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18/12/2010 18:37 CEST - PROFILI

L'altra Lolita: Olga Barabanschikova

TENNIS - All'epoca dell'esplosione della Kournikova, un'altra pin-up proveniente dall'ex Unione Sovietica seppe farsi notare nel tennis: parliamo della bielorussa Olga Barabanschikova, ottima giocatrice tra le juniores ed arrivata al numero 49 tra le grandi. Dopo un inizio promettente la sua stella tennistica si offuscò rapidamente, ma la camaleontica bionda di Minsk ha saputo reinventarsi lontano dai campi... Samuele Delpozzi

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Nell'ultimo quindicennio abbiamo assistito ad un'autentica invasione di tenniste provenienti dall'Europa orientale, in particolare dagli stati una volta appartenenti all'Unione Sovietica. Con la dissoluzione dell'URSS – e la quasi contemporanea reintroduzione del tennis alle Olimpiadi, tutt'ora l'Evento per eccellenza da quelle parti – lo sport della racchetta ha conosciuto un autentico boom nella terra degli Zar. In più, a livello femminile, un grande contributo è arrivato dalla popolarità di Anna Kournikova, prima vera lolita del tennis. Un modello poi perfezionato, almeno in termini di vittorie, dalla Sharapova.
Non è di loro però che vogliamo parlare: fiumi d'inchiostro sono già stati spesi, più o meno a proposito. Ci trasferiamo alla periferia dell'Impero, quella ruspante e un po' sfigata... sì, la Bielorussia. Laggiù, sempre agli albori – seconda metà degli anni 90 circa – la situazione è critica: perennemente aggrappati al gonnellino (ormai un po' logoro) della Zvereva, non sembrano avere sostitute all'altezza. Fino a quando non appare lei.

Gli inizi
Olga Barabanschikova, nata a Minsk il 2 novembre 1979, è una classica biondona dell'est europeo. Non sofisticata come la divina moscovita, e neppure bellissima, a dirla tutta: le proporzioni non sono proprio da modella, i lineamenti del viso peccano un po' in finezza... ha però dalla sua una carica innata, ed una dose sufficiente di sfrontatezza per distinguersi dalla massa: le movenze sornione ed il malizioso piercing all'ombelico – spesso e volentieri sfoggiato in campo, grazie a completini "tattici" – la aiutano certamente a non passare inosservata.
Le analogie con la Kournikova non finiscono qui, poiché anche nel suo caso i primi risultati sul campo le danno ragione. La carriera junior di Olga è infatti piuttosto brillante: a 17 anni vince gli Open d'Italia in singolare e a Wimbledon in doppio, in coppia con la coetanea Mauresmo. In singolo si piazza inoltre in semifinale al Roland Garros e nei quarti a Londra e New York, mentre in Australia fa tandem con la precocissima Lucic fino alla finale. Il suo gioco, imperniato su un efficace rovescio bimane (come molte) ed una buona volée (come poche), è particolarmente adatto ai campi rapidi.

Lo zenith
Anche l'impatto con il mondo professionistico è decisamente positivo, come dimostrano le oltre 500 posizioni guadagnate nel 1995, quando s'impone nell'ITF di Poitiers partendo dalle qualificazioni. Deve però attendere altri due anni prima di farsi veramente notare ai piani alti: smaltiti gli ultimi scampoli di gavetta nei tornei minori (vittoria a Bushey), la Barabanschikova gioca un grande torneo all'US Open, dove batte nettamente la nostra Lauretta Golarsa e la numero 14 del mondo, Brenda Schultz. Al terzo turno cede poi all'esperta argentina Florencia Labat, dopo esser stata ad un passo dagli ottavi di finale (4-6 7-6 6-1). A fine anno conquista invece la prima semifinale a livello WTA, in quel di Pattaya City, che funge da definitivo propellente verso le prime 60 al mondo.
In patria, anche grazie alla personalità effervescente, è già un personaggio, indicata da tutti come sicura erede della Zvereva. Olga però, pur sognando di giocare in doppio con cotanto mito della specialità, non nasconde una certa freddezza nei loro rapporti: Natalia infatti, pure lei animo estroso, non la ama.
Lotte intestine o meno, i risultati di "Baraban" – come viene chiamata in America, per brevità – non sembrano risentirne: ad inizio '98 si piazza subito al terzo turno a Melbourne e Miami, issandosi al numero 49 delle classifiche. Ancora non lo sa, ma resterà il suo best ranking. In estate raggiunge la prima finale nel circuito maggiore, sul cemento di Istanbul, dove cede all'ultimo millimetro alla slovacca Henrieta Nagyova: 6-4 3-6 7-6, 11-9 al tie-break decisivo. Ancora non lo sa, ma resterà il miglior piazzamento della carriera.
È questo, comunque, il periodo di massima popolarità al di fuori dei confini nazionali... anche (o soprattutto?) grazie ai numerosi scatti in pose sexy, tra costumini tigrati e mise non proprio castigate ad evidenziarne le forme prorompenti.

Il declino
In campo, tuttavia, qualcosa inizia a cedere, a partire dal fisico: un infortunio la costringe a saltare l'Australian Open '99, preludio di un'annata incolore che la vede retrocedere fino al 90° gradino. Nel 2000 si regala un altro paio di ottimi acuti – ottavi a Wimbledon in singolare, miglior piazzamento di sempre in uno Slam, e medaglia sfiorata ai Giochi di Sydney in coppia con la Zvereva, battute nella finalina per il bronzo dal duo belga Callens-Monami.
La delusione a cinque cerchi acuisce il processo di crisi già avviato. Nel 2001 interrompe l'attività ad aprile dopo 8 sconfitte consecutive al primo turno, e nonostante un recupero a discreti livelli nelle due stagioni successive, l'epopea di Baraban volge ormai al termine: nel marzo 2004, ad appena 24 anni, disputa l'ultimo torneo della carriera a San Pietroburgo, dove si piazza in semifinale partendo dalle qualificazioni. Dopodiché nessun ritiro ufficiale, ma una pura e semplice scomparsa dalle mappe tennistiche.
L'eredità della bionda di Minsk può comunque considerarsi raccolta da Bethanie Mattek-Sands – per quanto riguarda i completini dadaisti – e forse da Tatiana Golovin, come lei esteticamente imperfetta eppur conturbante. Va però detto che la franco-russa, fermata a soli 20 anni da una schiena ballerina, è stata molto ma molto più forte.

After tennis & miscellanea
Quali siano state le ragioni di una combustione tanto rapida – altro tratto in comune con Anna K. – è difficile dire. Forse precocemente logorata nel fisico, forse distratta dalla vita extratennistica, o magari un mix di entrambi i fattori, di certo non le sono mancati stimoli ed interessi, una volta appesa la racchetta al chiodo: inseguita (invano) perfino da Hugh Hefner – boss di Playboy che la voleva nuda in copertina – nonché appassionata di yoga, cucina giapponese (sushi) ma soprattutto musica, Olga si è ben presto riconvertita in popstar di successo nella natia Bielorussia. Qui e qui potete visionare un paio di suoi videoclip.
Sorvolando sulla qualità degli spartiti, c'è un dettaglio che sicuramente salta all'occhio, anzi... al naso: se prima il suo profilo era decisamente tondeggiante, quasi "a patata", ora grazie alla rinoplastica rassomiglia ad un'improbabile cugina sovietica di Beyoncé.
E per rendere onore alla sua anima più verace e casereccia, ormai cancellata da bisturi e fondotinta, chiudiamo con uno storico aneddoto che la vide protagonista con Anke Huber. La tedesca, reduce da un lungo e tormentato fidanzamento con quel lazzarone di Medvedev, incontrò la nostra a Sydney, nel gennaio 2000: uscita vittoriosa per 6-3 3-6 6-1, la Barabanschikova approfittò della stretta di mano per render noto alla rivale che non solo l'aveva battuta sul campo, ma che di lì a poco sarebbe andata a divertirsi con il suo ex. Le parole esatte non furono proprio queste, ma un tantino più colorite...il succo del discorso è comunque preservato.
Loredana Bertè sarebbe stata fiera di lei, senza dubbio.

Samuele Delpozzi

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker