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14/03/2011 15:50 CEST - IL RACCONTO

In odor di GOAT Big Bill Tilden

TENNIS - Prima parte di un profilo dell'Immortale Big Bill Tilden...Uno dei papabili per la corona di GOAT, ma soprattutto una personalità dalle mille sfaccettature. Con lui si ritorna agli anni '20 e a un tennis entusiasta e che iniziava a diventare professionale, se non professionista. Nella prossima puntata illustreremo la sua vicenda umana. Enos Mantoani

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Trita e ritrita, ripresa più volte anche su questo sito e da commentatori ben più abili, non si vorrebbe annoiare i visitatori di Ubitennis con la solita storiella sul GOAT (il più grande di tutti i tempi tennistici), ma leggendo la storia di un Immortale (direbbe il solito Clerici), abbiamo pensato valesse la pena riproporla sommariamente. Non solo per la carriera fenomenale del giocatore, ma anche e soprattutto per la parabola umana che spinge ad alcune riflessioni piuttosto interessanti e d’attualità.

Nato il 10 febbraio 1893 a Philadelphia, William Tatem Tilden II era un rampollo di una ricca famiglia americana in cui il padre era un businessman che si interessava di politica e la madre una discreta pianista che Bill voleva seguire sulla strada della vocazione artistica. Cimentatosi nel teatro, in particine nel cinema, nella scrittura, eccelse nell’arte minore del Tennis.

Personaggio complesso e dalle molte sfaccettature, riuscì a costruire il proprio tennis in età tennistica piuttosto avanzata, vincendo il primo Slam solo a 27 anni. Come alcuni campioni (Federer, ad esempio) ci mise diversi anni a trovare completezza al suo gioco a tutto campo e ad avviarsi lungo il sentiero che lo renderà un Grandissimo…

Prima di lui e contro di lui si affermò negli USA Johnston, poi chiamato Little Bill, suo perfetto contraltare. Alto e piuttosto dinoccolato Big Bill; minuto Little Bill, che misurava 168 cm per 58 Kg. Assieme fecero grandi cose in Coppa Davis, essendo anche amici e vicendevoli ammiratori, tanto da far dire a Tilden che Johnston (vincitore di 2 US Open e di un Wimbledon in singolare) era “l’uomo che mi costringe a tirar fuori il meglio da me stesso, anche se poi lo batteva regolarmente. Dal 1915 al 1919 erano loro a giocarsi il primo posto nella classifica USA e agli US Open furono avversari in finale per ben sette volte.

Big Bill Tilden era dotato di un servizio di circa 124 miglia orarie (circa 200 Km/h), di un grandissimo dritto e di un rovescio giocato con il pollice teso lungo l’impugnatura e così armato vinse 3 Wimbledon (1920, primo yankee, 1921 e 1930, a 37 anni!) e 6 US Open di fila (1920-1925), per poi ripetersi nel 1929, sempre contro Johnston dunque!

Affilò le proprie armi a prezzo di notevoli sacrifici fisici e mentali: spesso era dolorante alle ginocchia, dovette amputarsi la falangetta del dito medio per delle complicazioni in seguito a un'infezione, non beveva, ma fumava pesantemente...

Si tenga conto però che non amava molto traversare l’Oceano se non per difendere la Coppa Davis, in cui vinse tutti gli incontri dal 1920 al 1925 e vincendola dal 1920 al 1926. E pensare che era spesso in conflitto con i dirigenti della propria federazione...

Ad esempio non andò mai in Australia e a Parigi su tre partecipazioni collezionò una semi e due finali, peraltro sfortunate avendo anche l'arbitraggio contro... A quei tempi giocare a Parigi per gli stranieri era come giocare agli Internazionali d'Italia ai tempi di Panatta...

In doppio fu altrettanto cannibale, anche se dividere le proprie glorie non gli andava sempre a genio e ovviamente pretendeva sempre di scegliersi il compagno. 11 furono comunque i titoli nello Slam, comprendendo anche quelli di doppio misto!

Sono però anche gli anni dei 4 Moschettieri, che per un po’ convissero perdenti con Tilden e Johnston, per poi finalmente iniziare a batterli, giovandosi anche dell'età. Il primo fu Lacoste che nel 1926, pur se sotto 4-0 in finale Davis, battè Big Bill. L’anno successivo gli americani vennero dapprima battuti sia agli US Open da Cochet e Borotra rispettivamente con Lacoste trionfatore finale, e poi anche al Roland Garros e a Wimbledon con Big Bill che perse contro Lacoste e Cochet i suoi incontri, ma che perse soprattutto parte della sua fiducia e sicurezza.

Al ritorno dall’Europa, con la Coppa Davis da giocare in patria, ma contro la Francia, Big Bill era preoccupato e comunicò le sue perplessità ai dirigenti federali; fu preso però sottogamba. Quell’anno, era il 1927, fu una sorta di passaggio generazionale! Tilden vinse il suo primo singolare e poi il doppio (peraltro dopo ancora estenuanti discussioni con i selezionatori per la scelta del compagno di doppio), ma perse da Lacoste e sul 2-2 si accomodò in tribuna, accanto a René a seguire Cochet-Johnston, risoltosi al quarto per i transalpini.

Dal 1922 i francesi avevano cercato di costruire una squadra per la Coppa e ce l’avevano finalmente fatta: per altri sei anni sarebbe stata loro con Big Bill impegnato in interminabili trattative federali e in traversate oceaniche per cercare di riportare nel Nuovo Continente la preziosissima insalatiera.

Lacoste, amico sinceramente ricambiato da Tilden, sigillò così la parabola tennistica dell’americano: “Non avrebbe potuto essere battuto da un solo giocatore, fu battuto da una squadra”. Quest'analisi lucidissima ci spiega il perché dagli addetti ai lavori il Nostro sia stato considerato fino agli anni '50 il più grande tennista di sempre e sicuramente fu il dominatore degli anni '20...Dal 1931, bisognoso di soldi e in rotta con la federazione entrò nel circuito professionistico, ma di questo parleremo la prossima volta...

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Enos Mantoani

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