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10/06/2012 14:36 CEST - Roland Garros

Masha forza 4,
quanti gli Slam!

TENNIS - Sara Errani non ha nulla da rimproverarsi, salvo i primi 4 games. Ma oggi la russa n.1 del mondo è sembrata di un'altra categoria. Il torneo dell'italiana resta straordinario e una finale così così non lo inficia. Da Parigi, Ubaldo Scanagatta

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PARIGI _ “Sarà, Sarà, Sarà!” gridava all’unisono tutto il Roland Garros e a lei, alla piccola Sara, è venuto perfino da ridere tanto ne è rimasta sorpresa, travolta, ma alla fine di un match purtroppo abbastanza a senso unico Maria ha vinto, Sara ha perso. Come volevano i pronostici, come dicevano i bookmakers, come speravo che non accadesse perché…non si sa mai e la sua favola sarebbe stata ancora più bella. Così resta bella, bellissima perché comunque sorprendente e inattesa, ma non così bella.
 

Scriverne adesso, per chi sognava comunque l’ennesima sorpresa, una nuova vittoria della ragazzina di Massa Lombarda e degli Errani _ sindaco compreso, immagino _ non è piacevolissimo.
Non lo è perché una finale dall’inizio purtroppo horribilis, 0-4 in 10 minuti (“E’ il rimpianto maggiore che ho, non si può dare un aiuto così a una che è la n.1 del mondo e non ne ha bisogno”) e dall’esito comunque deludente nonostante quei due lampi abbacinanti che Sara ci ha regalato con le due palle corte magistrali con le quali ha annullato i primi due matchppoints (ma non il terzo), rischia di lasciare un ricordo un tantino più sbiadito di due settimane piacevolissimamente memorabili.
 

Uno deve dare un voto a Sara e cosa le dà? 10 per il torneo e 6 meno meno per la finale, media quindi otto? Mi pare poco, pochissimo. Però il 6 meno meno non è un’insufficienza soltanto perché Maria Sharapova oggi _ e lungo tutto il torneo salvo che con la Zakopalova _ era intrattabile, serviva bene, appena 5 doppi falli, e rispondeva meglio.
“Mi faceva il punto nei primi due, tre colpi…non riuscivo ad allungare né gli scambi né i colpi…mi ha sorpreso perché giocava colpi piatti e rasorete, profondi e pesanti, sui quali non riuscivo a giocare i miei effetti, le mie variazioni…anche i rovesci lungolinea non li giocavo (salvo che un po’ di più nel secondo set) perché lei entrava dentro il campo e comandava: metterle una palla non abbastanza lunga sul dritto non era consigliabile”.

A vederla da pochi metri Sara oggi pareva meno reattiva del solito, meno grintosa, meno carica. Anche un tantino più lenta. Tutta colpa della Sharapova? O anche l’emozione della prima finale d’uno Slam? La stanchezza per le battaglie di questi giorni, in singolare e in doppio? Un po’ di stress? Chissà, magari senza essersene resa conto poteva essere forse un po’ frastornata per tutte le novità di questi giorni, le attenzioni dei media con la sequela delle interviste per tv, radio, giornali e siti web, il ripetersi dei complimenti arrivati da ogni dove per le prime vittorie contro le top-ten, e poi per il trionfo in doppio, l’arrivo dei familiari, degli amici con la maglietta con su scritto il suo nomignolo Cichi, l’invasione dei federales e dei dirigenti del Coni già pronti a saltare sul carro del vincitore, l’inatteso arrivo dall’Italia di Francesca Schiavone, campionessa qui due anni fa. Forse di tutto un po’. Chiunque si fosse trovata a fronteggiare tante situazioni nuove così, ne avrebbe in qualche modo risentito.


Equilibrio ed incertezza purtroppo non ci sono state. Il 4-0 del primo set ha indirizzato tutto il match. Un briciolo di speranza che la partita si riaprisse è affiorato nel quarto game del secondo set quando Sara, tenuto il servizio sullo 0-2, si è trovata a potersi giocare una pallabeak a seguito di due errori consecutivi di dritto di Maria: ma lì la russa ha spazzato le righe di fondo giocando con quel coraggio che l’ha sempre contraddistinta da quando, diciassettenne, vinse il suo primo Slam sorprendendo a Wimbledon la favoritissima Serena. Chi contava sul fatto che di sei finali di Slam Maria ne aveva giocate piuttosto male tre, perdendo da favorita a Wimbledon un anno fa con la Kvitova e a Melbourne a gennaio con la Azaranka, ha dovuto rassegnarsi invece alla buona giornata della neo n.1 del mondo.
Il cui nome, certamente, non sfigura _ tutt’altro _ nell’albo d’oro del Roland Garros. Maria, n.1 quattro anni dopo l’ultima volta, è una n.1 vera. Personalmente mi auguro che lo resti a lungo. Non gioca solo bene, non è solo bella, ha anche personalità ed intelligenza. E personalmente mi è pure simpatica.


Questa finale un po’ così così per Sara non le toglie certamente i meriti acquisiti per uno Slam giocato alla grande, per il meritato traguardo di top-ten suffragato al momento addirittura da una quarta posizione nella race del 2012 che potrebbe consentirle di qualificarsi per il Masters di fine anno (22 ottobre in realtà) a Istanbul. Dove sarà comunque quasi certamente presente per disputare il doppio, perché in questa specialità lei e Roberta hanno attualmente un bel vantaggio.

Sara ha giocato uno straordinario torneo, nessuno glielo toglierà mai. Ora lei sa che tutti si aspetteranno sempre molto da lei, magari non altri finali di slam, però prestazioni all’altezza di una che oggi è top-ten e domani può pure scendere _ auguriamoci di no _ ma le si chiederà di mantenersi sui livelli di top20. “Non penso certo adesso che se gioco contro una che non ha la mia classifica la batto prima ancora di scendere in campo…dovrò imparare a gestire questa nuova situazione, questo mio nuovo status, ma senza cambiare il mio modo di essere né la ragazza che sono sempre stata”.
Sara è una ragazza intelligente, con la testa sulle spalle. Lo dimostra giorno per giorno sul campo da tennis, giorno per giorno fuori. Sono convinto che non cambierà.


Per quanto riguarda la finale maschile leggerete poi la presentazione. Io sospetto che domani bisognerà riparlarne quando ancora Nadal e Djokovic o non si saranno affrontati o non avranno finito di duellare. Infatti le previsioni meteo sono orribili. Sembrano dare pochissime chances a che il match si disputi regolarmente.
La giochino domani domenica oppure lunedì sono i due più forti giocatori del mondo a giocarla. Purtroppo almeno sulla terra rossa Roger Federer è sceso ormai di mezzo gradino rispetto ai suoi tempi migliori. L’età si fa sentire. Potrà essere competitivo, e anche vincere, sia al Wimbledon tradizionale sia al Wimbledon olimpico dove le sorprese saranno più possibili perché si giocherà sulla corta distanza dei due set su tre.


La diffusa sensazione alla vigilia di questa finale è che la vincerà Nadal. Perché sembrato in una forma monstre, perfino superiore a quella che l’ha visto vincere le altre sei edizioni. Non ha perso un set, ha ceduto solo 35 games, ha lasciato per strada un solo servizio, ma quando conduceva 4-0 30-0 contro il nostro Bolelli.
Inoltre sebbene considerate queste premesse Djokovic che era stato indietro due set a zero con Seppi, due set a uno e 4 matchpoint con Tsonga, un paio di break in un set e uno in un altro con Federer, dovrebbe teoricamente poter scendere in campo senza aver troppo da perdere (“Nadal è il più forte tennista di tutti i tempi sulla terra battuta” continua a ripetere da mesi Nole, che ammette: “Ma Borg non l’ho mai visto”)….in realtà potrebbe scendere in campo più teso di Nadal.


Perché, diciamo la verità, a Nadal il vincere sei oppure sette Roland Garros cambia tutto sommato abbastanza poco. Ok, c’è il record di Borg da battere, visto che lo svedese si è fermato a sei, ma se non vince quest’anno Nadal può sempre vincere l’anno prossimo. Per Nole invece vincere sarebbe doppiamente importante: a) perché qui non ha mai vinto (“Io so che cosa vuole dire giocare la finale di uno Slam che non si è mai vinto_ aveva detto nei giorni scorsi Federer _ quando giocavo le finali al Roland Garros ero tesissimo, anche quella con Soderling proprio per quella circostanza”), b) perché non sarà semplice ritorvarsi nella condizione di chi può vincere 4 Slam di fila. Lo si chiami Nole-Grand Slam o Grand-Slam solare è pur sempre un qualcosa che sa di storia, che ti fa entrare nella storia dei grandi.


In conclusione, alla fin fine, il giocatore che è sfavorito si trova stavolta ad aver più lui da perdere che quell’altro che sta demolendo tutti gli avversari come uno schiacciasassi.


Per quanto mi riguarda, anche se vi parrà banale, vinca il migliore, ma soprattutto che sia una bella finale. Non potrà essere come quella dell’ultimo Australian Open, dubito fortemente, ma sarà spero migliore di quella dell’ultimo Wimbledon che non mi piacque affatto. Quella dell’US Open è stata una via di mezzo (qui sotto ho riproposto i link per tutte e tre, per chi avesse voglia di rileggerle) e mi accontenterei che fosse almeno così.

Leggi anche:

"Djokovic, finale e vittoria storiche", l'articolo di Ubaldo dopo la vittoria agli Australian Open contro Nadal nel 2012

"Djokovic: non lo batte nessuno!" L'articolo di Ubaldo dopo la vittoria agli US Open contro Nadal nel 2011

"Nole n.1 di nome, di fatto, di merito", l'articolo di Ubaldo dopo la vittoria a Wimbledon contro Nadal nel 2011

Ubaldo Scanagatta

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