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24/09/2011 02:08 CEST - L'angolo dei profili

Devvarman, indiano d'America

TENNIS - Nel 2004 lo storico coach Boland convince Somdev Devvarman ad iscriversi per l'Università della Virginia e i suoi Cavaliers. "Buji", questo il suo soprannome, riscrive la storia dello sport di college dello Stato. Diventato pro vive una partenza fulminea ma gli manca ancora l'acuto importante e l'ingresso nei primi 50. Ora si allena con Roddick e Harrison. Alessandro Mastroluca

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A gennaio 2009 l’Università della Virginia ha ritirato la maglia di Somdev Devvarman. Un onore mai riservato prima, nella storia dello sport di college, a un giocatore di tennis. La cerimonia si è svolta sui campi intitolati a Boyd Tinsley, celebre ex studente dell’Università, musicista che suona il mandolino e il violino elettrico nella Dave Matthews Band. Tinsley e Devvarman sono diventati amici. L’indiano frequentava le serate e le feste organizzate da Tinsley e suonava in un gruppo che proponeva nel suo repertorio cover della Band.

Con la squadra dei Cavaliers è entrato nella storia: è stato il quarto tennista dal 1950 a vincere due titoli NCAA consecutivi in singolare. Ha chiuso la sua esperienza di college, dopo la laurea in sociologia, con un record di 158 vittorie e 27 sconfitta, 88-6 negli ultimi due anni. Nel 2008 ha concluso la stagione con 44 vittorie e 1 sconfitta diventando il primo a vincere il titolo NCAA con meno di due sconfitte dai tempi di John McEnroe che vinse il titolo a Stanford nel 1978, l’autunno dopo aver raggiunto le semifinali a Wimbledon partendo dalle qualificazioni. In finale Superbrat sconfisse John Sadri di North Caroline State 76 76 57 76 dopo una battaglia di 4 ore in cui ottenne un punto solo più dell’avversario, 144 a 143.

Se Devvarman è diventato un “indiano d’America” il merito è di Brian Boland, il coach più vincente di sempre per la Virginia, con una percentuale di successi nei suoi primi 14 anni da coach tra Indiana e Virginia (1997-2010) di 0.826. Boland arriva in Virginia nel 2002, quando i Cavaliers, sono fuori dalle top-75 del ranking ITA, la Intercollegiate Tennis Association. Da allora le sue squadre hanno vantato un numero 1 nazionale per 4 stagioni, sono arrivate tre volte nelle semifinali NCAA e hanno vinto sei titoli della ACC, la Atlantic Coast Conference. A livello individuale, si sono registrati 2 campioni NCAA di singolare e altrettanti di doppio, 20 All-Americans, 2 premiati con il titolo di ITA National Player of the Year e diversi altri premi a livello di conference.

Un recente articolo pubblicato sul magazine dell’ATP, Deuce, racconta il primo incontro tra Boland e Devvarman.

Come tutto ebbe inizio
Nell’estate del 2004 Boland vola a Chennai per parlare con la famiglia Devvarman e convincere Somdev a entrare nei Cavaliers. Non sa dove abita, però. Prende una camera al Park Hotel e gli telefona per fissare un appuntamento. Scopre così che casa Devvarman è esattamente dall’altra parte della strada.

Quello che Boland definisce “il più grande viaggio che un giocatore e un coach possano mai fare” è iniziato con una cena preparata dalla madre di Somdev, Ranjana a base di piatti tipici dell’India del sud. Boland, però, non gradisce. Ranjana ha paura di sapere il suo figlio più giovane dall’altra parte del mondo, ma il coach è persuasivo.

Ancora oggi” spiega Devvarman, “non so cosa Boland avesse visto in me allora”. Gli mancava profondità, il servizio era debole, la confidenza con il gioco di volo tutta da costruire. Ma, dice Boland, “era rapido negli spostamenti come pochi altri e prendeva grandi decisioni in campo per l’età che aveva. Mostrava un attitudine e un amore per il tennis che non erano secondi a nessuno per un giovane”.

In Virginia lavora sul servizio, sull’anticipo, sul dritto e la pesantezza di palla. Il primo anno, il 2004-2005, viene nominato ACC Freshman of the Year (il miglior studente di primo anno della conference atlantica), l’anno successivo perde il titolo NCAA in finale. Nel 2007 gioca, e vince, una delle più belle partite di tennis universitario che Boland ricordi: la finale NCAA contro la stella dei Georgia Bulldogs, John Isner.

Il Cavaliere che fece l’impresa
Il primo set è già indicativo di come si svilupperà il match. Il primo set segue i servizi: il giocatore alla risposta arriva al massimo a 30. Devvarman al tiebreak è il primo ad allungare (3-1), ma si fa recuperare, spreca due set point, ne annulla uno (sul 7-6 Isner) e chiude 9-7 con una risposta vincente su una seconda dell’americano.

I primi sei giochi del secondo set proseguono sul leitmotiv del primo parziale, poi Isner massimizza la prima palla break e allunga 4-3. Tanto basta per chiudere 6-4 e portare il match al terzo e decisivo set.

Di nuovo, non si arriva mai ai vantaggi e il titolo si decide al secondo tiebreak. Sull’1-1 Devvarman indovina una risposta profonda che coglie Isner fuori posizione. Inizia così un parziale di 4 punti che lancia l’indiano sul 5-1. Devvarman chiuderà 7-2 con un ace centrale, il terzo della partita. A Isner non bastano 23 ace e 16 servizi vincenti.

 

Il mio livello attuale è figlio della mia esperienza al college” ha detto Isner. “Il carattere un po’ è innato, ma penso che in gran parte sia appreso. I match al college possono essere molto duri, e ti rendono più duro: una delle cose che ho guadagnato al college e che altri, che hanno scelto di passare subito da pro, non hanno è proprio questo tipo di esperienza. Ho giocato 60-70 match all’anno per quattro anni, e ho avuto la fortuna di vincerne parecchi. E ancora oggi ne sto godendo i frutti”.

Anche Devvarman ha trovato benefici dalla sua esperienza in un contesto competitivo come il tennis universitario. Diventa professionista e vince le prime 24 partite di fila. Trionfa al Futures di Rochester e al Challenger di Lexington, partendo dalle qualificazioni e superando Bobby Reynolds, Xavier Malisse e Robert Kendrick. Nel suo primo anno da pro raggiunge anche i quarti a Washington e finisce la stagione al numero 204 del mondo.

Presente e futuro
Nel 2009 “Buji”, questo il soprannome di Devvarman, nella sua Chennai sogna il primo titolo ATP in carriera, ma si deve arrendere a Cilic. Quest’anno a febbraio ha raggiunto la sua seconda finale nel circuito maggiore, a Johannesburg, ma ha perso in rimonta dall’idolo di casa Kevin Anderson e a luglio ha raggiunto il suo best ranking di numero 62 del mondo.

Resta così Sargis Sargsian, l’armeno amico di Agassi vincitore a Newport nel 1997, l’ultimo campione universitario a vantare un titolo ATP. Un’attesa di quattordici anni che dimostra come la scelta di ritardare l’ingresso nei pro oggi sia decisamente meno popolare di un tempo, quando calibri come Michael Pernfors, Jimmy Connors, campione NCAA imbattuto nel 1971, o John McEnroe passavano per i campionati universitari.

In mezzo, nell’inverno 2010, è arrivato per Devvarman l’oro in singolo e doppio ai Giochi del Commonwealth. Per questo è stato eletto Sportivo dell’Anno da Sports Illustrated India.

Da tre anni, Devvarman si allena con McCain. E nel fine del 2010 si è stabilito a Austin, e si allena con Ryan Harrison e diversi studenti dell’Università del Texas. Spesso con loro c’è anche Andy Roddick, con cui l’indiano si è allenato per la prima volta a fine 2008. Qui A-Rod aveva comprato una villa da 500 metri quadri nel 2003, la stessa dove aveva celebrato il matrimonio con Brooklyn Decker, che ha recentemente venduto per poco più di 3 milioni di dollari.

Devvarman, che ha recentemente ricevuto poco più di 61 mila euro dal Ministro dello Sport che ha distribuito oltre un milione di euro del Fondo Nazionale per lo Sviluppo dello Sport a 22 atleti indiani per aiutarli a preparare le prossime Olimpiadi, ha detto la sua sul potenziale sciopero dei giocatori.

“E’ tempo di creare un sindacato giocatori. I tifosi pagano per vederci giocare ma ci viene riconosciuto meno del 12 per cento dei ricavi. Siamo sottopagati” ha detto all’agenzia di stampa indiana IANS. "Eppure siamo noi che creiamo lo spettacolo: è giusto che noi giocatori abbiamo più voce in capitolo".

Alessandro Mastroluca

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