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21/01/2011 12:41 CEST - ESCLUSIVO

Scommesse: un "caso" Volandri

TENNIS - L Tennis Integrity Unit indaga su una partita “sospetta” e chiede all’ex n.1 d’Italia ragguagli sulla sconfitta in tre set con Gabashvili a San Pietroburgo. Si sgonfierà tutto come il “caso” Davydenko? Ma Bill Babcock, executive director dell'ITF, ricorda: "Di Davydenko se ne occupò l'Atp, ora è tutto diverso"Chiunque voglia riportare questa notizia esclusiva è pregato di citare ubitennis.com Ubaldo Scanagatta

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MELBOURNE _ Dopo il caso dei cinque tennisti italiani incappati tre anni fa nelle discusse sanzioni comminate dal… Governo Mondiale del tennis, per una serie di scommesse vietate eppur di modesta entità, adesso c’è anche Filippo Volandri nel mirino della Tennis Integrity Unit.

Che l’indagine sia in corso è cosa certa, anche se naturalmente non è stata stabilita alcuna responsabilità, ma si stanno conducendo soltanto alcuni accertamenti comunque ritenuti necessari (sebbene non ufficializzati per ovvie ragioni).

Il caso Volandri cui è legata l'indagine in corso è collegato ad un incontro giocato dal tennista livornese (ex n.1 d’Italia e 25 del mondo, recentemente riapprodato fra i primi 100 dopo un paio di anni difficili) il 25 ottobre scorso a San Pietroburgo, torneo Atp con montepremi 663.250 dollari. Fu un match contro il tennista georgiano (di Tbilisi, come il fratello professionista del basket NBA e come Alexander Metreveli) residente in Florida e di passaporto russo Tejmuraz Gabashvili, n.105 Atp; era un primo turno e l’incontro fu vinto da Gabashvili 3-6,6-3,6-2 in un’ora e 49 minuti.

Quel match, nel quale Volandri fece anche meno doppi falli del solito, soltanto 6, ha evidentemente suscitato movimenti sospetti fra gli scommettitori.

"Sono le stesse società di betting che segnalano movimenti anomali e la Tennis Integrity Unit immediatamente interviene ..." mi ha detto poche ore fa Francesco Ricci Bitti, presidente della Federazione Internazionale che ho approcciato con un "Presidente, che mi dici su quest'indagine su un nostro giocatore" prima ha risposto scherzosamente "Stiamo indagando su tanti..." ma poi sullo specifico caso Volandri però si trincera dietro al più assoluto riserbo: "Non ne so nulla, se sarà il caso me ne informeranno."

Fatto sta che dopo quei movimenti anomali nel mondo del betting, appena pochi giorni dopo il 25 ottobre e quel match, si è registrato l’immediato intervento del Corpo Investigativo che si preoccupa di controllare la cosiddetta integrità dello sport (il tennis), nonché di chi lo pratica e di chi ci è in qualche modo professionalmente collegato.

Ricordate il caso Davydenko legato al vorticoso giro di scommesse che si accentrò sul match di Sopot 2007 fra il tennista d’origini ucraine e allora più anonimo della Vecchia Russia e l’argentino Martin Vassallo Arguello? Puntate fino ad oltre sette milioni di dollari oscillarono in un modo talmente anomalo che apparve fortemente sospetto agli addetti ai lavori e le scommesse furono addirittura sospese su richiesta di Bet&Fair.

Ma, dopo mesi in cui allo sbalestrato Davydenko fu detto di tutto e di più, al punto che perfino un paio di arbitri fra Parigi-Bercy e San Pietroburgo ritennero di punzecchiarlo e/o di accusarlo di scarso impegno (anche per via di qualche doppio fallo di troppo considerato addirittura ...volontario), tutto finì però in una grandissima bolla di sapone, anche se ad un certo punto ad avallare le difficoltà di Davydenko "restio a vuotare il sacco”, come si lesse su un diffuso quotidiano nazionale, si arrivò a scrivere perfino di un possibile coinvolgimento della mafia russa, secondo alcuni "sponsor" dei giocatori d'oltre cortina quando questi erano ancora giovanissimi e impossibilitati a mantenersi sul circuito (e per questi aiuti ricevuti poi ricattabili).

Davydenko si ribellò vivacemente a tutte quelle supposizioni mai provate accusando di comportamento mafioso semmai proprio l’establishment ATP, nonchè il gruppo di betting che dando pubblica notizia della sospensione delle scommesse lo aveva gettato in pasto ai leoni...mediatici.

Ecco qui un articolo-traduzione che scrisse per il mio blog allora il mio ex vice Giovanni di Natale (oggi felicemente “sistemato” presso la tv Fit Supertennis). Mentre di una fantomatica lista di 42 incontri “sospetti” di combines, su cui la Tennis Integrity Unit avrebbe esteso le sue indagini, pur pubblicati anche da uno dei più attendibili ed importanti siti americani e per le quali ci si riferiva anche ad inchieste avviate dall'ex arbitro australiano Richard Ings, non si è mai più saputo nulla di ufficiale.

Innocenti e colpevolisti si scannarono. Chi dedusse che si trattava di accuse infondate, chi insinuò all’opposto che vi fossero casi insabbiati a protezione del sistema e dell’immagine d’uno sport fino ad allora sempre ritenuto “pulito”. Un ex boss della mafia, l'italoamericano Michael Franzese, sostenne che il tennis di vertice era condizionato dalle scommesse e che lo sporto della racchetta era in serio pericolo. e rivelò alcuni trucchetti con cui i malintenzionati avrebbero avvicinato i giocatori per cercare informazioni o possibilità di corruzione.

Per il “caso Davydenko” non erano mancate le audizioni, le carte bollate, tanto lavoro per gli avvocati con minacce di querele da una parte e dall’altra accompagnate da richieste di risarcimenti milionari. Muro contro muro fu eretto allora, e ricordo Ronnie Leitgeb, il manager di Davydenko, a dir poco inferocito con l’Atp. Grazie ai miei buoni rapporti con Leitgeb (ex manager di Andrea Gaudenzi oltre che di Thomas Muster) ottenni a Shanghai, in occasione del Masters di quell’anno, una lunga intervista con Nikolay Davydenko, il fratello Eduard e lo stesso Ronnie Leitgeb.

Dopo mesi di dichiarazioni contrapposte ma anche di lunghi silenzi, alla fine e in conclusione nessuna prova, nessuna condanna. Ma a gestire il tutto era allora l'ATP. La gestione della vicenda non fu esente da pecche e mi risulta che i minacciosi avvocati di Davydenko e Leitgeb abbiano avuto vita piuttosto facile per tacitare chi voleva mettere al bando il buon Kolya.

Il 22 agosto 2008 fu introdotta la grande novità: la Tennis Integrity Unit diretta da Jeff Rees, detective… “laureato” da 32 anni di servizio presso la London’s Metropolitan Police e Scotland Yard, nonché capo del Programma Anti-Corruzione del Cricket Internazionale per sette anni fino alla sua nomina più recente, sancita da parte dei quattro organismi che “governano” il tennis, ATP, WTA, ITF e Grand Slam Committee.

Però l’operazione investigativa di cui si è parlato di più (almeno in Italia…) fra quelle condotte dalla Tennis Integrity Unit ha riguardato sempre "pesci piccoli". Era stata quella che aveva portato alla squalifica dei cinque tennisti italiani con il “presunto” vizio delle scommesse, tutti accomunati dalla disarmante ingenuità di essersi registrati con carta di credito e relativo piccolo deposito ad una società austriaca di betting.

Il siciliano Alessio di Mauro, ex n.68 del mondo, fu il primo “squalificato” della storia per aver indebitamente scommesso. Il 10 novembre 2007, da n.124 ATP, Di Mauro fu condannato a pagare una multa di 60.000 dollari e fu squalificato per 9 mesi per un’infrazione che poteva comportare una massima pena di 3 anni. Ci furono dirigenti che invocarono punizioni più severe, la FIT si schierò a sua difesa (e poi degli altri quattro italiani successivamente accusati di colpe più lievi nello stesso ambito), ma comunque Di Mauro non venne ritenuto responsabile di aver scommesso su risultati delle proprie partite né di aver tentato di influenzare quelle di altri. Vero patito del betting aveva scommesso più volte piccole cifre dal 2 novembre 2006 al 12 giugno 2007 ed era stato ritenuto “responsabile” _ anche se non vorrei sbagliarmi nel ricordare, ma mi pare abbia ottenuto poi una riduzione della sanzione economica a squalifica già scontata_ a seguito di un’investigazione cominciata nell’aprile 2007.

In sanzioni via via calanti, ma da parecchi giudicate “eccessivamente dimostrative” _ e impugnate dagli azzurri _ incapparono successivamente nella “giustizia tennistica del Governing Body internazionale” anche Potito Starace, Daniele Bracciali, Giorgio Galimberti e il compianto Federico Luzzi.

Avevano giocato tutti cifre così modeste (molte scommesse da appena 5 euro…) che si sarebbe dovuto escludere a priori il dolo. Tuttavia, forse anche perché furono i primi ad essere individuati, tutti i cinque italiani furono puniti “esemplarmente” (quindi eccessivamente a detta degli addetti ai lavori) anche se poi attivarono un’azione risarcitoria negli Stati Uniti di cui non si sono più saputi gli sviluppi.

Ora, come accennavo, nel mirino degli investigatori, è entrato Filippo Volandri che, ovviamente, si augura _ così come chi scrive e non poteva esimersi dal farlo una volta avuta la conferma della notizia _ che finisca tutto come per Davydenko, mancato capro espiatorio.

A Volandri sono stati _ come da prassi _ ricordati i punti dell’articolo D.1 del Programma “Uniform Tennis Anti-Corruption” in relazione all’”aggiustamento” deliberato di un incontro (fixing) o di qualsiasi aspetto di un match, nonché le osservazioni che si collegano alle cosiddette “inside information” e si ritrovano nell’articolo B.15 del Programma e relative sanzioni per il giocatore o per sua interposta persona: tutte "carte" che i giocatori avevano ricevuto nel dicembre 2008, anche se pochi le avevano lette.

Volandri, per inciso (non breve) era stato al centro di un altro caso che però non riguardava le scommesse ma semmai il doping (sia pure anomalo): il 13 marzo del 2008, a Indian Wells, infatti lo avevano trovato ad un controllo assunto una dose eccessiva di Ventolin, un farmaco anti-asma che contiene il salbutamolo, un prodotto che non aiuta la prestazione ma può mascherare altri stupefacenti. Fu squalificato per 3 mesi _ la decima squalifica per un caso di doping a un tennista (i casi più eclatanti quelli degli argentini Coria, Chela, Canas e Puerta), ma la prima per un italiano _ e la brutta notizia gli fu comunicata proprio qui a Melbourne quando lui stava per scendere tranquillamente in campo contro Cilic. Dieci mesi dopo però fu accolto il ricorso di Volandri che, soffrendo d'asma, aveva quantomeno un permesso per utilizzare quantità inferiori.

Tornando al caso attuale a Volandri è stato chiesto _ naturalmente _ anche di cooperare all’accertamento della verità riguardo al match con Gabashvili in sintonia con il Programma della Tennis Integrity Unit.

A questo scopo l’investigatore delegato da Jeff Rees, Nigel Willerton, gli aveva inoltrato la richiesta di fornirgli entro metà novembre _ più o meno come accadde a suo tampo anche a Davydenko (che, se non ricordo male, si diceva impossibilitato a fornirli affermando di non sapere come recuperarli in tempi brevi e a distanza di tanto tempo per via dei suoi vari viaggi e il possesso per lui, sua moglie Irina e suo fratello Eduard di varie Sim card russe, tedesche e internazionali…) _ anche tutti i cellulari in suo possesso usati dal 1 gennaio 2010, nonché i tabulati e l’estratto conto di tutte le telefonate fatte da quei telefoni nel periodo 1 agosto-31 ottobre. Inoltre a Volandri si sono chiesti anche i dettagli di tutti i conti bancari a lui intestati supportati da dichiarazioni di resoconto in rapporto agli ultimi sei mesi, inclusi gli eventuali dettagli riguardo ad eventuali scommesse fatte.

A Filippo era stato anche chiesto_ all’inizio dell’investigazione, e presumibilmente allo scopo di poterlo interrogare _ anche il suo programma agonistico per il successivo bimestre. Un incontro con l’investigatore Willerton, presente qui a Melbourne insieme con Jeff Rees, era stato programmato qui durante l'Open, ma non ho certezze che ci sia stato. A Melbourne è stato sconfitto al primo turno dal russo Igor Andreev.

Sono andato a chiedere lumi nell'ufficio di Bill Babcock, executive director dell'ITF per i tornei del Grande Slam e dei tornei professionistici. Lo conosco da almeno 21 anni (il 1991 è stato il mio primo Australian Open...e anche il suo nell'attuale incarico dirigenziale). Nel corso di un colloquio informale cui accenno unicamente perchè Bill non ha preso alcuna posizione nè fatto alcuna dichiarazione che in qualche modo possa comprometterlo... Babcock ha tuttavia sottolineato come "Adesso non sia più come prima. Dacchè è stato formato la Tennis Unit Integrity, cioè nel 2008, gli investigatori non informano nessuno sul corso delle indagini, ma soltanto al termine di esse. Quindi io non so nulla del caso di cui mi parli e per la verità non dovresti saperne nemmeno tu..._ sorride davanti alla sua segretaria Cathy _ ma sappiamo benissimo che se succede è perchè le notizie trapelano proprio dall'ambiente dei giocatori...quando non accade tramite il tennista stesso, oppure magari attraverso un coach, un amico, un amico di un amico. Così accade che talvolta queste notizie che dovrebbero restare segrete invece vengano alla luce. Io - ha detto ancora Babcock al solo scopo di spiegarmi cortesemente come le cose funzionano _ di un nuovo caso verrei eventualmente informato soltanto se gli investigatori, raccolte tutte le indicazioni possibili, decidessero che è il caso di esaminare la vicenda con noi referenti. Insieme a me verrebbero investiti di un qualsiasi caso in discussione anche Jan Ritchie (direttore di Wimbledon) in rappresentanza dei tornei dello Slam, Gayle Bradshaw in rappresentanza dell'Atp e Diana Myers per conto della Wta. Se poi, venuti a conoscenza dei fatti e dei risultati delle indagini, ritenessimo tutti di dover dare un seguito alla vicenda, allora toccherebbe poi ad un organo giudiziario indipendente di decidere dell'assoluzione o della colpevolezza dell'indagato e sulle eventuali sanzioni. Ma ti ripeto: la procedura ora è molto seria, io non so nulla di quello di cui mi parli e sono contento di non saperne in modo da non avere assolutamente posizioni pregiudiziali. All'epoca del "caso Davydenko" era tutto diverso, era il 2007, l'Integrity Uniti non era stata varata (2008 come abbamo visto), quella questione fu gestita unicamente dall'ATP".

Di più Babcock, avvocato del Minnesota, non dice. Ma come gestì la vicenda Etienne de Villiers con l'Atp _ pessimamente _ lo ricordano in molti.

Insomma vedremo se ci saranno sviluppi o se finirà tutto in un’altra bolla di sapone come, ripeto, si augurano gli appassionati italiani e gli amici-sostenitori del tennista livornese che _ val la pena di ricordare _ nel 2007 salì fino a n.22 del mondo dopo aver conquistato a Roma le semifinali e un tris di vittorie memorabili a spese di Gasquet, Federer e Berdych prima di soccombere a Mano de Piedra Gonzalez.

Le sanzioni previste per ogni atto giudicato corruttivo possono arrivare ad un’ammenda di 250.000 dollari più una somma di ugual valore a quella incassata da un eventuale complice in connessione con la violazione commessa. Inoltre una squalifica fino a tre anni per una qualunque manifestazione disputata sotto l’egida dei “Governing Body”. Ma in certe situazioni di violazioni recidive e/o particolarmente gravi (4 clausole diverse su un regolamento troppo lungo da spulciare, 68 pagine) esiste anche la possibilità di una squalifica a vita.

LA SQUALIFICA DI ALESSIO DI MAURO (10 Novembre 2007)

LA SQUALIFICA DI STARACE E BRACCIALI (22 Dicembre 2007)

LA SQUALIFICA DI GALIMBERTI (19 Febbraio 2008)

Ubaldo Scanagatta

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