HOMEPAGE > > Non chiamatelo più perdente.

01/06/2012 09:48 CEST - Roland Garros

Non chiamatelo
più perdente

TENNIS - Paul Henri Mathieu piega Isner, ormai maratoneta del tennis, in un match che entra nella storia del Roland Garros. Definitivamente alle spalle l'immagine di perdente iniziata con la finale di Davis del 2002. Alessandro Mastroluca

| | condividi

Da oggi non lo chiameranno più perdente. Un’etichetta che si era attirato nel 2002, dopo l’ormai celebre singolare decisivo nella finale di Davis a Bercy contro Youzhny. Il russo nemmeno doveva giocare, ha sostituito Kafelnikov e rimontato uno svantaggio di due set. Un’etichetta che gli è rimasta addosso anche quando, nel 2010, Youzhny l’ha battuto a Wimbledon, sul campo 18, quello dove Isner e Mahut avevano giocato il match dei record durato 11 ore e 5 minuti in 3 giorni. Mathieu al terzo turno avrebbe poi affrontato De Bakker, che aveva sconfitto un esausto Long John.

Allora si erano solo sfiorati, Paulo e Isner, stavolta si incontrano. Ed è ancora maratona. Isner, unico giocatore capace di portare Nadal al quinto alla Porte d’Auteil, entra ancora nel libro dei primati, stavolta però dopo una sconfitta. Mathieu vince 18-16 al quinto, al settimo match point, dopo 5 ore e 46 minuti. E’ il secondo match più lungo, in termini di durata, nella storia del torneo, dietro solo a Clement-Santoro che, in due giorni, chiusero in 6 ore e 33 tra il 24 e il 25 maggio 2004 (il Mago vinse 16-14 al quinto).

Mathieu e Isner hanno giocato 76 game, ed è un record assoluto per il torneo nell’era Open (c’è stata però la semifinale del 1951 vinta da Sturgess su McGregor da 76 giochi, e un primo turno Mark-Jancso nel 1957 da 83 game ma ancora non esisteva il tiebreak). Mai, infine, un quinto set al Roland Garros aveva richiesto più di 30 giochi.

Nel 70-68 con Mahut, Isner serviva per primo. Stavolta ha dovuto sempre inseguire, e c’è una certa differenza tra inseguire e essere inseguito. In più, qui si giocava sulla terra, con una quantità di scambi medio-lunghi che non c’erano stati nel match che ha demolito ogni primato tennistico. Isner esce sconfitto ma non battuto. Mathieu ha dovuto aspettare il settimo match point.

Ma a parte il sesto, un dritto scarico a rete, gli altri cinque li ha tutti annullati Isner di personalità, tre con un punto diretto al servizio. Poi però ha esagerato con il topspin di dritto in diagonale e Mathieu, che a Parigi ha posto fine alla carriera di Kuerten, uno dei suoi idoli, anche lui tradito dal suo fisico, ha potuto prendersi l’abbraccio e l’applauso dei tifosi. Gli è rimasta un’espressione di incredulità sul volto per qualche secondo, come se si stesse chiedendo: è tutto vero? E’ successo proprio a me?

E’ successo. Ed è un successo che arriva dopo un anno e mezzo di assenza quasi totale dai campi. Prima la pubalgia, a inizio 2010, poi l’intervento al ginocchio sinistro per un’osteotomia tibiale, un problema cartilagineo dovuto all’usura: qualche anno fa, infatti, gli era stata asportata una parte del menisco. Ha provato a rientrare alla fine del 2010, ma dopo il walkover al secondo turno a Basilea contro Troicki decide di abbandonare di nuovo e tornare sotto i ferri.

Non ho mai pensato di smettere” dichiara nell’aprile del 2011. “Mi sono fatto coraggio ed ho deciso di operarmi il prima possibile, anche se dovrò ricominciare tutto da zero”. Nel frattempo il tennis lo segue in tv e su internet, finendo per interessarsi anche ai risultati dei Challenger. Pubblica un libro, “Tennis istruzioni per l’uso”. “Mi ha fatto bene anche sul piano personale” ha spiegato. “E’ un libro che da consigli in generale, sia per i principianti che per i più bravi. Parlo della storia del tennis ma anche delle tattiche e delle tecniche da adottare in campo, senza dimenticare i paragrafi dedicati alla vita nel circuito ATP”.

So cosa vuol dire farsi male e so che posso tornare quello di prima” ha dichiarato lo scorso autunno, prima del rientro nel circuito. “Sono stato un po’ sfortunato, ed adesso sono più fragile, ma da quando ero giovane ho fatto di tutto per evitare gli infortuni gravi. Sono stato operato al ginocchio a 17 anni, non avuto problemi e poi da un giorno all’altro, dodici anni dopo ha fatto di nuovo crac. Spesso dicono che bisogna fare sport per stare bene, ma per noi tennisti è proprio il contrario: più ti alleni, più ti stanchi, metti a dura prova il tuo corpo e lo usuri al massimo”.

Chi non ci crede, può sempre chiedere a Isner. Anche lui di battaglie ne ha vinte e ne ha perse tante. Ma, almeno oggi, non chiamatelo perdente.

Alessandro Mastroluca

comments powered by Disqus
Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
Partnership

 

Ubi TV

I sei mesi da paura di Roger Federer

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis