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28/06/2012 12:29 CEST - Wimbledon

Il vincitore?
Ivanisevic!

TENNIS - Sara Errani non ha toccato palla e vinto. Federer ha spiegato a Fognini cosa è il vero talento. Ivanisevic salva solo Roddick, ma non l'Occhio di Falco nè il vizio dell'asciugamano punto dopo punto. Da Wimbledon Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
WIMBLEDON _ Sette secondi. Dopo una notte di attesa, per quella maledetta pioggia che aveva interrotto il match proprio sul più bello _ che cosa c’è di più bello di un matchpoint? Forse solo la sua trasformazione… _ Sara Errani si è sottoposta non senza ansia alle forche caudine di un lungo palleggio di riscaldamento, certo temendo che Coco Vandeweghe la sfondasse con un servizio vincente annullando quel matchpoint faticosamente conquistato la sera prima. Invece la nipotona del cestista dei New York Knicks aveva due tiri liberi, pardon, due opportunità per annullare la palla-partita con due cannonballs di servizio. Ma che ha fatto? Prima palla in rete, seconda palla in rete, e di là della rete Sara non ha avuto il coraggio di esultare, ma quando si sono strette la mano a rete tutte e due, con un ben diverso stato d’animo, non sono riuscite a non sorriderne.

Questo può essere il tennis. Partite che durano oltre le sei ore, partite intervallate da una notte di angosce e speranze, partite che si chiudono in 7 secondi. Al posto della Errani, che però aveva avuto il non piccolo merito di vincere primo set martedì sera e di essersi procurato il matchpoint sul 6-1,5-3 e 30-40, avrei potuto esserci io ed era uguale. La palla Sara l’ha toccata nel palleggio, non nella prosecuzione della partita.

Dopo di che Sara è tornata nello spogliatoio…dei poveri. “Le prime sedici teste di serie hanno uno spogliatoio tutto per loro, ma io ho preferito andar nel solito di sempre, anche per stare insieme a Roby Vinci”. Brava Saretta, così si fa. Lei, Francesca Schiavone e Roby Vinci sono al secondo turno e giocano questo giovedì. Sara contro la Keothavong _ terzo duello angloitaliano di questo torneo _ Francesca contro la Pliskova, Roby contro la Erakovic. Terzo turno alla portata di tutte e tre.

Ma c’è chi c’è già arrivata: Camila Giorgi. Cinque partite fra qualificazioni e torneo, dieci set vinti, zero persi. Ragazzi che personalità! E che gioco. Anni fa Adriano Panatta, che l’aveva vista giocare in una delle sue rare apparizioni attorno ad un campo di tennis _ ora che preferisce il golf perché il massimo dirigente del tennis italiano ha preferito allontanare l’ultimo nostro grande campione _ si era sbilanciato: “Mi sembra di veder giocare una piccola Agassi”. E lei quando glielo hanno detto non si è scomposta. Nei giorni scorsi aveva confessato che proprio il tennis femminile non la interessava neanche un po’: “Guardo gli uomini io, se devo scegliere qualcuno da guardare beh Agassi prima e Del Potro adesso”.

Ma di quel che dice lei, ragazza di poche parole ma dalle idee chiare (“Voglio diventare la n.1 del mondo”) e il padre Sergio, uomo invece assai loquace, non c’è di meglio che ascoltarne l’audio per capire che tipo sia e che impegno _ anche economico, con l’aiuto di tanti sponsor privati _ abbia dovuto mettere per aiutare la figlia a diventare quel che probabilmente diventerà: una ottima giocatrice.

Rino Tommasi ha intravisto in lei le stimmate della campionessa, e Rino raramente si entusiasma, raramente si sbaglia. Spero che abbia ragione. Io voglio vederla più da vicino contro chi vincerà fra la Petrova e l’ungherese Babos, fermate dall’oscurità, con la russa avanti di un set, 6-4, e 5 pari nel secondo.

Di tutte le teste di serie eliminate nel femminile, Wozniacki sempre più in crisi, Stosur e Li Na (la sola di cui bisogna sempre mettere nome e cognome perché è difficile ricordare quale sia l’uno e l’altro), di Federer che ha dominato Fognini al di là dei 13 aces a 1 e del 6-1,6-3,6-1, perché sul suo servizio non ha consentito a Fabio di arrivare mai a 40 e due sole volte a 30, avrete già letto tutto molte ore fa.

Ci sono le categorie. E Federer che gioca bene è di un’altra categoria rispetto a tutti i giocatori del mondo, salvo i soli 3 o 4 contro i qialu può perdere anche quando è be ispirato. Fognini era giustamente felice di ritrovarsi sul centre court, e suo padre Fulvio nel box dei parenti era ancora più felice di lui. Si è rassegnato presto, ha capito presto che non c’era trippa per gatti. E ha vissuto la superiorità di Roger con la frustrazione tipica di chi si è sentito magnificare per una vita il proprio talento e si ritrova a scoprire più o meno all’improvviso che ha di fronte un avversario con molto molto molto più talento di lui.

Non è facile accettare una situazione psicologica del genere. Per questo dopo pochi games si vedeva che Fognini giocava sì, e nemmeno male per la verità, ma senza crederci davvero. D’altra parte chi ci avrebbe creduto al suo posto?

Degli incontri di questo mercoledì avete trovato su Ubitennis tutto e di più, non potrei aggiungere granchè. Io mi sono divertito molto a sentire Goran Ivanisevic all’incontro organizzato da Benito Barbadillo per conto della Lavazza, dove l’altro testimonial era Panatta. Ospiti di Giuseppe Lavazza, quarta generazione familiare e legittimamente orgoglioso di aver associato a un nome prestigioso come Wimbledon il suo caffè esportato in 90 Paesi per un fatturato di mille e trecento milioni, quando sottolineava il proprio disgusto per l’abitudine dei giocatori contemporanei di richiedere l’asciugamano fin dal primo punto “Un ace e asciugamano, un doppio fallo e un asciugamano, una risposta in rete e asciugamano …ci credo che ogni game dura 10 minuti!”. Se ascoltate l’audio vi divertite. “ E l’occhio di Falco? Che noia! Impedisce al giocatore di discutere con l’arbitro, di mandarlo a quel Paese… quello lassù seduto oggi ti segnala di guardare l’Hawk Eye e basta. Che gusto c’è? E questa regola di impedire ad un giocatore che vuol sfogarsi rompendo la racchetta? Non la capisco! La gente si lamenta che i giocatori hanno poca personalità e poi se un giocatore la manifesta incavolandosi, fanno buuuh. Ma allora cosa vuole la gente? Quando Baghdatis ha rotto la prima racchetta in Australia, tutti a far buhh. Quando ha rott la secondo buuuuhhh ancor apiù forti. Quando ha rotto la terza tutti ad applaudire. Sulla quarta entusiasmo generale! Non potevano applaudire fin dall’inizio? Le racchette sono nostre non possiamo far quello che vogliamo?” diceva lui che a Brighton, una volta, ruppe tutte quelle che aveva, gliene prestarono una che non era la sua, non gli piacque e abbandonò per “lack of equipment”.

Uno show il suo dai Lavazza. Peccato non aver potuto registrare tutto quel che ha detto: “Le interviste oggi dei giocatori? Ma che noia, che barba (sembrava Sandra Mondaini, davvero). Dicono tutti le stesse cose, perdono sei volte di fila _ dice mentre lì vicino Benito Barbadillo p.r. di Nadal fa finta di non sentire _ e ti dicono che hanno imparato qualcosa…Ma che hanno imparato se ci hanno perso sei volte di fila? Giocano una partita malissimo e vengono fuori dicendo solo bene dell’avversario, che è ha meritato, che è stato più forte, che ha vinto il migliore, e non dicono una parola interessante nemmeno se provi a strappargliela! Poveri voi giornalisti!. Chi sono i giocatori che vorrei sentire in una conferenza stampa oggi? Roddick n.1, Roddick n.2, Roddick n.3, Roddick n.4…gli altri, nessuno, noiosissimi!”.

Goran è stato n.2 del mondo e ha vinto un solo Wimbledon in quattro finali, ma come personaggio da intervistare è semrpe stato un n.1 e sempre lo sarà. “Se non sono diventato n.1 è perché a differenza di Djokovic che diceva che lo sarebbe diventato fin da ragazzino a me sembrava di poter essere già soddisfatto e fiero di me stesso a diventare un professionista, un bravo giocatore, un numero due del mondo…Io ho un ottimo record nelle semifinali, ma brutto nelle finali, credo di averne giocato 50 e perse 28 e vinte solo 22…Sapete perché? Perché in semifinale mi dicevo che dovevo assolutamente vincere, che perdere sarebbe stato un disastro. In finale invece …ero già contento, sono arrivato in finale, ho fatto un grande torneo, se vinco bene, ma se perdo va bene lo stesso. Era un’attitudine sbagliata, per questo ho perso molti tornei che avrei potuto vincere…Ho rivisto certe partite con Sampras, con Agassi, le ho buttate via…Loro erano diversi, Sampras soprattutto, gioavano partite orribili nelle prime settimane di uno Slam, ma se riuscivano a non perderle in fondo erano cattivi come si doveva esserlo. Io non lo ero abbastanza nelle fasi decisive”.

Tante altri spunti di discussione, che potreste discutere qui sotto, ha continuato ad offrire Goran. Mi ci vorrebbe un libro. E’ stato il momento più piacevole di una giornata abbastanza noiosa e, non fosse stato per il caffè che mi ha tenuto sveglio, per il resto certamente soporifera.

Ubaldo Scanagatta

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