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21/11/2010 18:06 CEST - IL RACCONTO

Suzanne Lenglen a Wimbledon...2010!

TENNIS -  Parte una nuova rubrica in cui vi racconteremo alcuni episodi della storia del tennis recente o più antica. L’intento è quello di divertirvi guardando al nostro amato sport con l’occhio dell’appassionato dilettante (lettore, scrittore, tennista). La prima puntata è su una delle icone mitiche: Suzanne Lenglen. Che cosa avrebbe fatto la Divina se avesse assistito alla partita più lunga (finora) di Wimbledon? Enos Mantoani

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Il 2010 sarà ricordato sicuramente per la più lunga partita nella storia del tennis: Wimbledon, 22-24 giugno, Isner b. Mahut 6-4, 3-6, 6-7 (7-9), 7-6 (7-3), 70-68 in 11 ore e 5 minuti. Per chi voglia rinfrescarsi la memoria si veda il racconto di Ubaldo  Anche questa partita, come tutte le partite ormai diventate mito, si porta dietro una serie di storie parallele. Ad esempio la Regina, assente da Wimbledon da 33 anni, era presente sul centrale per vedere Andy Murray, ma non è andata a seguire lo storico evento: vi immaginate i bodyguard e i servizi segreti che affollano il campo 18 per far sedere la Regina? E molto probabilmente Queen Elizabeth avrebbe preferito andare alle corse dei cavalli piuttosto che seguire una cinquantina di games combattuti a suon di Aces!

Magari avrebbero potuto spostare l'incontro sul Centrale come proposto dal sempre ligio all’etichetta John McEnroe, ma, si sa, per modificare il regolamento a Wimbledon c'è bisogno di diverse dispense papali e di qualche anno di dibattito...

Potendo avere la macchina del tempo, chissà che cosa avrebbe detto la Divina (e Diva) Suzanne Lenglen che nella finale degli Open di Francia 1926 sconfisse 6-0 6-1 l’americana Mary Kendall Browne, allora n. 6 del mondo. Un match record non per il punteggio, ma incredibile per la durata: 27 minuti, forse meno di quanto sia durato il riscaldamento di Isner e Mahut. Salutato il dilettantismo in gran stile per approdare al professionismo, Suzanne ritrovò curiosamente la Browne come avversaria delle sue esibizioni nella tournée americana e ne fece la sua vittima sacrificale; lo score finale fu impietoso: 38 vittorie a 0. La Lenglen, tuttavia, visse anche la propria carriera da dilettante come quella di una professionista moderna. L'educazione sportiva avuta dal padre Charles, forse uno dei primi padri-allenatori-padroni della storia del tennis, non era certo ispirata a princìpi decoubertiniani (ma l’importante sarà davvero partecipare?). Se una delle più famose tenniste contemporanee della Lenglen, Helen Wills Moody, poteva permettersi di dire che “il tennis è un divertimento, non una carriera”, lei fu abituata ad avere fame di vittoria dalla dura disciplina imposta dal padre. Per esempio, se Suzanne non si allenava bene allora niente marmellata per lei a colazione! Se invece si allenava come il padre pretendeva veniva gratificata con uno zuccherino inzuppato di brandy... E neppure sua madre era tenerissima con lei. Dopo la celeberrima e tesissima vittoria a Cannes del 1926 sulla stessa Helen Wills Moody per 6-3 8-6, considerata da molti il capolavoro tennistico della Lenglen, la madre di Suzanne si rivolse così alla figlia: “Per Dio, come hai giocato male”!

La Divina, che vinse Wimbledon 6 volte dal 1919 al 1925 saltando il 1924 perchè malata, se fosse stata presente quest'anno a Wimbledon avrebbe magari brindato alla vittoria di Isner con un bicchierino di brandy. In effetti lei sorseggiava brandy anche nei cambi campo delle partite che giocava: se l'avessero fatto anche Isner e Mahut, l'incontro sarebbe finito mooooooolto prima… Chissà però se la Lenglen avrebbe davvero voluto ritornarci, sui prati di Church Road! Il suo rapporto con Wimbledon fu di amore e odio; e proprio per motivi Regali… Nel 1926 stava combattendo per il settimo titolo, ma un equivoco sull’orario di una partita fece attendere la regina Mary sul palco per diverso tempo mentre la Lenglen aveva una crisi di nervi negli spogliatoi. Apriti cielo! I giornalisti inglesi furono impietosi con lei. Lei che era francese, dominava da 7 anni il torneo d'Inghilterra, vestiva succintamente (per l'epoca) e giocava un tennis poco femminile. Per farla breve, Suzanne si ritirò sconvolta dal torneo e dalla carriera dilettantistica.

Un'ultima considerazione: il match più lungo della storia si è combattuto sui veloci campi in erba e una finale così breve sulla terra battuta. Ma quanto affascinante e contraddittorio è il tennis?
 

Enos Mantoani

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker