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04/05/2012 16:44 CEST - L' INTERVISTA

A colloquio
con lo Scriba

TENNIS - Una piacevole chiacchierata con Gianni Clerici, di recente ripremiato dalla Hall of Fame a Monte Carlo. Tra ricordi e aneddoti, la bravura dell'attore Djokovic, il cemento criminale e lo spettacolo dell'ultimo dei Mohicani Federer. Stefano Broccoli

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500 anni di tennis, la vera enciclopedia di questo sport. Dalla vecchia “Paume” a Federer e Nadal. Un'opera monumentale, ineguagliabile, tradotta in Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Giappone. Un' opera che è valsa allo scriba l’ingresso nella “Hall of Fame”, accanto ai campioni e alle altre figure leggendarie del tennis.

Gianni Clerici, nato a Como nel 1930, è stato anche un ottimo tennista in gioventù, tanto da riuscire ad entrare nel main draw di Wimbledon '53. Ma la storia l’ha scritta dopo. Con le sue innumerevoli pubblicazioni, sul tennis e non. Con le sue telecronache in compagnia di Rino Tommasi. Mai banali e scontate, in grado di rendere piacevoli dei match altrimenti noiosi. Sempre con stile e con la sua solita, inconfondibile autoironia. Uno scrittore prestato allo sport, lo definì Italo Calvino. Approfittando dello storico torneo di Monte Carlo (nel quale è presente una differente e specifica "Hall of fame"), i massimi rappresentanti della “Hall of fame” di Newport, son venuti in Europa e hanno dato uno speciale premio ad alcuni dei membri del club, in occasione della “Nuit de Tennis”, serata di gala del torneo monegasco. Tra gli altri c’erano Ilie Nastase, Nicola e Pietrangeli e lo stesso Clerici. Il quale, dopo aver ricevuto in premio un anello, dal principe Alberto in persona, ha così commentato: “Mi sento come una Cenerentola, a ricevere un anello da un principe”.

Allora, cosa ha provato durante la serata della premiazione?

Ma sai, è stata bella ma era un po’ un remake. La vera vicenda si svolge a Newport, e lì direi che fu più emozionante. Io cerco di non darmi mai le arie, anche perche non ci son buone ragioni per farlo. Ma lì è davvero impressionante. Perche ti danno il premio su un campo da tennis, prima della finale del torneo di Newport, davanti a tremila persone. Per uno che non fa il politico o che non è un uomo pubblico, parlare davanti a così tante persone è un po’ insolito! Poi la cornice è eccezionale, uno dei circoli più belli al mondo. Tutto lì è opera di Jim Van Halen, l’inventore del tiebreak.

Poi il piacere di essere l’unico italiano oltre a Pietrangeli ad essere ammesso…

Sono io ad aver candidato Nicola! Il consiglio della Hall of Fame è formato da giornalisti ed io ero nel consiglio e avevo suggerito il suo nome. In seguito ero con Tommasi a seguire un torneo dei “Wct”, e lessi su un giornale che Nicola era stato “appointed”. Nella mia mediocre conoscenza dell’inglese, credevo che appointed volesse dire eletto, invece vuol dire proposto. Poi, lo hanno bocciato, almeno in quell’occasione. Poi l’anno successivo l’ho riproposto e fu accettato.

Oltre al fatto che lei fu ammesso non come campione di tennis…

Difatti ho detto, non è che sono qui per aver scritto dei libri di rilievo. Io mi ritengo il rappresentante dei giocatori battuti. Ed è giusto che nella “Hall of Fame” ci siano dei giocatori battuti. Altrimenti non ci sarebbero dei famosi vincitori!

E che ricordi ha qui di Monte Carlo? Ha mai giocato?

Sono venuto due volte a Monte Carlo. Una volta partecipai al “Trofeo Butler”, dal nome del ricco americano che costruì questo circolo. Era un torneo di doppio per nazioni. Poi, sempre qui, partecipai due o tre volte alla coppa “Macombere”, che era un torneo junior molto importante. Una volta arrivai anche in semifinale, perdendo da Davidson o Nielsen, ora non ricordo. Due che, a differenza mia, hanno vinto degli Slam.

E nel torneo senior?

Si, ho giocato ma perdevo sempre al primo o al secondo turno. Ero il giocatore più stupido che ricordi. Andavo sempre a rete e sul rosso non si fa. Però ho fatto di più. Ho inventato lo spettacolo che fanno giocatori qui ogni anno e ne ero il regista! Questa è una cosa importante, a conferma della mia scarsa serietà di tennista!

Si può dire quindi, che i giocatori, lo stesso Djokovic fanno oggi avanspettacolo grazie a lei?

Si, certo. Poi Djokovic è straordinario. Le sue imitazioni erano divertentissime. Peccato che alcuni non abbiano gradito. Sai cosa mi disse Fiorello:” Questo può diventare più bravo di me”. Magari finito di fare il tennista si divertirà a far l’attore. Poi il campione è anche attore, in fondo, almeno sul campo. C’è una componente di teatralità nel campione.

E qualche bel match a cui ha assistito nel principato?

Onestamente le partite le dimentico. Dovrei chiedere al mio psichiatra il perché. Poi essendo stato sempre molto vicino al mio amico Tommasi, non c’era bisogno dato che si ricordava sempre tutto lui. Ricordo le partite che non ho visto, quello si!

E venendo all’attualità. Nadal ha ora vinto qui per l’ottava volta con Djokovic. Ma qualcuno ha ipotizzato che, se perdesse il Roland Garros, alle spese dello stesso serbo, potrebbe fare la fine di Borg e ritirarsi. Cosa ne pensa in merito?

Ma vedi, io credo siano delle scene futuribili, che non mi interessano. Può darsi, sì, ma io credo che Nadal non sia più lo stesso per via del ginocchio, per quella roba che gli mettono dentro. Temo che non sia più in condizioni atletiche per essere il Nadal di un tempo. Non credo che Djokovic abbia più soluzioni di Nadal. Penso semplicemente che sia più sano al momento.

E Federer chiuderà la carriera con un ultimo slam vinto?

Beh magari sul rapido vince, sull’erba vince, ma sempre match non troppo lunghi. Ad un certo punto questi son logori, cominciano a giocare dall’asilo. Oppure sono inconsciamente appagati.

Parliamo di un argomento che penso le sia a cuore. Cosa ne pensa del rallentamento delle superfici e degli effetti che ciò ha avuto sulla qualità del tennis?

Vedi, io sono un nemico della cementificazione, che sta uccidendo il mondo e anche il tennis. E’ una follia criminale, portata avanti solo perché i campi in veloce costano meno. Il tennis è l’unico sport che si gioca su una superficie così disadatta al corpo umano. Poi si, hanno anche rallentato l’erba ma forse non hanno fatto neanche male.

E allora a cosa imputa l’omologazione del tennis attuale?

Alle racchette principalmente, ma anche alle palline, che son cambiate in diametro e materiali. Per poter rivedere quel tennis, bisognerebbe tornare alle racchette di legno. Qualche anno fa, un gruppo di persone capeggiato da McEnroe, lo aveva proposto. Nel baseball, ad esempio, lo hanno fatto. Dopo un anno in cui permisero di usare mazze di materiali spaziali, sono tornati al legno perche lo spettacolo era diminuito. Ma nel tennis credo che nessuno farà niente. Anche gli spettatori son cambiati e forse non si rendono neppure conto di questo rallentamento delle superfici, della banalizzazione del gioco. E i vertici dell’Atp sono troppo coinvolti economicamente per modificare le cose.

Parliamo di un altro tema spinoso. Sicuramente le sarà stato chiesto tante volte ma, ahimè, la questione è ancora attuale. Come mai in Italia non c’è e non si vede all’orizzonte un giocatore di grande spessore?

No basta. Mi son battuto per anni su questa cosa ma adesso son stufo. Il tennis è diventato uno sport mondiale. Ora lo giocano anche in Cina. L’Italia è un piccolo Paese, su.

Ma non c’è anche qualcosa che non va nel nostro Paese, nello specifico nella Federazione Italiana Tennis?

Ma sì, forse sì. Perché, la pubblica amministrazione in Italia funziona bene? Il tennis in Italia è lo specchio del funzionamento della pubblica amministrazione. Di recente era stato fatto un piano molto bello da Piatti e dal professor Parra. Un piano di ristrutturazione tecnica che mi pareva potesse dare dei risultati. Hanno scelto invece di investire i soldi nella televisione. Ora non so i risultati del canale, ma ho più di qualche dubbio che sia stata fatta la scelta giusta. Un bravo allenatore italiano mi ha detto che il futuro è persino più nero del presente. Peccato, ma è un gioco internazionale. Andremo a vedere il cinese creativo. Ci sarà, tra qualche anno!

Un ultima domanda. Mi colpì molto l’aneddoto di Chang e Sampras. Volevo chiederle se ha visto i vari Tomic, Dolgopolov, Raonic, Dimitrov e quale l'ha interessata maggiormente.

Tomic mi è sembrato molto banale onestamente mentre Dimitrov non l’ho mai visto. Dolgopolov invece mi è piaciuto, è un po’ diverso dagli altri. Non so quanto influisca l’allenatore sul giocatore, ma mi ha colpito molto il suo coach, Jack Reader. Mi è sembrato un personaggio molto interessante. In ogni caso io mi diverto sempre più a guardare Federer, l’ultimo dei Mohicani.
 

Un grazie sincero a Gianni Clerici per questa chiacchierata. Una persona piacevole da leggere, da ascoltare e da conoscere. Uno che è assurto a figura mitologica del tennis senza mai prendersi troppo sul serio.

Stefano Broccoli

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