18/02/2012 16:09 CEST - Interviste
"Troppo presto per smettere"
TENNIS - Roger Federer allontana l'idea del ritiro. "Voglio tornare numero 1, voglio vincere ancora Wimbledon", ha spiegato ai giornalisti a Rotterdam. "Se ti piace fare qualcosa, devi sempre voler ottenere qualcosa di più. Il semplice amore per il gioco non basta". Il suo segreto? "Devi saperti reinventare sempre, trovare il modo di migliorare come uomo e come giocatore". Alessandro Mastroluca
Per entrare nella mente di un campione basta...intervistare Roger Federer. Lo svizzero si è concesso ai giornalisti nel corso di una serata sponsorizzata dalla JURA, azienda che figura tra gli sponsor del torneo di Rotterdam che ha realizzato una macchina per il caffé in edizione limitata griffata "Roger Federer". "Nel tennis devi sempre reinvertarti" ha spiegato, "trovare nuove idee su come migliorare come persona e come giocatore. Quando ho iniziato, da junior, non credevo di poter giocare così bene. Ho dovuto davvero lavorare tanto sul mio tennis, anche se a volte non sembra così. Inizialmente ero un po' matto, poi però ho messo insieme i pezzi e ho capito quanto fosse davvero importante lavorare duro. E quando ho iniziato ad allenarmi seriamente, all'improvviso ho avuto un gioco fluido e sono riuscito a realizzare il mio potenziale. E nemmeno io credevo fosse così grande".
La f forza mentale è l'ingrediente principale del suo successo, ma da sola non sarebbe potuta bastare, senza un'invidiabile condizione fisica e naturalmente la tecnica. La transizione dai match del circuito minore alle grandi sfide negli Slam "non è facile, soprattutto sul piano mentale, e combattere i tuoi demoni è dura. Quando ero più giovane ho dovuto sconfiggerne parecchi. Avevo paura dell'ignoto e mi facevo continue domande come 'Quanta fiducia hai in te stesso?', 'Stai facendo le cose giuste?'. Gestire troppe domande senza risposta non è semplice, soprattutto se ti porti dietro la stanchezza, la pressione, i viaggi. Credo però che se lavori duro, e sei intelligente abbastanza da saperti programmare e scegliere le pause, i risultati verranno".
Una carriera come la sua ha i suoi effetti collaterali, dallo stress agli infortuni. "Non mi dispiace, però" prosegue. "Sapevo che ci sarebbe stato, ero preparato. Adesso per me è naturale, mi dà l'opportunità di far raccontare belle storie, di incontrare belle persone. Mi fa piacere promuovere il tennis fuori dalla Svizzera". Si arriva così a parlare della passione, dell'amore per il tennis. Quello che Agassi ha scritto, in un certo senso, di non aver sentito a causa degli allenamenti cui il padre lo sottoponeva, che Serena Williams ha detto di non provare più, che Nadal alla fine della scorsa stagione ha avvertito meno forte che in passato.
"L'amore per il gioco non basta. Devi avere il fuoco, devi desiderare di migliorare, di vincere di più". Sembra una riformulazione del "vivo per competere" che ha tenuto Jimmy Connors sui campi fino alle soglie dei 40 anni. "Il tennis sarà ancora al entro della mia agenda. Voglio rivivere i grandi momenti che ho vissuto, come Wimbledon. Tutti dicono, 'Cosa conta vincere un altro Wimbledon?', 'Cos'altro c'è da raggiungere?'. Il punto è esattamente questo. Voglio esserci ancora un'altra volta, voglio alzare la coppa, voglio sentire i brividi prima del match point, dimostrare ancora quanto valgo al mio team, al mio Paese, a me stesso. Sono in forma, mi sento meglio che in passato. Voglio provare a tornare numero 1. C'è sempre qualcos'altro da fare se quello che fai ti piace davvero. Al momento, non trovo nessuna ragione nemmeno per pensare a quando, a come sarà il mio ritiro. Quando inizi a farti queste domande, vuol dire che quel momento è vicino. Il mio corpo mi dirà quando sarà il momento di appendere la racchetta al chiodo. Per ora, mi diverto troppo per smettere".
Alessandro Mastroluca
