatti quando il lungo irascibile Goran si è visto sfuggire anche l'opportunità del controbreak nel quinto game del primo set _ ed ha sciupato successivamente un vantaggio per arrivare almeno al 4 a 2 _ lo si è visto perdere completamente le staffe. Imbufalito ha lanciato via la racchetta, così lontana e così violentemente da spaccarla. Inevitabile l'ammonizione. Neppure le grida semi-isteriche di una ragazzina, che urlava in modo quasi straziante, e con una vocetta stridula <Goraaaaan, Gooraaan, sei stupendooo!>, muovevano a compassione l'implacabile Red Jim che anzi proprio dopo quegli strilli, immancabilmente, metteva a segno un ace. Il dato più sorprendente era che alla fine del primo set, in 39 minuti e 22 punti giocati sul proprio servizio Ivanisevic non aveva messo a segno neppure un ace, quando ne aveva <seminati> ben 42 nei precedenti cinque incontri. L'inizio del secondo set, con tre aces proprio nel primo game per Goran, illudeva i fans del croato su un'improbabile resurrezione, ma sul 2 pari il quinto game si rivelava fatale, sia nel secondo che nel terzo set. Seguendo la battuta, l'arma migliore ieri decisamente spuntata Ivanisevic, avrebbe dovuto provare ad attaccare _ disarmante, e prevedibile, era la superiorità di Red Jim negli scambi prolungati _ ma con quel servizio dimezzato i colpi da fondo di Courier, così profondi, non gli davano alcuna chance di guadagnare campo. Il croato, sempre più impotente, ha cercato scampo nella palla corta. Qualche smorzata gli è anche riuscita, ma nessuno, nemmeno il grande Drobny, ha mai vinto un match affidandosi soltanto a quelle. L'altezza è un vantaggio quando il servizio fa sfracelli, ma altrimenti si trasforma in un impaccio, un handicap, e Goran, un metro e 93, ieri sembrava annodarsi sui contropiedi, sugli angoli che l'infallibile uomo bionico dai capelli rossi scopriva e segnava con la precisione del geometra. Lo scout statistico era trasparente: impostare il match sulla regolarità era follia pura. Appena 16 errori di Red Jim contro i 44 del mancino di Spalato. Un minuto oltre le due ore è arrivata la sentenza inappellabile. Courier, pronunciate le solite banalità, i soliti ringraziamenti ad arbitri, raccattapalle ed organizzatori, riceveva da un <reintegrato> e commosso Nicola Pietrangeli il trofeo FIT e la Peugeot Cup. Dentro un bell'assegno di 240.000 dollari (circa 360 milioni di lire). L'ultimo, anzi l'unico, a vincere al Foro Italico per due volte consecutive era stato il cecoslovacco Jaroslaw Drobny, nel '50 e nel '51. Era mancino, come Ivanisevic, e attaccava seguendo la palla corta come non aveva mai fatto nessuno prima di lui. Ma soprattutto in finale non regalava un punto. Come Jim e al contrario di Goran. Peccato che né l'uno né l'altro l'avessero mai visto giocare. E che non sapessero nemmeno chi era.

Danilo Princiotto

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker