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29/03/2012 08:13 CEST - ATP

Non gioco più me ne vado?

TENNIS - Rafa Nadal ha lasciato il ruolo di vicepresidente dell'ATP, rivela Christopher Clarey. Non ci sono conferme ufficiali, però. Si è lamentato del poco supporto su calendario e ranking biennale. Alessandro Mastroluca

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Nel 2008 Federer, Nadal e Djokovic erano stati eletti nel Player Council dell’ATP. Non era mai successo che i primi tre giocatori del mondo fossero coinvolti contemporaneamente negli aspetti organizzativi del gioco.

Secondo quanto riferiscono Christopher Clarey, del New York Times, e l’australiano Craig Gabriel, l’idillio sarebbe finito. Anche se non ci sono commenti e reazioni ufficiali, Rafa Nadal avrebbe lasciato la poltrona di vicepresidente. Tre gli argomenti al centro delle recenti diatribe con Roger Federer, presidente del Council: il calendario troppo lungo, il ranking biennale e le time violations.

In più, Nadal non avrebbe troppo gradito la nomina di Brad Drewett come nuovo presidente dell’ATP. Era stato proprio il maiorchino, infatti, attraverso il suo manager Carlos Costa a lanciare la candidatura di Richard Krajcek, come l’olandese ha ricordato in questa intervista al giornale NU Sport alla vigilia del torneo di Rotterdam, di cui è direttore. “I rappresentanti dei giocatori hanno a disposizione tre voti, così come i rappresentanti dei direttori dei tornei. Da loro avrei avuto tre voti, dai giocatori solo uno. Nadal e Djokovic hanno parlato con gli altri”, tra cui Federer, che essendo presidente del Council non è determinante ma comunque influente nelle decisioni del Board, “ma sono rimasti nelle loro posizioni”.

Già a gennaio Nadal aveva parlato con Neil Harman del Times dicendo di essere un po’ stanco del peso aggiuntivo che la carica comporta. Possiamo ipotizzare, comunque, che le ultime polemiche non abbiano aiutato Rafa a cambiare idea, pur volendo evitare la facile ironia del “se n’è andato perché non ha ottenuto quello che voleva”, perché voleva il gatto nero ma gli hanno dato il gatto bianco e lui non ci sta più. Si è comunque lamentato del poco supporto che ha ricevuto dai giocatori. Già a partire dallo “screzio di gennaio” sulla lunghezza del calendario e la minaccia di sciopero. La questione, già in piedi da quando i “big three” hanno iniziato il loro mandato, non è migliorata, nonostante le pressioni di Nadal che dei top players è quello che si lamenta di più.

"E' facile dire 'non ho nulla da dire, va tutto bene' con aria da gentleman, lasciando che gli altri si consuminoaveva detto Nadal. “Ama il circuito, ma lo amo anch'io e sebbene penso che sia migliore di molti altri sport, questo non significa che non lo si possa migliorare e cambiare le cose che non vanno. Finire la propria carriera pieno di dolori e problemi non è positivo. Se lui finirà la carriera fresco come una rosa è perché ha un corpo straordinario, ma io, Djokovic e Murray non finiremo freschi come rose".

Tra i giocatori che si sono schierati con Nadal c’è stato Nikolay Davydenko, apparso un po' seccato dall'atteggiamento del numero 3 del mondo: "Non so perché Roger non supporti i giocatori. Non vuole problemi. Lui è bello. Vince gli Slam. È svizzero. È perfetto".

Un altro aspetto su cui Nadal è tornato periodicamente senza che le sue richieste siano state esaudite è il cambiamento del sistema di classifica. A fine stagione Rafa ha rimarcato all’agenzia di stampa DPA che “Federer ha le sue idee come presidente del Consiglio dei Giocatori, io ho le mie come vice. Io continuo a sostenere un ranking biennale: diversi giocatori la pensano come me. I giocatori sarebbero più protetti, e non solo quelli di alto livello. E' una tutela per i giocatori infortunati, che ovviamente non durerebbe per tutta la carriera. E' vero che con l'attuale sistema i ritorni sono più rapidi, ma è capitato che dei giocatori siano finiti troppo in basso. E sarebbe meglio non caricarli della pressione di partire con un ranking troppo deficitario”.

L’ultima in ordine di tempo riguarda le time violations che porta con sé questioni più generali sul senso delle regole. Per Federer vanno solo applicate, per Nadal vanno interpretate.

Tre sostanziali sconfitte per Rafa, che certo fuori dal campo è riuscito a incidere meno rispetto a quanto abbia fatto in campo.

In ogni caso, un bilancio del quadriennio dei top-three nel Player Council non può non tenere conto dell’eccezionalità di una situazione in cui ai giocatori viene dato anche potere di intervenire sulle modifiche a classifiche e regolamenti.

Una situazione in cui è sempre stato difficile trovare il giusto bilanciamento delle esigenze di tutti, in cui non sempre è stato semplice individuare il discrimine tra la tutela sindacale da cercare e l’acqua da portare al proprio mulino.

Per il futuro, al presidente Federer resta da mantenere la promessa più importante: “Voglio lasciare il tennis migliore di come l’ho trovato”. E il fronte principale su cui si parrà la sua nobilitate, su cui si misurerà la forza delle sue parole, è la ricerca di una più equa distribuzione della ricchezza.

Alessandro Mastroluca

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