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24/09/2011 16:03 CEST - Tennis e tifo

I dieci must del tifoso di tennis

TENNIS - Tutti noi appassionati di tennis abbiamo opinioni che amiamo. Quando però insistiamo a sostenerle sempre e comunque, rischiano di diventare luoghi comuni . Tra il serio e il faceto, proviamo ad analizzarli. Si parte con Gilles Simon e si chiude con l'asserzione "Nadal, arrotino senza talento", passando per il rovescio di Federer, la simpatia di Djokovic e altro ancora.  Christian Turba

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Avviso ai naviganti di “Ubinadal”.
Nel seguente articolo ricorrono espressioni come “ mi sembra”, “ a mio parere”, “ credo” e affini. Sì, perché questo è un pezzo personale, senza pretese di oggettività, aperto a critiche e suggestioni di ogni tipo.
In anni ed anni di lettura di giornali, forum e blog ad argomento tennistico, visione di grandi tornei e pratica della “chiacchiera da bar/social network”, ho maturato l’idea che il tifoso tennistico “ medio” –aggettivo non necessariamente negativo e che comprende anche il sottoscritto- abbia alcuni “MUST” o, per dirla in greco, “ Topoi”, idee radicate e difese in ogni situazione, talvolta anche contro l’evidenza dei fatti. Di seguito indicherò quelli che ritengo i più importanti, in ordine crescente di virulenta e ossessa difesa.

10) Simon, il Pitagora del tennis.
Mai come su Gilles Simon, nel variegato mondo dei tifosi, esistono giudizi completamente antitetici. Alcuni non lo sopportano, lo abolirebbero dai campi da tennis per legge e condannano i suoi “ movimenti da tennis femminile” ed il suo gioco in grado di “ addormentare anche dopo 10 caffè”; altri, invece, ne esaltano l’intelligenza tattica, l’anticipo, la fluidità dei movimenti, il senso della geometria e la velocità che genera da un fisico mingherlino.

Alla base non si può dar loro torto, Gillou non è arrivato alla top 10 per caso e i pregi elencati sono incontestabili. Peccato che la più parte di coloro che elogia il nizzardo non sopporti Nadal e tutti gli “arrotini” spagnoli, rei di praticare un gioco iper-passivo e tirare pallettoni alti 5 metri: quando parlano del transalpino, invece, sembra di trovarsi davanti a una fusione di Mc Enroe e Lendl, e il rovescio a due mani, notoriamente unità di misura del tennista “ brutto”, d’incanto diventa meraviglioso.

Ma la realtà è questa? Avendo seguito molti match di Gilles, non credo. Tranne che in giornate di grazia come questa, Simon è un giocatore ultradifensivo, che sovente gioca colpi lenti e privi di peso col malcelato obiettivo di togliere ritmo all’avversario: veri e propri “appoggi” insomma, che funzionano alla grande con avversari come il Del Potro di New York. Quando l’occasione si presenta, certo, Gillou è bravissimo a ribaltare lo scambio e giocare il vincente: non un vincente classico però, ma –come ho sentito dire-, un “vincente per sfinimento”, o meglio ancora “alla spagnola”. Alla spagnola, appunto, Nadal ha costruito le sue vittorie anche su questo colpo: ma allora perché di Rafa e soci non si sente che parlar male? Credo che la risposta la fornisca un internauta che difende il buon Simon perché “ gioca tutto piatto”: ormai il top-spin nel tennis è OFF, se non usi rotazioni puoi giocare come vuoi e sembrerai la reincarnazione di Rod Laver..
Con questo non intendo dire che “ Sbirulino” (cit.) giochi male, né negare i suoi enormi meriti: ma per favore, se pallettari Nadal e Ferrer sono, che lo sia anche lui..

9) La bellezza abbacinante di Jo-Jo
Ho seriamente esitato a scrivere questo paragrafo su Jo WIlfried Tsonga, dopo aver visto la prova di forza esibita nel doppio di Davis: come non ammirare la grinta e il coraggio con cui Jo-Jo ha sfondato il fragile muro Verdasco-Lopeziano, a forza di ace di prima e seconda, traccianti di dritto, anticipi a rete e pallonetti millimetrici?

Match come questo, come l’ exploit di Melbourne con Nadal o del recente Wimbledon con Federer, fanno sì che il numero 10 del mondo abbia una rete fittissima di fans, pronti a scomodare il povero Cassius Clay/Mohammed Alì ogni volta che ne parlano. Del resto, nel tennis odierno è raro vedere qualcuno che giochi costantemente all’attacco, affrontando tutti i match a viso aperto e mantenendo sempre una certa lucidità tattica nonostante gli enormi rischi presi. Il resto, poi, lo fanno la sua nota espressività facciale e il suo essere “ personaggio”: Jo-Jo sguazza come un pesce a contatto col pubblico e con la telecamera, la sua prova recitativa nella pubblicità del Kinder Bueno rimarrà negli annali della filmografia d’Oltralpe..

Talvolta, però, ci viene descritto un giocatore dal tennis brillante e divertente, finanche “ di una bellezza abbacinante”. Credo che il giudizio vada leggermente temperato. Sorvolando su un rovescio deboluccio –per un top 10 naturalmente- e sui limiti nello spostamento impietosamente smascherati da Nadal domenica scorsa, resta il fatto che il transalpino è sostanzialmente un "martellatore", che costruisce il proprio gioco sul servizio e sui fendenti di dritto. Qualcuno, quando Jo-jo era ancora in fasce, lo descriveva come: “ il Roddick francese :fisico massiccio,gran servizio,dritto potente,rovescio inesistente,spacconeria esuberante”. Ecco, il paragone mi sembra calzante, anche per la tendenza a spostarsi sul dritto anomalo. Certo, la volée è due spanne sopra a quella di Nebraska Kid, il nostro quando può non disdegna la rete e chiamato a giocare di fino rivela origini altolocate: tuttavia, resta un tiratore scelto, non esattamente quello che classicamente s’intende per “tennista bello” (alla Federer o alla Llodra per intenderci). Domandina ai lettori: se il francese non fosse così simpatico e “ personaggio”, avrebbe la stessa considerazione o se ne parlerebbe alla stregua di un Berdych o di un Soderling?

8) Il culto del migliore
Da che lo sport è sport si tifa la star, il campione, colui che vince, meglio se personaggio che scalda le folle. Lo sci negli anni’90 era sport nazionale per Tomba e Compagnoni, non certo per i Kostner,Rungalldier, Perathoner o Ghedina che pure tanto hanno dato alla maglia azzurra; stesso effetto ha avuto Pantani per il ciclismo negli anni’90 o più recentemente Valentino Rossi per il motociclismo, e via dicendo..

Il “culto del campione” è usanza radicata in tutti gli sport e tutte le culture, e rientra nella normalità delle cose. Solo che nel tennis degli ultimi anni, e in particolare dall’instaurazione del duopolio Federer/Nadal, tale culto ha preso proporzioni smisurate, in tutti i sensi. Sino a fine 2010 il 99% delle discussioni sul tennis maschile ruotava attorno a Federer e Nadal. Bastava fare la “mappa del tifo” dei membri di qualsiasi forum/blog tennistico e si poteva notare una scissione tra maggioranza federiana silenziosa e minoranza nadaliana rumorosa: certo, c’erano fan di Murray, Djokovic, Del Potro o altri, ma in una proporzione di 1 su 100 ad essere buoni.. Nell’ultimo anno, la spirale si è allargata con l’ascesa di Djokovic, che ha dato origine a una frangia di tifosi del serbo molto ciarliera: il duopolio allora è diventato tripolio..

A molti questo stato di cose sembrerà normale e giusto: a me, personalmente, fa dispiacere. In primis, perché la bellezza di uno sport sta anche negli underdog, i cosiddetti “ Figli di un Dio minore”, non benedetti da fama e denaro ma ugualmente capaci di grandi giocate: per fare un esempio, quintalate d’inchiostro per ogni singolo tweener di Sua Maestà, poi agli Us Open Stakhosvky ne realizza uno meraviglioso e - Ubitennis a parte- passa quasi inosservato. Come vi sentireste nei panni dell’ucraino?

Inoltre, il rovescio della medaglia sono le miriadi di commenti pro/contro l’uno o l’altro che si riversano a margine di qualsiasi articolo, che parli di tennis, del caro del petrolio o delle avventure del nostro premier.. Qualche settimana fa leggevo con gusto il bellissimo pezzo di Paolo Giua “ Elogio del talento nascosto”, una sorta di apologia dei vari Isner. Ferrer e Davydenko-: ebbene, il primo commento recitava “Qui su UBINADAL si fa di tutto per far credere che il tabbellone –co’35 B (cit.)- del maiorchino sia difficile”.

Più che un luogo comune, diciamo, questa è un’amara constatazione. A volte, leggendo certe diatribe infinite, verrebbe da desiderare il ritiro istantaneo dei Fab 3: magari il livello del nostro sport si abbasserebbe, ma si potrebbe tornare a respirare aria pulita..

7) Il mediocre rovescio di Federer
Sui fan di Roger Federer si è soffermato, recentemente, il nostro Giuseppe Porcelli, a mio parere sbagliando conclusione: gli orfani del Monarca svizzero destituito non tifano Rafa per dimenticare, anzi l’esplosione di Djokovic ha accentuato in alcuni di loro l'anti-nadalismo. A imperitura memoria, basti un commento all’articolo sulla vittoria della Spagna in Davis: “Il gioco di Nadal e' di una indecenza unica; se poi addirittura con questo gioco si rischia di diventare il più vincente della storia, superando il dio del tennis, allora scusatemi, ma l'indecenza diventa immoralità. Per fortuna che e' uscito fuori Djokovic, sia ringraziato il Signore”.

In questa sede, però, non parlerò nello specifico di loro, ma cercherò piuttosto di confutare la valutazione tradizionale sui colpi da fondo dell’elvetico. In sostanza, da molti fan di re Roger –e non solo- giungono lodi sperticate per il dritto, mentre il rovescio viene sempre criticato e talvolta ridotto a un colpo “normale”.

Ora, che il Forehand del Messia di Basilea sia straordinario solo un pazzo potrebbe negarlo. Ma il suo lato sinistro è così debole rispetto a quello destro? Non parlo del rovescio in back, unanimemente apprezzato, ma del rovescio piatto a una mano, barometro della forma di Federer. A mio avviso, mr. Vavrinec ha in dote un rovescio scorrevole e naturale, che però diventa falloso non appena sopraggiunge una giornata no; al contrario, il dritto è un colpo sicuro ed efficace, ma allo stesso tempo più “ fisico”, giocato con un’impressione di sforzo maggiore. Se certe disfatte –in particolare la saga con Nadal sul rosso- sono nate sulla fragilità difensiva del rovescio, da questo colpo Roger ha però costruito match memorabili: tutti ricorderanno la straordinaria lezione australiana impartita all’allievo ribelle Murray, ma qualsiasi filmato di Youtube mostrerà la quantità e la qualità di perle uscite dal rovescio di Roger...

Insomma, forse un maggiore equilibrio di giudizi non guasterebbe: il dritto di Federer sarà anche –e in effetti lo è- il colpo migliore e uno dei più forti della storia, ma il rovescio è una meraviglia per gli occhi, per nulla inferiore a quello degli specialisti odierni (Gasquet, Nalbaldian, Youzhny, Wawrinka..) o del passato. Roger è il Dio del tennis? E allora adoratelo come si deve, perdirindina..

6)The importance of being Ernests
Da secoli, addetti ai lavori e appassionati parlano di Ernests Gulbis come futuro top 10 e, perché no, vincitore di Slam, attribuendogli talvolta un valore assoluto superiore a quello di mediocri manovali della racchetta come Djokovic e Murray..

Nulla di male: il lettone ha un indubbio talento, ed i primi, precoci, exploit sul circuito ATP (gli ottavi degli Us Open 2007 e i quarti di finale al Roland Garros l’anno successivo) inducevano a pensare a un futuro roseo per lui. Ora, da quei quarti di finale, son passati 3 anni e il Principino, invece di progredire, è quasi regredito: ciononostante, lo si continua a pronosticare tra i papabili outsider ad OGNI sorteggio di Slam. A Flushing Meadows aveva appena dominato Misha Youzhny –uno Youzhny che nel 2012 naviga a livelli da numero 40-50, peraltro-e subito in rete impazzavano commenti come “Con questo Nadal, fosse che fosse la volta buona che arriva lontano?” o “Può fare il botto”. Quatto quatto, il botto l’ha fatto Gilles Muller..

Insomma, Gulbis dovrebbe esplodere ad ogni Major, ma i numeri dicono il contrario: dal Roland Garros 2008, il 23enne di Riga si è fermato per 7 volte al 1°turno e 6 al 2°, perdendo spesso da avversari abbordabili.
I più attenti obietteranno la vittoria su Federer e il colpaccio sfiorato contro Nadal al Foro Italico nel 2010: non lo nego, ma vogliamo dire che il Roger post-2006 è un potenziale bye nei primi turni di un Master 1000, e che a Roma nei suoi anni migliori beccò 6-2 6-4 da Pippo Volandri? Vogliamo aggiungere che un Master 1000 in bacheca l’ha persino Roberto Carretero? La settimana di invulnerabilità è capitata alla quasi totalità dei top 20-30 attuali, ma non per questo tutti sono potenziali vincitori di Slam.. E che non si tiri in ballo la storia, trita e ritrita, della “ mancanza di fame”: Marat Safin, uno che all’allenamento dava l’idea di preferire.. avete capito cosa, a 18 anni escludeva dal Roland Garros i due futuri vincitori-Agassi e Kuerten e a 20 martirizzava un certo Pete Sampras in una delle finali newyorkesi più famose degli ultimi anni..

Insomma, ok il talento, ok “se in giornata può battere chiunque”, ma aspetterei di vederlo incasellare qualche vittoria negli Slam, prima di eleggere Ernestino a novello Federer..

5) La decadenza del tennis femminile
Obiettivamente, non si può dire che il circuito WTA viva la sua Aurea aetas, talmente è permeato da numero 1 transitorie e senza Slam (Safina, Jankovic, Wozniacki..), vecchie glorie che disputano 4-5 tornei all’anno e miriadi di Eve/Ove dalla chioma fulva e dal gioco possente ma monolitico.

Talvolta, però, si fa di tutta l’erba un fascio, come ad esempio in seguito all’ottavo di finale vinto dalla nostra Flavia Pennetta sulla cinese Shuai Peng in quel di Flushing Meadows. Un match combattutissimo, in cui la Peng, vero “gatto attaccato ai maroni” ha risposto colpo su colpo agli attacchi di Flavia, addormentando il suo rovescio con lob liftati e piazzando il vincente non appena la palla rimbalzava corta: la brindisina, a sua volta, ha retto stoicamente a tale “martellamento”, tirando a tutto braccio, riducendo i gratuiti al minimo e annullando miriadi di palle break con ace e servizi vincenti. Eppure, alla fine c’è chi ha gridato allo scandalo, sostenendo che l’asiatica negli Slam sia orribile (quando il suo ranking si è invece costruito sulla regolarità nei grandi tornei): a parer mio, un’idea pregiudiziale, che coinvolge la quasi totalità dei match femminili.

Chiariamo, non mi esalto certo con la programmazione europea di Eurosport, pregna degli Jankovic-Dominguez Lino della situazione. Però occorre dire, soprattutto per la stagione in corso, che negli Slam femminili si vedono ottimi match, magari poveri di variazioni tecniche ma intrisi di pathos, emozioni, crolli, risalite e sorprese: ovvero, tutto quello che il dominio dei Beatles in racchetta sta progressivamente estirpando dal circuito maschile, talmente si ha la sensazione, il 90% delle volte, che alla fine il più forte la spunterà in un modo o nell’altro. Parliamoci chiaro: direste che agli Us Open un Alexandre Dulgheru o un Simone Halep avrebbero eliminato all’esordio un Peter Kvitov o un Li No? Io,nemmeno se venissero dall’oltretomba i Quattro Moschettieri, Fred Perry e il barone Von Cramm a testimoniare..

4) Robin l’uomo nero

Nel tennis moderno fatico a ricordare un giocatore più vilipeso di Robin Soderling. Dico vilipeso a livello personale, perché il “ Boscaiolo” è rispettato come tennista, ma viene invece “disprezzato” umanamente.
La consacrazione del “ Robin cattivo” avvenne a Wimbledon 2007 con Rafa Nadal: la famosa “smutandata”, eseguita a inizio del 5° set, che gli valse la sconfitta e soprattutto l’odio perpetuo dei fan del maiorchino. Per loro, Soderling è come l’aglio per la strega Amelia: se vi capitasse di nominarlo in loro presenza, non stupitevi di sentirlo apostrofare “Merdaccia”. Un Fantozzi scandinavo, insomma.

Detto che l’ex allievo di Pistolesi si è guadagnato l’odio sul campo con atteggiamenti poco corretti (famosissimo il goffo tentativo di ingannare l’arbitro con un segno farlocco, a Roma 2009), il termine “Merdaccia” dovrebbe riservarsi a qualcuno che ti ha rubato la fidanzata o prosciugato il conto in banca, non a un professionista che fa il suo lavoro. Soprattutto, non è degno di un buon tifoso insultare così apertamente un qualsiasi tennista, fosse anche la peggior faccia da schiaffi della terra..

Se poi si volesse affrontare il discorso in profondità, i nadaliani avranno molte frecce al loro arco: ha preso in giro Rafa, fa i pugnetti cattivi, non firma autografi, non sorride, etc etc… Come se un tennista fosse obbligato per contratto a firmare autografi e fare scherzi con tutti: a parte che il Soderling da me visto in diretta è sembrato una persona normalissima -ma ciò non vuol dire nulla-, francamente preferisco la presa in giro spontanea dei tic made in Manacor alle imitazioni preconfezionate di Djokovic e soci..

3) Ferrer, gobbo e vassallo
Se David Ferrer da Javea ricevesse un euro per ogni persona che ha criticato –eufemismo- il suo tennis, a quest’ora sarebbe più ricco di Federer, Nadal e Serena Williams messi assieme.

All’indomani della stesa rifilata a Simon in coppa Davis, per dirne una, nessuno ha lodato l’iberico per aver lasciato 6 games a uno degli uomini più in forma del momento, ma tutti hanno calcato la mano sulla prova di Simon, la sua inferiorità sul mattone tritato e la sua inaffidabilità in questa competizione. Ma questo è niente: ogni volta che si parla del numero 5 mondiale, l’accento cade quasi esclusivamente sulle sue “origini” pallettare, la noiosità e ripetitività del suo tennis, persino l’andatura gobbuta: al senso del lavoro, la tenacia, la polivalenza spettano solo i titoli di coda.. Qualche settimana fa ci ha provato il buon Giua a dare a Cesare quel che è di Cesare, ma subito è stato stoppato da commenti come: “Lo spagnolo è un vero e proprio fabbro che non fa altro che correre come un pazzo a destra e sinistra ributtando la palla di la”.

L’aspetto più grottesco, tra tutti, è l’insistenza su un Ferrer ”vassallo” di Nadal: certo, un vassallo che l’ha sconfitto agli Us Open 2007 e nei quarti dei recenti Australian Open, spegnendo sul nascere ogni paventata possibilità di “ Rafa Slam”. Insomma, nell’universo degli Almagri e Verdaschi vari, David è l'unico a spiccare per la grinta con cui affronta il mancino di Manacor, soprattutto negli Slam: eppure, ogni volta- 3 su 4 almeno..- che il sorteggio lo pone dalla parte di Rafa, partono i sorrisini ironici di chi considera il quarto del maiorchino un “bye”. A mio parere quanto di più incomprensibile: per citare un nome, Stas Wawrinka –inferiore a Ferrer, ok, ma sempre un signor giocatore- non si è mai lontanamente avvicinato a battere Federer, eppure nessuno si è mai indignato sostenendo che l’elvetico avesse un ottavo o un quarto “ bye”..
Malignamente, si potrebbe sostenere che Wawrinka non è nato in Spagna..

2) Quel gran simpaticone di Nole
Elmetto e corazza pronti per respingere eventuali attacchi dei Nole boys.

Pressappoco dalla notte dei tempi si descrive Novak Djokovic come un tennista estroverso e guascone: provate a digitare “Djokovic simpatico” su Google e vedrete quanti risultati vi usciranno.. Il merito principale di questa nomea, inutile dirlo, va alle imitazioni che il serbo riserva ai suoi colleghi e che gli sono valse nientepopodimeno che l’invito da Fiorello: vi sono poi altri coups de theatre, come l’ingresso alla Groucho Marx a Parigi-Bercy, le parrucche bionde, i numerosi scherzi, canti e balli con raccattapalle e cameramen o durante gli allenamenti. Da quando, infine, ha dichiarato il suo amore per i colori rossoneri, Nole ha sicuramente acquisito migliaia di fans nel suolo italico..

Ma è tutto oro quel che luccica? Per dire di no, penso alla plateale esultanza, con tanto di “Shhh” intimato al pubblico, al termine del tie-break vinto con Dolgopolov agli ottavi degli Us Open. Tale esultanza definisce in pieno la personalità pubblica di Djoker: sempre alla ricerca del gesto che faccia clamore e lo renda ancora più “personaggio”, il serbo non sa vivere senza il pubblico, ne ha bisogno come le piante della clorofilla. Ora, non c’è nulla di male nell’esultare, ma farlo in questo modo al termine di un tie-break giocato in modo mediocre –rispetto al suo valore assoluto s’intende-e vinto con una buona dose di fortuna non mi sembra atteggiamento da vero numero 1.

Nel suo consueto pagellone, il nostro Enzino Cherici commentava: “Se sei numero uno del mondo devi saperlo essere anche in queste piccole-grandi cose. Il ragazzo è intelligente, sono certo che ci riuscirà”. Io aggiungerei: che getti la maschera,mostri di che pasta è fatto. Se fosse un nuovo Lendl,nessuno lo biasimerebbe: nella sua “ malignità” Ivan il Terribile era molto detestato ma anche molto amato, chiedere proprio al Cherici. Se invece fosse davvero un simpatico, che lo dimostri in tutti i suoi atteggiamenti e smetta di recitare il ruolo dell’amico di tutti che alla prima occasione ti gioca il tiro mancino..

1) Rafa, arrotino senza talento
La pamphlettistica anti-nadaliana è talmente sterminata che per elencarla interamente ci vorrebbe un libro più lungo della biografia di Agassi.. La fortuna, i tabelloni degli Slam pre-accomodati per consegnare il titolo al maiorchino, il vassallismo degli avversari, il rallentamento delle superfici, l’evoluzione delle racchette –e taciamo del doping-: Rafa Nadal ultimamente ha accumulato più "odio" dell’Inter..

E’tuttavia vero che quando molti ripetono uno stesso concetto esiste un fondo di verità dietro, e per questo non mi fermerò a ribattere a ciascuno di questi punti. Su una tesi, che qualche strenuo miliziano ama rispolverare ad ogni occasione propizia, non posso però fare orecchie da mercante: quella che Rafa sia un tennista privo di talento, vincente solo perché corre come un dannato e alza pallonetti di 5 metri. L’ossessione di questi tifosi per il mancino di Manacor risale al 2005, quando le sconfitte coi vari Blake, Berdych, Gonzalez, Davydenko, Youzhny facevano loro prefigurare un suo crollo a breve periodo. Ora che lo spagnolo è ancora in auge, non resta loro che improvvisarsi serbi nell’anima ed elevare inni celesti ad ogni vittoria di Nole..

Già lo studio diacronico della carriera di Nadal, comunque,  serve a confutare il postulato iniziale. Puoi essere favorito da mille congiunture, e “brutto” da vedere, ma se dopo 6 anni continui a vincere su ogni superficie, migliorando tutti i colpi, allora qualche genio lo devi pur avere. Anche l’osservazione –pertinente- per cui il dominio del maiorchino col dritto sarebbe favorito dall'essere mancino dello stesso nulla toglie alla sua grandezza: se dobbiamo credere a zio Toni il piccolo Rafa era un destro naturale, dunque aver raggiunto l’eccellenza col suo braccio “debole” è indice di grande talento. Infine, anche il Nadal ultradifensivo e dritto-dipendente del 2005 mostrava il bernoccolo del tennista: non si limitava a rispedire ogni colpo al mittente, ma effettuava ad esempio passanti in corsa millimetrici che non sono possibili senza un’innata coordinazione, ossia senza talento.

Rino Tommasi direbbe “ Molti confondono la classe con il talento”: io direi che “molti confondono il talento con l’estetica” e che la cattiva fama tennistica del maiorchino deriva perlopiù dall’utilizzo esasperato dei “pallonetti a 5 metri sopra la rete”, ossia del top-spin. Top-spin che, per inciso, è una variazione, come un servizio in slice, un drop-shot, una stop-volley, un lob: piccolo problema, tutti i colpi summenzionati sono considerati “ belli”, il top-spin invece è indice supremo di bruttezza tennistica..

E voi, cari lettori di Ubinadal –ops, Ubitennis- siete d’accordo? Quali sono per voi i luoghi comuni del tennis-tifoso?

Christian Turba

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