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27/04/2012 11:20 CEST - APPROFONDIMENTI

David Ferrer
mina vagante?

TENNIS - Il French Open si avvicina e la stagione sulla terra è entrata nel vivo. Può Ferrer costituire una seria minaccia per i favoritissimi? A Montecarlo ha deluso ma potrà rifarsi. Nicola Gennai

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E' arrivata la terra che conta (al momento ancora rossa, prima del blu madrileno). E con lei sono arrivati puntuali Nadal e Djokovic, mentre Federer non ha ancora posato le sue divine estremità inferiori sul mattone tritato. Con un Murray ancora in cerca di se stesso e mai davvero troppo a suo agio sul clay, con un Del Potro ancora da scoprire (nel Principato non c'era), quale potrebbe essere un nome su cui puntare un euro per i prossimi tornei? Ne viene in mente subito uno, sebbene il giocatore in questione non sia dei più appariscenti. E' il numero 6 del mondo, è valenciano e ha da poco compiuto 30 anni. Per chi non l'avesse ancora capito stiamo parlando di David Ferrer.

Quali possono essere le prospettive dello spagnolo nei prossimi appuntamenti importanti che avranno il suo culmine con la due settimane del Bois de Boulogne?
Diciamo subito che, archiviata la doppietta sul rosso Buenos Aires-Acapulco di febbraio, l'umile David non è proprio partito col piede giusto in questa campagna primaverile europea di avvicinamento al Roland Garros. Nella palude di Monte-Carlo, infatti, le rincorse ingobbite dell'iberico sono durate un turno, abbattute senza pietà dai colpi della clava mancina verde-oro di Thomaz Bellucci. Un 6-3 6-2 senza storia. Una vera e propria resa, con zero palle break conquistate.
Campanello d'allarme? Calma. Era solo il primo torneo e, giusto pochi giorni prima in Coppa Davis, Ferrer aveva conquistato senza problemi due punti per la sua Spagna, infliggendo tre set a zero sia a Haider Maurer (vabè, direte voi) sia a Melzer. Senza contare i già citati trionfi tra l'Argentina e il Messico. Per cui il nostro non ha disimparato a giocare sul rosso. Si è (forse) soltanto preso una pausa. Ha avuto, come tutti possono avere, una giornata storta. Ma ora, inclusa questa settimana che lo vede impegnato a Barcellona, è il momento di scalare le marce e di cominciare a fare sul serio. Perché, nel giro di un mese e mezzo, ci saranno Madrid, Roma e Parigi. Mica pizza e fichi insomma.

Andando un attimo a scorrere i risultati passati del tennista che a ogni colpo giocato aggiunge un sofferto gemito (una sorta di “EEEEEEEEE” molto gutturale), salta subito agli occhi una stranezza. Visto il modo di giocare di Ferrer, non proprio un attaccante né uno che si prende troppi rischi, ci si aspetterebbero risultati ottimi al Roland Garros, dove c'è da correre (la specialità della casa oltre al dritto e alla tenacia) sulla distanza del tre su cinque. E invece, come molti di voi già sapranno, si scopre che, al massimo, il pupillo di Javier Piles, si è spinto fino ai quarti di finale in due occasioni: nel 2008 (sconfitto da Monfils) e nel 2005 (devastato in tre set dal Nadal 2.0). Per il resto parecchie eliminazioni premature e neanche troppo onorevoli (con Hidalgo nel 2006 ad esempio).
Spostandoci sui Master 1000 rimanenti, i suoi “colpi di vanga” (Rino Tommasi li definì così in un match al Master finale di Shanghai di qualche anno fa) hanno portato Ferrer a giocarsi una semi e una finale a Roma a cinque anni di distanza (2005 e 2010, entrambe le volte sconfitto, guarda un po', da Nadal). Oltre a queste ottime performance, il Foro ha regalato poche altre soddisfazioni a David. A Madrid, finché si è giocato sulla terra rossa, quindi fino al 2011, in tre edizioni sono arrivati un secondo turno nel 2009, una semi nel 2010 (pure molto bella e lottata con Federer, che si impose in tre) e un quarto lo scorso anno, quando fu fermato dall'allora ancora imbattuto Novak Djokovic. Il suo torneo preferito dei tre Master 1000 europei sul clay è sempre stato Monte-Carlo, dove ha giocato una semi, una finale e svariati quarti, ma venendo praticamente sempre sconfitto o da fenomeni (leggi Nadal tre volte e Federer due) o da ottimi interpreti del gioco da terra (Coria e Gaudio).
 

Come si è potuto notare da questa rapida elencazione di risultati, Ferrer, con tutta la sua buona volontà non è mai riuscito a trionfare in uno dei tre Master 1000 “rossi” (includendo pure Amburgo fino al 2008), e ci può stare, visto il connazionale mostro (il suo amico Rafa) che li ha praticamente monopolizzati dal 2005 in poi. Ha comunque giocato qualche semi e parecchi quarti, portandosi anche a casa qualche scalpo molto significativo nel corso degli anni (Agassi, Murray e Djokovic). Lui c'è sempre stato o quasi, insomma, solo che gli altri erano (sono) troppo più forti. Per quanto riguarda il Roland Garros, invece, il discorso è diverso. Escluso il 2005, quando fu stoppato da Nadal, le altre sconfitte sono sempre maturate contro giocatori alla sua portata. Forse la lunga distanza sulla terra logora anche lui, privo di un colpo risolutivo e quindi costretto a costruirsi tutti i punti basandoli sulla lotta. Forse la terra parigina è troppo veloce per i suoi gusti. Forse forse forse.
 

Che il 2012 possa essere l'anno buono per il primo grande successo sulla terra? Difficile a dirsi, vista la straordinaria concorrenza. Di certo, anche a Parigi, nessuno avrà piacere di trovarsi di fronte questo ometto dai “colpi di vanga” e dal gemito facile.

Nicola Gennai

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