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30/11/2011 09:56 CEST - IL LIBRO

Flavia Pennetta dritta al cuore

TENNIS – L’uscita del suo primo libro, l’autobiografia “Dritto al cuore", ha segnato l’inizio di una esposizione mediatica di Flavia Pennetta che ha portato alla ormai nota intervista su “Diva e Donna” e, recentemente, a quella su “Grazia”. Di queste chiacchierate sono stati ripresi inevitabilmente i passaggi più “hot”, ma Flavia non ha parlato solo di sesso. Vi riproponiamo i passaggi più significativi. Claudio Gilardelli

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S’è parlato molto, non solo nell’ambiente, della prima opera letteraria di Flavia Pennetta, “Dritto al cuore”, un’autobiografia uscita per Mondadori lo scorso 22 novembre. Se n’è discusso non solo per i contenuti quanto per le interviste, a latere, servite da lancio al libro. Le “rivelazioni” di Flavia, prima su “Diva e donna” e più recentemente su “Grazia”, sono state a volte molto audaci, ai limiti dell’auto-gossip, ma si sa, per promuovere un prodotto bisogna che se ne parli. Sono state però anche occasioni preziose per conoscere una Flavia inedita, capace di mettersi a nudo quasi senza filtri, dimostrando un’ingenuità sintomatica di una persona spontanea e diretta, sincera come la terra dalla quale proviene. E chi la conosce bene giura che Flavia è proprio così, arriva dritta al cuore. “Sono molto simile a mio padre – confida a Marina Speich di Grazia – da mamma ho preso la mania per l’ordine e la precisione, da lui la capacità di essere espansiva, chiacchierona, generosa. Con questo libro vorrei farmi conoscere a tutti davvero per come sono, con le mie fragilità e le mie emozioni. Ero stanca delle solite interviste, in cui dicevo sempre le stesse cose: parlavo di sport, di quello che faccio ma mai di chi sono realmente. La gente mi vede giocare a tennis e spesso ignora come sono arrivata fino qui, che cosa c’è dietro, quanto conta la mia famiglia. Avrei potuto non espormi così tanto, sarebbe stato più facile ma il libro sarebbe risultato meno vero”.

Ancora Carlos…

La relazione con Carlos Moya occupa gran parte dell’autobiografia e non potrebbe essere altrimenti, visto che per Flavia “è stata una delle cose più importanti della vita”. Com’è andata a finire la loro love story lo sanno proprio tutti: dopo tre anni di relazione e il proposito di formare una famiglia con l’ex n.1 del mondo, Flavia scopre che Carlos la tradisce con un’altra donna, l’attrice spagnola Carolina Cerezuela. Lui ha il coraggio di ammetterlo solo alla vigilia della pubblicazione su un giornale scandalistico di uno scoop fotografico che fa venire a galla la relazione parallela. Per Flavia è una botta incredibile: dimagrisce dieci chili in pochissimo tempo, si lascia completamente andare tanto da non avere neanche più le forze per scendere in campo.
In un passaggio del libro Flavia dipinge una relazione univoca più che simbiotica: “Forse chi si è perso non è Carlos, ma io. Lui è un bastardo, niente da dire, ma io se ho commesso un errore è stato dedicarmi troppo a lui e lasciar andare me stessa per fare spazio. Avevo costruito una realtà riempita totalmente di Carlos: gli amici erano quelli di Carlos, la casa era dove voleva Carlos, la famiglia che frequentavo era quella di Carlos. Persino la lingua era quella di Carlos. Carlos è agonisticamente in difficoltà? OK, io ci sono. Carlos vuole andare a mangiare fuori? Sono stanca morta ma d’accordo, via, fuori al ristorante. Carlos sta giocando alla Playstation e non ne vuole sapere di accompagnarmi a una partita, una cena, un aperitivo? OK, pazienza, resto a casa. Ho messo da parte tutto per assecondarlo. Se conto le volte che l’ho fatto, probabilmente viene fuori un numero in sé ridicolo, ma enorme rispetto al tempo che abbiamo passato insieme. Pensavo che quelle poche volte che ci vedevamo fosse bello stare vicini, condividere tutto quello che la nostra professione ci consentiva. Così avevo chiuso la porta a Flavia e aperto alla simbiosi. Dopo tre anni così mi sentivo arrivata: una donna fatta e finita, pronta per lasciare e mettere su famiglia.”
Lo sfogo stride un po’ con la presa di coscienza su Diva e Donna, in cui Flavia rivela alcuni particolari non ancora di dominio pubblico ma che aiutano a mettere a fuoco la situazione: “Non c'è stato un particolare motivo o una lite piuttosto direi che non c'era più l'emozione dei primi tempi: allora perché andare avanti per abitudine?”.
Ma la fine di una storia, specialmente se traumatica, è comunque dura da affrontare, soprattutto se si è un personaggio pubblico: “La sofferenza la senti e la devi affrontare, come tutti – confessa Flavia su Grazia – Ma a un certo punto non è più solo un problema privato: tutto il mondo sa. E la faccia pubblica del dolore, letteralmente, ti spella. La gente provava pietà per me e io non riuscivo a difendermi neanche da questo. Era come se avessi perso il “gusto” delle cose. Cercavo di anestetizzarmi nei confronti della vita, per non avvertire dolore. Non sentivo neanche quello fisico. Un esempio stupido: persino quando facevo la ceretta, non sentivo niente”.
Ma come ne è uscita? Imparando a scommettere su sé stessa. “Nel 2007, l’anno in cui ho scoperto il tradimento di Carlos – spiega a Marina Speich – mi sono regalata un libro, ‘Il conte di Montecristo’ di Alexandre Dumas, incentrato sulla vendetta. Ma ho capito che non fa parte del mio carattere. Credo che la vita sia una ruota che gira: i momenti infelici possono essere anche l’inizio di belle esperienze. Dipende da come reagisci. Quando sono in una fase difficile, il mio psicologo mi dice: ‘Tira una linea sulla sabbia. Poi vai avanti e tracciane un’altra. Guardati indietro: vedrai che la situazione non è così negativa. Sei tu che la vuoi vedere così’”. E in un alto passo del libro spiega come: “Ho venticinque anni e moltissimo da dare. Per Carlos mi sono allontanata dall’Italia, dalla mia famiglia, dai miei amici. La mia passione è stata lui, mi sono data totalmente, e ho perso l’equilibrio. Devo ritrovarlo. Devo ripartire da lì. Sono senza fidanzato, senza casa, senza sogni, senza progetti. L’unica cosa certa è tutto il lavoro fatto per arrivare così in alto nel circuito. Gioco da quando ho cinque anni, me ne sono andata a quindici per cosa? Per rimanere sul divano a soffrire per un bastardo? Mai. Finalmente, la cosa giusta. Finalmente io, finalmente il mio braccio, o quel che ne rimane, di nuovo libero di muoversi. È tempo di valigie. Vado in America a riprendermi la mia vita.”

Sono una donna non sono una santa

Non solo Carlos Moya. Nelle interviste c’è spazio, come già dicevamo, anche per qualche commento su sesso e amore: “Sono stata tradita, ma ho tradito anche io, poche volte, ma è capitato. È sintomatico di quando le storie giungono al capolinea. Per questo, pur desiderando di star di nuovo in coppia, guardandomi allo specchio mi consolavo dicendo: Flavia, prima o poi quello giusto arriverà, del resto meglio soli, che male accompagnati!”. Attualmente al n.20 della classifica mondiale, le servirà un ragazzo per tornare nella top10, se è vero che “l'amore fa bene e prima di una gara aiuta a scaricare la tensione”? Ma chi? Starace? O Valentino Rossi? Nessuno dei due. “Un giorno ho letto su un giornale: ‘Pennetta-Rossi, sarà amore?’, e sono caduta dalle nuvole! Allora gli ho mandato un sms: ‘Vale, ti comunico che siamo fidanzati’. Mi ha risposto spiegandomi che in un’intervista gli avevano chiesto: ‘Con quale sportiva potresti stare?’. E lui aveva semplicemente fatto il mio nome”.
Ma una bellezza come la Pennetta non può restare single a lungo. Un ragazzo all’orizzonte sembra esserci davvero. “Sì, è il BlackBerry: non me ne stacco mai! Scherzi a parte, ho una relazione che si sta consolidando, con una persona che conosco da tanto tempo. Ma non mi sento ancora di renderla pubblica. Ho capito però che voglio un uomo che mi completi, senza fagocitarmi. Quando una donna si innamora, tende a “perdersi”, a seguire completamente il suo compagno. I tempi sono cambiati, ma siamo ancora così, siamo troppo generose. Io non c’ero più. Non voglio più commettere questo errore. A costo di sembrare oggi un po’ stronza”.

Il primo e unico amore

Parla anche di tennis, Flavia, ancora al centro della sua vita in giro per il mondo: “vivo sugli aerei: ho dovuto rifare il passaporto a Tokyo perché non c’erano più pagine per i timbri. L’unico vantaggio è che non affronto mai le mezze stagioni: i tornei sono quasi sempre al caldo. Vivo in un’estate permanente”. Un ‘lavoro’ che ai più può sembrare da privilegiati ma che richiede sacrificio e abnegazione (“l’anno scorso ho giocato 138 partite: più di una ogni tre giorni”) e riserva, quando meno te lo aspetti, piacevoli sorprese come l’incontro di un’anima gemella che non deve per forza essere un uomo: “Io e Gisela Dulko siamo state entrambe lasciate, a pochi mesi di distanza, da due tennisti belli e troppo mediatici. Abbiamo sofferto in contemporanea, abbiamo parlato per ore e poi abbiamo stabilito che era arrivato il momento di ridere. E abbiamo deciso di giocare il doppio insieme, conquistando anche il primo posto al mondo. Lei adesso ha trovato un nuovo amore, si è sposata ed è felicissima”. Insomma, per parafrasare la stessa Flavia, è proprio vero che i momenti infelici possono essere anche l’inizio di belle esperienze, possono rappresentare un’occasione di riscatto per due donne ferite, una bella storia di solidarietà femminile: ecco perché il doppio è così importante per Flavia, a volte quasi più del singolare, nel quale si è tolta più di una soddisfazione. Come quando sconfisse per la prima volta Venus Williams, che incontrerà di nuovo a Milano, il prossimo 3 dicembre, ne “La Grande Sfida”: “una donna-statua non solo fisicamente (se alza il braccio, con la racchetta sfiora i tre metri!), ma anche psicologicamente. Una tennista che non perde mai la concentrazione, che non ha paura. Quella partita ha segnato uno spartiacque per la mia carriera”. Ma la gioia più grande resta la prima Federation Cup vinta, come scrive nel libro: “Alla presentazione sono bianca cadaverica, l’ansia non mi passa. Prima della partita mi viene addirittura da piangere per la tensione. Gabi mi guarda sconvolto: non mi ha mai vista piangere per il tennis. Mi scendono dei lacrimoni da bambina e comincio con una sequela infinita di capricci. Il paziente Gabi sopporta e mi incoraggia: ‘Flavia, devi rilassarti, goderti il momento’. Bravo! Goditelo tu il momento! Rispondo, insieme ad altre bestialità che per mia fortuna non ricordo. Tesa come una corda, entro in campo e, non so come, vinco contro la Glatch. Franci lotta come una leonessa contro la Oudin e porta a casa il punto. Due a zero. La mattina dopo devo giocare di nuovo per prima. A colazione c’è solo Barazzutti: le altre sono spaparanzate davanti al tg, che parla di noi. Tutte contente, tanto gioca Flavia, no? Basta una frase: ‘Oh! Non leggiamo niente e concentriamoci che non è ancora finita!’, e ripristino in pochi secondi l’atmosfera del giorno prima, con la tensione che striscia e il silenzio che si fa palpabile. Al match point contro la Oudin tiro un passante, poi seguo la scena al ralenti, con ancora la racchetta per aria: ‘Non sbagliare, non sbagliare, non sbagliare, non sbagliare…’. Vinco, la coppa è nostra. Mio padre sugli spalti comincia a piangere di gioia. È la seconda volta nella mia vita che lo vedo in lacrime. La donna-che-esprime-le-emozioni-poco-per-volta è costretta a sciogliersi: lascio scendere un paio di lacrimoni prima di riprendere un perfetto autocontrollo ed esibire il mio collaudato sorriso da flash”.
E, forse involontariamente, dà spiegazione di alcuni grandi risultati mancati per un soffio, come una semifinale di Slam che non sfigurerebbe certo nel suo palmares: “A volte mi sento una meteora in campo, che lotta fisicamente, ma mentalmente reggo solo fino a un certo punto. La difficoltà è mantenere le prestazioni costanti. Il tennis è spettacolare, ma c’è troppo poco tempo per godersi le vittorie. Un giorno batti la numero uno, ti senti felice, ma quello dopo devi tornare in campo. E magari perdi perché non reagisci bene alla tensione e hai troppe cose in testa. A volte sei così nervosa che ti viene da piangere. Oggi molte giocatrici entrano giovanissime in classifica, ma hanno difficoltà a mantenere le posizioni perché non riescono a trovare un equilibrio”.

E il futuro?
Il prossimo 25 febbraio compirà 30 anni. Un’età critica che spesso per una donna coincide con un primo bilancio: “Ho una mamma giovane e mi sono sempre detta che a 28 anni avrei avuto un figlio. Invece... Mi sento un po’ in ritardo. Ma adesso ho deciso di investire tutto sul mio sport e aspetto con ansia la mia seconda Olimpiade. La prima l’ho vissuta forse con troppo entusiasmo, ora sarò più concentrata sul torneo”. In bocca al lupo Flavia.

Claudio Gilardelli

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