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07/03/2011 18:16 CEST - IL PERSONAGGIO

Jelena Dokic: inferno e ritorno

TENNIS - Ripercorriamo la carriera di Jelena Dokic, tornata al successo in un torneo Wta dopo più di otto anni, quando sembrava quasi persa per il tennis di alto livello. Dall'esplosione ancora teenager (a 16 anni battè la Hingis a Wimbledon), al crollo causato da un padre ingobrante e violento. Fino alla faticosa e lenta rinascita. Luigi Ansaloni e Ubaldo Scanagatta

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MALAYSIA TENNIS WTA MALAYSIAN OPEN
MALAYSIA TENNIS WTA MALAYSIAN OPEN

Di ritorni graditi nella storia del tennis ce ne sono stati, ma quello di Jelena Dokic certamente lo è un po’ più di tanti altri. L’australiana dagli occhi tristi ha vinto ieri il torneo di Kuala Lumpur battendo in finale Lucie Safarova in rimonta con il punteggio di 26 76(9) 64, mettendo fine ad un digiuno di vittorie che durava da otto anni e mezzo. E' il suo sesto titolo WTA in totale, il primo dal 2002, quando l’ex numero 4 del mondo aveva vinto a Sarasota e a Birmingham. La Dokic, che in Malesia aveva battuto la Schiavone al primo turno, aveva già dato segni di ripresa a Parigi, dove raggiunse i quarti di finale, perdendo poi da Kim Clijsters. Adesso, con questa vittoria, la classifica di Jelena torna a sorridere, visto che già oggi rientrerà tra le prime 60 giocatrici del mondo.
Una vita travagliata, 3 Paesi diversi a contendersela o a rigettarla, ma ha appena 18 anni e un mese e a Roma, nel 2001, era già diventata una campionessa, una piccola regina, battendo la magica Amelie Mauresmo. Lo era già nel 1999, quando a 16 anni e qualche mese stupì letteralmente il mondo, sbattendo fuori da Wimbledon quella che a sua volta era un’altra meravigliosa bambina prodigio, Martina Hingis. Sembrava una predestinata, Jelena, il mondo poteva, doveva essere ai suoi piedi. Era una promessa del tennis mondiale, era bella, era una ragazza da copertina. Tutto grazie a Damir il terribile, padre padrone come tanti ce ne sono stati (e ce ne saranno) nel mondo del tennis. La sua vita era stupenda grazie a lui, ma la sua vita era un inferno a causa di lui. La gioia dei successi con il dolore (non solo psicologico) dovuti a quella specie di orco che ne aveva per tutti e per tutti i gusti.

“Gli australiani sono razzisti e fascisti: hanno ucciso gli aborigeni come fossero conigli. Dei figli di criminali e prostitute non possono dar vita a un Paese sano. La Wta e l’US Open? Un’organizzazione criminale che lavora in un posto sporco e comunista…New York? E’ un posto che puzza ma dove si può fare del buon shopping. Wimbledon e l’Inghilterra (dopo essere stato arrestato a Birmingham ubriaco cacciato da Wimbledon per lo stesso motivo)? Un Paese fascista in cui solo la Regina è per la democrazia”. E questo era solo l’inizio. Jelena per un po’ regge la pressione paterna, poi crolla. Di schianto. Non sopporta più padre, entra in depressione, non gioca più per mesi e mesi a tennis. Sprofonda oltre la posizione numero 600. Sembrava persa per il mondo della racchetta. Nel 2009 la confessione. “My father abused me”, dice Jelena, sbrigativamente tradotta da agenzie e siti italiani sprovvisti di dizionario “Mio padre ha abusato di me”. In realtà l’ex n.4 del mondo del 2002 (cioè quando aveva 19 anni, e a 18 aveva trionfato al Foro Italico) non è mai stata stuprata da Damir Dokic, camionista serbo notoriamente più spesso ubriaco che sobrio, e certo manesco se è vero che la povera Jelena rimediava botte, anche pesanti, una sconfitta sì e l’altra pure. Botte: per gli inglesi “abuse”.

“Non so quante altre ragazze abbiano patito quel che ho sofferto io” ha detto Jelena ricordando l’inferno d’una infanzia travagliata, da forzata della racchetta, obbligata a vincere per consentire al padre di lasciare il camion, alla madre il forno. Vero sfruttamento minorile per… investimenti familiari. Come è accaduto, purtroppo, a tante altre enfant-prodiges. Riuscite e mancate.
Jelena non voleva finire nel dimenticatoio più assoluta, e a fine 2008 inizia la rimonta. Affrancatasi dai genitori e fidanzatasi con Tin Bikic, fratello del suo coach, è tornata sui suoi passi. E, sfruttando una wild card, è stata l’eroina dell’Australian Open 2009: quarti di finale e ascesa a n.74. Dopo l’impresa di Melbourne, alti e bassi. Ma la sua storia ha sempre e commuoverà per sempre il mondo, grazie a quegli occhi da cerbiatto un po’ tristi, con quel talento che avrebbe tanto potuto e per colpa di un orco rimasto lì, un po’ a dormire, ma con l’occhio vigile. Sulla vita.

LE FRASI

Fuori dal tunnel

“Ho combattuto per due anni con una severa depressione. Non ho giocato per mesi. Ho pensato seriamente di smettere.” (2009)
“E’ stata davvero dura in certi momenti. Ma a volte provi semplicemente a credere, ad avere fede. Dio è stato la mia priorità n. 1.”

Il bello del tennis

“Il tennis non è la cosa più importante al mondo, ma è qualcosa che io amo.”
“Roma è stato il primo e il più importante torneo vinto, perciò è il mio preferito.”
“E’ sorprendente. Avrei dovuto essere nervosa, ma non lo ero. Non avevo pressioni, e sono andata semplicemente a vincere.”
(1999, a 16 anni Jelena batte la n. 1 Hingis 6-2 6-0 al primo turno di Wimbledon)

Le avversarie dei tempi d’oro

“Penso che non ci siano solo Davenport e Capriati. Venus e Serena non giocano molto, ma ottengono i migliori risultati.”
“Molta gente pensa che le Williams siano arroganti e facciano male al tennis, ma io non sono per niente d’accordo. Hanno entrambe grande personalità.”
“Vedremo. Dovrebbe prima entrare nelle Top 10 e rimanerci. Se gioca sempre così, ce la farà.”
(2003, sulle possibilità di carriera di Maria Sharapova)
“Hanno molte buone giocatrici, ma ancora nessuna nelle Top 10. Vedremo.”
(2003, sulle tenniste russe. Mille anni fa.)

Succube

“Devo ringraziare i miei genitori per ogni cosa, non sarei dove sono ora se non fosse stato per loro.” (2001)
“Il mio coach sarà mio padre, entrambi sappiamo cosa fare.” (2000)

Fuori giri

“Rita Kuti Kis non è mai stata una giocatrice e credo che non lo sarà mai.”
(Dopo averci perso al primo turno degli Australian Open 2000)
“La Dokic dice che i sorteggi sono truccati? È tra le cose più idiote che abbia mai sentito.”
(Lindsay Davenport, AO 2000)

Tanto per capirci, ecco suo padre:

“La WTA è gestita da criminali e fascisti.”
“Arbitro nazista!”
“L’Australia, con l’aiuto della Croazia e del Vaticano, ha fatto il lavaggio del cervello a mia figlia. Ho pensato di lanciare una bomba atomica su Sidney, ma non avrei ottenuto niente.”

Miglior commento

“E’ pazzesco che alcuni padri picchino le figlie se queste perdono una partita di tennis. Hanno completamente perso il senso della prospettiva. Sono completamente pazzi.” (Martina Navratilova)

Il buio

“Quando senti di aver perso la tua famiglia, hai perso tutto.”

Jelena apre gli occhi

“Se faccio qualcosa di giusto o sbagliato, ora, dipende solo da me. So che la gente si è dimenticata di me, non mi rispetta e mi considera fuori. Ma in un certo senso, questa cosa mi piace.”
(2005)
“Ne ho dovute passare tante quando mio padre seguiva il tour. Ma ero troppo piccola e non mi rendevo ben conto di cosa stesse succedendo. Giocavo con una enorme pressione sulle spalle. A 19 anni sono finita praticamente a pezzi.”

Ricominciamo

“Sì, il 2008 è stato un buon anno. Il mio obiettivo è entrare nelle top 20. Mi sembra realistico.”
“Oh, sì. Mi piacerebbe davvero vincerlo, lo voglio più di ogni altra cosa.”
(2002, sul torneo di Wimbledon; chissà che non si avveri...)

Post Scriptum
“Adora fare shopping, la musica, andare in spiaggia…”
 

Luigi Ansaloni e Ubaldo Scanagatta

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