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21/07/2011 16:19 CEST - VALLETTA CAMBIASO

Caperchi si ribella: Macchè irregolarità

TENNIS – Leonardo Caperchi dice la sua sulla situazione del centro di Valletta Cambiaso a Genova. “Mi contestano irregolarità amministrative, ma è tutto alla luce del sole. E il bilancio era in attivo”. La proposta alla famiglia Messina e i silenzi del Consiglio Federale. “Se l’avventura non andrà avanti, ho già pronto il mio piano B”. E su Fognini dice: “E’ il primo a soffrire per certe situazioni, ma ci sta lavorando. E arriverà. Riccardo Bisti

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Le vicende giudiziarie di Cagliari hanno messo in secondo piano un’altra storia che nelle scorse settimane aveva destato grande curiosità: la chiusura (dalle 12 alle 20) dei campi del circolo di Valletta Cambiaso a Genova, uno dei 23 Centri Periferici scelti dalla FIT nell’ottica di un decentramento del settore tecnico. La storia l’abbiamo riassunta in questo articolo, ma dopo quasi un mese era legittimo domandarsi come si fosse evoluta la situazione. Perché questa storia, francamente, aveva molti punti oscuri. Vuoi per la delicatezza dell’argomento, vuoi per il riserbo di alcuni attori coinvolti. Per capirci qualcosa abbiamo sentito Leonardo Caperchi, colui che ha gestito il centro negli ultimi 4 anni e per il quale si sono mobilitati i genitori dei 247 bambini che frequentavano Valletta. Noto per aver allenato Andrea Gaudenzi e condotto Fabio Fognini e Gianluca Naso per 6 anni, Caperchi ci ha risposto da Aosta, dove si trova per seguire il Simposio di Toni Nadal.

Facciamo un passo indietro: com’è iniziata la sua avventura genovese? Chi fu il primo a contattarlo?
Nel maggio 2007 ho cessato la mia collaborazione con Fognini e Naso e avevo una gran voglia di ripartire. Non mi piaceva il modo in cui siamo considerati all’estero: per questo volevo creare un “sistema” in un contesto piccolo come la Liguria. Se le cose fossero andate bene avrebbe potuto estendersi, perchè no, anche su scala più estesa. Non vedevo 18enni da lanciare nel circuito, allora ho deciso di concentrarmi su ragazzi ancora più giovani.

E’ soddisfatto dei risultati conseguiti?
Sono pienamente soddisfatto dell’impegno e delle energie profuse. Ho veramente dato tutto in termini di qualità e quantità del lavoro. Per il resto, francamente, non pensavo che la mentalità fosse così chiusa, limitata. Ho visto carenze anche a livello tecnico e di pianificazione. Mi pare che non ci sia interesse a creare giocatori. Vede, per avere successo ci vuole una corrispondenza tra gli obiettivi del coach e quelli della famiglia. E quasi nessuno progettava di giocare a tennis. A parole si, ma al momento di mettere in pratica le mie indicazioni diventava tutto più complicato. Gli aspiranti professionisti non possono dedicarsi ad altro, al contrario di quello che credono troppe famiglie.

Cosa è successo negli ultimi mesi? Cosa ha portato alla chiusura dei campi?
Intanto vorrei dire che questa è stata una grande annata. Abbiamo lavorato nel migliore dei modi, ci siamo divertiti ed eravamo in attesa di risposte per il futuro...

Risposte che non sono mai arrivate.
Esatto. Nello scorso settembre, quando il Centro è passato dal Comitato Regionale alla società Mario Belardinelli, ci siamo visti con Binaghi e ci eravamo detti che sarebbe stato un anno di “conoscenza” per poi valutare se andare avanti. Abbiamo impostato la parte tecnica, amministrativa e quella legata al budget. Se le cose fossero andate bene, pensavamo che la continuità sarebbe stata automatica. Poi, lo scorso aprile, Binaghi ha indetto una riunione in cui diceva che la FIT si sarebbe disimpegnata e chiedeva la disponibilità dei club genovesi a rilevare l’attività. In tempi brevi ha preso forma il progetto di “Janua Sport” di Vivado (a cui avevano aderito 11 club su 13, con la sola astensione del Park e del TC Genova, ndr). Eravamo in attesa di una risposta per il Consiglio Federale di maggio, durante gli Internazionali. Il Consiglio non ha preso alcuna decisione, nonostante quello fosse l’unico progetto sul tavolo. Sono così giunte le dimissioni di Ceppellini e Figura. Così abbiamo aspettato il Consiglio successivo, tenutosi ad Arzachena. Ho chiesto informazioni, ma sembra che neanche stavolta ci siano novità. Personalmente, interpreto questa non risposta come la volontà di non rinnovare.

E’ vero che lo scorso 17 giugno lei e i suoi collaboratori avete firmato una conciliazione in cui rinunciate a future cause di lavoro?
Si, è vero. Ci hanno convocato presso l’Unindustria di Roma. Con questa conciliazione si rinuncia ad ogni diritto passato e futuro. Noi non avevamo intenzione di intraprendere alcuna azione nei confronti della FIT: abbiamo firmato tranquillamente, nell’ottica di una prosecuzione del rapporto. Il giorno dopo avrebbe dovuto svolgersi il Consiglio Federale, ma poi è stato rinviato ad Arzachena. La firma di questo documento, tuttavia, non è niente di strano: loro si tutelano sempre così.

E’ vero che lei ha testimoniato presso la Procura della Repubblica di Cagliari nell’ambito dell’inchiesta del PM Pilia? Senza violare il segreto istruttorio, su cosa è stato interpellato?
Si. Sono stato contattato proprio il giorno in cui stavo partendo per le vacanze in Sardegna. Ho anticipato la partenza per presentarmi dal PM. L’argomento era Genova, la situazione di Valletta Cambiaso. Mi è stato chiesto se c’erano situazioni di tipo vessatorio.

Secondo lei, perché da parte della FIT non c’è interesse a proseguire il rapporto? I genitori degli allievi hanno addirittura scritto una lettera aperta per solidarietà nei suoi confronti…
Io posso solo dire che Davide Galletto, dirigente del TC Genova, mi ha detto che lo scorso settembre Valletta Cambiaso era stata offerta alla famiglia Messina, quando con Binaghi si era appena parlato di una stagione “conoscitiva” per valutare il futuro. Il loro coinvolgimento non si è concretizzato, ma presumo che avessero idea di affidare la gestione del centro a qualcun altro. Di certo non a me, visto che non sono stato contattato. Sono vicende politiche, per me inspiegabili.

La FIT sostiene che, a partire da marzo, la sua società (Tennis Coaching) si è resa gravemente inadempiente all’obbligo nei confronti della Mario Belardinelli SSD (società del gruppo FIT). Per questo, alla scadenza del contratto, sarebbero state cambiate le serrature a Valletta: i corsi sarebbero stati abusivi, almeno nella fascia oraria 12-20. Insomma, pare che la FIT abbia visto manovre poco chiare sul piano economico.
E io respingo tutto. Giancarlo Baccini, direttore della comunicazione FIT, ha scritto una lettera al Secolo XIX in cui ha parlato di “gravi problemi amministrativi”. E’ successo soltanto che volevo cambiare l’amministrazione del contratto da una società all’altra. Stavo chiudendo la “Tennis Coaching” e aprendo “Progetto Tennis”, ma la persona di riferimento sono sempre stato io. La FIT è intervenuta, volendo proseguire come Mario Belardinelli, e per me non c’è stato alcun problema. Mi bastava lavorare. I conti sono a posto, il bilancio è positivo e abbiamo pagato tutto. La lettera di Baccini conteneva delle inesattezze e ho risposto direttamente al Presidente chiedendo il perché di certi toni. Io non sono mai stato “contro”, sono sempre stato tranquillo e ho fatto il mio lavoro. Davvero non ho capito il perché di questo accanimento.

Morale della favola?
Mentre lo sport ha la funzione di crescita e sviluppo, la politica ha quella del controllo. Quando ho iniziato questo progetto, ero motivato all’idea di fare qualcosa “da dentro” perché è troppo facile stare fuori e parlare male. Però ci sono troppe implicazioni, si mette in mezzo la politica e non è facile lavorare in tranquillità. Se davvero non sarò confermato andrò avanti con il mio progetto, dedicandomi esclusivamente al campo.

In chiusura, parliamo di tennis giocato. In pochi conoscono Fabio Fognini meglio di lei. La sua crescita si è sviluppata secondo le aspettative? E quella di Gianluca Naso?
Conosco più da vicino la crescita di Fabio perché siamo rimasti in contatto. Credo che le linee guida siano rimaste le stesse di quando lavorava con me. Secondo me ha ancora del potenziale inespresso: i margini di miglioramento sono notevoli. Stesso discorso per Naso: a 18 anni era numero 340, poi si è un po’ fermato. Forse deve fare delle cose diverse, di certo vale molto di più di quello che ha mostrato ad oggi.

Di Fognini si discute spesso del carattere non facile: anche da giovane era così? Lei aveva fatto qualcosa per migliorarlo sul piano mentale?
Gli aspetti legati alla personalità sono le più difficili da cambiare. So che ci sta lavorando, ma gli costa fatica. Fabio è il primo ad essere dispiaciuto per certe situazioni, soprattutto per quello che si percepisce da fuori. Magari vuol far credere che se non gli importa, ma non è così. Sicuramente arriverà, magari impiegherà un po’ più di tempo, ma i margini di miglioramento sono importanti.

NOTA: Per fornire un'informazione il più completa possibile, abbiamo contattato altre persone informate sui fatti di Valletta: Il consigliere dimissionario Federico Ceppellini e il maestro Marco Lubrano (responsabile del centro per 19 anni fino al 2007). Entrambi hanno preferito non parlare della vicenda. Siamo ovviamente disponibili ad accogliere qualsiasi richiesta di chiarimento. (Ri. Bi.)

Riccardo Bisti

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