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20/03/2012 17:18 CEST - CONFRONTI

Ivan Djokovic Novak Lendl?

TENNIS - Mettere a confronto i tennisti attuali con quelli del passato è uno degli "sport" preferiti degli appassionati: Federer e Sampras, Nadal e Borg. Ma quello più calzante sembra quello tra Djokovic e Lendl. Nicola Gennai

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Se Federer vede da sempre paragonate le sue gesta a quelle di Pete Sampras e se Nadal è sovente messo a confronto con Bjorn Borg, a chi potrebbe essere accostato, tra i grandissimi del passato, l’attuale numero 1 Novak Djokovic? Tutti gli indizi portano in una sola direzione e un solo uomo: Ivan Lendl. Cattiveria, determinazione, stile di gioco prevalentemente da fondo e basato sul gran ritmo, una certa idiosincrasia per il gioco di rete, preparazione fisica. Sono solo alcune delle somiglianze tra il serbo e il cecoslovacco naturalizzato statunitense. Prendendo spunto da un'analisi del sito Bleacher Report che mette in scena un loro ipotetico confronto, andiamo oltre e scopriamo i loro (molti) punti in comune.

IL CARATTERE IN CAMPO….
Prima ancora di addentrarci in aspetti più prettamente tecnici, pare utile soffermarsi un attimo sull’attitudine mentale dei due campioni in questione. Entrambi provenienti da contesti quantomeno difficili (Ivan dalla Cecoslovacchia comunista, Novak da una Jugoslavia in procinto di dividersi causa una lacerante guerra civile), sia Lendl che Djokovic paiono sviluppare quasi per riflesso e reazione alle loro origini un carattere forte, deciso, sfrontato. Entrambi, con certi atteggiamenti in campo, rasentano la cattiveria pura. Occhiate fulminanti, sguardi luciferini e nessuna pietà per l’avversario (Lendl). Esultanze con occhi da ipertiroideo, gesti di sfida al pubblico, pugni sul petto e maglie strappate à la Lou Ferrigno versione Hulk (Djokovic). Cattiveria solo agonistica, certo (oddio, quando Lendl tirava fuori i canini non c’era da giurarci), ma cattiveria comunque. C’è anche da dire che Djokovic, spesso (soprattutto se è in vantaggio), applaude i colpi avversari, cosa che Ivan mai e poi mai avrebbe fatto (ve lo immaginate il cecoslovacco a battere le mani dopo una volée spettacolare di Mc Enroe? Fantascienza). Per cui, in un’ipotetica scala della cattiveria, Lendl resterà sempre più efferato di Djokovic.
Altra caratteristica che li accomuna è l’ambizione, la costanza continua nel cercare di migliorarsi, la fiducia nei propri mezzi, una certa arroganza “positiva” che li ha aiutati a raggiungere certi risultati.

…..E FUORI
All’apparenza questo aspetto non coincide
. Musone, sempre imbronciato, con lo sguardo perennemente nascosto all’ombra delle sue folte sopracciglia (le ciglia se le era già accuratamente sfoltite a mano tra un servizio e l’altro), Lendl non passava certo per un simpaticone. In realtà (almeno pare), Ivan non disdegnava le battute a effetto, essendo in possesso di un discreto sense of humour.
Djokovic invece, una volta dismessa la tenuta da “lavoro”, è un fiume in piena. Imita, indossa parrucche, si districa (quasi sempre) con abilità nelle interviste e nelle partecipazioni ai talk show. Che risulti simpatico ai colleghi è un altro par di maniche. Chiedere a Nadal o a Sharapova, stancatisi quasi subito delle loro parodie.

STILE DI GIOCO
Entrambi innamorati del gioco da fondo. Dovessimo dedicargli una canzone o un’automobile opteremmo a occhi chiusi per “Ritmo” dei Litfiba o per l’omonima e ormai pensionata macchina (orribile, tra l’altro) prodotta dalla Fiat fino a qualche anno fa. Ritmo, ritmo, ritmo. Se possibile forsennato, folle, incessante, estenuante. Ecco il gioco di Ivan e Novak, imbattibili su questo terreno. Se decidevi di affrontare Lendl scambiandoci con regolarità ti condannavi a morte. Se decidi di affrontare Djokovic allo stesso modo, auguri. Bisogna(va) rovesciare il tavolo, rompere la monotonia (eccelsa, s’intende) del loro ossessivo ping-pong da fondo. Alzare e abbassare le parabole, venire a rete, usare molto il back. All’epoca di Lendl attuare certe varianti era forse più semplice e naturale, oggi è oggettivamente più difficile.
Se il gioco di ritmo li erge tra i migliori interpreti di sempre di questa specialità, accade il contrario per quanto riguarda la presenza sotto rete. Sia il serbo che lo yankee di adozione non resteranno certo impressi nella memoria come dei sopraffini giocatori di volo. Tutt’altro. Se da un lato Ivan era comunque portato a venire più spesso a rete per via di superfici e palle più rapide (specie sull’erba, dove lo stesso Lendl faceva sempre o quasi s&v), Novak, nel tennis moderno, viene a chiudere di volo solo quando costretto, più o meno come fanno tutti. Ma a livello stilistico (e spesso di efficacia) denota grossi limiti. Volée sghembe, cattivo posizionamento sulla rete. Non un gran bel vedere, insomma.

FISICITA’
Fino a un paio di anni fa, questo punto non avrebbe accomunato Lendl e Djokovic. Quest’ultimo, infatti, fino al 2010, pareva soffrire e non poco il caldo, i match lunghi, la fatica di due partite impegnative ravvicinate. Oggi, invece, grazie ad una dieta nuova, un fisico finalmente scolpito come si deve, un uovo con cui riposarsi, un uso maniacale dello stretching, il serbo può essere considerato insieme a Nadal come il più fisicamente performante dei tennisti in attività. Ai tempi di Lend, non c’erano prime posizioni da spartire però. A livello fisico il numero 1 era lui. Alto, longilineo, un fisico statuario. Fanatico della preparazione fisica, uno dei precursori in questo campo.

OSSESSIONI
Da questo punto di vista il serbo è messo molto meglio. Se per Lendl trionfare a Wimbledon è rimasto un sogno inseguito a lungo ma mai coronato, nonostante preparazioni specifiche e un Roland Garros saltato appositamente, per Djokovic, a soli 25 anni da compiere, l’ultima ossessione rimasta è una sola: alzare la Coppa dei Moschettieri, per completare così il suo personale career Slam. Per caratteristiche tecniche (il ritmo ritmo ritmo di cui sopra), in teoria, la montagna più dura da scalare sarebbe dovuta essere anche per lui quella di Church Road. Ma nel magnifico 2011 da colonizzatore la bandiera serba è stata piantata anche su quella vetta erbosa.


TIC
Come tutti i tennisti che si rispettino, sia Lendl che Djokovic saranno ricordati anche per qualche tic più o meno curioso. Il cecoslovacco ne aveva alcuni davvero inimitabili. Su tutti, la personale depilatura a mano, tra un punto e l’altro, delle proprie ciglia. O la lavanda delle mani con la segatura. Il serbo, invece, si diletta nel palleggiare decine di volte la pallina prima di servire e nello sgranare (ma forse è colpa delle lenti a contatto che indossa) spesso gli occhi prima di rispondere.

OUTFIT
Altro punto in comune pare essere l’oggettiva bruttezza dei loro completini. Per Lendl non si trattava tanto dei temi delle sue magliette (oddio, quella targata Mizuno con rapace che piomba sulla preda era vagamente inquietante), quanto dell’utilizzo di inguardabili polsini ascellari, che, inevitabilmente, finiva per aggiustarsi di continuo. Per Djokovic si è notato un miglioramento col passaggio a Sergio Tacchini (anche se la scritta Nole in corsivo a mo’ di targa sul retro della maglietta lascia a desiderare). Alcune scelte del passato, però, come un paio di scarpe arancio-rosse in un Master di qualche anno fa che rimandavano alle calzature di Aladino, gridano ancora vendetta. E’ pure vero che Adidas (sua primissima casa di abbigliamento) continua a sfornare senza sosta outfit repellenti, tipo quelli da lavoratori dell’Anas sfoggiati da Verdasco e Tsonga in Australia.

IDEE
Lendl si è sempre dichiarato un fervente anticomunista e, da quando è naturalizzato statunitense, un fervente sostenitore del Partito Repubblicano, arrivando anche a tacciare Obama di “socialismo”, come un vero sostenitore del Tea Party. Djokovic non si è mai esposto verso una precisa parte politica, ma le sue prese di posizione sulla questione del Kosovo e alcuni suoi gesti in campo (vedi le discusse tre dita dei nazionalisti serbi) lo avvicinano (seppur con le dovute differenze e il beneficio del dubbio) a Lendl anche in questo senso.

DIFFERENZE
Si somigliano certo. Un paragone tra i due è molto calzante, come abbiamo visto. Carattere in campo, cattiveria, ambizione, stile di gioco simile, fisicità. Ma ci sono anche alcune differenze a livello tecnico. La prima che balza agli occhi è il tipo di rovescio: bimane per Nole, a una mano per Ivan. Anche l’uso che fanno di questo colpo è diverso. Per il serbo è il colpo più naturale, più bello da vedere, quello del cecoslovacco è più costruito. Inoltre, Lendl usava molto più spesso il back. Entrambi, in ogni caso, passano benissimo, se attaccati, dal lato sinistro. Discorso inverso per il dritto. L’attuale allenatore di Murray poteva giocarlo a occhi chiusi, il vincitore degli ultimi Australian Open se lo è tirato su col tempo, ma oggi, specie quando lo gioca anomalo e sulla terra, è diventato un colpo pesantissimo e pieno di rotazione. Lendl resterà tra i migliori di sempre, forse insieme a Sampras, per il dritto in corsa, una vera delizia per gli occhi.
Per quanto riguarda i due colpi di inizio gioco, se l’amico (?) di Mc Enroe disponeva di un servizio migliore, più incisivo e più fluido di quello di Djokovic, a livello di risposta il confronto appare impari: quella di Nole è assolutamente impressionante.

Avessero mai avuto la possibilità di giocare contro, sicuramente avrebbero scelto entrambi un campo in cemento, ma chi avrebbe vinto? Non lo sapremo mai, e forse è più bello così.


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