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02/07/2011 17:40 CEST - WIMBLEDON

Rafa-Nole la finale tra i due più forti

TENNIS - Nadal mostruoso giocherà la quinta finale consecutiva a Wimbledon come Borg, McEnroe e Federer. Fra lui e Murray fa differenza la personalità. Djokovic ha messo a nudo i limiti di Tsonga, n.19 non per caso. Avremo la sfida più avvincente fra i due migliori del momento. Federer n.3 di nome e di fatto. Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato Ubaldo Scanagatta

WIMBLEDON - Per la prima volta dal febbraio 2004 il tennis ha un nuovo n.1 che non si chiama né Federer né Nadal, ma Novak Djokovic. Un traguardo meritato, perché il serbo che ha raggiunto oggi la sua prima finale a Wimbledon battendo Tsonga (7-6,6-2,6-7,6-3), quest’anno ha perso un solo match su 47 e quello lo ha perso a Parigi contro il miglior Federer dell’ultimo biennio. Ma la finale contro Nadal (n.1 fino a domenica a mezzanotte) che ha spento ancora una volta le speranze di Murray e di tutto il Regno (davvero) Unito (5-7,6-2,6-2,6-4), porrà subito a Nole la delicata necessità di una conferma per nulla facile contro lo spagnolo che di fatto ha raggiunto la quinta finale consecutiva a Wimbledon negli ultimi cinque tornei cui ha preso parte, perdendo le prime due con Federer e vincendo le ultime due (con Federer nel 2008 e con Berdych nel 2010). Cinque finali consecutive le avevano raggiunte Borg, McEnroe e Federer, anche se le loro non erano viziate da quel neo della mancata partecipazione che rende l’exploit di Rafa appena un po’meno apprezzabile.

Ho visto comunque un Nadal vicinissimo ai suoi livelli migliori se è vero che – per quanto possano essere soggettive le statistiche relative agli errori non forzati _ nel secondo set avrebbe fatto zero errori gratuiti, nel terzo due e nel quarto uno! Mostruoso no? Se anche gli errori non forzati fossero stati sei invece di tre che cosa si potrebbe dire se non che, pur favorito da un Murray andato in confusione quando ha sbagliato in lunghezza un dritto rigore sul 2-1, 15-30 nel secondo set, Rafa ha giocato un match assolutamente impeccabile? Al di là delle due serie impressionanti, di 22 punti a 5 la prima a cominciare proprio da quell’errore, di 20 punti a 7 la seconda dal 3-2 del secondo set al 2-0 del quarto…, in 8 turni di servizio battuti nel secondo e nel terzo set Rafa ha perso solo 9 punti (il nono con un doppio fallo sul 5-2 40-15 al terzo che ha sciupato la media di un quindici ceduto a game!) contro un giocatore che viene considerato in possesso di una delle migliori risposte al servizio del mondo.

Soltanto nel quarto set, sul 2-1 quando era già avanti di un break, Rafa ha concesso un paio di pallebreak, salvate con una volee di dritto e un dritto vincente. Chi rovescia su Nadal l’accusa di essere poco più di un bruto “arrotino” _ e ha visto la partita _ dovrebbe chiedere scusa a tutti oppure, già che c’è, potrebbe aggiungere un altro epiteto denigratorio e dire che il maiorchino è anche poco più di un bruto “affettatore”… perché quanti rovesci tagliati ad una mano e a due ha giocato sul dritto di Murray? E, perché no? , pure un bruto volleador, perché quante volee a dir poco straordinarie ha giocato sia di dritto sia di rovescio su passanti traccianti di Andy? Ne ho viste un paio, ad esempio, arrampicandosi in aria per schiacciare giù volee alte di rovescio di difficoltà paurosa che sono certo che chi le guarda in tv non può aver apprezzato perché nel piccolo schermo che tutto rimpicciolisce non si può valutare né l’altezza esatta di un lob né quindi l’elevazione di chi lo contrasta.

Questo è uno dei motivi per i quali ritengo che il tennis andrebbe sempre commentato dal vivo, da telecronisti presenti sul posto. Disapprovo quindi, per quel che può contare la mia opinione (zero!) la scelta di Sky. E’ chiaro che l’esperienza aiuta a capire, soprattutto chi ha giocato a buoni livelli, nell’interpretare l’efficacia di un colpo anche visto in tv, ma a volte un colpo o una serie di colpi hanno diversa efficacia se sono più lunghi di due centimetri e chi guarda in tv sui centimetri non può né capire né giudicare. Se guardaste una gara di salto in alto senza sapere a che misura è posta l’asticella sareste in grado di capire se un saltatore ha saltato 2,28 oppure 2,30? No di certo. Per il tennis è la stessa cosa, a meno che colpisca 100 volte di fila la riga. Se la palla però atterra 80 volte a due centimetri oppure a quattro vi assicuro che fa differenza. E quella differenza l’avverte per primo chi vi si deve opporre. I mezzi tecnici usati dalle tv spesso ti fanno vedere dove cade la palla nel servizio, o nei pressi della riga di fondo, ma quando vedi quella miriade di palline gialle sullo schermo non ti dicono se quella palla per l’appunto era anche più alta del solito, come un toppone liftato di Nadal, o più bassa e radente l’erba, come uno dei suoi rovesci con il taglio sotto la palla. E anche sui servizi, sapeste quante volte, vedendo la palla che va più piano (e si ha la contemporanea visione del radar che misura la velocità) e magari più alta e al contempo più corta, ci si rende conto che…_ è un esempio che mi è capitato oggi _Tsonga è capace di regalare il primo setpoint avuto nel tiebreak del terzo set sparacchiando un drittone fuori di un metro e mezzo su un servizio assolutamente innocuo, tirato con grandissima paura da Djokovic?

Vedendo la partita dal centre court vi assicuro che l’intensità con la quale ha giocato quasi tutta la sua partita Nadal era disumana. L’unico momento negativo di Rafa è venuto sul 6-5 per Murray nel primo set, quando non ha messo che una prima palla di servizio in campo. Dopo che nei prini cinque turni di battuta aveva tenuto due games a zero e concesso sei punti, due per game, negli altri tre turni. Ma il secondo di ciascun game quando poteva permetterselo: sul 40-15 dopo essere stato anche avanti 40-0. Ho scritto prima, e più a lungo, della partita di Nadal perché finita più tardi ed è più fresca nella mia memoria, nei miei appunti e nelle dichiarazioni di Rafa che ho appena sentito e che ho trovato anche originali nella parte in cui ha detto, rispondendo a chi gli chiedeva quale fosse la statistica o il record che apprezzava di più,: “ Il tennis non è solo Slam, non conta solo quattro volte all’anno. Per me è molto più difficile vincere nella stagione sulla terra Montecarlo, Barcellona, Roma, Madrid o Amburgo che vincere un Roland Garros. Sembra sempre che vincere il Roland Garros sia più importante, ma è più difficile vincere tutti gli altri quattro tornei di fila che un Roland Garros…”.

Beh, detto da uno che ha saputo fare l’una e l’altra cosa, da uno che ha vinto 5 Roland Garros, mi apre una dichiarazione che merita di essere presa in considerazione. Come l’altra quando gli hanno chiesto (non io, ma uno spagnolo in spagnolo, va bene adesso?) se il fatto di giocare al meglio de cinque set contro Djokovic non lo favorisse: “No, la distanza dei cinque set ti favorisce contro i giocatori che sono un gradino inferiori a te: quelli possono sorprenderti più facilmente in un match due set su tre che non in un tre set su cinque”. Direi ineccepibile. Anche se certo Rafa saprà di aver perso solo 3 volte su 18 una volta che è arrivato al quinto set (senza contare la Davis), mentre Djokovic ne ha persi 4 su 14 (sempre senza Davis). Rafa sa anche bene di aver sempre vinto su Djokovic quando lo ha incontrato negli Slam, cinque volte su cinque, ma sa anche di aver perso nel 2011 tutte le quattro volte che lo ha affrontato.

La banalissima espressione, ogni match fa storia a sé, ha in sé però i crismi della verità. Può benissimo accadere domenica quel che accadde qui nel ‘9 quando Andre Agassi, che aveva vinto il Roland Garros ed era n.2 del mondo, perse in finale da Pete Sampras (al sesto trionfo in Church Road), ma al lunedì diventò n.1 del mondo disorientando un po’ con quel sorpasso i non addetti ai lavori. Ho già scritto nei giorni scorsi che tali situazioni non mi piacciono, non vengono capite al volo da tutti e imbarazzano perfino i giocatori che si ritrovano ad essere n.1 discutibili o campioni n.2. Insomma ribadisco che per l’immagine globale del tennis sarebbe meglio che a vincere fosse Djokovic, cui resterebbe quindi un’unica macchia nel suo straordinario 2011, la sconfitta con Federer.

Per quanto concerne la prima semifinale va detto che se di Tsonga è stato decisamente il colpo più spettacolare di tutto il torneo, quello che gli ha dato il 4-2 dopo una doppia volee e un doppio tuffo, il secondo rialzandosi da terra con un prodigioso colpo di reni e uno spettacolare riflesso, di Tsonga sono state anche le più clamorose ingenuità, i più marchiani errori, quelli che spiegano perché lui sia solo il n.19 del mondo e perché sia arrivato a disputare una sola finale d’uno Slam. Nadal ha battuto un giocatore un po’ frastornato ma comunque capace di raggiungere tre finali di Slam e la terza semifinale a Wimbledon (se continua così però…rischia, agli occhi degli inglesi, di fare la fine di Henman) a soli 23 anni, mentre Djokovic ha superato in 4 set (che avrebbero dovuto essere tre se fosse stato un po’ più attento) uno Tsonga che, al di là della straordinaria performance contro Federer (straordinaria appunto…) è un gradino più sotto rispetto ai migliori. Troppo legato al servizio il suo tennis, e troppo poco “tattico” il suo tennis: andava a rete troppo spesso senza essersi messo l’elmetto (altra frase tommasiana…), e troppe volte si è fatto pescare a metà campo e a giocare demi-volee impossibili che o finivano in rete o nelle fauci di Djokovic. Ha avuto la grande opportunità di servire sul 5-4, ha recuperato quel game da 0-40 commettendo poi un folle doppio fallo sul 40 pari sparando una seconda che in quel frangente non aveva né babbo né mamma. Perché fino a quel momento aveva giocato alla pari da fondocampo con Djokovic (che sbagliava anzi più del solito ed era chiaramente un po’ teso), quindi non c’era la necessità di rischiare il tutto per tutto. Nel tiebreak poi l’emozione gli ha giocato un brutto scherzo. Ha messo in rete un dritto lento sul 3-2 per Djokovic subendo il minibreakpoint decisivo. E alla fine ha fatto ancor peggio con una volee sbagliata perché si è distratto a guardare Djokovic che era scivolato! Troppo ingenuo, insomma, il gigante buono franco-congolese. Il pubblico alla fine era tutto per lui, quando ha recuperato il terzo set si è udito un boato che nemmeno Murray avrebbe suscitato quando ha vinto il primo set con Nadal (beh, sì, insomma, forse esagero..).

M dopo non si è mai avuta la sensazione che Tsonga avrebbe potuto farcela. Dipendeva da Djokovic amministrare la partita. E l’ha fatto, complice anche Tsonga che nel prinmo turno di servizio del quarto set, ha pensato bene di perderlo a zero! Abbiamo la finale fra i due migliori tennisti del mondo e dell’anno. Che cosa potevamo pretendere di più e di meglio? I tifosi di Federer dovranno farsene una ragione. Lo svizzero oggi è solo il n,3 del mondo.

Ubaldo Scanagatta

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