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12/06/2012 10:34 CEST - L'incordatore racconta

Il segreto è
nelle corde

TENNIS - Vi racconto la mia esperienza di incordatore al Foro Italico. Tranne qualche rara eccezione (Volandri che tira le corde a 12 kg) quasi tutti tendono a usare racchette più lunghe e corde più tese. Gianmarco Righi

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Col cuore che batte più forte, la vita che va e non va, al diavolo non si vende, si regala; con l’anima che si pente metà e metà: con l’aria col sole con la rabbia nel cuore, con l’odio l’amore, in quattro parole: io sono ancora qua!

Non poteva esserci citazione più azzeccata, se non quella del grande Vasco Rossi, per introdurre quella che per me è stata una grandiosa esperienza professionale; ho voluto far riferimento a questa canzone perché credo che rappresenti e descriva quanto è successo prima che partisse il torneo di Roma: mi riferisco infatti alle tante dicerie e chiacchiere di “presunti” addetti al settore, inerenti ogni aspetto dl torneo (dalla selezione degli addetti ai lavori, all’organizzazione ecc..) che sono circolate e che, a parer mio, in molti casi sembravano quasi più dirette ad attaccare e a cercare di minare la professionalità di certe persone, che ad informare gli appassionati di quanto sarebbe successo al Foro Italico.
Comunque, al di la di questa parentesi, devo ammettere che l’esperienza degli Internazionali BNL di quest’anno è stata per molti aspetti diversa da quella dello scorso anno; e non sto facendo riferimento all’aspetto organizzativo, ma sto analizzando il piano personale: credo infatti che la prima differenza sostanziale dall’anno scorso riguardi proprio il sottoscritto.

Premettendo che il mio bagaglio culturale e il mio curriculum non possono certo essere paragonati a quelli di certe persone presenti in sala incordatura quest’anno (e con le quali, sottolineo, per me è sempre un vero piacere lavorare), comunque nel mio piccolo, devo ammettere che l’ho vissuta in modo molto diverso rispetto allo scorso anno, e questo con tutti i pro e i contro della circostanza; per citare alcuni esempi concreti, forse qualcuno si ricorderà del primo articolo che scrissi per questa rubrica, nel quale raccontavo (inerentemente la mia prima esperienza al Foro Italico) delle fortissime emozioni suscitate dal papà di Caroline Wozniacki, nel momento in cui mi strinse la mano congratulandosi con me per il lavoro svolto sulla racchette della figlia; anche quest’anno si è verificata una situazione analoga, con il papà della giocatrice danese che ,nel momento in cui gli è stato fatto presente che fra gli incordatori era presente il ragazzo dello scorso anno, mi ha stretto la mano dicendo di ricordarsi dell’operato dello scorso anno. Certo sarei bugiardo se dicessi che è stata una scena che qualche brivido particolare non me lo ha fatto provare, però sono state una gioia e una soddisfazione vissuta in modo diverso dallo scoro anno; così come del resto l’intera esperienza lavorativa.

Così come lo scorso anno in certe circostanze soddisfacenti, potevo trovarmi molto emozionato, poiché era la prima volta che le vivevo, ed ero un ragazzo alla prima esperienza in un torneo di quel calibro, quest’anno, come era giusto che fosse, chi aveva un po’ più di esperienza era giusto che si assumesse qualche responsabilità in più, specialmente per cercare di far fronte ai momenti più “frenetici” che ci sono all’interno di una sala incordatura di un torneo Master 1000. Quindi con tutta probabilità alcune differenze sono sorte proprio dal fatto che, proprio per garantire un corretto andamento delle cose, personalmente mi sono sentito maggiormente responsabilizzato, come d’altro canto credo che sia giusto… Credo che in una sala incordature si debba lavorare come un team, e che quelli che hanno maggiore esperienza sia giusto che si assumano le loro responsabilità, purchè tutto questo lavoro e tutte queste prese di responsabilità siano finalizzate ad un unico obiettivo: la buona riuscita del torneo!

Il team degli incorda tori, così come il team dei ragazzi della transportation, così come tutti gli altri addetti ai lavori, rappresentano un tassello; e tutti questi tasselli devono andare a comporre un mosaico, che dal punto di vista simbolico è rappresentato dalla buona riuscita del torneo. E’ chiaro che una persona che vive per la prima volta un esperienza come gli internazionali BNL, non si può pretendere che abbia consolidato appieno questo concetto, ed è proprio li che gioca un ruolo fondamentale chi ha gia vissuto certe esperienze: cercare di far capire a tutti quale sia la mentalità giusta.

Venendo alle stranezze o particolarità dei giocatori, al di la di qualche raro caso di abbassamento di tensione delle incordature (ricordo Filippo Volandri che lo scorso anno teneva 15 Kg di tensione, mentre quest’anno è sceso addirittura a 12Kg sempre utilizzando luxilon original; e Caroline Wozniacki che mentre lo scorso anno incordava con ibrido composto da Babolat Revenge sulle verticali a 26 Kg e Budello Vs Touch sulle orizzontal a 25 Kg, quest’anno ha mantenuto lo stessa incordatura ibrida ma scendendo a 25 Kg- 25 kg sia per orizzontali che per verticali); tendenzialmente ho constatato un innalzamento delle tensioni medie: rispetto allo scorso anno molti più giocatori incordano sopra i 25/26 Kg; in particolar modo le donne: a parte il solito caso della giocatrice cinese Na Li con i suoi 66 Lbs e 67 Lbs anche Flavia Pennetta con l’ibrido luxilon e budello arriva a 26 Kg di tensione.

Questo fattore, deve però essere considerato insieme alla tendenza media (specialmente fra i maschi) di adottare racchette più lunghe degli standard tradizionali (per intenderci le versioni che sul mercato sono contraddistinte con la denominazione “+”); nonostante non ne abbia la certezza assoluta, anzi la mia è solo una supposizione, l’impressione che ho avuto è che come negli anni scorsi si adottavano tensioni in media più basse per permettere alla palla di poter uscire dal piatto con velocità maggiore, la nuova tendenza sembra essere quella di agire più sul telaio che sulle incordature; ovvero, nonostante l’incordatura rivesta per i giocatori sempre un ruolo decisivo e di massima delicatezza, sembra quasi che vi sia la tendenza a tenere tensioni di incordature più alte, e ad agire sul telaio (mediante l’ausilio di customizzazioni o con l’uso diretto di telai piu lunghi) per conferire maggio “pesantezza” e velocità al colpo dato alla pallina.

Credo che complessivamente il bilancio di questa esperienza sia molto positivo, e volevo appunto concludere ringraziando tutti quelli che hanno partecipato a questa meravigliosa avventura e congratulandomi con tutti per la professionalità dimostrata…. Credo che però, senza fare torti a nessuno, oltre al ricordo di tutti i colleghi che sono stai in sala incordature, porterò per sempre con me il ricordo di Novak Djokovic che tenta di giocare a subbuteo, e della sua esultanza a mo’ di Super Pippo Inzaghi (il riferimento ad un attaccante milanista non è un caso data la fede calcistica del giocatore serbo) dopo aver segnato un gol: con tutta la stima ed il rispetto per il giocatore numero 1 del ranking ATP, credo che, dopo aver visto le gesta con un gioco del calcio, la scelta di intraprendere la carriera da tennista sia stata più che azzeccata.

Un ringraziamento a tutti quelli mi hanno accompagnato in questa avventura e a tutti i lettori

 

Gianmarco Righi

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