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13/06/2011 18:27 CEST - IL RACCONTO

La partita più politica di sempre!

TENNIS - Wimbledon, semifinale di Coppa Davis 1937, USA vs Germania. Sul punteggio di due pari toccava a Don Budge e Gottfried Von Cramm giocarsi il posto per la finale quando una telefonata misteriosa risuona negli spogliatoi…Adolf Hitler in persona desiderava parlare al barone Von Cramm… Scoprite con noi come andò a finire…Enos Mantoani

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L’americano Don Budge e il tedesco Von Cramm sono stati i protagonisti dei nostri due ultimi articoletti… L’americano, classe 1915, fu il primo a realizzare il Grand Slam (1938); il barone germanico, classe 1909, vincitore di due Roland Garros, è considerato il più grande numero 2 della storia… Accomunati dall’essere veri gentleman, in campo e fuori, curiosamente morirono entrambi per le conseguenze di incidenti stradali, Gottfried nel 1976, Donald nel 2000. Spesso sono ricordati assieme perché protagonisti di un’incredibile partita, quella che ora cercheremo di presentarvi…

I PRODROMI

Anno 1937, a Wimbledon andava in scena la finale interzone di Coppa Davis, USA vs. Germania; il vincitore avrebbe affrontato l’Inghilterra per il titolo. Sul punteggio di 2-2, tutto si sarebbe risolto all’ultimo match: quello tra Donald Budge e il barone Von Cramm. Qualche settimana prima l’americano aveva sconfitto il tedesco sullo stesso campo, nella finale di Wimbledon, abbastanza nettamente: 6-3, 6-4, 6-2. Le gradinate erano stracolme, la regina era già arrivata, i giocatori stavano negli spogliatoi cercando un po’ di concentrazione. Accompagnati dal cerimoniere stavano per entrare in campo quando il barone venne richiamato urgentemente nella segreteria del club per una telefonata internazionale. Il suo volto era diventato molto più teso non appena rispose: “Ja, mein Führer”.

Hitler in persona aveva chiamato per ricordargli quanto quel match fosse importante non solo agli occhi degli sportivi, ma anche per la sua Patria. L’anno prima un altro smacco sportivo aveva fatto infuriare il Führer, la vittoria di Jessie Owens (non esattamente un ariano) alle Olimpiadi. Ora era importante, ai fini della propaganda del regime, con nell’aria venti di guerra turbinanti minacciosi, che anche nello sport si affermasse la superiorità della razza germanica. La posizione del barone Gottfried non era certo invidiabile. Non si era mai prestato ai tentativi di strumentalizzazione dei suoi successi per fini propagandistici: incarnava infatti agli occhi del regime il prototipo della potenza ariana, era alto, biondo, dagli occhi azzurri e piuttosto vincente. Era però antinazista (magari non apertamente, ma lo sapevano tutti): la sua posizione era traballante. Una vittoria lo avrebbe messo in una situazione più sicura dagli attacchi del regime. Una sconfitta sarebbe stata una sventura anche per il suo destino personale. Con questi pensieri si avviò a battersi contro il suo avversario (ma anche amico) Donald Budge, che se sentiva il peso della partita, certo si batteva con meno pressioni.Ne risultò una partita bellissima, la più bella secondo Bill Tilden.

LA PARTITA

Forse a causa di tutta quella pressione, Von Cramm giocò il tennis migliore della sua carriera, passando a condurre 8-6, 7-5. Il 22enne americano, però, reagì da par suo, forte del maggior talento, soprattutto sull’erba, e riequilibrò il match vincendo il terzo e il quarto set per 6-4, 6-2. Nel quinto, con la forza della disperazione, il barone si portò sul 4-1. Don Budge continuò ad attaccare, fino al 4-4 per poi fare il break all’avversario e portarsi a servire sul 7-6. Uno, due, tre, quattro match point Von Cramm riuscì a salvare con le unghie. Nel quinto match point ci fu un lungo scambio che Von Cramm cercò di chiudere con un’accelerazione di dritto incrociato seguita a rete: Don la rincorse e quasi in scivolata sparò un passante di diritto che terminò all’incrocio delle righe, eludendo il tuffo dell’avversario. Il più bel punto della sua carriera, dirà poi l’americano. Stringendo la mano a rete all’avversario, Von Cramm ebbe la forza d’animo di sorridere e dire a Budge: “È il più gran match della mia vita. Sono lieto d’averlo giocato con un uomo come te”.

DESTINI INCROCIATI

Don Budge: da questa partita l’americano ne uscì ancora più forte e guidò la sua squadra alla vittoria sull’Inghilterra riportando negli States la coppa dopo undici anni e preparandosi alla conquista del Grand Slam dell’anno successivo.

Von Cramm: dopo questa sconfitta e la successiva a Forest Hills, sempre contro Budge, i suoi rapporti con il regime divennero via via più freddi. Nel 1938 venne arrestato e messo in prigione dai nazisti con l’accusa di omosessualità. Venne scarcerato anche in seguito a pressioni internazionali, di cui l’avversario e amico Don Budge si fece promotore.

A mio avviso è una storia bellissima tra due campioni assoluti del nostro sport, ma soprattutto, tra due uomini divisi dalle bandiere, uniti da una pallina e da una sensibilità comune.

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