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16/09/2011 11:26 CEST - DOPPIO...GIOCO

Fleming-McEnroe, braccio e mente

TENNIS – Ogni don Chisciotte che si rispetti ha il suo fido scudiero Sancho Panza: conoscendo il carattere e temperamento di John McEnroe, possiamo dire che l’americano probabilmente ne avrebbe fatto volentieri a meno, se non fosse per il semplice fatto che nella specialità di doppio gli altoparlanti devono sempre scandire due nomi per coppia…E allora ecco l'arrivo di Peter Fleming. Daniele Camoni

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“The best doubles pair in the world is John McEnroe and anyone” (“La miglior coppia del mondo è quella composta da John McEnroe e…qualsiasi altro tennista”) : quante volte avremo sentito questa storica frase, colma di modestia ed eccezionale ammirazione e riconoscimento, senza tuttavia carpire la misteriosa identità di colui che effettivamente la pronunciò per la prima volta ? Autore di questa vera e propria incoronazione tennistica fu Peter Blair Fleming, storico compagno di doppio di McEnroe e forse l’unico individuo sulla faccia della terra capace di sopportare stoicamente e senza batter ciglio le intemperanze ed i malumori (volendo usare un eufemismo…) del geniale americano su un campo da tennis. Nato nel 1955 in New Jersey, Peter Fleming è da sempre ricordato nella mente dei grandi appassionati di questo sport come la spalla più affidabile e sicura di “The Genius”: se da un lato qualsiasi tennista vorrebbe vedere il proprio nome legato indissolubilmente a quello di McEnroe, uno dei più grandi titani che il tennis abbia mai prodotto, dall’altro il povero Fleming è incappato in un’involontaria (o forse no) dimenticanza che viene meno solo nel momento in cui si esaltano i trionfi di Johnny Mac : “ah già, McEnroe giocava il doppio con tale Fleming… (da non confondere né con lo scopritore della penicillina né con lo scrittore dalla cui penna nacque James Bond, ndr)” affermazione che, più o meno involontariamente, sottintende come McEnroe, se avesse potuto, avrebbe giocato da solo pure il doppio (tant’è vero che il suo talento avrebbe oscurato chiunque), se non fosse che, almeno in questa specialità, sono necessari per forza di cose due componenti per coppia.

A livello di singolo la carriera del biondo e longilineo americano non fu particolarmente ricca di successi : tre soli titoli (Bologna ’78 contro Panatta, Cincinnati ’79 contro “il bombardiere di Chattanooga” Roscoe Tanner e, ironia della sorte, Los Angeles ’79 vinto proprio su John McEnroe) e, come miglior risultato a livello Slam, i quarti di finale raggiunti a Wimbledon nel 1980, battuto da McEnroe, il quale avrebbe poi dato vita, assieme a Björn Borg, ad una finale indimenticabile (culminata nel “Tie-break” del quarto set, vinto da McEnroe per 18-16). Al termine dei Championships Fleming otterrà inoltre il suo best ranking, arrampicandosi fino all’ottava posizione mondiale. Le maggiori soddisfazioni, come abbiamo già sottolineato, le otterrà proprio in coppia con John McEnroe (mica uno qualunque…) : a cavallo tra il 1978 (vittoria nel South Orange Open) ed il 1986 (ultima vittoria del doppio americano, ai Wembley Championships), Fleming e “The Genius” vinsero ben 50 tornei, tra i quali spiccano quattro corone a Wimbledon (1979, 1981, 1983 e 1984), tre agli US Open (1979, 1981 e 1983) e ben 7 Masters di specialità consecutivi tra il 1978 ed il 1984 (solo Martina Navratilova e Pam Shriver possono vantare un record migliore, avendo vinto il WTA Tour Championships per ben nove anni consecutivi tra il 1981 ed il 1989). Con sette Slam McEnroe e Fleming sono inoltre la terza coppia come numero di allori nei “quattro Grandi”, alle spalle dei fratelli Bryan (10 Slam) e dei “Woodies” (ben 11 : 2 AO, 1 Roland Garros, 6 Wimbledon e 2 US Open). Se McEnroe era la mente, lo stratega ed il geometra, colui dal quale dipendeva ogni singolo dettaglio (anche nella costruzione di un singolo punto), Fleming era il braccio, l’esecutore finale, il gregario, colui al quale spettava il cosiddetto “lavoro sporco”.

Certo, nel momento in cui si vincono 60 titoli e si diventa N.1 del mondo in un periodo nel quale buone e grandi coppie abbondavano (da McNamara e McNamee, Stan Smith e Robert Lutz , a Ken Flach e Robert Seguso, John Fitzgerald e Anders Järryd, il quale farà poi coppia anche con Edberg), seppure in coppia con uno dei giocatori più talentuosi di sempre (c’è anche da chiedersi per quale motivo McEnroe abbia scelto come compagno proprio Fleming e non un altro…), vuol dire che proprio così scarsi e scadenti non si è… Per quanto concerne John McEnroe, beh’, si potrebbero impiegare enciclopedie intere per narrarne le meravigliose, indimenticate ed indimenticabili gesta tennistiche; cercheremo allora di circoscrivere la nostra narrazione (mantenendoci coerenti all’idea della nostra rubrica), per quanto possa risultare assai difficile, al McEnroe prevalentemente “doppista”. Pochissimi giocatori hanno saputo interpretare il doppio come “The Genius”, capace di danzare sul campo da tennis con eccezionale noncuranza e leggiadria, senza tralasciare quel pizzico (altro eufemismo…) di sfrontatezza ed arroganza che ne hanno caratterizzato inevitabilmente la carriera. Il suo ping-pong tennis, fatto di sublimi ricami, tocchi leggerissimi ed angolazioni impossibili, rimane assolutamente leggendario proprio per la divina ed irraggiungibile eccezionalità espressa, per la personalissima interpretazione del modo di giocare a tennis : nessun tennista è mai stato accostato a McEnroe come stile e tecnica di gioco, proprio per il semplice fatto che solo lui poteva giocare in quel modo (parafrasando il poeta simbolista francese Paul Valéry che diceva “Paul Valéry peut être expliqué seulement par Paul Valéry”, potremmo dire che “solo McEnroe può giocare a tennis come McEnroe”). Contro qualsiasi altro giocatore i tocchi quotidianamente giocati McEnroe sarebbero stati interpretati come delle grandissime botte di…fortuna o come veri e propri affronti, ma non contro Mac (chi non ricorda le sue smorzate millimetriche, i suoi anticipi mostruosi, il cosiddetto passante lento o i pallonetti sulle righe di fondo) : tutti sapevano che non vi era alcuna casualità in quelle eccezionali perle tennistiche, capaci di far ammattire chiunque dopo pochi minuti (chiedere al Connors del Wimbledon ’84, capace di rimediare in finale un drammatico 6-1/6-1/6-2 senza appelli, letteralmente surclassato dal divino braccio di John). Johnny Mac chiuderà la carriera con 71 titoli di doppio (quarto nella storia, alle spalle di Todd Woodbridge con 83 titoli, Daniel Nestor e Mike Bryan con 72), tra i quali hanno, a mio modesto modo di vedere, particolare importanza tre di essi : lo US Open 1989, vinto in coppia con l’aussie Mark Woodforde (a cinque anni di distanza dall’ultimo Slam, Wimbledon 1984 in coppia con Fleming), Wimbledon 1992, in coppia con Michael Stich, in una partita epica vinta 19-17 al quinto contro Jim Grabb e Richey Reneberg, e, soprattutto San José 2006 (sì, sì, avete capito bene) : in coppia con Jonas Björkman, uno dei più grandi doppisti degli ultimi anni, un McEnroe 47enne sfoderò una prestazione straordinaria, come ai bei tempi, ricordandoci, a 15 anni dal suo ultimo titolo (Parigi ’92), in coppia con il fratello Patrick, come i grandi campioni non tramontino mai (Martina Navratilova ce lo ricorderà poi agli US Open, vincendo il misto a 50 anni).

Ricordo ancora adesso il pugno alzato di John Patrick McEnroe Sr., padre di “The Genius” (forse noto ai più per il suo indimenticabile cappellino bianco, tipo cuffietta, ed il suo tifo energico a Wimbledon, affianco all’impassibile allenatore di Borg Lennart Bergelin, in barba al protocollo britannico) in segno di giubilo, e, soprattutto, tutto un repertorio che ha fatto la storia del nostro adorato sport. “He didn’t pay the price” (“Non ha pagato il prezzo”) ripeteva con un pizzico di sana invidia la mitica Billie Jean King, alludendo alla disarmante naturalezza con la quale McEnroe giocava (e, soprattutto, vinceva) a tennis, senza bisogno di spaccarsi la schiena o farsi venire il latte alle ginocchia dopo estenuanti sedute d’allenamento, sul modello di quanto facevano, ad esempio, Mats Wilander o Ivan Lendl : come abbiamo già affermato nell’articolo dedicato a Billie Jean King e Rosie Casals, si narra che una volta lo stesso McEnroe, allenandosi con Wilander, lo abbia piantato in asso dopo circa 10 minuti, ritenendosi sufficientemente soddisfatto dell’allenamento svolto ; probabilmente Wilander non aveva fatto ancora in tempo a fare neanche un paio di scatti… “Everybody loves success, but they hate successful people” (“Tutti amano il successo, ma detestano le persone che lo possiedono”) : quale miglior frase per riassumere in poche parole la fantastica carriera di McEnroe, uno dei pochi tennisti senza peli sulla lingua (in campo), capace di prendersela con chiunque, oltre che con i soliti e malcapitati arbitri e giudici di linea, anche con innocenti spettatori : “What problems do you have, besides being unemployed, a moron and a dork?” (“Che problemi hai, a parte essere disoccupato, un cretino ed un co…e ?”) è solo una delle tante carinerie riservate dal ribelle americano a qualcuno capace di interrompere il flusso del suo genio creativo, oltre ai vari e variegati epiteti riferiti agli ufficiali di sedia, dai “You cannot be serious !” (oramai divenuto un must per ogni conoscitore di tennis) e “You’re the pits of the world” (“Sei la feccia del mondo”) ai “Answer the question, jerk !” (“Rispondi alla domanda, idiota !”) e “You’re the worst umpire I’ve ever seen in my life “ (“Sei il peggior arbitro che abbia mai visto in vita mia”) .

Ciononostante, non ci stancheremo mai di celebrare le gesta raffinate e straordinariamente squisite di John Patrick McEnroe Jr. : “I think I would have been a better player” ripete spesso “The Genius” quando gli si chiede cosa pensa, col senno di poi, del suo “delicato” carattere ; potrebbe anche essere vero (oddio, difficile pensare cosa avrebbe potuto fare di più Mac su un campo da tennis…), ma sicuramente non avremmo potuto conoscere il McEnroe che ancora oggi ricordiamo, ed al quale abbiamo spesso benevolmente perdonato le continue intemperanze, completamente abbagliati dal suo inimitabile genio tennistico…

Daniele Camoni

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