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15/02/2011 00:45 CEST - Atp 500 - Rotterdam

Rotterdam: elogio di Soderling

TENNIS - Secondo titolo consecutivo per lo svedese nell'Atp 500 di Rotterdam: 6-3, 3-6, 6-3 in 1h23' su un discontinuo Tsonga. Match non eccelso, ma tutto sommato gradevole, con alcuni punti di ottima fattura. Molto solida la prestazione dell'allievo di Claudio Pistolesi. Per lui è l'ottavo trofeo in carriera. Enzo Cherici

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Neanche a farlo apposta. Proprio quest'anno ricorrono i 500 anni dalla pubblicazione dell'Elogio della follia, lo straordinario capolavoro concepito e scritto in appena una settimana da Erasmo da Rotterdam giusto nel 1511. E allora, chi meglio di quel folle pazzerello di Robin Soderling per festeggiare degnamente l'avvenimento?
L'occasione, d'altra parte, era ghiotta. Si sarebbe trattato “soltanto” di superare quel Jo-Wilfred Tsonga che già tre volte su tre aveva battuto in passato, senza peraltro lasciare per strada in quei felici precedenti neanche mezzo set.
I propositi dello svedesone di Tibro sembrano poter essere messi in discussione da una poco rassicurante fasciatura presente giusto sotto il ginocchio destro, ma il riscaldamento non da problemi e Gerry “Highlander” Armstrong (arbitrava le finali di Wimbledon quando io ero ancora bambino!) fa segno che si possono aprire le danze.

L'inizio è una sinfonia svedese. Soderling appare subito molto centrato coi suoi fondamentali e alla ricerca palese dello sfondamento nell'angolo sinistro del francese. A sorpresa, però, i primi errori di Tsonga arrivano con il dritto. Così, alla prima occasione utile l'Albatros svedese mette a segno il break, cogliendo impreparato Cassius con un perfetto rovescio lungolinea: 3-0.
Soderling gioca bene, ma Tsonga sembra come narcotizzato. Servirebbe una scossa, per suonare la riscossa. Tiene finalmente agevolmente il proprio turno di servizio, poi prova a farsi aggressivo alla risposta. La tattica funziona. Soderling è sorpreso e va in confusione. Prima, con uno strepitoso rovescio all'incrocio delle righe Tsonga si procura le prime palle-break, poi con una goffa volée di rovescio affossata in rete dallo svedese recupera lo svantaggio e impatta il set sul 3-3.
Match finalmente equilibrato? Macché. Tsonga gioca un game di servizio ai limiti della follia (tanto per restare in tema) e si esibisce in un paio di scellerati serve&volley sulla seconda, sui quali viene brutalizzato dalla risposta bimane di Soderling. Nuovo break e set che se ne va in 28 minuti: 6-3.

È stato un primo set strano, disuguale, nel quale i due finalisti hanno proceduto a strappi: serie di tre giochi ciascuno fino al 6-3 finale. Soderling ha messo in mostra un'ottima risposta al servizio (fin qui non irresistibile) di Tsonga, nonché un'ottima condizione atletica. Il numero 4 del mondo sembra muoversi molto bene in campo, sia lateralmente che, udiete udite, in quella corsa in avanti che non pochi problemi gli aveva creato in passato.
Tsonga, troppo discontinuo in questa prima frazione, ha quindi deciso di ricorrere a uno dei dogmi tanto cari ad Erasmo: “Meglio improvvisare che fare sforzi mentali”. E allora giù aces come piovesse. Erano 4 alla fine del primo set, saranno 13 alla fine del secondo, 20 quelli finali. In pratica, sul servizio del francese per quasi un'ora non s'è giocato più.
Ma Cassius è migliorato anche nel gioco. E se nel primo set perdeva sette scambi su dieci, in questa seconda frazione cerca di mettere una maggiore pressione sullo svedese, cercando di mostrarsi maggiormente aggressivo anche nei turni di risposta. Il colpaccio riesce nel quinto gioco. Prima si procura due palle-break consecutive, magistralmente annullate da Soderling (splendida in particolare la seconda, con la volée bassa di dritto); poi, con un attacco di rovescio e una splendida volée di dritto il francese se ne procura una terza, e questa volta il rovescio lungo dello svedese gli regala il break del 4-2. Sarà quello decisivo. Sul povero Soderling continuano a grandinare aces e in un amen anche il secondo set è storia: 6-3 Tsonga.

Per sapere se Soderling riuscirà a conservare il titolo di Rotterdam, o se Tsonga sarà il quinto francese a trionfare in Olanda (dopo Pioline nel 2000, Escudé nel 2001/02 e Llodra nel 2008, proprio in finale su Soderling), bisognerà allora aspettare il terzo set.
C'è curiosità. Una curiosità legata non soltanto all'esito del match in corso. Ma anche alle cose, almeno tre, che accomunano i due finalisti: 1) sono stati entrambi sconfitti da Dolgopolov nel recente Australian open; 2) hanno vinto il loro unico Master 1000 a Parigi Bercy; 3) entrambi sempre sconfitti nelle finali Slam.
La domanda che tutti si pongono è: come potrà Soderling togliere il servizio a Tsonga? Domanda per niente peregrina, dal momento che Cassius ha preso dall'inizio del secondo set a servire come un treno, con un paio di aces per game.
La risposta, come spesso accade in questo bellissimo e crudele sport che è il tennis, è ancora una volta psicologica. Succede infatti che Soderling inizi a servire per primo e faccia corsa di testa. Tsonga risponde da par suo, continuando a martellare col servizio fino al 4-3 in favore del quarto giocatore del mondo. Poi, del tutto inatteso, il passaggio a vuoto. La tensione sale, la prima di servizio non entra più. Soderling che aggredisce dalla risposta, Tsonga che fa un piccolo passettino indietro per contenere e succede il patatrac. Una volée in allungo che rimane dalla propria parte del campo, un rovescio affossato malamente a metà rete, un dritto che scappa via e il break è servito: 5-3 e Soderling al servizio per il secondo titolo consecutivo (come Ashe e Edberg) a Rotterdam.
Non avrà il minimo problema. Con un Tsonga demoralizzato e la mazza che riprende a colpire inesorabile, si procura il doppio matchpoint e, come per un beffardo contrappasso, chiude alla prima occasione utile con un ace: 6-3, 3-6, 6-3 in 1h23'.

È l'ottavo titolo in carriera per lo svedese di Tibro: Lione (2004, 2008); Milano (2005); Bástad (2009); Rotterdam e Paris Bercy (2010); Brisbane e Rotterdam (2011). Gli ultimi due ottenuti alla guida di coach Pistolesi, che meglio non poteva iniziare questa nuova, fondamentale fase della sua carriera. O forse si, se il suo allievo non si fosse lasciato sorprendere da Dolgopolov al quarto turno dell'Australian Open. Acqua passata.
Con questo successo Soderling rinnova anche la tradizione svedese in questo torneo, che aveva già visto trionfare giocatori del calibro di Borg nel 1979, Edberg nel 1987 e 1988, ma anche Nystrom nel 1986, Jarryd nel 1993 e lo stesso Soderling lo scorso anno. Altri tempi: oggi la Svezia si chiama Soderling.

 

Enzo Cherici

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