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18/05/2011 10:42 CEST - IL PERSONAGGIO

Bellucci come Garrincha

TENNIS - La grande settimana madrilena ha fatto definitivamente conoscere il nome del brasiliano. Thomaz Bellucci ha le gambe storte come la famosa ala del Brasile di Pelé ed è cresciuto con la passione per Guga Kuerten, con cui condivide l'allenatore. Difficilmente potrà colmare il vuoto lasciato da Guga, ma ha le potenzialità per fare bene, soprattutto sulla terra.  Teo Gallo e Riccardo Nuziale

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Per essere davvero completo un torneo di tennis ha bisogno di un eroe, qualcuno che venga da lontano, sconosciuto al grande pubblico, e che si prenda la ribalta eliminando qualche favorito. Serve a ricordarci che nel tennis tutto è possibile e a mostrarci la versione epica dello sport, in cui ogni tanto il debole trionfa sul piú forte.

In molti si saranno accorti di lui solo durante il Masters 1000 di Madrid. D’altra parte essere avanti di un set e un break contro il Djokovic 2011 non è certo impresa da tutti. Un risultato improvviso, a discapito di un inizio d’anno difficile e parco di risultati di valore.

Eppure il nome di Thomaz Bellucci sta girando da qualche anno. Almeno dal 2008 quando, al primo turno del Roland Garros, fece un’ottima impressione, mettendo in difficoltà nel primo set il Nadal mannaia di quell’edizione; fatta eccezione per Djokovic, il brasiliano fu il giocatore che strappò il maggior numero di giochi allo spagnolo, “ben” nove.

Allora Bellucci aveva 20 anni, ora ne ha 23. Un progresso lento, che lo ha fatto esplodere nel 2010, quando ha toccato il suo finora best ranking, numero 21 del mondo. Tre finali ATP (la prima, persa contro Robredo, in casa a Costa do Sauipe nel 2009, poi vittorie a Gstaad 2009 e Santiago 2010) e nove finali challenger (di cui sei vinte) sono i risultati di punta del giocatore, che finora però ha faticato nei grandi appuntamenti: il suo miglior risultato negli Slam è l’ottavo di finale raggiunto a Parigi lo scorso anno (dove ancora una volta non fece una figuraccia contro Nadal), mentre nei Master 1000, prima dell’exploit di questa settimana, aveva il quarto turno di Miami 2010 come punta massima di rendimento.

La sua biografia lo descrive come un ragazzo disciplinato e pronto a sacrificarsi per raggiungere i suoi obbiettivi, in un paese in cui grandi tennisti non ce ne sono, e ogni volta che un prospetto fa parlare di sé, immediatamente lo si paragona col miglior tennista carioca della storia, Gustavo “Guga” Kuerten, tre volte campione del Roland Garros e in testa alla classifica Atp per tutto il 2001. Lo stesso Bellucci ha dovuto fare i conti con questa situazione ben prima del suo exploit in terra spagnola: “ Non è facile essere un tennista in Brasile” racconta “ perché quando arriva qualche risultato i media ti mettono subito sotto pressione paragonandoti a Guga”.

Come Guga Kuerten, Bellucci ha nella terra battuta la superficie di gran lunga preferita (basti pensare che tutte le finali giocate da professionista le ha disputate sul rosso), ma una buona propensione offensiva nel gioco, supportata da due buoni fondamentali, fa intravedere miglioramenti potenzialmente significativi anche sulle superfici rapide, dove finora i risultati sono stati sporadici (segnaliamo, oltre l’ottavo di Miami, il terzo turno a Wimbledon, sempre lo scorso anno, sebbene vi arrivò superando due turni decisamente favorevoli).

Da junior Bellucci non è stato un fenomeno: il suo best ranking fu il quindicesimo posto, e dicono che questo lo abbia aiutato a rimanere con i piedi per terra. D’altronde la storia è piena di teenagers che promettono grandi cose, vincono tornei dello Slam e scalano la classifica dei “boys” finché non arrivano nel circuito Atp e si trovano a dover affrontare sconfitte e delusioni. Bellucci non è stato un tennista precoce ma ha sempre creduto in sé stesso, come racconta uno dei suoi migliori amici nel tour, Marcelo Melo. La prima svolta della carriera arriva alla fine del 2008, quando si affida al tecnico Joao Swetsch e in meno di quattro mesi raggiunge la sua prima finale Atp nel torneo casalingo di Costa du Saipe, dove perde al terzo set contro l’allora n.19 Tommy Robredo. La migliore settimana della sua vita prima di Madrid l’aveva vissuta durante il torneo di Gstaad del 2009; partito dalle qualificazioni come n.119 del ranking, il brasiliano andó a vincere il titolo eliminando fra gli altri Andreev e Wawrinka. Dal dicembre scorso Bellucci lavora proprio con l’ex tecnico di Kuerten, Larri Passos, che gli ha insegnato ad avere pazienza, a non cercare di vincere il punto in 3-4 scambi, a lottare e rimanere nel palleggio il tempo necessario. Chi lo ha visto giocare a Madrid non ha potuto fare a meno di notare il suo atteggiamento da giocatore maturo: Bellucci è un terraiolo puro, un mancino con un gran dritto liftato, un rovescio bimane accettabile e un buonissimo servizio. Ma ancora piú decisiva per i suoi successi nella Caja Mágica è sembrata l’attitudine con cui affrontava il match,una concentrazione e una capacitá di tenere botta nei momenti difficili che facevano pensare ad un tennista esperto. Ogni volta che si trovava sotto nel suo turno di battuta aveva una prima di servizio pronta a tirarlo fuori dai guai e nei due match contro Murray e Berdych ha trasformato il 100% di palle break a suo favore. La potenza del servizio lo mette in condizione di essere competitivo anche su altre superfici. Ovviamente ci sono aspetti che puó migliorare, la continuità di risultati per esempio. Nei primi mesi del 2011 Bellucci ha perso con giocatori modesti ( Blake a Miami, Cuevas all’Estoril e Giraldo a Barcellona) e Lorenzi, con tutto il rispetto, è il n.148. L’ex preparatore atletico Cassiano Costa ha raccontato a Tenis News de Brasil che Thomaz ha un difetto osseo-genetico su cui hanno dovuto lavorare per evitare dolori al pube. In pratica Bellucci ha le gambe storte come Garrincha, la mitica ala del Brasile di Pelé: “E’ un difetto che non si puó correggere, ma per fortuna non gli impedisce di competere ad alto livello: lo abbiamo tenuto sotto controllo utilizzando dei plantari. A Miami, Toronto e al Roland Garros dello scorso anno ha sofferto per questo motivo”.

La grande settimana madrilena è arrivata piuttosto improvvisamente a fermare un’emorragia di risultati scadenti iniziata di fatto dopo il raggiungimento del best ranking, lo scorso luglio.

Chiusa la seconda metà di 2010 con solo primi e secondi turni (se si eccettua la finale nel challenger casalingo di Sao Paulo, peraltro persa contro il molto meno quotato connazionale Daniel), i primi mesi di 2011 di Bellucci sono stati altalenanti: due prestazioni trascurabili sul duro (terzo turno ad Auckland con vittoria su Robredo, secondo turno a Melbourne), poi pessima partenza sull’amata terra, con la sconfitta contro Fognini nei quarti di Santiago (dov’era detentore del titolo) e contro Chela a Costa do Sauipe, riscattandosi finalmente con la semifinale di Acapulco (battendo tra gli altri Verdasco, primo top ten sconfitto in carriera). Tornato sul duro per una non memorabile trasferta americana (buona vittoria su Becker a Indian Wells, ma poi sconfitte contro Berdych e Blake), ha riscontrato nuovamente difficoltà sulla sua superficie preferita, perdendo male contro Simon a Montecarlo, contro Giraldo a Barcellona e contro Cuevas ad Estoril (unico dei tre tornei dove ha vinto partite, due).

Adesso è tornato tra i primi 25,. Ma ora arriva il momento di confermarsi. Dovrà innanzitutto difendere i punti del Roland Garros e dimostrare che questa semifinale non è arrivata per caso, che è ormai un giocatore pronto ad affacciarsi quantomeno ai top 15. Quello di nuovo Kuerten è decisamente un appellativo fuori portata, ma Bellucci è certamente un giocatore capace di restare nella top 20 a lungo e - perché no? – di puntare ad un poassaggio tra i primi 10 giocatori del mondo.

Teo Gallo e Riccardo Nuziale

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