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17/12/2011 13:01 CEST - Tennis ATP

Bartoli: al TAS per le Olimpiadi

TENNIS - Continua la faida tra Marion Bartoli e la Federazione Francese: la numero 9 mondiale vorrebbe disputare le Olimpiadi, ma il regolamento dell’ITF vieta la partecipazione a chi non partecipi alla Fed Cup. E allora, si ricorre al TAS. Ripercorriamo i precedenti di contrasti tra tennisti famosi e le proprie federazioni, da Connors e Borg a Williams e Sharapova. Christian Turba

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E’ormai guerra fredda, anzi calda, tra Marion Bartoli e la Federation Francaise de Tennis.


Che i rapporti tra la numero 1 transalpina e l’organismo diretto da Jean Gachassin non fossero proprio idilliaci è cosa risaputa da ormai qualche stagione: vedasi gli strali che Marion beccò dall’ex capitano di Fed Cup Georges Goven e dalle sue colleghe, dopo aver rifiutato una convocazione nel 2007.. Il punto principale della contesa ha un nome e cognome: Walter Bartoli, papà dell’alverniate nonché suo allenatore personale. L’ex finalista di Wimbledon pretende di averlo con sé durante i match di Fed Cup, allorché il regolamento FFT vieta i coach personali negli incontri a squadre: essendo le due parti una più inflessibile dell’altra, quest’opposizione ha portato a reciproche accuse e all’esclusione della tennista di origine corsa da ogni match d’equipe, dal lontano 2004.


Ora, però, la questione si fa seria e potrebbe presto finire in tribunale.
Il motivo? Come ogni tennista che si rispetti, Marion spera di disputare i Giochi Olimpici di Londra, sulla stessa erba che nel 2007 le regalò la prima e unica finale di Slam della carriera. Speranza, a quanto pare, vana, dato che un codice del regolamento ITF vieta l’accesso alle Olimpiadi a chi non abbia disputato almeno 2 incontri di Fed Cup, di cui uno nell’anno olimpico. Morale della favola? O Marion fa pace con il team allenato da Nicolas Escudé, o niente Jeux Olympiques. Proprio in ottica olimpica, di un rientro in equipe aveva parlato nello scorso aprile l’Equipe giornale: la FFT aveva però seccamente smentito, in quanto i rapporti con Alexandra Fusai (responsabile federale del tennis femminile di alto livello) restavano burrascosi,e a quanto pare da quell’aprile non sono stati fatti passi in avanti.


Tutti i paesi funzionano allo stesso modo (ossia consentendo la presenza di coach personali in nazionale) –sbotta la diretta interessata-. La Federazione sostiene che sto imponendo regole inaccettabili, ma sono loro a renderle inaccettabili. Oggi nessuna top 10 verrebbe a giocare per la Francia”  A quanto pare, la WTA sarebbe pronta a sostenere la battaglia di una delle proprie rappresentanti di spicco, ma la voce in capitolo dell’ITF resta potente.. Gli ultimi dialoghi di papà Bartoli col numero 2 dell’ITF Juan Margets e col DTN transalpino Patrick Hagelauer per negoziare la questione dell’ammissibilità non han portato acqua al suo mulino, tanto che in un comunicato il massimo organismo tennistico ha ribadito che “ogni giocatore che desideri partecipare ai Giochi dev’essere in buoni rapporti con la sua Federazione, ed ogni selezione dev’essere approvata dalla Federazione e dal Comitato Nazionale Olimpico”


Cosa fare allora? La soluzione più ovvia per Marion sarebbe il ricorso al servizio di conciliazione del Comitato Nazionale Olimpico Francese, onde trovare un accordo definitivo prima del 2 aprile 2012 - data in cui la FFT invierà una lista provvisoria al CNO- ed evitare di far la fine della connazionale Nathalie Tauziat, che nel 2000 si rivolse invano al CSNOF per partecipare alle Olimpiadi di Sydney. L’entourage della numero 9 mondiale, però, vuole andare più lontano e annuncia addirittura il ricorso al TAS di Losanna, secondo quanto annunciato dalla stessa Marion martedì scorso durante l’emissione sportiva Moscato Show della radio francese RMC Info.. Un’azione sicuramente ardita, ma che non si esclude possa portare i suoi frutti, dato il supporto della WTA.


Quella della Bartoli non è certo la prima né l’ultima contesa di un tennista di vertice con la propria federazione. Numerosi sono i campioni che si tirano fuori dall’agone non rispondendo, o dichiarandosi preventivamente indisponibili, alle chiamate della nazionale. Le Williams Sisters, Agassi, talvolta Federer, Nadal, Ferrer, e per tornare indietro coi tempi Connors, Borg o Lendl: ad ogni stagione c’è sempre qualcuno che si prende il proprio anno sabbatico da Davis o Fed Cup. Nella gran parte dei casi si tratta di “rifiuti concordati”, a meno di non chiamarsi Maria Sharapova. L’esclusione dall’ultima semifinale di Fed Cup contro l’Italia è solo l’ultimo episodio di una relazione mai sbocciata con la federazione russa, dal ruolo negato di portabandiera alle Olimpiadi di Pechino - in quanto “roba da uomini”-alle numerose convocazioni rifiutate da una parte e negate dall’altra, sino a creare un precedente del tutto simile a quello della Bartoli in occasione dei Giochi Olimpici Cinesi.


Esistono poi scontri a tutto tondo, non legati necessariamente o esclusivamente alle competizioni. Nel suo piccolo, un anno fa, anche il fresco trionfatore di Coppa Davis Novak Djokovic si era messo contro la Federazione serba, attraverso le parole del padre Dusan che rimproverava l’attuale dirigenza di non fornire l’adeguato supporto in termini finanziari e di struttura ai propri atleti.
Non si può poi dimenticare Bernard Tomic, il cui padre è da sempre in guerra con la Federazione australiana, che a suo modo di vedere non investirebbe a sufficienza sul talentuoso figliolo (tanto da minacciare di porlo sotto l’egida del team tedesco pur di garantirgli presenze in Davis). E che dire allora della recente polemica sollevata dal Golden Boy dell’America nera Donald Young, che lo scorso aprile commentò l’esclusione dalle wild-card fornite dalla USTA per il Roland Garros con un eloquente “Fottiti USTA!!! Pezzi di m....! Mi hanno fregato per l'ultima volta!"? Per fortuna di Donald e soprattutto della USTA –al contrario sempre prodiga di aiuti-, il più giovane campione del mondo junior della storia di questo sport sembra aver messo la testa a posto, chissà forse per evitare di dover elemosinare altre wild-card..


Non di guerra aperta, ma comunque di una certa freddezza, si parla tra Nico Almagro e la RFET. Privati per la prossima stagione della coppia d’oro Nadal-Ferrer gli iberici, per bocca dell’ex capitano Emilio Sanchez, hanno lanciato un appello al murciano: “Non sei nato per far da supplente: ora avrai l’opportunità di far da leader”. Il diretto interessato, però, tentenna, ancora inalberato con capitan Albert Costa per l’esclusione da un round di Coppa di qualche stagione orsono, a scapito di Mosquito Ferrero: “In questi ultimi anni la fiducia nelle mie capacità ha subito un duro colpo, tanto che ho sempre creduto che non mi avrebbero convocato nemmeno se i primi 400 tennisti spagnoli avessero rinunciato” ha Twittato Nico.


Non manca poi in questo breve elenco il team tedesco di Davis, protagonista di una querelle al limite del surreale nel settembre 2002. Tutto nacque dalla decisione dell’allora capitano Michael Stich di richiamare alle armi a 3 anni dal ritiro, per il match di spareggio contro il Venezuela, il vecchio amico-nemico Boris Becker: decisione fortemente contestata dai giocatori (con Haas e Schuettler a minacciare di non scendere in campo) e dallo stesso presidente federale Georg von Wandelfels, che onde evitare degenerazioni rimosse mr. Tiebreak dal suo mandato.


Guardando in casa nostra, infine, il caso più famoso di lotta tra un tennista e la propria Federazione riguarda certamente Simone Bolelli. Tutto risale al 2008 e al rifiuto del tennista di Budrio d’indossare la casacca azzurra per Italia-Lettonia, preferendo concentrarsi sul tour asiatico post Us Open: in tutta risposta la dirigenza federale mise al bando Bolelli e il suo allora coach Claudio Pistolesi dalla massima competizione a squadre. La vicenda andò poi avanti per mesi, con tessere Fit stracciate e t-shirt provocatorie indossate al Foro italico, fino al divorzio dal consigliere fraudolento Pistolesi e al repentino perdono del figliol prodigo. L’Italtennis, comunque, è un libro aperto di faide e lotte fratricide: dal recente ammutinamento seppiano, alla squalifica di Gaudenzi, Farina, Grande & co (2002-2003) causa lungo contenzioso coi vertici federali, lasciando perdere le varie contese tra gli eroi di Santiago 1976..


Insomma, di predecessori di Marion e della sua combriccola ne son pieni gli annali, ma certo il caso della francese di origine corsa è particolare, con i risvolti che potrebbe assumere e di cui abbiamo parlato sopra.
Quel che è certo è che l’ultranazionalista Francia non appoggia una tennista che non ha mai mostrato di voler sudare per la maglia Bleus: la stessa RMC ha commentato le richieste dell’alverniate come “capricci da star” e così la pensa, grosso modo, la maggior parte dell’opinione pubblica.


Credo però che il presidente Jean Gachassin stia facendo un pensierino alla possibile conciliazione: infatti la seconda tennista nazionale –Pauline Parmentier – è attualmente classificata alla posizione 74 del ranking WTA, e disponendo il tabellone londinese di sole 64 piazze la patria del barone De Coubertin e della Divine Suzanne resterebbe priva di rappresentanti femminili nel seeding olimpico. Uno smacco, a mio avviso inaccettabile per il popolo sciovinista per eccellenza: ecco perché la “corsa” Marion potrebbe venir trattata per una volta come una vera franco-francaise...
 

Christian Turba

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