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05/03/2012 12:56 CEST - ATP

Muzzeratu, l'anti RoboNole

TENNIS - Da fine 2008 a oggi, Murray ha sconfitto Djokovic in cinque degli otto match che i due si sono contesi. Il serbo, che ha vinto i due match pesanti in Australia, è ancora nettamente avanti sul piano mentale, ma lo scozzese non soffre affatto il gioco di Nole: dovesse trovare piena maturità, probabilmente diventerebbe lui e non Nadal il grande rivale di Djokovic. Riccardo Nuziale

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È deprecabile abitudine del mondo giornalistico passare con assoluta disinvoltura da un’estremità di giudizio all’altra nell’arco di una manciata di giorni, eventi, fatti.

Federer perde in Davis? È finito, gli si porti un comodo paio di pantofole. Federer vince Rotterdam e Dubai? È il Dio del tennis pronto a vincere i prossimi Slam dell’anno. E che dire di Djokovic, l’invincibile numero 1 che ora, dopo l’opaca prestazione araba, si vede costretto a rivedere i suoi piani di totalitarismo Grande Slam che fino a due giorni fa sembravano assioma?

A questa schizofrenia mediatica Andy Murray vi sarà ormai abituato: Fab Four senza corona, il più talentuoso dopo Federer, pallettaro senza palle, il futuro numero 1. Equilibri che si spostano per un nonnulla periodicamente da ormai tre anni a questa parte.

Ma per una volta lasciamo stare i sogni di Wimbledon, dello Slam o del tetto del mondo. Parliamo di un argomento che, bulimicamente sazi di Federer-Nadal, Federer-Djokovic, Djokovic-Nadal, si tende a mettere in secondo piano: la rivalità tra i due coetanei e amici Murray e Djokovic.

Una rivalità che agli inizi non sembrava destinata a diventare tale: a parte il primo confronto diretto, datato 2006, gli scontri iniziali tra i due si erano risolti in un mare di sangue scozzese, che in sei set era riuscito a racimolare dieci giochi. Era ancora il Murray pre-sushi, quello mingherlino e farfallone, quello non ancora muro e che sulla lunga distanza scoppiava fisicamente (ricordarsi Melbourne 2007 con Nadal).

Poi la svolta, se non altro puramente numerica: da Toronto 2008 ad oggi gli head to head dicono 5-3 Murray, che si è imposto tra l’altro in tre delle quattro finali che i due si sono contesi. Certo, come appena detto è stata una svolta numerica ma non pienamente effettiva, in quanto Nole ha vinto i due match pesanti, la finale 2011 e la semifinale 2012 degli Australian Open.

Però tecnicamente Murray non soffre affatto Djokovic, con il quale condivide diverse caratteristiche: ottima prima di servizio e seconda ballerina, rovescio tra i migliori al mondo (sia in attacco che in difesa; Nole probabilmente superiore sul lungolinea, Andy sull’incrociato e sullo slice di variazione), difesa impressionante. Se il serbo è superiore sul dritto (offensivo, perché in difesa lo scozzese gioca bene anche questo fondamentale), Murray ha nelle corde una varietà di gioco sconosciuta a Nole. Ma qui arriva il grande dirupo tra i due maggio ’87, quello che spesso viene giudicato il punto debole del numero 4 del mondo, la testa.

L’impressione è che Murray tuttora abbia mani troppo piccole per gestire il proprio mazzo di carte, ma se dovessero arrivare, pur tardivamente, la consapevolezza e la piena maturità che lo liberino dai troppi demoni che lo portano a quella confusione che si palesa nei grandissimi match e che gli fanno perdere le sfide con i primi tre del mondo?

Curiosamente Djokovic è ancora in passivo negli head to head contro chi, Federer e Nadal, sembra poter ora controllare (per superiorità fisica e anagrafica nei confronti del primo, tecnica nei confronti del secondo), mentre la supremazia sullo scozzese, contro il quale è ancora avanti nei precedenti (7-5), potrebbe venir meno da un momento all’altro.

È vero, a Dubai il serbo era imballato e fallosissimo, ma Murray l’ha letteralmente dominato, non cedendo nemmeno sulla diagonale destra e, forse incoraggiato da una superficie più veloce del solito, mostrando un’attitudine decisamente meno attendista.
Non va dimenticato inoltre che Andy, a parte la finale di Melbourne (dove è riemerso il solito esercito di spettri), negli ultimi dodici mesi ha sempre messo in estrema difficoltà l’invincibile numero 1, prima arrivando a due punti dall’infliggergli la prima sconfitta stagionale 2011, a Roma, poi superandolo a Cincinnati e infine facendolo sbiancare nella semifinale australiana, andando avanti due set a uno e arrivando ad un punto da una clamorosa rimonta nel quinto set.

E quindi, la pazza idea: se, archiviato il binomio Federer-Nadal, Murray diventasse la nemesi di Djokovic, quello che pian piano riuscirà a mettergli sempre più dubbi, infliggergli sempre più sconfitte? Se Murray riuscisse – Lendl o meno – a dare finalmente quelle risposte che stanno tutti aspettando da anni partendo proprio dall’impensabile, scardinare l’amico-nemico Djokovic?

Muzzeratu il vampiro contro RoboNole il divoratore di mondi: sembra un B movie a base di salsa di pomodoro, modellini di plastica e cognati del regista arruolati nel cast.

Che qualcuno prepari i pop corn, lo spettacolo potrebbe iniziare da un momento all’altro (meglio quindi prepararsi).

p.s. il nomignolo dato a Murray in questo articolo non è altro che un piccolo omaggio a “Nosferatu il Vampiro”, classico del cinema che proprio oggi compie 90 anni. I non morti sono ancora tra noi…

Riccardo Nuziale

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