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14/04/2012 13:08 CEST - Circuito Atp

I segreti di Isner "Adoro la terra"

TENNIS – L'americano, che salterà Montecarlo, fissa gli obiettivi: "Mi ricordano ancora per il match con Mahut, ma in Davis ho dimostrato il mio valore. Quando è cambiata la mia vita? A 18 anni: sono cresciuto di 15 centimetri…". Alberto Giorni

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E' l’uomo del momento. Il top ten più alto della storia (206 cm) ha dimostrato che non vive di solo servizio. Il clamoroso successo su Roger Federer in Davis non è rimasto isolato: se gli Stati Uniti sono in semifinale lo devono a lui, che si è sbarazzato di Simon e Tsonga. John Isner, che salterà Montecarlo, ha rilasciato una bella intervista a L’Equipe, dove racconta l’ultimo esaltante periodo.

Gli americani si ricordano di te ancora per il match più lungo della storia, contro Mahut a Wimbledon, o sono aggiornati sui tuoi ultimi risultati?

"La prima cosa che associano al mio nome è quella straordinaria partita, senza dubbio, anche se ha fatto notizia la mia recente vittoria su Federer. Cercherò di fare in modo che il match con Mahut non resti l’ultimo risultato importante nella mia carriera: il mio obiettivo è fare strada negli Slam".

Con Mahut sei rimasto in contatto?

"Siamo grandi amici ed è stato tra i primi a mandarmi un sms dopo il successo su Federer: e pensare che prima della famosa partita non avevamo mai scambiato neanche una parola… E’ uno dei ragazzi più simpatici del circuito e piace molto anche a mia madre, che mi chiede sempre come sta e come cresce il suo bambino".

Passiamo al k.o. che hai inflitto a Federer in Davis, in Svizzera e sulla terra battuta…

"Sono sceso in campo pensando a una sola cosa: attaccare. Era l’unico modo per avere una chance. Nel quarto set ho giocato il miglior tennis della mia vita. I miei colpi finivano sempre sulle righe: una sensazione di strapotenza che raramente ho provato. Vedevo la palla grande come un pallone da basket! Courier mi ha aiutato molto: anche lui mi invitava ad accorciare gli scambi e, se a volte si prolungavano troppo, quasi entrava in campo per spingermi a chiudere".  

Da bambino sognavi una giornata così in Davis? Conoscevi questa competizione?

"La seguivo in tv, ricordo grandi partite di Sampras, Agassi e dello stesso Courier. Sinceramente non immaginavo che un giorno vi avrei preso parte come giocatore: ho debuttato nel circuito “pro” solo a 21 anni… è un sogno divenuto realtà. E poi amo gli sport di squadra, dove si rappresenta il proprio Paese. Dubbi se inserire la Davis nel mio calendario? Nessuno. Non sarei mai andato in Svizzera in febbraio se non fosse stato per un incontro di Coppa. Stessa cosa per il viaggio in Francia a inizio aprile…".

Come fai ad adattarti così bene alla terra battuta?

"Mi piace perché la palla rimbalza alta e la posso colpire all’altezza delle spalle: perfetto per me! Una superficie lenta ha i suoi vantaggi, per esempio mi dà il tempo per arrivare bene sulla palla, visto che gli spostamenti non sono il mio punto di forza. Sulla terra non mi muoverò mai bene come Monfils o Gasquet, ma ho imparato a cavarmela".

A che età hai deciso che saresti diventato un tennista?

"A 14 anni ho dovuto scegliere tra basket e tennis, perché gli impegni non erano compatibili. Fino a 18 anni ero alto, ma non altissimo; poi sono cresciuto di quindici centimetri! Anche i miei genitori sono alti: mio padre è 1.95, mia madre 1.90, non poco per una donna. Ho finito di crescere a 24 anni e sono maturato tardi: non ho neanche bisogno di farmi la barba…".

Il club dei giganti si è allargato.

"Io, Karlovic, Anderson e Querrey siamo come una piccola famiglia: è bello poter guardare qualcuno negli occhi. E si andrà sempre di più in questa direzione. Il tennis è divenuto più atletico e noi “giganti” ci muoviamo meglio. Il problema è anche recuperare le energie: impiego più tempo rispetto a un tennista alto 1.85. Nei tornei dello Slam, infatti, è necessario fare meno fatica possibile nei primi turni per non arrivare spompato ai match decisivi. In Australia al secondo turno ho battuto Nalbandian in quasi cinque ore e ho perso subito dopo con Feliciano Lopez: il carburante era finito".

Pensi di praticare lo stesso sport di Olivier Rochus, altro 1.68?

"Sì, il tennis è democratico. Ho affrontato Rochus l’anno scorso a Newport, e la differenza di altezza è risultata la più elevata della storia in una finale ATP. Date un’occhiata alla foto che ci hanno scattato, è divertente!".

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