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02/02/2012 09:35 CEST - TENNIS

Vergeer, GOAT di tennis e umiltà

TENNIS - Non perde un match da nove anni, un set da più di due. Tritura le avversarie a suon di 6-0 e 6-1, compresa la numero 2 del mondo, umiliata pochi giorni fa a Melbourne con un doppio bagel. Ma Esther Vergeer, fuoriclasse di tennis su sedia a rotelle, ha l'umiltà che solo i grandi (i più grandi) hanno: "Posso tuttora migliorarmi in molti modi. Anche se hai un handicap fisico, c’è così tanto che tu possa fare.” Riccardo Nuziale

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Daniela Di Toro. Chi è costei? Beh, ricordate quando Nadal non perdeva mai sulla terra e si ricordava ad inizio di ogni partita dello spagnolo che Igor Andreev era stato l’ultimo a batterlo sul rosso? Bene, moltiplicate questo all’ennesima potenza.

Daniela Di Toro è stata l’ultima giocatrice in grado di battere Esther Vergeer. Dove sta la notizia, chiederete voi. Beh, quella partita è stata giocata a Sydney nel gennaio 2003. Avete letto bene: nove anni fa. Per essere più specifici, 444 partite fa.

Esther Vergeer, che straordinario simbolo del tennis e dello sport tutto. Ricordo con estremo piacere di aver visto la sua performance nella finale degli US Open, lo scorso 11 settembre, mentre Sam Stosur stava triturando Serena (esatto, preferii la finale wheelchair a quella delle normodotate). Finale da leccarsi i baffi, visto che affrontava la numero 2 del mondo, la connazionale Aniek Van Koot, di nove anni più giovane di lei. Fece fatica Esther, per vincere: finì 6-2 6-1.

Sì, perché la bionda che compirà 31 anni il prossimo 18 luglio (e costretta alla sedia a rotelle dall’età di 8 anni) non solo ha dimenticato come perdere, ma le avversarie le schiaccia, le disintegra, le umilia. Basti pensare che l’ultimo set l’ha perso nel novembre 2009 da Korie Homan (2-6 7-6 6-2) e che l’ultima giocatrice in grado di strapparle cinque game in un set è stata la francese Florence Alix-Gravillier: quarti di finale degli US Open 2010. La norma dice 6-0, 6-1, 6-2, 6-3, con netta prevalenza di bagel o un solo game perso. Dei suoi 20 Slam, cinque li ha vinti con un doppio 6-0 in finale e in tutto ha perso tre set. Avete già la bocca spalancata di stupore? Beh, non è finita. Dall’agosto 2004 all’ottobre 2006 non ha perso l’ombra di un set, vincendo 250 parziali di fila. Anche in Australia, qualche giorno fa, la Van Koot ha subito una stesa umiliante, 6-0 6-0. La poverina non ne potrà comprensibilmente più: in 21 scontri diretti non ha mai vinto un set, non ha mai fatto più di quattro game complessivi. Ed è la numero 2 del mondo.

La bacheca dei trofei di Esther è impressionante: 156 titoli e 20 Slam in singolare (tre Grandi Slam, nel 2007, 2009 e 2011. Nel 2008 non si giocarono gli US Open, nel 2010 la giocatrice non partecipò agli Australian Open), 131 coppe e 19 major in doppio (2009 e 2011, più completi perché a Wimbledon non si gioca il singolo), 14 Master vinti su 14 disputati in singolare, 9 in doppio, 3 ori paralimpici in singolare, 2 in doppio (ha perso la finale 2008, quest’anno sarà agguerritissima per vendicare tale onta).

In carriera ha vinto 666 partite e perse 25 in singolare, 428-32 in doppio. Nominata cinque volte ai Laureus World Sports Award per il titolo di miglior sportivo disabile dell’anno, ha vinto nel 2002 e nel 2008.

Eppure dalle sue parole traspare grande umiltà. Intervistata dopo la finale di Melbourne, la Vergeer sembra la numero 30 del mondo: “Lavoro con un team che ogni volta che mi vede giocare vuole che migliori. Posso tuttora migliorarmi in molti modi. Ma comunque tutto questo, la vita che sto vivendo, è grandioso. È incredibile che possa giocare i tornei dello Slam, è fantastico che possa girare il mondo. Anche se hai un handicap fisico, c’è così tanto che tu possa fare. Giocando a tennis, posso diffondere questo messaggio”.

Avendo vinto tutto, per lei trovare nuovi obiettivi è difficile, ma Esther ha già il mirino centrato su Londra: “Voglio la medaglia d’oro. Quattro medaglie d’oro in carriera sarebbero un grandissimo onore, quindi il mio obiettivo principale è quello”.

Ma anche se – puntata di “Ai Confini della Realtà” – quella medaglia dovesse sfuggirle, una cosa rimane certa: per una volta, mi sento di scomodare il famigerato e abusatissimo acronimo GOAT.

Riccardo Nuziale

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